60° programma della Stagione sinfonica, con il ritorno all’Auditorium di Milano del violinista belga
Yossif Ivanov, impegnato nel Concerto per violino e orchestra di Beethoven, con
laVerdi diretta da Jader Bignamini. Appuntamento
giovedì 19 (ore 20.30), venerdì 20 (ore 20.00) e domenica 22 novembre (ore 16.00)
all’Auditorium di Milano in largo Mahler.
STAGIONE
SINFONICA 2014/15
giovedì 19 novembre 2015_11_19
venerdì 20 novembre 2015_11_20
domenica 22 novembre 2015_11_22
Auditorium di Milano,
largo Mahler
Concerto di Beethoven per il violino di Yossif Ivanov
Il
solista belga all’Auditorium di Milano con laVerdi diretta da Jader Bignamini.
In programma anche
la
Seconda sinfonia di Brahms
Orchestra
Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Jader Bignamini
Dopo il
successo con il Requiem di Verdi, Jader
Bignamini torna a dirigere l’Orchestra
Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi nel 60° programma di stagione, che
riprende i fasti della Mitteleuropa ottocentesca, giovedì 19 (ore 20.30),
venerdì 20 (ore 20.00) e domenica 22
novembre (ore 16.00), all’Auditorium di Milano. Sul palco di largo Mahler, anche il gradito ritorno
del violinista belga Yossif Ivanov,
impegnato nel grandioso (e intimo) Concerto per violino e orchestra di Beethoven, composto durante uno dei
periodi più fertili della produzione musicale del genio di Bonn. La parte
sinfonica vede invece protagonista la Seconda sinfonia di Brahms, composta settant’anni dopo il concerto beethoveniano,
durante una visita alle Alpi austriache dell’autore, e non a caso spesso paragonata
proprio alla Sesta
sinfonia (Pastorale) del
connazionale. In apertura di programma, una nuova versione delle Expo Variations di Nicola Campogrande dedicata al Principato
di Monaco (prima esecuzione assoluta, commissione laVerdi).
(Biglietti: euro 35,00/15,00; Info e prenotazioni: Auditorium di
Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar – dom, ore 14.30 –
19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org, biglietti euro
50,00/40.00,/35,00/17,50).
Programma
Esiste
una linea d’ombra che separa il romanticismo dal classicismo che lo precede e
dal nuovo classicismo che lo segue E il
programma di questo concerto aiuta a definirla. C’è il Concerto per violino di
Beethoven, per il quale si mobilitano le categorie del sublime e
dell’equilibrio appunto classico dei francesi (Viotti in musica, David in
pittura) che tempera l’urgenza espressiva dei proto-romantici tedeschi. La
dialettica esiste, ma è dolce e melodiosa. E non fatta degli incisi drammatici
e talvolta violenti, che lo stesso Beethoven usa in quegli anni di
sconvolgimento totale. Che sono quelli della Sinfonia Eroica e della sonata
Appassionata. Mentre attorno troviamo le banalità di Hummel e Mehul, assieme ai
colpi di genio di Spontini e Cherubini.
Settant’anni
dopo ecco Brahms, che ha dismesso la foga giovanile (romantica) e trova
finalmente la forza di scrivere per grande orchestra e grandi forme. Si
appoggia dunque alla classicità ritrovata in chiave nostalgica. Significa per
lui rispettare le architetture e ritrovare gli equilibri. Collauda la sua
abilità di orchestratore su un tema (di Haydn) con variazioni (sue), costruite
con lo spirito delle proprie precedenti (e concluse) esperienze pianistiche.
Scrive anche la sua Seconda sinfonia, di getto, senza ripensamenti. Che è
solare e rilassata, quasi mozartiana. Al contrario della corrusca e tormentata
Prima, che ancora vive le passate pulsioni romantiche. Così Brahms recupera lo
spirito del tempo, intimo e rilassato, scandito anche dal
canto del russo occidentalizzato Cajkovskij e del cosmopolita boemo Dvorak.
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