2016_01_15 Quo vado ultimo lavoro di Checco Zalone disperato schiavo del Posto Fisso

Checco Zalone racconta il suo successo in un’intervista a Sette:
“Prendo quanto uno scarso giocatore di serie A”
“Non faccio il testimonial nelle pubblicità né comparsate a Sanremo”
“Ora vorrei interpretare il Maestro Riccardo Muti”


Il suo ultimo film “Quo vado?” sta battendo tutti i record di incassi, addetti ai lavori e non ne parlano in continuazione, tra i suoi fan anche il premier Matteo Renzi che lo ha chiamato per fagli “la classifica delle gag preferite dai figli”. Il comico Checco Zalone ha aperto le porte di casa sua al giornalista di Sette e si è raccontato in un’intervista sul magazine del Corriere della Sera in edicola da venerdì 15 gennaio 2016.

A chi ha criticato “Quo vado?” perché mostra troppa indulgenza nei confronti dei vizi degli italiani ribatte: “È vero. Di questo schifo che siamo noi italiani credo che qualcosa vada salvato” e in risposta a Maurizio Gasparri  che ha visto nel film una stroncatura alla riforma renziana delle province rivendica la sua indipendenza: “Io faccio il comico. Prendo per il culo un fatto evidente: siamo un popolo restio al cambiamento. Non credo che questa constatazione abbia un colore politico”. É stato invitato a pranzo ad Arcore  ma è stato con Silvio Berlusconi solo una mezz’oretta perché: “Sono capitato il giorno in cui si è materializzata l’ipotesi di una scissione dentro Forza Italia. Berlusconi stava a tavola con questo foglietto in mano. Sopra c’era il piccolo elenco degli scissionisti. Era piuttosto  incazzato”.
Sul suo rapporto con il produttore Pietro Valsecchi ricorda: “Abbiamo avuto liti che sono durate giorni interi. In Cado dalle nubi lui avrebbe preferito buttare la parte sui leghisti. Ma non per ragioni politiche. Avrebbe voluto anche un altro titolo “Siamo ragazzi qualunqui”. Valsecchi è uno che ti stronca con un grugnito bonario. Io sono il comico, lui è quello concreto e Gennaro Nunziante [il regista di tutti i film di Checco Zalone] è l’intellettuale”.
Sul fatto di essere diventato ricco con gli incassi dei suoi film commenta: “Io non monetizzo questo successo. Ho smesso di fare serate e comparsate alle convention e, a differenza di molti colleghi, non faccio pubblicità” e continua: “C’è la fila di compagnie telefoniche, case automobilistiche che mi vogliono come testimonial. Ti fanno offerte tali che ti senti un po’ coglione a rifiutare ma sarebbe uno schifo, un tradimento. La gente ti viene a vedere, si diverte, ti vuole bene… e tu prendi la tua faccia da cazzo e la metti a disposizione di un prodotto? Non si fa per educazione. Poi c’è anche un problema di convenienza: se ti vedono tutti i giorni in tv negli spot perché dovrebbero venirti a vedere al cinema?”. È deciso anche sul comparire o meno a Sanremo: “La comparsata sanremese è strapagata, ma sono soldi pubblici. E se li prendi scoppiano le polemiche. Ti massacrano”.
Sulla sua carriera dice: “Non so se ho alternative come attore. Dovrei costringere la gente a uno sforzo mostruoso: vedermi recitare senza fare il coglione. Certo non mi dispiacerebbe un’esperienza internazionale”. Tra i colleghi ammira Virginia Raffaele e Luois Ck, mentre pensa che la sua imitazione peggiore sia stata quella di Michele Misseri. Prossimamente gli piacerebbe interpretare il maestro Riccardo Muti: “È di Molfetta. Lo farei bambino. Già altero e severissimo. E con la maestra delle elementari che lo chiama… Maestro”.

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