2012_12_18 Lucia di Lammermoor a Pavia, ultima opera prima di Natale

martedì 18 dicembre 2012_12_18 ore 20.30
mercoledì 19 dicembre 2012_12_19 ore 20.30
Teatro Fraschini Pavia
Gaetano Donizetti
LUCIA DI LAMMERMOOR 
La quarta opera in cartellone è Lucia di Lammermoor firmata dal regista Henning Brockhaus. 
La direzione è affidata a Matteo Beltrami. 
Scene di Josef Svoboda.
Nel cast  Ekaterina Bakanova e Romina Casucci (Lucia, rispettivamente il 18 e il 19 dicembre), Francisco Corujo e Alessandro Scotto di Luzio (Edgardo), Sebastian Vasile e Alexandru Aghenie (Arturo)), Dario Russo (Raimondo), Cinzia Chiarini (Alisa), Alessandro Mundula (Normanno).
Maestro del Coro Antonio Greco – Coro del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Sullo sfondo delle lotte politiche tra gli Asthon e i Ravenswood, Enrico Asthon vuole condurre a nozze la sorella Lucia con il potente Lord Arturo Buklaw. Lucia, che ama Edgardo, acerrimo nemico del fratello, condotta a nozze forzate dopo alcune traversie, perde completamente la ragione e in preda alla follia compie un gesto estremo, uccidendo Arturo. Nel cimitero dei  Ravenswood, Edgardo, non potendo sopportare di continuare a vivere senza Lucia, verrà ucciso da Enrico.
Henning Brockhaus regista tedesco, italiano d'adozione, ricostruisce lo storico spettacolo di Josef Svoboda, a dieci anni dalla sua scomparsa. Matteo Beltrami, diplomato al  Conservatorio Paganini di Genova e al  Conservatorio Verdi di Milano, ritorna al Teatro Fraschini  dopo il successo del Barbiere di Siviglia dello scorso anno. 
Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo

RISTUDIARE UN CAPOLAVORO
di Matteo Beltrami
Ci si interroga spesso su cosa voglia dire 'filologia'. Se lo chiedono gli artisti, il pubblico, la critica, ognuno partendo dal proprio punto di vista e proiettando inevitabilmente desideri e presunte priorità. L'artista-interprete non ha a che fare solo con l'esito di un lavoro, ma anche con il modo di procedere nel corso dello studio e della preparazione. Per questo può chiedersi cosa significhi 'atteggiamento filologico' e non solo 'filologia'. Può chiedersi se sia meglio congelare e riproporre soluzioni luminose ed efficaci, ma frutto di situazioni passate, o tentare di creare un modus operandi in cui lo studio si possa fondere con il piacere della ricerca condivisa e la serietà dell'analisi non precluda necessariamente l'entusiasmo della creatività.
Era prassi nell'opera italiana del '700 e '800 poter contare su alcuni margini di libertà per assecondare e valorizzare le peculiarità degli interpreti in variazioni e cadenze. E c'è  in Lucia un'occasione particolarmente famosa e generosa per farlo: la cadenza della pazzia della protagonista. La versione che siamo abituati a sentire, cristallizzata in uno scambio di virtuosismi, scale, trilli e arpeggi tra soprano e flauto, o glassarmonica, è solo una delle possibilità che sono state messe a punto e praticate in passato. Ce ne sono molte altre di cui è rimasta testimonianza. E ci sono tutte le infinite possibilità di crearne di nuove. Noi ne proporremo una. E sarà il momento in cui assumerà maggiore evidenza di risultato lo spirito che ha in realtà caratterizzato tutto il lavoro di questa produzione: ristudiare un capolavoro noto, analizzarlo insieme, entusiasmarci nel riscoprire le meraviglie di quest'opera e creare qualcosa di nuovo dove era consuetudine, se non obbligo, farlo.
 

LE DEFORMAZIONI DELL'ANIMA
di Henning Brockhaus
Lucia di Lammermoor, l'opera che trionfò e appassionò il suo pubblico fin dal debutto al Teatro San Carlo di Napoli nel 1835 è il risultato di un'intensa e proficua collaborazione tra il librettista Salvatore Cammarano e Gaetano Donizetti. Il libretto è ispirato al romanzo storico di Sir Walter Scott, The Bride of Lammermoor. Siamo nel Medioevo scozzese al tempo della Guerra delle Rose e della guerra tra due clan: quello degli Ashton (la famiglia cui appartengono Enrico e Lucia), e quello dei Ravesnswood di cui fa parte Edgardo, l'amante della protagonista costretta a sposare Arturo Bucklaw per salvare il proprio fratello ormai prossimo alla rovina. È una storia di potere che vede protagonisti uomini guerrieri coinvolti in continue violenze e questo stesso mondo di violenza maschile opprime, schiaccia l'innamorata Lucia, appena orfana di madre, salvata dall'amato Edgardo da un letale violento toro. Nella maggior parte dei numerosi allestimenti dell'opera che sono stati proposti sui palcoscenici di tutto il mondo, Lucia è predisposta alla follia fin dalla prima entrata. Io non la credo affatto folle fin dal principio, ma al contrario una persona piena di emozioni giuste, umane, sane. Lucia è in pieno possesso della sua vita empatica, ammette il dolore, conosce l'amore e lo vive emozionalmente, la gioia che Donizetti sottolinea con tutta l'introduzione dell'arpa, le angosce più profonde del nostro essere e, contrariamente a suo fratello, lei vive queste emozioni. Enrico è morto in quanto odia se stesso e gli altri, segue esclusivamente le logiche del potere ed è quindi determinato dall'esterno, non ha una vita interiore come Lucia.
La musica di Donizetti fa emergere di battuta in battuta una differenza evidente e abissale tra il mondo femminile di Lucia fatto di un susseguirsi continuo di diversi sentimenti, amore ed emozioni e quello unilaterale maschile dove trionfano quasi unicamente la smania di potere, di guerra (quindi di distruzione) e l'odio. Le musiche del mondo di Enrico sono spesso marce o musiche cupe. Enrico è infelice, odia se stesso, non conosce l'amore, non ha una donna, non soffre per la morte della madre e ne parla soltanto in una battuta cinicamente. Si potrebbe anche dire che ciò che sembra essere normale sia in realtà la vera follia. Enrico, Raimondo, Normanno e in parte anche Edgardo sono personaggi deformati con grandi mancanze emotive. Lucia rimane sorpresa e quasi scioccata dal primo incontro con l'amato Edgardo: si frequentano da molto tempo anche se di nascosto, ma finora non lo aveva mai conosciuto come uomo di potere, e ignorava il suo odio. La protagonista viene poi condotta alla follia da giochi di potere e inganni ad esso legati. Il culmine dell'opera è la famosa scena della follia che viene sempre rappresentata seguendo i clichées di quello che noi pensiamo sia folle con strani gesti e atteggiamenti secondo me gratuiti che non arrivano in nessun modo al vero nucleo di quanto accade con Lucia. È sorprendente che Cammarano e Donizetti la facciano parlare di Edgardo pur avendo appena assassinato Arturo. Lucia assassina parla con amore di Edgardo. Per me c'è una sola spiegazione a questa scelta drammaturgica: in verità Lucia è stata spinta alla schizzofrenia. Si è ribellata ai giochi di potere esterni a lei, ammazzando Arturo per salvare dentro di sé la sua vera vita emozionale, cioè l'amore verso Edgardo. Nella mia lettura Lucia arriva in scena con il cadavere di Arturo, ma per lei questo morto diventa in una proiezione psicologica il simbolo del suo amore per Edgardo. Tutta la scena (come dimostra la musica) è piena d'amore. Tutti rimangono scioccati e quasi pietrificati (Donizetti non fa più cantare né il coro né Raimondo): Lucia riesce a realizzare il suo vero amore solo con il morto Arturo. Allora come oggi l'eccessiva smania di potere porta a una deformazione dell'anima che può rivelarsi causa di follia. La nostra storia recente è piena di psicopatici e di individui che si sono consegnati al potere. In questo senso Lucia di Lammermoor risulta ancora attuale e contemporanea.

BIGLIETTERIA
C.so Strada Nuova 136 - Pavia Tel. 0382-371214
PREZZI
Da 55 euro (platea e palchi centrali) a 14 euro (posti in piedi non numerati).
Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org

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