2017_01_08 Conversazioni-Concerto in Palazzina Liberty Milano

Conversazioni-Concerto in Palazzina Liberty

Palazzina Liberty - L.go Marinai d’Italia 1, Milano

Domenica 8 gennaio 2017_01_08, ore 10.45
UN MONDO PERDUTO E RITROVATO
Intorno all’Ottetto per archi in Sib maggiore op.postuma di M.Bruch

Domenica 05 febbraio 2017_02_05, ore 10.45
Il Maestro e il Virtuoso
Intorno al Quintetto op.115 per clarinetto e archi di J.Brahms
Clarinetto: Marco Giani
Conversatore: Giovanni Albini

Domenica 05 marzo 2017_03_05, ore 10.45
Alla voce “compositrice
Intorno alla vita e alle opere di Louise Farrenc
Conversatore: Pinuccia Carrer
Programma in collaborazione con il progetto “L’altra metà della musica” dell’associazione Mont Rose de la VdA

Sabato 01 aprile 2017_04_01, ore 21.00
PROGETTO: “l’Opera e i suoi tipi”
Mais si je t’aime…
Intorno alle “seduttrici” nell’opera lirica
Drammaturgia e regia: Lorenzo Arruga
Adattamenti cameristici: Claudia Brancaccio

Domenica 07 maggio 2017_05_07, ore 10.45
Sulla mia conoscenza della musica e del dolore
Intorno al quintetto per archi D956 di F.Schubert
Conversatore: Lorenzo Arruga

ORARIO CONCERTI
Tutti i concerti avranno inizio alle ore 10,45 ad eccezione del concerto di sabato 01 aprile 2017 con inizio alle ore
21.00

BIGLIETTI
Intero: €13.00 Ridotto: €10.00 Under 30: €5.00
Bambini sotto i 12 anni accompagnati: €2.00 Gruppi (minimo 6 persone): €8.00

Domenica 8 gennaio 2017, alle ore 10.45, Le Cameriste Ambrosiane tornano in  Palazzina Liberty con il primo appuntamento della loro rassegna di Conversazioni- Concerto. Come parte integrante della stagione da camera dell’Orchestra Milano Classica, i cinque appuntamenti, durante i quali alcuni capolavori della musica da camera non verranno soltanto eseguiti, ma anche introdotti da interessanti “conversatori”, sono inseriti nel palinsesto di Palazzina Liberty in Musica, un progetto COMUNE DI MILANO|CULTURA Settore Spettacolo. Questo primo appuntamento, dal titolo “Un mondo perduto e ritrovato” dedicato all’Ottetto per archi in Sib maggiore op.postuma di Max Bruch e vedrà come protagonisti l’Ottetto delle Cameriste, cuore pulsante dell’ensemble milanese, e, nel ruolo di “Conversatore”, il M°Matthieu Mantanus, direttore d’orchestra e apprezzato divulgatore, conosciuto dal grande pubblico per aver portato anche in TV la sua innovativa concezione di musica classica meno ingabbiata dal rituale del concerto in favore di un vero incontro tra pubblico e artista. L’Ottetto per archi in Sib maggiore op.postuma di Max Bruch Organico davvero insolito, quello dell’ottetto d’archiTalmente insolito da indurre il grande pubblico, ma anche gli “addetti ai lavori”, a credere che il repertorio per tale organico sia ristretto a ben pochi esemplari, rappresentati, primus inter pares, da quell’immane capolavoro che l’Ottetto op.20 del sedicenne Mendelssohn. Ma, a ben guardare, il più sinfonico e, al contempo, polifonico tra i generi cameristici può vantare nel suo menù “prelibatezze” anche per i palati più fini, obliate più per motivi contingenti alla loro creazione, che per scarsità di valore artistico. L’Ottetto per archi in si bemolle maggiore di Max Bruch, ad esempio, fu completato nel 1920, solo pochi mesi prima della morte del compositore ed in seguito alla tragica dipartita andò perduto per più di tre quarti di secoloE’ solo dalla seconda metà degli anni Novanta che questo capolavoro è potuto rientrare di diritto nel repertorio cameristico per archi, grazie anche al lavoro di recupero del musicologo americano Thomas Woods. Esponente del tardoromanticismo musicale tedesco, all’interno del quale manifestò tendenze conservatrici, Bruch si tenne lontano dalle nuove esperienze di Liszt e Wagner, per rifarsi piuttosto ai preferiti modelli mendelssohniani. Non è un caso dunque che si sia cimentato con un organico così poco frequentato, in cui l’amato predecessore fu maestro, e abbia lasciato ai posteri un’opera in cui la leggerezza e la luminosità mendelssohniane si fondono all’autunnale densità timbrica tipica del più intenso Brahms. Anche se in qualche misura modellato su di esso, l’Ottetto per archi in si bemolle maggiore differisce però dal capolavoro giovanile di Mendelssohn per due motivi: per la durata relativamente breve, dovuta anche alla riduzione a soli tre movimenti, contro i quattro tipici della musica da camera romantica tedesca, e per una particolarità che riguarda l’organico: il secondo violoncello infatti sostituibile, per volontà del compositore, con il contrabbasso, tanto che possibile considerare l’Ottetto come una sorta di concerto per archi, eseguibile da un ensemble orchestrale.  

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