2018_06_26 Milano Arte Musica Christophe Rousset, clavicembalo

Associazione Culturale La Cappella Musicale
Milano Arte Musica
XII edizione 2018
Direzione Artistica Maurizio Salerno
Per informazioni:
Associazione Culturale La Cappella Musicale
Via Vincenzo Bellini 2, 20122 Milano
Tel / fax 02.76317176
e-mail lacappellamusicale@libero.it
sito www.lacappellamusicale.com
Milano Arte Musica programma XII edizione 2018
Martedì 26 giugno 2018, ore 20.30
Chiesa di San Sepolcro
Piazza San Sepolcro, Milano
F. Couperin: 350° anniversario della nascita
Christophe Rousset, clavicembalo

PROGRAMMA

François Couperin (1668-1733)
Troisième Ordre, Premier Livre de pièces de clavecin (1713)
Allemande. La Ténébreuse
Première Courante
Seconde Courante
Sarabande. La Lugubre
La Lutine
Chaconne. La Favorite 

Septième Ordre, Second Livre de pièces de clavecin (1716)
La Ménétou
Les Petits Âges – La Muse naissante
Les Petits Âges – L’Enfantine
Les Petits Âges – L’Adolescente
Les Petits Âges – Les Délices
Les Amusements

Dix-septième Ordre, Troisième Livre de pièces de clavecin (1722)
La Superbe ou La Forqueray
Les Petits Moulins à vent
Les Timbres
Courante
Les Petites Crémières de Bagnolet

Vingt-cinquième Ordre, Quatrième Livre de pièces de clavecin (1730) La Visionnaire
La Mystérieuse
La Montflambert
La Muse victorieuse
Les Ombres errantes



Con l’appuntamento di martedì 26 giugno alle ore 20.30, presso la chiesa di San Sepolcro, Milano Arte Musica celebra un importante compleanno: i 350 anni del grande compositore, clavicembalista e organista François Couperin. A rendere omaggio al musicista francese, il conterraneo Christophe Rousset, che eseguirà al clavicembalo un programma monografico tratto dai quattro libri di Pièces de clavecin, capolavoro di questo musicista definito da Claude Debussy «il più poeta dei nostri clavicembalisti».

Un secolo fa, in piena Grande Guerra, Maurice Ravel omaggiava l’illustre connazionale con il capolavoro pianistico e poi sinfonico del Tombeau de Couperin, mirabolante, modernissima rivisitazione della clarté settecentesca, dedicata a sette amici caduti al fronte. Un quarto di secolo più tardi, al di là del Reno Richard Strauss onorava da Garmisch-Partenkirchen l’artista della nazione nemica ispirandovisi per il Divertimento op. 86 per piccola orchestra, come già aveva fatto con quella Tanzsuite destinata alla coreografia di un balletto rappresentato nel 1923 a Vienna. Sarebbero forse sufficienti i tributi di due dei massimi musicisti del Novecento a certificare la statura di François Couperin, la sua giusta pretesa della considerazione e dell’ascolto dei posteri. Naturalmente è però soltanto l’esperienza diretta della musica di Couperin a poter gratificare compiutamente l’ascoltatore e dar ragione dell’unicità di accento del musicista.
Se la musica da camera, con i Concerts royaux o raccolte come Les Goûts réunis e Les Nations, realizza una sintesi originale tra gusto francese e stile italiano (con un singolare omaggio a Corelli, cui il collega d’Oltralpe molto deve), sono i quattro libri di Pièces de clavecin, che formano probabilmente tutt’oggi la sua maggior gloria di Couperin, il luogo in cui risplende con più evidenza lo spirito squisitamente francese dell’ispirazione del compositore. Rampollo, come molti colleghi della sua generazione, d’una famiglia di musicisti, François Couperin si affermò nella Parigi del vecchio Re Sole, per diventare solo nel 1717, alla vigilia dei 49 anni, clavicembalista del successore, Luigi XV. Alla maturità di Couperin risale anche la pubblicazione di tutte e quattro le raccolte cembalistiche, condotta sistematicamente tra il 1713 e il 1730. Della messa generosa di questi 63 ordre (cioè suite) – un vero labirinto di titoli tra i più estrosi e misteriosi, dai significati criptici, ancora largamente reticenti – il programma accuratamente impaginato da un finissimo conoscitore ed estimatore di Couperin qual è Christophe Rousset offre alla delibazione una selezione squisita: un mosaico che si ripropone di comporre un ritratto dello stile inconfondibile del compositore, il timbro d’una voce a un tempo oratoria e cantabile, tenera e nobile.
Il percorso, ordinato cronologicamente, prende avvio dalle regioni luttuose che connotano la prima parte (sei numeri in sé conclusi, accomunati dalla tonalità di do minore) del terzo ordre del I libro: il buio è già nei titoli dei pezzi, il timbro severo del cordoglio nell’invenzione musicale, sin dall’abbrivio delle prime note dell’Allemande. La Ténébreuse, che nemmeno danze tradizionali come le due Courante consecutive valgono a stemperare, e che la conclusiva chaconne-rondeau La Favorite, singolarmente in metro binario, ribadisce con ostinata determinazione. Gli ordre tratti dal II e dal III libro si aprono su ritratti musicali di altrettanti musicisti, rispettivamente Françoise Charlotte de Ménethoud, bambina prodigio cui è dedicato un rondeau d’infinita tenerezza, e tuttavia non privo di difficoltà tecniche né di sottigliezze armoniche, e Antoine Forqueray, virtuoso della viola da gamba, che neppure Rameau o Leclair mancheranno di omaggiare. La severità del cipiglio dello strumentista è dispersa dall’inanellarsi di pagine dalla vocazione altrimenti descrittiva, che imbandiscono una sconcertante e sapidissima varietà di umori, così come La Ménétou si accompagna a quattro deliziosi cammei infantili. Il culmine del mistero si raggiunge però con l’ordre trascelto dal IV libro, il 25°. Inconsueto vi è il ricorso a ben tre tonalità, misteriosi sono i titoli, contraddittori gli atteggiamenti espressivi (lo si verifichi anche soltanto con l’inaugurale Visionnaire), nervosa la gestualità, sofisticate le armonie, notevolissima nella sua suggestione la pagina conclusiva, Les Ombres errantes, che chiude la suite languissamment, in funereo do minore. Non sarà un caso se a entrambe alle pagine ora menzionate s’intitolano due degli otto movimenti del Divertimento straussiano citato, mentre La Forqueray e Les Petits Moulins à vent fanno la loro comparsa nell’altrettanto citata Tanzsuite.

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