2014_03_08 Al Teatro Lirico di Magenta festeggiamo il Carnevale insieme a Figaro!

Sabato 8 marzo 2014_03_08 ore 20.30
Teatro Lirico di Magenta
Gioachino Rossini
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Dramma comico in due atti. Libretto di Cesare Ster
bini.
riduzione a adattamento musicale di Daniele Carnini
regia Danilo Rubeca
Scene, Emanuele Sinisi
Costumi, Anna Cavaliere
Orchestra 1813
Nuovo allestimento Produzione AsLiCo
(Fuori abbonamento)


Personaggi e interpreti
Il conte d’Almaviva Marco Mustaro, Stefano Sorrentino
Bartolo Giovanni Romeo
Rosina Olesya Chuprinova, Marianna Vinci
Figaro Gabriele Nani, Francesco Paolo Vultaggio 
Don Basilio Costantino Finucci
Fiorello / Ufficiale Daniele Caputo, Luca Vianello
Berta Nancy Lombardo
Ensemble corale AsLiCo
Orchestra 1813
Direttore Antonio Greco
Maestri preparatori Federica Falasconi , Giorgio Martano
Maestro al cembalo Giorgio Martano
Maestro alle luci Sandro Zanon
AsLiCo Progetto Pocket Opera - IX edizione

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Ormai alla nona edizione, Pocket opera, inaugurato nel 2006 con il sostegno del Circuito Lirico Lombardo e della Regione Lombardia, ha scelto per il 2014 Il barbiere di Siviglia, celebre titolo del grande compositore pesarese- In scena cantanti selezionati e preparati dall’AsLiCo, che con entusiasmo affronteranno la lunga tournée in compagnia dell’Orchestra 1813, invadendo i palcoscenici dei piccoli teatri storici della Lombardia, perché il pubblico possa rivivere la grande lirica in edizione tascabile.

Note di regia di Danilo Rubeca
Chi di noi non vorrebbe curiosare nella bottega di Figaro? Scoprire i trucchi, i mille oggetti che nasconde? Carpirne i segreti? Nessun problema: Figaro ci dice esattamente dov’è. Ma è una precauzione inutile: sarà lui a trovarci al momento opportuno e se anche giura che lo troveremo là, non ne saremo mai troppo sicuri. Perché la vera bottega di Figaro è la sua mente, la realtà che lo circonda. Una realtà ricca di oggetti, così come la scena in cui si muoveranno i nostri personaggi, il cui senso verrà svelato via via dal protagonista, secondo l’uso che vorrà farne. Che si tratti di orologi, strumenti da barbiere, guardaroba, libri, rotoli di pergamene, strumenti musicali, la maquette di un teatro, un busto di Rossini, scale, nature morte, sfere di cristallo, quello che importa è che a dare loro un significato, a farle vivere per noi sarà solamente la fervida immaginazione del protagonista. 

Un’idea originale per festeggiare il Carnevale? Lasciarsi trasportare dalla musica briosa di Gioachino Rossini, entrare a curiosare nella famosa bottega di Figaro, vivere una serata di divertimento con “Il barbiere di Siviglia” in programma proprio sabato 8 marzo alle 20,30 nell’ambito della Stagione Musicale 2014 del Teatro Lirico.
Non è certo un caso che la proposta operistica di quest’anno, con tutta la verve e la simpatia del “factotum della città”, si collochi nel periodo carnevalesco. La scelta è nata infatti dall’intento di proporre al pubblico un Sabato Grasso all’insegna del divertimento in musica nel solco della più alta tradizione operistica italiana.
Lo spettacolo è un nuovo allestimento prodotto da AsLiCo e portato in tournée nei piccoli teatri storici della Lombardia. Da molti anni ormai anche il nostro Teatro Lirico è infatti entrato nel circuito Pocket Opera e non manca di ospitare, in ogni stagione, un titolo di grande richiamo. La celebre opera del musicista pesarese su libretto di Cesare Sterbini è stata rappresentata per la prima volta a Roma nel 1816. Viene proposta con riduzione a adattamento musicale di Daniele Carnini. A dirigere i cantanti selezionati e preparati da AsLiCo sarà Antonio Greco. La regia dello spettacolo è di Danilo Rubeca, versatile cosentino che ha iniziato la propria carriere come danzatore e coreografo e che oggi ha all’attivo numerose esperienze artistiche internazionali.

Lo spettacolo è fuori abbonamento ed inizia alle 20,30
I biglietti costano 30 euro in platea, 20 euro in galleria e 15 euro i ridotti fino a 26 anni.
Per informazioni: 02 97003255.

Serata di preparazione all’ascolto Martedì 4 marzo 2014_03_04 ore 21 VILLA NAJ OLEARI – Magenta relatore, Francesco Rocco Rossi
CALENDARIO INCONTRI 2014
a cura di Francesco Rocco Rossi
16 gennaio, Saronno – Teatro Giuditta Pasta (ore 21.00)
7 febbraio, Chiasso – CineTeatro (ore 18.00)
3 aprile, Stradella – Teatro Sociale (ore 21.00)
4 marzo, Magenta – Villa Naj Oleari (ore 21.00)

CALENDARIO RECITE 2014
10 gennaio, Vighizzolo di Cantù – Teatro Fumagalli (ore 20.30)
14-18 gennaio, Milano – Teatro Nuovo (ore 20.30)
19 gennaio, Milano – Teatro Nuovo (ore 15.30)
26 gennaio, Saronno – Teatro Giuditta Pasta (ore 20.30)
1 febbraio, Monza – Teatro Manzoni (ore 21.00)
9 febbraio, Chiasso – CineTeatro (ore 16.00)
15 febbraio, Lecco – Teatro della Società (ore 16.00)
8 marzo, Magenta – Teatro Lirico (ore 20.30)
5 aprile, Stradella – Teatro Sociale (ore 20.30)

Ensemble corale AsLiCo
Matteo Mollica
Daniele Palma
Mattia Rossi
Paolo Targa
Angelo Tommasoni

Orchestra 1813 
VIOLINI I Simone Di Giulio* , Maria Pia Abate, Daniele Cabassi, Catalina Spataru
VIOLINI II Federico Silvestro*, Matteo Colombo, Barbara Pinna
VIOLE Ruxandra Stefan*, Giorgio Musio
VIOLONCELLI Valentina Giacosa*, Irene Zatta
CONTRABBASSO Giacomo Masseroli*
FLAUTO Giulia Carlutti*
OBOE Chiara Telleri*
CLARINETTO Marino Delgado Rivilla*
FAGOTTO Angelo Russo*
CORNO Ivan Zaffarono*
TROMBA Fabio Beltramini*
*prime parti

UN’OPERA DEGNA DI BIASIMO


Nello scrivere questa prefazione, il mio scopo non è cercare oziosamente di sapere se ho messo in scena una commedia buona o cattiva – non è più tempo per cose del genere; ma piuttosto esaminare scrupolosamente (dovere cui sempre mi attengo) se ho fatto un’opera degna di biasimo. Dato che nessuno è tenuto a fare una commedia che assomigli alle altre, se io, per ragioni che ho ritenuto fondate, mi sono allontanato da un cammino troppo battuto, mi si vorrà giudicare, come certi signori hanno fatto, in base a regole che non sono mie?
Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, Prefazione a Le nozze di Figaro

Epoca: 1816

… E venne Rossini. Rossini è un Titano. Titano di potenza e d’audacia. Rossini è il Napoleone di un’epoca musicale.
Giuseppe Mazzini, Filosofia della musica, 1835.

La prima volta che incontriamo Figaro nell’opera di Rossini lo vediamo dirigersi di corsa verso la sua bottega. È l’alba e il nuovo giorno sta per iniziare, come sempre ricco di mille avventure. Non siamo sicuri che gli interessi molto il lavoro di barbiere, ma possiamo giurare che farà di tutto per contentare i capricci di chiunque richieda i suoi servigi. Soprattutto quando c’è di mezzo l’amore e se può ricavarne qualche soldo per sé. Figaro non è mai nella sua bottega. Lo troviamo un po’ ovunque, secondo il caso o la necessità. Come un vero deus ex-machina giunge sempre al momento giusto nel posto giusto. 
È un personaggio che afferra, ma non si lascia afferrare.
Eppure chi di noi non vorrebbe curiosare nella sua bottega? Scoprire i trucchi, i mille oggetti che nasconde? Carpirne i segreti? Nessun problema: Figaro ci dice esattamente dov’è. Ma è una ‘precauzione inutile’: sarà lui a trovarci al momento opportuno e se anche giura che lo troveremo là, non ne saremo mai troppo sicuri.
Perché la vera bottega di Figaro è la strada, la realtà che lo circonda. Le persone, gli oggetti e le situazioni in cui si imbatte sollecitano la sua fantasia, lo stimolano. Ed egli manipola tutto con arguzia, sapientemente. Ha una mente sottile e uno spirito pronto.
Figaro rappresenta il nuovo. Un nuovo che si impone non per diritto divino o per privilegi acquisiti, ma per una naturale attitudine a portare tutto a suo favore. Organizza, dirige e tutto avviene nella sua mente.
Ma come rappresentare questo sulla scena? Perché quello che mi sembra più interessante non è il luogo fisico, realistico in cui si muovono i diversi personaggi del Barbiere di Siviglia, quanto piuttosto il luogo mentale, meta-teatrale in cui tutto questo si realizza e trova senso: la mente del protagonista.
Mi è venuto in aiuto un ricordo di qualche anno fa. Mi trovavo a Venezia per la Biennale d’Arte - doveva essere il 2009 -, e tra i lavori esposti in mostra ce n’era uno che mi colpì particolarmente: Schattenspiel (Gioco d’ombre) di Hans-Peter Feldmann. In questa installazione gli oggetti erano tutti disposti sin dall’inizio su una serie di tavoli da lavoro, apparentemente senza un ordine logico. Nessun colpo di scena, nessun movimento o qualcuno che li utilizzasse in qualche modo. Era già tutto svelato. A creare un ritmo e, conseguentemente, una drammaturgia era soltanto la luce che, illuminandoli opportunamente, dava vita a movimenti e rapporti sempre differenti tra le ombre proiettate su uno schermo.
Qualche tempo dopo ho conosciuto il lavoro di Mauricio Kagel, musicista argentino naturalizzato tedesco, famoso per aver sviluppato l’aspetto teatrale dell’esecuzione musicale. Le sue sono opere di mirabilia, una vera e propria drammaturgia musicale degli oggetti, alcuni di essi tra i più banali e comuni della vita quotidiana (buste di plastica, sedie, vinili, vasi da notte e persino una peretta per clistere). Sono gli oggetti a creare la musica, secondo l’uso e il ritmo che il compositore demiurgo impone ai suoi interpreti.
Si tratta, evidentemente, di fenomeni artistici molto lontani da quello del Barbiere di Siviglia, ma parlano di una drammaturgia degli oggetti, che è quello che intendo rappresentare.
Sulla scena vedremo la bottega ideale di Figaro: la sua mente, la realtà che lo circonda. Una realtà ricca di oggetti il cui senso verrà svelato via via dal protagonista, secondo l’uso che vorrà farne. Che si tratti di orologi, strumenti da barbiere, guardaroba, libri, rotoli di pergamene, strumenti musicali, la maquette di un teatro, un busto di Rossini, scale, nature morte, sfere di cristallo, piante, le tavole dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, quello che importa è che a dare loro un significato, a farle vivere per noi sarà solamente la fervida immaginazione del protagonista. Persino la casa di Bartolo verrà via via inglobata, assorbita e per così dire colonizzata dagli oggetti di Figaro. Perché gli oggetti rappresentano Figaro stesso, sono la sua realtà e non è dato di conoscerne un’altra.
Drammaturgia degli oggetti, ma ancor di più drammaturgia dei colori, che degli oggetti stessi sono l’anima e la vita. Il mondo di Figaro e quello di Bartolo saranno quindi rappresentati da colori differenti: blu il primo, quello del cielo che solo chi vive per strada, tra la gente, può cogliere in tutte le sue sfumature; quello della libertà e dell’immaginazione; quello dello spirito, di cui vedremo tutte le prodezze. Bianco il secondo, asettico, colore ‘non colore’ per eccellenza, che evoca l’ambiente claustrofobico della casa in cui è costretta a vivere Rosina da reclusa. Ma sul bianco è sempre possibile scrivere, sovrapporre altre tinte, creare nuove sfumature. Il bianco appartiene a un mondo, quello della protagonista, asettico sì, ma ancora tutto da colorare e da riscrivere. E saranno proprio gli oggetti di Figaro a farlo, inondandolo di blu e aprendo una finestra sull’amore, la libertà, la vita.

Poiché la scena risulterà ricca di oggetti e che proprio questi oggetti dovranno essere i protagonisti assoluti dell’opera, mi sono chiesto se un’ambientazione settecentesca fosse la soluzione migliore. Fermo restando che non voglio rinunciare al colore tipicamente spagnolo dei costumi, sento però il bisogno di rendere il tutto il più snello possibile, considerando anche le proporzioni della scena, piuttosto ridotte. Allo stesso tempo, però, non vorrei allontanarmi troppo dall’epoca in cui il Barbiere di Siviglia fu scritto e ambientato. Penso quindi che lo stile tardo-impero dell’epoca in cui Rossini compose e diede alle scene il Barbiere di Siviglia possa adattarsi pienamente a tali necessità. Le linee asciutte tipiche dello stile napoleonico infatti permettono di giocare maggiormente sui colori, sui volumi e sulle forme degli accessori, in modo da caratterizzare gli abiti e le acconciature in modo più ironico. Danilo Rubeca




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