1983_02_09 Norma chi è mai costei, ma ovvio una rivoluzionaria

Bonn, 1983
Vincenzo Bellini
NORMA
Personaggi ed interpreti
Norma, Mara Zampieri - soprano
Adalgisa, Alexandrina Milcheva - mezzosoprano
Pollione, Amedeo Zambon - tenore
Oroveso, Bonaldo Giaiotti - basso
Clotilde, Elisabeth-Maria  Wachuta
Flavio, Guy Gabelle, tenore
Dir. Gianfranco MASINI
Regia Jorge Lavelli
Scene di Max Bignens
9 febbraio 1983 BELLINI «MODERNO» IN GERMANIA
Bonn «Norma» leader rivoluzionaria canta «Casta Diva» tra ipartigiani
L'azione ambientata nel 1943 - La regia dell'argentino Lavelli • Interprete il soprano Mara Zampieri
BONN — (ANSA)

Quella di Bonn è una Norma leader rivoluzionaria che canta “Casta diva” su un camion affollato di partigiani parcheggiato in un capannone grigio, scelto come base per l'inizio della Resistenza contro l'invasore.
E' questa l'ultima interpretazione registica dell'opera di Bellini come l'ha presentata l'altra sera nella capitale federale il regista argentino Jorge Lavelli. Nonostante la sorpresa del pubblico e un diffuso dissenso per la trasposizione del capolavoro dalle selve sacre e le querce antiche della foresta druidica, l'edizione della “Norma” del Teatro comunale di Bonn ha avuto grande successo.
«Merito della musica e dei cantanti, tra cui Mara Zampieri, che cantava Norma per la prima volta», hanno commentato i più.
«Tutto sommato la forzatura registica non ha fatto violenza alla struttura, alla profondità e al pathos dell'opera», hanno risposto altri spettatori.
La scena di Max Bignens è caratterizzata da una grande struttura in ferro, come una grande autorimessa in disuso, il luogo è un paese qualunque d'Europa, Est o Ovest, nel 1943, occupato da un esercito invasore non meglio identificato.
L'opera si apre con il radunarsi dei partigiani su due camion (operai, intellettuali, contadini), guidati dal loro capo Oroveso. Pollione è un ufficiale dell'esercito invasore, Norma e Adalgisa, vestite di nero con stivali, sono eroine della nascente Resistenza.
Insieme con corazze, lance, alberi e rupi, dalla Norma di Lavelli è scomparsa tutta l'atmosfera sacrale del libretto di Felice Romani.
“Non so come l'avrebbero accolta in Italia”, ha commentato il regista alla fine della rappresentazione.
L'obiettivo dichiarato di Lavelli era quello di eliminare tutte le sovrapposizioni della favola per mettere in scena «il nucleo astratto» dell'opera, rendendola più vicina alla sensibilità del pubblico: «Di questo pubblico, il pubblico tedesco — dice Lavelli — che non può conoscere druidi e riti sacri di quel tempo. L'importante è aiutarlo a capire l'idea guida, svegliare la sua memoria storica, anche se non capisce la lingua».

E l'elemento sacrale religioso che costituisce un cardine della trama dell'opera?
“Il fervore rivoluzionario è una sorta di esaltazione religiosa: la tradizione operistica non deve essere una specie di museo, ma deve rinascere con un'interpretazione che ne metta in evidenza il filo drammaturgico. Norma è una passionaria in grado di far lievitare l'entusiasmo rivoluzionario”.
Con Lavelli, che nel 1977 mise in scena alla Scala una discussa Madama Butterfly di Puccini, non sono d'accordo alcune dei protagonisti della prima dell'altra sera.
«Quando abbiamo visto la regia — ha affermato Bonaldo Giaiotti, scomparso nel 2017, (Oroveso) — abbiamo pianto per due giorni. Il melodramma è morto e cercano di risuscitarlo con queste operazioni».
Il tenore Amedeo Zambon (Pollione) ha trovato molto difficile vedersi nei panni di un ufficiale in divisa invece che in quelli del generale Romano: “Ma siamo professionisti e alla fine le situazioni drammatiche hanno avuto la meglio”.
Anche Mara Zampieri, che era per la prima volta a confronto con i grandi soprani della storia del melodramma, ritiene che la musica di Bellini ha lo stesso imposto la sua grandezza: «La regia di Lavelli — dice la Zampieri che fino a oggi era conosciuta soprattutto come cantante pucciniana — ha salvato il fantastico, pur creando una situazione realistica al massimo grado».

Il cast dei cantanti e il direttore d'orchestra Gianfranco Masini sono stati molto festeggiati alla fine dell'opera. Qualche grido di disapprovazione rivolto al regista non ha tolto niente a un successo che farà discutere.

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