2009 10 09 Dindo inizia il Ciclo Brahms con i suoi Solisti

Venerdì 9 ottobre 2009, alle ore 21.00.
Basilica romanica di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia,
CICLO DI CONCERTI DEDICATO A BRAHMS
I SOLISTI DI PAVIA
Musicisti solisti:
Marco Rogliano primo violino
Roberto Righetti violino
Danilo Rossi viola
Enrico Dindo al violoncello
 
Enrico Dindo, presenta per la Stagione 2009/2010 del Teatro Fraschini un ciclo di concerti da camera dedicati a Brahms. Anche quest'anno l'Orchestra torna  ad esibirsi in un luogo estremamente suggestivo:  la splendida Basilica romanica di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia, che custodisce i resti mortali di S. Agostino e del filosofo Severino Boezio.  Il primo concerto in programma si terrà venerdì 9 ottobre 2009, alle ore 21.00.
Johannes Brahms
Quartetto per archi in do minore op.51 n°1
Quartetto per archi in Si bemolle maggiore op. 67
 
ACQUISTO ABBONAMENTI E BIGLIETTI
Biglietteria del Teatro Fraschini, da lunedì a sabato, orari: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19.
Abbonamento ai 3 concerti: intero 40,00 euro/ giovani 25,00 euro
Biglietti: intero 16,00 euro/ ridotto giovani 10,00 euro
La biglietteria apre anche un'ora prima di ogni spettacolo
Informazioni Tel. 0382/371214
 
 
La prima menzione sicura riguardante i due quartetti per archi op. 51 è presente nel diario del 1866 di Clara Schumann  che si compiace di aver ascoltato da Johannes Brahms in persona (1833-1897) il quartetto in do minore. Da molto tempo l'autore stava pensando alla composizione per questa formazione: vi lavorava fin dal 1853, poco dopo l'incontro con Robert Schumann e aveva anche abbozzato alcuni pezzi, non dichiarandosene mai soddisfatto. L'op. 51, dedicata all'amico dottor Theodor Billroth di Vienna, è conosciuta anche come dei «quartetti minori», in riferimento alla tonalità d'impianto delle due pagine che la compongono (do la prima, la la seconda). Il primo quartetto in particolare, considerato uno dei più austeri e ascetici specialmente per l'Allegro iniziale, si segnala per la comparsa in modo netto e sistematico di un embrione di procedimento ciclico tra i quattro tempi: il disegno del primo tema dell'ultimo movimento è identico a quello iniziale della Romanze, inverso a quello introduttivo dell'Allegretto e affine al tema iniziale del primo Allegro. Dopo l'Allegro, vigoroso e sentimentale in forma sonata incentrato su tre temi e caratterizzato da una leggerezza modulante di tipo viennese, il secondo movimento – Romanze. Poco adagio – si impone come brano dal tono espressivo, intimo, tenero, che richiama l'opera beethoveniana. Il terzo movimento - Allegro molto moderato e comodo - è una specie di intermezzo in forma di scherzo, immerso in un clima cupo, lievemente lamentoso e malinconico. Il trio centrale, un poco più animato, è costruito su un'idea esposta dal primo violino, quasi a ritmo di valzer. Il quarto e ultimo movimento, Allegro, è in forma di rondò-sonata.
Quanto fu travagliata e lunga la gestazione dell'op. 51, così fu rapida e facile la stesura del Quartetto per archi in si bemolle maggiore op. 67. Nell'estate 1875 a Ziegelhausen, Brahms si concentrò contemporaneamente su due composizioni di musica da camera – l'op. 67 appunto e l'op. 60, considerandole «inezie inutili». Confortato però dai giudizi entusiastici di Clara Schumann prima e del fidato amico Joachim poi, gradualmente le riconsiderò, rivalutando soprattutto il primo e cominciò a gustarne i dolci suoni della viola o l'incantevole tema finale con le sue decorazioni, l'amabile tono burlesco della chiusa, in una parola, la «piena bellezza» del lavoro. La dedica all'amico Engelmann di Utrecht è accompagnata da una breve descrizione del carattere del brano che: «assomiglia alquanto a sua moglie – molto grazioso – ma geniale!». L'ispirazione sarebbe giunta dall'ambiente viennese e per questo il pezzo denominato «quartetto viennese». La sottotitolazione tuttavia potrebbe essere stata anche determinata dal carattere gioioso, pastorale e idillico che ricorda alcuni quartetti di Haydn e i primi di Beethoven e si distacca moltissimo da quello dell'op. 51. Il Vivace iniziale è costruito in forma sonata su tre temi briosi, danzanti che evocano i richiami dei corni. Il secondo movimento, Andante, è una sorta di Lied nello stile della romanza che si sviluppa in un'atmosfera sognante. Il terzo tempo - Agitato, allegretto non troppo -  ha la forma dello scherzo anche se non ne possiede il carattere, ed evidenzia piuttosto un'atmosfera elegiaca, lamentosa che contribuisce a rafforzare il ruolo predominante della viola. Il finale - Poco allegretto con variazioni - è formato da un tema con otto variazioni e una coda. L'idea tematica fondante ha carattere di Volkslied, mentre l'insieme delle variazioni denota la costante preoccupazione contrappuntistica. Due sono i gruppi in cui suddividere le prime sei variazioni, mentre la settima e l'ottava fanno apparire gli echi del primo tema e la coda è un lungo episodio in cui il motivo portante del finale viene impiegato in aumentazione su un accompagnamento tratto sempre dalla melodia di fanfara del primo movimento.

Il programma musicale del Ciclo
Note a cura di Mariateresa Dellaborra
 
L'evoluzione stilistica brahmsiana può essere minuziosamente e felicemente seguita forse più che in ogni altro genere attraverso la musica da camera. Dal Streichsextett op. 18 (1860) sino al Klavierquintett op. 115 (1891) si comprende appieno il senso di innovazione e di trasformazione delle strutture musicali e delle possibilità espressive impresse dall'autore in quanto le forme cameristiche esprimono in modo intenso la sua volontà e sensibilità artistica e formale. Pur osservando e rispettando i mezzi, le dimensioni, le proporzioni e le tecniche strumentali del genere, Brahms trova nuove strade e affronta ardui problemi compositivi dando vita a quello che viene definito sinfonismo cameristico o camerismo sinfonico.
I due quartetti per archi op. 51 n. 1 e op. 67 si attestano rispettivamente al 1866 e al 1876. L'intonazione austera e la tensione drammatica del primo fanno pensare al beethoveniano quartetto Rasoumovsky; la limpidezza delle linee melodiche e la brillantezza dei colori sono alla base del decisivo passo verso l'ampliamento formale del secondo.
Nata nel 1890, per creare un pendant con il quartetto d'archi op. 88, l'op. 111 (che, secondo un programma del compositore, doveva essere la sua ultima), presenta un carattere del tutto opposto: non malinconico, ma pieno di "luminosità viennese" (Martinotti) e proprio per questo sopranominato "quintetto del Prater".
Una coppia perfetta è infine rappresentata dai due sestetti op. 18 e op. 36, composti a cinque anni di distanza l'uno dall'altro (1860-1865). Entrambi recano tracce autobiografiche, ma presentano caratteri opposti: il primo sereno e solare, il secondo complesso e austero.  
Paladino della musica pura, Brahms sa infondere in questo repertorio il clima tardo romantico del ripiegamento crepuscolare, il tono tutto interiore di sospensione, la "Strimmung prevalente della rinuncia, della rassegnazione, dell'elegia" (Bussi) delegando alla più intima collaborazione tra gli interpreti l'esigenza di tradurre il suo universo sentimentale.
 

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