2013_03_07 Piacere dell'onestà al Sala Fontana di Milano, attenzione alla data, giovedì 7 non mercoledì 6 marzo 2013


Da giovedì 7 marzo 2013_03_07 al 24 marzo 2013
Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello diretto da Roberto Trifirò e prodotto da Elisinor debutterà al Teatro Sala Fontana Milano in prima nazionale 
Elsinor Teatro Stabile d’Innovazione


presenta
IL PIACERE DELL’ONESTA’ 
di Luigi Pirandello
prima nazionale
con
Roberto Trifirò-Angelo Baldovino
Sonia Burgarello-Agata Renni
Raffaella Boscolo-La Signora Maddalena, sua madre
Stefano Braschi-il marchese Fabio Colli
Francesco Migliaccio-Maurizio Setti, suo cugino
Andrea Soffiantini-il Parroco di Santa Marta 
inserito in INVITO A TEATRO 
http://www.teatrosalafontana.it

TEATRO SALA FONTANA – Via Boltraffio 21 – 20159 Milano
PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI Tel. 02 69015733

Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello è una delle nuove produzioni di Elsinor, inserita nella sezione Prosa.
Questa commedia in tre atti, ispirata dalla novella Tirocinio del 1905, fu scritta e rappresentata per la prima volta nel 1917 ed ebbe grande successo di critica e pubblico. I temi trattati sono quelli cari a Luigi Pirandello: differenza tra essere e apparire, tra l’identità sociale indossata come una maschera e quel che davvero si è.
Il protagonista è Angelo Baldovino, un fallito, ex giocatore d’azzardo, con debiti e fama di scarsa moralità, a cui è stato proposto il matrimonio “bianco” con la figlia di Maddalena Renni, Agata, una ragazza rimasta incinta, amante del marchese Fabio Colli, uomo separato per colpa della moglie e che per tale motivo non può né sposarla né dare il nome al nascituro.
Angelo accetta per denaro l’offerta, perché “per necessità di cose non può fare altrimenti”, ma, essendogli stata richiesta l’onestà, pone una condizione: “Sposerò per finta una donna; ma sul serio io sposo l’onestà” e difatti dimostrerà un rigido rigore morale, che metterà tutti in difficoltà: il marchese Fabio, che sperava di liberarsi in poco tempo di lui e di riprendersi Agata; la madre di Agata, la signora Maddalena, che aveva favorito la relazione della figlia col marchese, ma che certo non avrebbe mai voluto come genero, un baro e un fallito, e anche il compagno di scuola, Maurizio, cugino del marchese, che gli aveva proposto il matrimonio, convinto di risolvere con la razionalità gli errori provocati dal troppo sentimento.
Solamente Agata, la moglie per finta, tutta compresa del suo ruolo di madre, alla fine, riconoscendo in lui lealtà, correttezza e serietà, decide da brava moglie di seguirlo nella buona e nella cattiva sorte, riabilitando così se stessa, il marito e la nuova vera famiglia. 

NOTE DI REGIA
Il piacere dell’onestà (1917) trae ispirazione, come spesso accade nelle opere teatrali di Pirandello,  da una sua novella, in questo caso Tirocinio (1905). È un testo fondamentale nella storia della sua drammaturgia; vi troviamo infatti la prima espressione compiuta di quella serie di “uomini soli” che attraversano i punti più alti della sua creatività, e dall’altro ritroviamo uno dei miti centrali dell’ideologia pirandelliana, quello della maternità.
Baldovino non è riconducibile al cliché  puramente caricaturale del protagonista della novella; egli è la prima, compiuta figura di eroe antagonista del testo pirandelliano: quale non era ancora né il Laudisi di Così è se vi pare, né la Beatrice del Berretto a sonagli.
È il primo dei molti uomini soli, che animano il panorama drammaturgico del nostro scrittore, la prima immagine di un universo maschile, che ha scoperto (per costrizione o per scelta) la dimensione della solitudine, del rapporto tra maschi, come emerge fascinosamente nel racconto che ne fa l’amico Maurizio, nella memoria di una passeggiata notturna, fantastica, tra lo sprazzare delle lucciole, lungo il viale attorno alle mura di Macerata.
L’eroe pirandelliano nasce sempre in questa condizione ambientale, mentre parla a un altro uomo. Soltanto gli uomini, soltanto i maschi, riescono a comunicare tra di loro.
Il culto della ragione, la vocazione pungente per la riflessione e per l’astrazione, sono i blasoni (ma anche la maledizione) di questi personaggi. Baldovino è appunto la ragione introdotta in una società borghese preda del sentimento; è l’intelligenza chiamata a far ordine in quel mondo, “l’intelligenza che non scusa ma compatisce” per citare una frase del testo; è un giudice sì di quella società, ma un giudice non severo.
Come già in Pensaci Giacomino e in Ma non è una cosa seria, Pirandello usa l’espediente del falso matrimonio, su cui si confrontano personaggi costretti a togliersi la maschera dietro la quale hanno ingannato se stessi e gli altri. Si rivela così il vero volto della varia umanità dei protagonisti.
Chi finora era apparso al sommario giudizio degli altri un disonesto, a cui affidare un’azione infame, si rivela invece una persona rispettabile e chi agli occhi dei buoni borghesi godeva di alta considerazione, un marchese di alto lignaggio, si manifesta per quello che è: un uomo infido e mediocre nelle azioni e nei sentimenti.
La peculiarità della regia, partendo da uno spazio scenico, che andrà via via spogliandosi degli arredi, e quindi della “maschera di scenografia” sarà quella di presentare, attraverso il linguaggio anche parossistico della pièce e quindi dell’azione, la fragilità delle identità dei personaggi, che talvolta sembrano essere messi dall’autore in situazioni limite per vedere come reagiscono, fino ad arrivare essi stessi alla coscienza di non saper bene fino in fondo chi davvero siano, se persone o … personaggi… [Roberto Trifirò]

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