2012_04_21 TRAVIATA arriva in scena al Teatro della Luna con la regia di Paolo Panizza e la direzione di Alberto Radice

Associazione Orchestra Filarmonica e Balletto Aloysius e Associazione Ritorno all'Opera
Stagione 2011/2012 Teatro della Luna di Assago/Milano
Sabato 21 aprile 2012_04_21 ore 21.00
Offerta speciale LIRICA CHE PASSIONE con la Poltronissima a soli €.26,50 anziché € 44,00
Per assicurarsi i biglietti al prezzo LIRICA CHE PASSIONE scrivere a ufficiogruppi@teatrodellaluna.com o chiamare il numero 199 443 534      
Giuseppe Verdi
La Traviata
melodramma in tre atti
libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma "La dame aux carnelias" di Alexandre Dumas figlio
musica di Giuseppe Verdi
direttore Alberto Radice
regia, scene e costumi Paolo Panizza
coro Giuseppe Verdi di Pavia
maestro del Coro Enzo Consogno
interpreti
Violetta Valery: Stefanna Kybalova soprano
Alfredo Germont: Valter Borin tenore
Giorgio Germont Sergio Bologna baritono
Rappresentato per la prima volta al Teatro La Fenice di Venezia nel 1853, l'idea di questo melodramma venne a Verdi dopo le prime rappresentazioni teatrali della "Dame aux camélias" di Alexandre Dumas figlio. Il dramma era strato ricavato, dall'autore, da un proprio romanzo autobiografico che era stato un bestseller della letteratura scandalistica del tempo. La scabrosità del soggetto, ispirato alla parabola amorosa di Alphonsine Duplessis, una delle più celebri cortigiane parigine, morta ventitreenne appena un anno prima dell'uscita del romanzo, aveva elettrizzato Verdi, nonostante i pareri sfavorevoli dei benpensanti.

Note di Regia, Paolo Panizza
Durante un soggiorno a Parigi, Verdi assiste alla pièce teatrale "La dame aux camelias" di Dumas figlio.  Lo spettacolo narrava le vicende di Marguerite Gautier, che si rifacevano alla vera storia di Alphonsine, la disinibita e sfortunata giovane protagonista della vita mondana parigina, che tra i numerosi amanti aveva avuto lo stesso Dumas. Profondamente colpito dalla vicenda, Verdi decide di farne il soggetto di un'opera per La Fenice di Venezia, che sarebbe andata in scena il 6 marzo 1853.
Con  il librettista Francesco Maria Piave, nasce dunque l'opera più romantica del compositore di Busseto: "La Traviata". Margherita muta il suo nome in quello di Violetta, non a caso un altro fiore, emblema di uno stato di fragilità e di caducità a cui la protagonista soccomberà, vittima della tisi ma anche dei mali della società perbenista.
Verdi disegna la figura di una donna immortale, pronta a sacrificarsi per amore, che entra a tutto diritto a far parte dei grandi miti narrati attraverso le arti. Chi almeno una volta non si è commosso ascoltando lo struggente "Amami Alfredo" cantato da Violetta?
Nel suggestivo allestimento di Paolo Panizza la classica ambientazione ottocentesca di "Traviata" viene trasportata negli anni '20  e '30 del secolo scorso, il periodo prossimo alla Grande Depressione, mettendo in evidenza i sentimenti e i rapporti ancora estremamente attuali dei personaggi.
"In questo allestimento ho desiderato puntare molto sulla chiarezza dell'intreccio, sui rapporti estremamente attuali dei personaggi, nel pieno rispetto del libretto e della musica. Non amo le stravaganze fini a se stesse e mi piace lavorare in armonia con il compositore per esaltare ciò che già la musica esprime a meraviglia. Un dramma borghese come Traviata mi piace leggerlo nei contrasti tragici e ironici che Verdi ha fatto coesistere nel libretto, nei parallelismi tra le feste e la morte, tra il Carnevale del corpo e l'Inferno dell'anima.
L'ambientazione in stile Art Dèco non è solo una scelta estetica. E' una scelta decadente. Nell'Art Déco vedo la ricerca della bellezza da un lato, la voglia di vivere ed esagerare dopo la prima grande guerra, ma anche un senso di vuoto e di smarrimento che l'estetica da sola non può colmare. Siamo prossimi alla Grande Depressione… Anche i bellissimi costumi di Valerio Maggioni mi aiutano nel dare una linea a questa sfrenata ricerca dell'apparire di quella società, ma Violetta, come sappiamo, non riuscirà ad indossare il suo ultimo abito, a tornare nel guscio falso e rassicurante di quella borghesia, perché ormai ha scoperto l'amore al prezzo della vita.
Nell'Art Déco poi la donna è esaltata, come figura e come affermazione del ruolo; sono i primi anni di leggera emancipazione, di autodeterminazione: c'è molto più di quello che non sembri a uno sguardo superficiale. È inoltre l'ultima epoca utile per avvicinare ancor di più Violetta a noi, senza tradire un libretto che parla ancora di calesse e duelli. La logica per me è importante, anche se il nostro lavoro è di nasconderla dietro le emozioni."

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