2019_03_15 Tre racconti musicali con Jader Bignamini a capo de laVerdi

Venerdì 15 marzo 2019, ore 20.00
Domenica 17 marzo 2019_03_17, ore 16.00
Auditorium di Milano, largo Mahler
Stagione Sinfonica 2018/2019
Nel segno della magia e del fantastico 
Tre racconti musicali con Jader Bignamini
Paul Dukas "L'apprendista stregone", Poema sinfonico
Igor Stravinskij "Petruška" (versione 1947)
Nikolaj Rimskij-Korsakov "Shéhérazade" op. 35

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Violino Nicolai Freiherr von Dellingshausen
Direttore Jader Bignamini

L’apprendista stregone, Petruška e Shéhérazade: tre personaggi che hanno ispirato tre grandi compositori per altrettanti racconti musicali. A condurre questo programma all’insegna della fantasia sarà Jader Bignamini, direttore residente dell’Orchestra Verdi che venerdì 15 marzo (ore 20.00) e domenica 17 marzo (ore 16.00) torna sul podio dell’Auditorium di largo Mahler dopo una serie di importanti impegni che lo hanno visto protagonista della ribalta internazionale: dal debutto alla Staatsoper di Vienna con Madama Butterfly a La Forza del Destino diretta a Francoforte; dal  Festival di Santa Fé, al Teatro Massimo di Palermo, dalla Dallas Symphony Orchestra alla Houston Symphony Orchestra. Ma i concerti con l’Orchestra Verdi hanno sempre il sapore di un “ritorno a casa”: qui infatti il Maestro ha debuttato ventun’ anni fa come primo clarinetto con un percorso che lo ha visto passare dalle file dell’orchestra al podio. Per questo doppio appuntamento il Maestro propone insieme all’Orchestra Verdi di cui oggi è direttore residente, tre fiabe musicali capaci, con la loro forza evocativa, di risvegliare l’immaginazione del pubblico di ogni età. Si comincia con l’”Apprendista stregone”, poema sinfonico di Paul Dukas ispirato da una ballata di Goethe, alla cui notorietà ha contribuito anche il film Fantasia di Walt Disney; si prosegue con la suite "Petruška" il personaggio russo del teatrino delle marionette protagonista del balletto omonimo composto da Igor Stravinskjii  per concludere con la suite "Shéhérazade" di Nikolaj Rimskij-Korsakov, influenzato dall’atmosfera esotica di “Le mille e una notte”, in cui il personaggio della principessa è interpretato dal violino, qui affidato a  Nicolai Freiherr von Dellingshausen, prima parte dell’Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi.

Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org  www.vivaticket.it.


Note al Programma

Paul Dukas (1865 -1935) "L'apprendista stregone", Poema sinfonico
Eseguito la prima volta il 18 maggio 1897 a Parigi, diretto dallo stesso Paul Dukas, L’Apprenti sorcier si ispira a una ballata di Goethe (Der Zauberlehrling. 1707) il quale, a sua volta, si era rifatto a un dialogo dello scrittore greco Luciano (II sec d.C.). La storia è quella di un apprendista stregone che approfitta dell’assenza del maestro per animare con una formula magica una scopa perché riordini la bottega al posto suo. Ma a un certo punto la situazione gli sfugge di mano, l’attrezzo è così zelante da mettere tutto a soqquadro e l’apprendista non riesce a fermarla perché ha dimenticato la formula giusta. L’acqua minaccia ormai di allagare il laboratorio quando lo stregone ritorna, giusto in tempo per evitare la catastrofe.
Il compositore francese, grande ammiratore di Wagner e Debussy,  è considerato uno dei compositori più perfezionisti della storia, ipercritico nei confronti delle sue opere, capace, in un’intera vita di lavoro, di licenziare solo una dozzina di partiture, distruggendone, pare, molte altre che non riteneva all’altezza. D’altronde Dukas era anche un critico musicale. Insegnò a lungo al Conservatorio di Parigi, prima insegnando orchestrazione e poi, dal 1928, composizione (il suo migliore allievo fu senz’altro Olivier Messiaen). La sua musica, più legata all’eredità wagneriana e segnata da un suono sontuoso e lussureggiante come la musica russa di fine Ottocento, lo fece considerare un autore lontano dal nuovo clima musicale creato da Debussy, Stravinskij, Schönberg, Bartók dei quali era buon amico. La composizione è strutturata secondo lo schema classico della forma-sonata e si avvale delle movenze dello scherzo, che si riferisce allo spirito del brano, in quanto la forma è quella tipica del poema sinfonico di Liszt.
L’apprendista stregone, del 1897, è senza dubbio il suo brano più celebre inserito nell'episodio più famoso (con Topolino come protagonista) del film d'animazione Fantasia, prodotto da Walt Disney nel 1940, e, per la cronaca, detiene il primato di esser stato il primo lavoro con destinazione cinematografica inciso in stereofonia (Stokowski, il celebre direttore che firmò la colonna sonora del film, lo registrò con alcune sovraincisioni, per ottenere l’effetto, all’epoca pionieristico).

Igor Stravinskij "Petruška" (versione 1947)
L’opera si ispira a una storia della tradizione russa popolare. Durante la settimana grassa nella piazza dell’Ammiragliato a Pietroburgo, arriva un teatrino di marionette.  Lo spettacolo ha per protagonisti tre personaggi: la bella Ballerina, l’aitante e burbero Moro e lo sconsolato Petruška, innamorato della ballerina, che gli preferisce il Moro. Nel tentativo di ostacolare un loro incontro amoroso Petruška si attira le ire del Moro che lo rincorre nella piazza di Pietroburgo uccidendolo a colpi di scimitarra di fronte agli sconcertati passanti. La scena sembra così reale che il pubblico ne è impressionato. Il burattinaio li rassicura: si tratta solo di marionette, ma sullo sfondo della piazza compare il fantasma Petruška...
Mentre nel 1910 lavorava a La Sacre du printemps, Stravinskij aveva iniziato ad abbozzare un brano per pianoforte e orchestra intitolato “Le cri de Petruška”. L’impresario di balletto Diaghilev, entusiasta del brano, gli chiese di trarne la musica per un balletto. La partitura fu ultimata nel maggio del 1911 e la prima andò in scena il 13 giugno 1911 al Théâtre du Châtelet di Parigi con i ballerini Nijinski e Karasavina la coreografia di Michel Fokine, le coloratissime scenografie di Alexandre Benois, e con Pierre Monteux sul podio.
L'intersecarsi dei personaggi sulla piazza con quelli del teatrino, la dimensione del metateatro, l'atmosfera festosa che acutizza il dramma personale, costituirono meccanismi molto efficaci per dare sostanza drammatica alla vicenda. L'idea delle emozioni imprigionate nel corpo di una marionetta suggerì anche a Stravinskij l'uso di materiali musicali di tipo meccanico, ripetitivi, il gusto per sonorità aspre, dissonanti, percussive, facendolo approdare ad un linguaggio musicale assai più moderno e antiromantico rispetto a quello dell'Uccello di fuoco, e lontano da ogni suggestione esotica e favolistica. Nella partitura di Petruška Stravinskij intesse insieme una grande varietà di motivi, stilisticamente assai diversi, e sempre atomizzati, privi di ramificazioni, montati come in un collage: la musica da fiera, popolaresca e sfrenata, echi di canzonette e di marce, valzer e polke, musiche da cabaret e temi bandistici, in uno straniante caleidoscopio sonoro.


Nikolaj Rimskij-Korsakov "Shéhérazade" op. 35
Shéhérazade è una suite sinfonica ispirata dalle seducenti immagini dei racconti de Le mille e una notte, che ha fatto guadagnare al suo autore, sin dalla prima esecuzione nel 1888, il titolo di orchestratore geniale.
L’ispirazione letteraria per il capolavoro Rimskij-Korsakov è una raccolta di racconti popolari provenienti da Egitto, India e Persia e che include storie risalenti a più di mille anni fa e la cui fama iniziò nel 1704 in Francia e contribuì alla crescita delle turqueries: un interesse per la cultura, l’arte e lo stile dell’impero ottomano-turco. Per la maggior parte degli europei, che non avrebbe mai sperimentato l’Oriente in prima persona, questi racconti fornirono una lente colorata ed esotica attraverso la quale immaginare le meraviglie dell’Oriente.
I musicisti della scuola nazionale russa, con l’eccezione di Musorgskij, fecero ampio uso dell’orientalismo per rimarcare la loro specificità rispetto ai musicisti dell’Europa occidentale e anche Rimskij-Korsakov, nato a Tichvin, a est di San Pietroburgo, nel 1844, avviato alla carriera della Marina Russa secondo la tradizione familiare, ha saputo trovare nella fiaba – e nella possibilità di rivestirla dei colori e di un tessuto orchestrale scintillante, pieno d’impasti sonori – il suo spazio vitale, la sua ragione di musicista. L’occasione gli venne appunto dalla raccolta delle “Mille e una notte”, che l’arabista francese Jean-Antoine Galland (1646-1715) trasse da un manoscritto trovato in una biblioteca araba e integrato da altre favole della tradizione orale. La raccolta narra del Sultano Sahriar che ha giurato di far uccidere ciascuna delle sue mogli dopo che avrà trascorso la prima notte con lui. Shéhérazade, figlia del Gran Visir, eccita il suo interesse con i racconti che gli narra durante mille e una notte: il sultano rimanda così l’esecuzione di giorno in giorno, finché lascia cadere il crudele proposito. Lo stesso Rimskij-Korsakov precisa nelle memorie: “Il programma che mi ha guidato nella composizione di Shéhérazade consiste in episodi separati tra loro: il mare e il vascello di Sinbad, il racconto fantastico del principe Kalender, il figlio e la figlia del re, la festa di Bagdad e i vascelli che s’infrangono su una roccia. Il legame è costituito da brevi introduzioni alla prima, alla seconda e alla quarta parte, e da un intermezzo nella terza scritti per violino solo, che rappresentano Shéhérazade mentre narra al terribile sultano i suoi racconti meravigliosi.” È ancora Rimskij-Korsakov ad accompagnarci nella magia della fiaba: “Componendo Shéhérazade non intendevo orientare l’ascoltatore dalla parte dove si era diretta la mia fantasia. Volevo semplicemente che avesse, se la mia musica sinfonica gli piaceva, la sensazione di un racconto orientale, non soltanto di quattro pezzi suonati l’uno dopo l’altro su temi comuni. [...] Questa composizione e altre conclusero un periodo in cui la mia orchestrazione aveva raggiunto un grado notevole di virtuosismo e di sonorità chiara, senza influenze wagneriane».

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