2014_12_12 MANON LESCAUT ancora Puccini nella stagione del Mayr-Donizetti

Venerdì 12 dicembre 2014 ore 21,00
Teatro San Giovanni Bosco
Bergamo – via San Sisto, 9 (quartiere Colognola)
CIRCOLO MUSICALE MAYR-DONIZETTI
40ª STAGIONE OPERISTICA 
MANON LESCAUT
Dramma lirico in quattro atti. Musica di Giacomo Puccini.
personaggi e interpreti

Manon Lescaut GABRIËLLE MOUHLEN
Renato Des Grieux DIEGO CAVAZZIN
Lescaut, fratello di Manon CARLO MORINI
Geronte di Ravoir LUCA GALLO
Edmondo FRANCESCO PICCOLI
Un lampionaio MARCO TOMASONI
Un musico IRIS COMPOSTA
Un oste GIOVANNI GUERINI
Il maestro di ballo MARCO TOMASONI
Sergente degli Arceri GIOVANNI GUERINI
Comandante di Marina ANGELO FIOCCO
Un parrucchiere (mimo)
Coro Opera Ensamble
maestro del coro UBALDO COMPOSTA
Studio Danza Ieva
coreogra? e ANNA MARIA IEVA
al pianoforte SAMUELE PALA
direttore DAMIANO MARIA CARISSONI
scene e regia VALERIO LOPANE
Singolo ingresso 15 €
Dopo il fervido successo di Madama Butterfly, il Mayr - Donizetti si presenta al pubblico bergamasco con un nuova produzione pucciniana dedicata al 90° anniversario della morte dell'autore (Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924). Il 12 dicembre alle 21, presso il Teatro San Giovanni Bosco di Bergamo, andrà infatti in scena Manon Lescaut (1893).
Opera generalmente considerata come primo lavoro "maturo" di Puccini (vi si trova già tutto lo splendido guizzo inventivo dell'autore), affronta il tema delle passioni giovanili e delle relative contraddizioni. Nel corso del dramma, che inizia e termina con la travagliata unione di Manon e Des Grieux, nonostante le disperate prove, nessuno dei due protagonisti riuscirà ad innescare un’autentica maturazione né di sé né dell'altro. Manon, volubile, si abbandona alle emozioni, incapace di vere aperture al sentimento; De Grieux, idealista, si slancia costantemente al sentimento, a scapito però della ragione. È possibile scaricare liberamente il libretto alla pagina http://www.librettidopera.it/zpdf/manonles.pdf

Note di regia di Valerio Lopane
Manon Lescaut è il terzo dramma lirico di Puccini ma si tratta in un certo senso della sua vera “prima opera”; infatti, proprio con questo melodramma il grande musicista riesce definitivamente a rivelare le sue reali potenzialità ed a trovare un suo linguaggio e originalità compositiva.
Questo aspetto è facilmente percettibile per il taglio particolare e personale dato alla vicenda di questa “donna perduta”. La Manon voluta da Puccini, e creata drammaturgicamente dai numerosi librettisti ingaggiati, è non solo molto diversa, ma quasi antitetica, rispetto alla precedente e più nota “altra” Manon, quella di Massenet. Dal suo ricchissimo epistolario si comprende subito il desiderio di voler cancellare tutto ciò che potrebbe risultare “francese”; cade infatti, in questa nuova trasposizione, il licenzioso clima Rococò e la sensuale galanterie, ma anche quella nebulizzazione sentimentale che nelle prassi precedenti caratterizzava i primi momenti della vita dei due giovani amanti. Sono cancellati anche il dualismo tra misticismo e sensualità, ascetismo e dannazione, ma anche l’ingombrante redenzione finale presenti nel romanzo di Prévost ed in Massenet.
La Manon di Puccini è dunque una figura nuova. Sola e ripiegata su se stessa, si muove con incedere incerto, stanco e privo di intima determinazione. La giovane ragazza, apparentemente guidata soltanto dai sensi, è sempre inappagata nella continua ricerca di “altro" ed incapace di rinunciare ad alcunché. È una donna la cui frivolezza galante produce perennemente instabilità e fughe reali, sventate, sperate. La condotta e la vita di Manon diviene, quindi, immagine della crisi degli ideali borghesi ottocenteschi che tanto sollecitò le coscienze umane alla fine del XIX secolo. Anche la sua sensualità, dapprima negata dal bisogno di verginità, si muta in insoddisfazione e desiderio nevrotico ma inconcludente di colmare un vuoto di sentimenti puri e profondi.
Troppo debole nell’opporsi al padre, troppo facilmente disposta a fuggire con Des Grieux, incapace di rivalsa nei confronti di un fratello più amorale di lei, scivola fino a divenire cortigiana in un lusso che appaga solo la superficialità. Nemmeno le figure che le fanno da corona riusciranno scalfire questa sua condizione di ennuie, che la porterà ad accettare passivamente l’esilio e il marchio d’infamia.
Con questo dramma lirico si chiude la grande stagione romantica per dare spazio alle velleità dell’ultima stagione del Decadentismo.
Secondo questa lettura la mia interpretazione registica si muoverà “per sottrazioni”. Il palcoscenico sarà progressivamente meno ricco di elementi, fino a giungere allo scabro e desertico scenario del finale. Per le scene dei due primi atti attingerò ad opere di due grandi pittori francesi del Settecento (François Boucher e Jean-Honoré Fragonard). Nel terzo e quarto atto inserirò invece elementi quasi coevi di pittura inglese (John Constable e Joseph Mallord William Turner), a segnare il progressivo cammino dalla frivolezza rococò allo schianto sentimentale del primo romanticismo d’oltremanica. Anche il gesto degli artisti si farà sempre meno galante e sempre più naturale fino a suggerire nel finale un realismo quasi verista. La mia regia intende dunque tracciare un cammino che da un luminoso e scintillante Settecento galante fatto di arcadiche campagne e di boudoir tappezzati di seta ci condurrà verso squallidi e cupi porti di mare e, infine, agli arroventati e desolati tramonti desertici del Nuovo Mondo.

Manon Lescaut è, come molte altre opere pucciniane, un’opera di alta qualità musicale. A differenza delle sue consorelle vanta però una meno solida presenza nel repertorio tradizionale e questa sua condizione ne rendere ogni allestimento un fatto assai complesso, se non altro per la necessità di contestualizzare a dovere un racconto meno noto. L’occasione, che viene offerta al pubblico del Mayr - Donizetti è quindi di raro interesse e occorre perciò ringraziare Valerio Lopane (scene e regia) e Damiano Maria Carissoni (direttore) per aver accettato con slancio questa insolita sfida.
In Manon Lescaut la qualità vocale gioca un ruolo fondamentale (basti pensare all’importanza di pagine immortali come Donna non vidi mai; In quelle trine morbide; Sola, perduta, abbandonata); il maestro ha quindi voluto, per i tre ruoli principali, tre voci di grande spessore e di qualità certa: il soprano Gabriëlle Mouhlen (Manon Lescaut), Diego Cavazzin (Renato Des Grieux), Carlo Morini, (Lescaut). Merita una menzione particolare il ritorno di Luca Gallo, che vestirà i panni di Geronte. Francesco Piccoli darà spessore al ruolo di Edmondo.
Con Manon Lescaut si saluta anche il ritorno del pregevole Coro Opera Ensemble, diretto ed istruito dal maestro Ubaldo Composta. Interverrà a caratterizzare le scene di danza lo Studio Danza Ieva di Torino con le coreografie di Anna Maria Ieva, cui va l’amichevole gratitudine del Circolo.
La mano esperta del maestro Carissoni dirigerà l’insieme che sarà completato  al pianoforte dall’abilissimo maestro collaboratore Samuele Pala.
Come di consueto, sarà possibile ricevere informazioni telefonando al numero
035 315854 tutti i giorni dalle ore 13 alle ore 16 o scrivendo all’indirizzo info@mayrdonizetti.it

Nessun commento:

Posta un commento

Contatore visite e album degli ospiti (se volete lasciare un commento, grazie)