2009_11_21 Al Mosaico Mirandolina sposa Arlecchino anche il 2009_11_22

Sabato 21 novembre 2009 alle ore 21.00
Domenica 22 novembre 2009 alle ore 16.00
Associazione Culturale Il Mosaico
Tempo Moderno Stagione Teatrale 2009/2010
Teatro Moderno - Vigevano (PV)
Compagnia Il Mosaico / Gli Anti Nati
IL SERVITORE DI DUE PADRONI
di Carlo Goldoni
 
Parte dell'incasso dell'intera stagione sarà devoluto al progetto di ricostruzione dei luoghi di Teatro Amatoriale in Abruzzo.
I biglietti possono essere acquistati presso il Teatro anche in prevendita, senza sovrapprezzo, sabato dalle 17.30 alle 18.30 oppure prenotati telefonicamente (348 1127776)
Info http://www.teatroilmosaico.it/stagione_new.asp
Teatro Moderno, Via S.Pio V n.8
27029 Vigevano (PV)
Tel. 0381-903277
Cell. 348-1127776
info@teatroilmosaico.it
www.teatroilmosaico.it
www.gliantinati.it*
 
Note sullo spettacolo: Venezia, metà '700...
 
Per Pantalone è una lieta giornata: sua figlia Clarice e Silvio, figlio dell'"illustrissimo sior dottor Lombardi", stanno per promettersi eterno amore. A guastare la cerimonia irrompe Arlecchino, servitore bislacco e sempre affamato, con  un'ambasciata straordinaria e terribile: il suo padrone, Federigo Rasponi, già cliente di Pantalone (nonché primo promesso sposo di Clarice) reclama udienza!
La notizia provoca lo scompiglio generale: Federigo era dato per morto! Ma se è qui, e vivo per giunta, vorrà reclamare la sposa!
Il misterioso forestiero giunge infine al cospetto di Pantalone ma incoccia in Brighella, un lesto locandiere, il quale riconosce in lui Beatrice Rasponi, sorella di Federigo, sotto mentite spoglie. Che imbroglio c'è sotto? Che ne è di Federigo? Perché Beatrice si presenta col nome e gli abiti del fratello?
Arlecchino nel frattempo, incurante dei travagli dell'animo umano, ma non di quelli del proprio stomaco, si ingegna alla meglio per riempirlo: per far questo si ritroverà al servizio sia di Beatrice, che egli crede Federigo, sia di Florindo Aretusi, un torinese appena arrivato a Venezia, in realtà amante della stessa Beatrice e sulle tracce di lei.
Riuscirà Arlecchino a servire entrambi i padroni senza farsi scoprire? E riusciranno i due amanti, perdutamente alla ricerca l'uno dell'altra, a ricongiungersi? E che ne sarà del matrimonio tra Clarice e Silvio?
Un classico della commedia dell'arte, cavallo di battaglia del Piccolo Teatro di Milano dal 1947 ad oggi, è proposto dal Mosaico con due variazioni significative.
L'uso della maschera è riservato ai soli "zanni" Arlecchino e Brighella: i servi, ancora più degli altri, conservano la propria "animalità", l'istinto, l'afflato primordiale e straordinario, brutale e giocoso ad un tempo, che la maschera giustifica ed esalta. Condannati e protetti al tempo stesso da un'incolmabile distanza tra loro e il variopinto e bizzarro caravanserraglio di personaggi che animano la commedia, Arlecchino e Brighella guardano il mondo dal buco della serratura, capendoci poco, o troppo, mai il giusto; il loro è un universo eccessivo, iperbolico, dai movimenti ai sentimenti: un perenne gioco, infantile e sfrenato, in cui l'unica cosa che conta è soddisfare la voglia del momento. A qualunque costo.
Sempre pronti alla rissa e allo sberleffo, alla tenerezza e all'amore, i personaggi tutti si muovono in una scenografia minimale, fatta di pochi oggetti di scena e di una pedana a più livelli che, con sapienti giochi di luce e di fantasia degli attori e degli spettatori, sarà ora la casa di Pantalone, ora la piazza, ora la locanda.
La seconda, importante, novità vede l'ingresso nella storia di Mirandolina e del Cavaliere di Ripafratta, giunti direttamente dalla Locandiera goldoniana con armi, bagagli e dialoghi originali al seguito. Una sorta di "crepa" metafisica non nella quarta, bensì in una ipotetica quinta parete: quella che separa le storie l'una dall'altra, dura senz'altro, ma tutt'altro che imperforabile. Dalla quale il pubblico può ora scoprire cosa potrebbe succedere se la locanda di Brighella e Mirandolina fosse una sola, la stessa; e le storie raccontate si muovessero, parallele, lungo due binari che «per amor della stravaganza» alla fine del percorso convergeranno in un unico, lieto finale.
 
 

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