2009 08 27 I cento anni di un organo futurista

L'organo  della Basilica di Sant'Eufemia, costruito da Natale Balbiani e figli nel 1909 sarà il protagonista del concerto di questa sera.
 
Giovedì 27 agosto 2009, ore 21
Basilica di Santa Eufemia
Piazza Sant'Eufemia 2, Milano
 
Un organo futurista parte prima
I cento anni di costruzione dello storico organo Natale Balbiani (1909)
In occasione del centesimo anniversario del Manifesto Futurista
"Canti per le Chiese vuote"  da un poema di Paolo Buzzi (1874 – 1956)
Giorgio Parolini, organo
L'ingresso è libero e gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili
Informazioni / info
tel. 02 3910 4149 info@levocidellacitta.org www.levocidellacitta.org
 
Programma:
Felix Mendelssohn (1809-1847)
Ostinato in Do minore
 
Joseph G. Rheinberger (1839 -1901)
Cantilene (dalla Sonata n° 11 Op.148)
 
Marco Enrico Bossi (1861-1925)
Allegretto Op.92 n° 3
 
Sigfried Karg-Elert (1877-1933)
"Nun danket alle Gott" Op.65 n° 59
 
Pietro Alessandro Yon (1886-1943)
Humoresque "L'organo primitivo"
 
Bernard W. Sanders (1957)
Chorale-Prelude "Rendez à Dieu"
 
Eugenio Maria Fagiani (1972)
Da Sette Pezzi Brevi
n° 3 "Salve Regina"
n° 4 "Ubi caritas"
 
Daniel E. Gawthrop (1949)
Toccata Brevis

Proseguono gli appuntamenti estivi della rassegna le Voci della Città, Antichi organi un Patrimonio di Milano. Il 9° evento, in programma giovedì 27 agosto, propone la riscoperta di una stupenda Basilica milanese sicuramente poco nota. Si tratta della neogotica Santa Eufemia, collocata nel mezzo del centralissimo Corso Italia, una stupenda chiesa oggi perfettamente restaurata nel suo interno decorato e variopinto. L'occasione è particolare, si celebra quest'anno il centenario di costruzione dello storico organo, realizzato nel 1909 ad opera della bottega milanese Balbiani e figli. Si tratta di uno strumento prezioso e particolare costruito nel pieno fermento tecnologico che invadeva il campo dell'arte seguendo l'onda d'urto futurista sprigionata proprio i quegli anni. Qui in Santa Eufemia, una complessa trasmissione pneumatica sostituisce la tradizionale meccanica che collegava le tastiere alle canne. L'occasione dell'anniversario di fondazione del movimento futurista (1909 – 2009) coincide con il centenario di costruzione dello strumento milanese di Sant'Eufemia. La serata musicale è infatti plasmata su una selezione di liriche tratta da una rara e poco conosciuta opera del futurista Paolo Buzzi (1874 – 1956). Canti per le Chiese vuote (edita nel 1930), nonostante il titolo quasi provocatorio è una sorta di elegia dedicata alle atmosfere di profondità spirituale suggerite dalle navate sgombre di un serie di chiese milanesi (e non solo). Alcune chiese di Milano saranno quindi evocate dalle intense parole del Buzzi che si alterneranno a brani d'organo del primo novecento. Alle tastiere del prezioso e interessantissimo strumento il M° Giorgio Parolini, organista titolare della basilica di Sant'Eufemia e artista di calibro internazionale.
 
La Basilica di Sant'Eufemia, anticamente fondata fra l'anno 472 e il 475, Fu ricostruita e più volte rimaneggiata nel XV secolo e nel millennio successivo. L'edificio attuale, comprendendo la facciata, deriva dal restauro effettuato dall'architetto Enrico Terzaghi nel 1870. All'interno importanti affreschi testimoniano le antiche origini della chiesa. In particolare lo Sposalizio di Santa Caterina, di scuola leonardesca, e la Madonna col Divin Figlio tra Santi e Angeli musicanti di Marco d'Oggiono (1474ca – 1530ca). In controfacciata è collocato lo storico organo del 1909.
 
L'organo della basilica di sant'Eufemia è stato costruito nel 1909 da Natale Balbiani, comprendendo materiale fonico del più antico strumento Biroldi (sec. XIX).
Il prezioso organo è uno fra i pochi attualmente conservati in perfetto stato di funzionamento ad utilizzare un complesso sistema di azionamento messo a punto e sviluppato proprio in quei primi e innovativi anni del Novecento, attraversati dal fermento futurista che contaminava le arti e le scienze. In semplici parole, si tratta di un complesso reticolo di tubicini di piombo che, sostituendo le tradizionali leve e i classici tiranti meccanici, raggiungono le canne dislocate all'interno della cassa. I movimenti meccanici vengono quindi trasformati in impulsi di aria compressa contenuta all'interno di piccoli tubi metallici la cui sezione non oltrepassa il centimetro di diametro. Si tratta di un'arditezza costruttiva eccezionale che avrà però una vita breve, bruciata proprio dalla rapida evoluzione tecnologica. Sarà infatti l'energia elettrica, con la sua facilità gestionale, a dichiarare la fine di questo raffinatissimo e visionario artigianato sviluppato ad inizio secolo e proiettato verso il futuro. Lo strumento si distingue per le sonorità molto chiare, non eccessivamente roboanti e ancora vicine alla tradizione lombarda antica, unite però alla presenza di una tavolozza timbrica vasta e articolata sue due tastiere di 58 note con una pedaliera completa che permetteva (caso ancora raro per l'epoca) l'esecuzione della più moderna letteratura musicale italiana ed internazionale per i tempi contemporanea. Si tratta di un vero e proprio monumento sonoro d'avanguardia, peraltro conservato in modo assolutamente originale e perfettamente restaurato.

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