2011_06_01 Concerto sinfonico-corale al Carlo Felice

In occasione delle celebrazioni del 150°DELL' UNITÀ D'ITALIA
Mercoledì 1° giugno 2011_06_01 alle ore 20.30
Teatro Carlo Felice - Genova
Concerto Sinfonico
con Orchestra, Coro e Coro Voci bianche del Teatro Carlo Felice,
diretto dal M° Stefano Ranzani”
la presentazione del concerto avverà in Sala Chierici – Biblioteca Berio di Genova il giovedì 26 maggio alle ore 15.00 con Relatore: Marco Ghiglione
Interventi:
M° MARCO GHIGLIONE (Consulente artistico Teatro Carlo Felice)
M° STEFANO RANZANIi (Direttore d’Orchestra)
Il programma del Concerto al Carlo Felice comprenderà brani risorgimentali di repertorio ed altri di rara esecuzione o di prima esecuzione moderna.

Goffredo Mameli - Michele Novaro Fratelli d’Italia
Francesco Vegni Figli di Sassari - Inno dedicato a Carlo Felice
per Soli, Coro e OrchestraI
trascrizione e revisione di Massimo Elice
Saverio Mercadante Inno di Garibaldi - a grande orchestra
per Coro e Orchestra
trascrizione e revisione di Massimo Elice
Antonio Bazzini Concerto Militare in Re maggiore op.42
per violino e orchestra
G. Mameli - A. Boni Fratelli d’Italia
orchestrazione di Gino Tanasini
Riccardo Zandonai Alla patria
Inno popolare per canto e grande orchestra
Giuseppe Verdi Si ridesti il leon di Castiglia da Ernani
Cino Brizio Inno a Giovanni Ruffini su testo del Commendator Rocca
orchestrazione di Marcovalerio Marletta
Giuseppe Verdi Patria oppressa da Macbeth
Giuseppe Verdi O Signore dal tetto natio da I Lombardi alla Prima Crociata
Girolamo Forni Preghiera dei Fanciulli Italiani su testo dell’Avvocato Palmieri
orchestrazione di Marcovalerio Marletta
Giuseppe Verdi Va’ pensiero da Nabucco
Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia è una di quelle occasioni in cui ci si impegna in approfondite quanto doverose ricerche di composizioni musicali italiane di un’epoca passata che non siano parte del repertorio tradizionale, ma sono sicuro di non sbagliare nell’affermare che la mole di materiali con la quale ci si può imbattere a proposito del Risorgimento Italiano è veramente enorme, e variamente classificabile secondo argomento (guerre e battaglie, sovrani, grandi personaggi, regioni e città...). Il programma spazia da famose pagine giustamente attese e brani di rara se non prima esecuzione in epoca recente, con uno sguardo anche alla città di Genova ed alla Liguria.
A questo proposito, subito a ridosso de “Il Canto degli italiani”, ovvero “Fratelli d’Italia” o “Inno di Mameli”, composto dal genovese Michele Novaro, ecco subito un omaggio beneaugurante al nostro amato Teatro, con un inno di Francesco Vegni (Chianciano, 1770 – Sassari, 1845) dedicato a re Carlo Felice in occasione dell’inaugurazione del Teatro Civico di Sassari. Pochissime le notizie relative a questo autore, che fu Maestro di Cappella alla Cattedrale della città sarda.
L’attenzione di Saverio Mercadante (Altamura, 1795 – Napoli, 1870) per i suoi grandi contemporanei italiani, artisti e non, è dimostrata dal gran numero di sue composizioni loro dedicate (la cantante Maria Malibran, il librettista Felice Romani, papa Pio IX, Gioachino Rossini…), ben due delle quali ispirate al Giuseppe Garibaldi, una sinfonia sul noto Inno dei Cacciatori delle Alpi di Alessio Olivieri, e questo “Inno a Garibaldi” su testo di Ernesto Del Preite.
Estremamente rara è anche l’esecuzione del brano successivo, il “Concerto Militare per violino e orchestra op. 42” di Antonio Bazzini (Brescia, 1818 – Milano, 1897), dedicato “A S.M. Vittorio Emanuele II re d’Italia”, composto nel 1863. Esiste un tenue legame dell’autore con la città di Genova: Paganini, presente ad un concerto del giovane violinista bresciano, restò ammirato dalla sua bravura e si complimentò e lo incoraggiò inducendolo a intraprendere un’importante carriera internazionale di concertista, poi effettivamente realizzata. Inoltre, Bazzini era, assieme al Sivori, quest’ultimo discepolo prediletto di Paganini, socio corrispondente dell’Istituto Musicale di Firenze dal 1860. Il sentimento italianista del lombardo aveva anche prodotto un “Inno all’Italia”, eseguito a Brescia nel settembre 1862 da coro e banda della Guardia Nazionale. Il testo era Antonio Gazzoletti, quel poeta che, per lungo tempo avvocato a Trieste, già nel 1862, appena un anno dopo l’unità d’Italia, aveva scritto “Ai fratelli triestini e istriani”, canzone messa in musica da Alberto Mazzucato, che propugnava il ritorno della Venezia Giulia alla Patria.
Ritengo significativa la presenza dell’”Inno alla Patria” del trentino Riccardo Zandonai (Rovereto, 1883 – Trebbiantico, 1944), su testo del lombardo Giovanni Bertacchi (Chiavenna, 1869 – Milano, 1942), eseguito a Milano il 1° gennaio 1915, all’approssimarsi dell’intervento italiano in quella prima guerra mondiale che avrebbe portato a compimento gli auspici espressi dal citato brano di Gazzoletti-Mazzucato, e che erano sicuramente nel cuore di tutti gli italiani.
Passando a Giuseppe Verdi, “Si ridesti il leon di Castiglia” da “Ernani” costituisce un esempio importante per la concezione del coro in diverse opere verdiane: non vi è una reale scrittura polifonica, ma vera “melodia” costruita ed accompagnata dall’orchestra in modo tale da non essere efficace se eseguita da una voce solista, ma solamente da un coro quasi sempre all’unisono, espediente poi ripreso da altri operisti ottocenteschi. Ricordando l’ambiente bresciano sopra citato, valga per tutti “Come augei, che dal placido nido” da “L’Assedio di Brescia”, opera di sentimento risorgimentale di Cipriano Pontoglio, ispirata all’assedio subito dalla città del 1311, esattamente 700 anni or sono. Sul versante genovese, giova ricordare che appena un anno prima del debutto dell’Ernani verdiano (Venezia - 1844), un “Hernani” ebbe un esito negativo al Carlo Felice. L’opera era di quell’Alberto Mazzucato di cui ho più sopra parlato.
Molti unisoni corali troviamo nei tre brani successivi che completano il programma, e che sono universalmente noti: “O Signore dal tetto natio” da “I Lombardi alla prima crociata”, “Patria oppressa” dal “Macbeth” e “Va’ pensiero” dal “Nabucco”.
Tengo però a gettare un ulteriore ponte fra “Va’ pensiero” e Genova attraverso “Il libro serio” di Antonio Ghislanzoni, librettista di Aida oltre che di diverse decine di opere liriche, che contiene un ricordo di Angelo Mariani (Ravenna, 1824 - Genova, 1873), fautore della grande stagione ottocentesca dell’orchestra del Carlo Felice. Il Ghislanzoni, allora baritono, resosi irreperibile per evitare un clamoroso fiasco dell’opera “I Baccanti” di Uranio Fontana diretta dal Mariani a Milano, provocò l’andata in scena di un’opera di repertorio, che era “casualmente” il Nabucco verdiano, sempre con il Mariani sul podio. Ecco un breve estratto del racconto:
“…Il buttafuori, apparso finalmente al proscenio, più pallido e più balbuziente che mai,…, annunziò che la promessa rappresentazione dei Baccanti non poteva altrimenti aver luogo. Il turbine non si descrive. E fu un turbine da far crollare le pareti. Per la prima volta, in Milano, fu gridato: abbasso la polizia! abbasso Bolza! morte all'Austria! Il vulcano latente della rivoluzione cominciava a sprigionarsi….”
“…Gli spettatori salirono sulle panche sventolando i fazzoletti; tutti i pezzi più concitati dell'opera, quali le due arie del profeta, i due finali concertati e il corale dell'ultimo atto, si dovettero ripetere fra i clamori entusiastici del pubblico. Alla fine della serata, il conte Bolza (capo della polizia austriaca a Milano, una cui figlia sposò il citato Alberto Mazzucato)fece chiamare il Mariani nel camerino del teatro, e apostrofandolo vivamente, lo minacciò dell'arresto personale per aver dato alla musica del Verdi una espressione troppo evidentemente rivoltosa ed ostile all'imperiale governo…”.

Come si vede, molti dei brani in programma sono più o meno direttamente, ma spesso inaspettatamente collegati fra loro, a suggellare l’identità di un’epoca che oggi ricordiamo in un così importante anniversario.

Marco Ghiglione 

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