2010_02_01 Gidon Kremer al Fraschini

STAGIONE DI MUSICA al TEATRO FRASCHINI DI PAVIA
lunedì 1 febbraio 2010, alle ore 21.00
CONCERTO DI APERTURA CON LA KREMERATA BALTICA

Kremerata Baltica, orchestra

Gidon Kremer, violino

Programma
 
Raminta Serksnyte
"Midsummer Song" per orchestra d'archi e percussioni
 
W.A.Mozart
Concerto per Violino e Orchestra n.2 in re maggiore  KV 211
(solista: Gidon Kremer)
      
George Pelecis
"Flowering jasmin" per violino, vibrafono e archi
(solisti Gidon Kremer Andrei Pushkarev)
            
Franz Joseph Haydn
Concerto per pianoforte e violino in fa maggiore Hob.XVIII
(solisti: Gidon Kremer, Khatia Buiniatishvili)
            
Franza Joseph Haydn
Concerto per pianoforte e orchestra in re maggiore Hob.XVIII
(solista: Khatia Buniatishvili)
 
ACQUISTO BIGLIETTI
Biglietteria del Teatro Fraschini, da lunedì a sabato, orari: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19.
La biglietteria apre anche un'ora prima di ogni spettacolo
Informazioni Tel. 0382/371214
Vendita on-line www.teatrofraschini.it FONDAZIONE TEATRO FRASCHINI
 

Note a cura di Mariateresa Dellaborra
 
Midsummer Song per orchestra d'archi e percussioni
Nasce da un'apposita commissione a Raminta Serksnyte da parte della Kronberg Academy per il Festival di violoncello edizione 2007. Per questo lavoro il compositore lituano, allora trentaquattrenne, ha tratto ispirazione dal fascino magico da sempre esercitato sugli uomini dal solstizio d'estate intendendo creare «come una sorta di canzone panteista, in cui le melodie iniziali, provenienti da note separate, poco a poco si diffondono in vari colori e forme (le melodie assomigliano a recitativi, arie e cori). Infine, dopo un climax estatico, la canzone scompare gradualmente in musica meditativa di un mattino di "un'estate senza fine"». 
 
Concerto per Violino e Orchestra n.2 in re maggiore  KV 211
Durante il 1775 Wolfgang Amadeus Mozart compose cinque concerti per violino, evidentemente travolto dall'entusiasmo per l'antica forma concertante conosciuta in Italia attraverso le opere di Vivaldi. Quello schema ormai consolidato, con i frequenti ritorni del tutti, nelle mani del diciannovenne salisburghese viene però commisto a elementi desunti dall'aria d'opera e soprattutto dal concerto alla francese di Viotti, che concedeva molto spazio alla tecnica virtuosistica, senza disdegnare però influssi viennesi e popolareggianti. Mozart cioè configura in maniera nuova una struttura collaudata, sondandone e ricavandone tutte le possibilità formali ed espressive. Conserva i tre tempi tradizionali come anche la forma sonata per il primo tempo e l'usuale suddivisione in tre soli tra quattro tutti e mantiene anche una deliziosa unità d'atmosfera; gioca liberamente con i temi dati e lascia in secondo piano il lato puramente tecnico e virtuosistico. Il concerto per violino e orchestra in re maggiore  KV 211 è il secondo della serie e si staglia sui restanti per la nobile cantabilità, universalmente rilevata. Il primo movimento - Allegro moderato – propone un'efficace scrittura violinistica, mai invadente, e una fantasiosa e marcata vena melodica. Il tempo centrale – Andante – si abbandona a delicate atmosfere di sogno, mentre il finale, Allegro, che reca il sottotitolo di Rondeau, non lascia dubbi sulla sua ascendenza francese.
 
Flowering jasmin per violino, vibrafono e archi 
E' uno dei più interessanti contributi che il compositore lettone Georgs Pelecis (1947) ha voluto offrire al repertorio per questo insolito organico. Attraverso le sue composizioni, Pelecis palesa l'amore e la conoscenza della musica antica, dall'Ars nova sino al Barocco, ma non trascura neppure il folklore e le espressioni più d'avanguardia del nostro secolo. Soltanto attingendo dagli elementi stilistici più disparati gli è possibile creare un linguaggio basato su successioni diatoniche, consonanti e chiare e perseguire l'obiettivo di dare vita a una musica che possa essere compresa e condivisa infondendo emozioni positive.

Concerto per pianoforte e violino in fa maggiore Hob.XVIII
La produzione giovanile di Joseph Haydn comprende un numero consistente di lavori (circa 200 unità) e abbraccia vari generi musicali dai brani sacri alle opere, dalle sonate per clavicembalo ai trii, quartetti, divertimenti, concerti e sinfonie. Di tutte queste composizioni solo pochissime possono essere attribuite ad un anno preciso e soltanto dopo il 1760 il compositore iniziò ad apporre la data sui suoi manoscritti. Sembra tuttavia abbastanza certo che il Concerto per pianoforte e violino in fa maggiore (Hob.XVIII: 6) rientri tra quelli scritti prima del 1766 quando il musicista era ormai assunto in pianta stabile come vicemaestro e poi maestro di cappella presso la nobile famiglia degli Esterhazy di Galantha e poteva dunque dare libero corso alla propria fantasia creativa. L'organico, insolito per l'epoca, è determinato dalla frequentazione con strumentisti virtuosi e dall'apprezzamento mostrato dal pubblico. I tre movimenti sono ideati nel rispetto più totale del modello settecentesco con il ricorso alla scrittura tradizionale (progressioni, temi salienti per ritmo, effetti di eco) ma il secondo e il terzo presentano spunti di novità. In particolare il Largo centrale è elegante e un poco cerimonioso e il finale – Presto – non disdegna spunti popolareschi e una decisa ritmica.

Concerto per pianoforte e orchestra in re maggiore Hob.XVIII
Il concerto si attesta invece al periodo della maturità. Fu composto infatti prima del 1784, anno della pubblicazione presso l'importante editore viennese Artaria. In questa fase creativa, oltre al concerto per pianoforte, subito entusiasticamente accolto dagli interpreti, Haydn completò anche un concerto per violoncello nella stessa tonalità. Probabilmente destinato a un'allieva di Kozelusch che lo eseguì in pubblico a Vienna nel 1780, il brano pianistico si uniforma allo schema tripartito ripetutamente sperimentato dall'autore nell'arco d'una ventina d'anni. Il primo movimento - Vivace – è ben riuscito e funzionale; il secondo - Un poco adagio – si svolge in modo rapsodico ma in un clima di rara spontaneità e all'interno di una struttura armonica piuttosto sofisticata. La forma del Rondò all'ungarese - Allegro assai, molto popolare tra i compositori dell'epoca, si basa su una melodia di danza della Bosnia e Dalmazia, tutta sincopi, acciaccature e trilli.
 

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