2011_02_08 TEATRO FRASCHINI LA STAGIONE DI PROSA

Martedì 8 febbraio 2011_02_08 alle ore 21
replica
mercoledì 2011_02_09 e giovedì 2011_02_10 sempre alle ore 21.00.
ALESSANDRO GASSMAN presenta
ROMAN E IL SUO CUCCIOLO
tratto dal testo di Reinaldo Povod

Reinaldo Povod, drammaturgo-rivelazione prematuramente scomparso a soli trentaquattro anni,  ha scritto  Cuba and His Teddy Bear, il testo originale da cui è stato tratto Roman e il suo cucciolo,  che racconta la vita  degli emigranti cubani nel Sud- Est americano. Lo spettacolo che ne è seguito, in cartellone a Broadway, ha avuto un enorme successo, complici i protagonisti, Robert De Niro e Burt Young.
Il testo è stato tradotto, in realtà riscritto e riadattato dal drammaturgo Edoardo Erba, convertendo la vicenda in una storia più vicina a noi, protagonista una comunità di immigrati romeni  fuggiti dopo la fine di Ceaucescu insieme ad altri clandestini ormai italianizzati. Lo spettacolo ha vinto il premio Ubu 2010, "l'oscar italiano" del teatro, come "miglior spettacolo dell'anno".
L'ambiente scenico unitario, frammentato in stanze e scale, per creare una visione simultanea d'insieme, più qualche spicchio di autostrada esterna percorsa da fari di automobili, fa convergere tutta l'attenzione nel microcosmo familiare della periferia romana in cui convivono padre e figlio.
Il mondo del padre Roman è quello della droga, dello spaccio, di goffi "soci in affare"  e di tutta una serie di figure che vivono di espedienti  e prostituzione. E' un uomo nevrotico, repressivo, ma immagina per il figlio un futuro diverso: nella sua condizione di quasi analfabeta, non coglie le ambizioni letterarie del ragazzo e, cosa più drammatica, non vede quanto sia allettante per l'adolescente la sperimentazione degli stupefacenti, né quanta influenza possa avere il mondo dello spaccio sulla sua ingenua voglia di  affermazione. I malintesi trascinano il giovane verso un epilogo drammatico ed inesorabile: Cucciolo vorrebbe uscire dal ghetto in cui si trova, nutre qualche debole illusione attraverso il suo unico amico, il Geco. Ma quale aiuto riceve da questo mondo di emarginati? Che modelli di riferimento ha? Il dramma si colora di tinte ancora più forti quando Roman, dopo aver scoperto ciò che sta facendo della propria esistenza il figlio, compie un gesto estremo che trascina ancora di più Cucciolo nell'inferno dell'emarginazione e dell'eroina.
Novità interessate di questo testo è il linguaggio usato, praticamente inedito per la scena teatrale: un romanesco incalzante, intriso di cadenze balcaniche, ruvido e impastato, che accentua il senso di verità palpabile e che permea tutta la situazione. Merito degli attori è anche la capacità di scivolare dentro a questo ritmo di parole, fare proprio un linguaggio di chi teme di non essere capito o di essere giudicato.
Altro merito dello spettacolo è il senso pieno di verità che fa respirare allo spettatore, complice la storia e la presenza scenica degli attori, molto "veri" e poco "recitanti", che si impongono sul pubblico con incredibile forza e con la loro fisicità primitiva, quasi animalesca.

Alessandro Gassman è alla sua terza regia e ci dà un'altra prova della sua maturità, non solo di attore, non viene meno alla sua indubbia intelligenza e al suo talento mai troppo esibito e sbandierato, coltivato e cresciuto in piccoli ruoli, (anche all'ombra di un padre granitico e certamente "scomodo"), che lo vede oggi costantemente  impegnato in un teatro pregno di significati, mai scollato da tematiche e "problematiche" urgenti e necessarie, capace, attraverso la sua sensibilità, di restituire una lucida rappresentazione della realtà.

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