2013_10_11 Teatro Cagnoni torna UN BALLO IN MASCHERA a 140 anni dalla serata inaugurale

CITTÀ di VIGEVANO
A 140 ANNI DALLA INAUGURAZIONE del CIVICO
TEATRO "ANTONIO CAGNONI"
Serata Inaugurale Offerta dalla Fondazione Piacenza e Vigevano
VII GALA DELLA LIRICA2a SERATA INAUGURALE D'OPERA
Venerdì 11 ottobre  2013  ore 20,45
SERATA AD INVITI
Giuseppe Verdi (1813-1901)
UN BALLO IN MASCHERA
Su libretto di Antonio Somma
Tratto dal Gustave III di Eugène Scribe
Prima rappresentazione Teatro Apollo, Roma, 17 febbraio 1859
Edizione Kalmus - Thompson
Esecuzione in forma semiscenica
L’OPERA SI RAPPRESENTA IN DUE PARTI CON INTERVALLO DOPO IL SECONDO ATTO
Allestimento OPERA FUTURA  - Verona (2013)

Personaggi ed interpreti:


Riccardo, Conte di Warwick IGNACIO ENCINAS
Renato VALDIS JANSONS
Amelia FRANCE DARIZ
Ulrica MARIA ZACCARIA
Oscar PAOLA SANTUCCI
Silvano ENRICO GAUDINO
Tom LUCA MARCHESELLI
Samuel ENRICO CAPORIONDO
Un giudice MARCO GAUDINO
Un servo d’Amelia ROBERTO CACCAMESE
Orchestra Lirica Emiliana
Coro “Mario Braggio” di Torino
Direttore MASSIMO ALESSIO TADDIA

Maestro del coro: GIANLUCA FASANO
Maestro collaboratore NICOLETTA OLIVIERI

Regia CARLO SALETTI
Assistente alla regia Maria Solinas
Ideazione scenografica ALESSANDRA  BOFFELLI
Progetto luci ALESSANDRO  PASQUALINI
Trucco MIRELLA RANZANI
Attrezzeria curata da LAURA  MAROCCHINO
Direttore di scena VITTORIO REGINA
Assistente di palcoscenico MALVA BOGLIOTTI
Producer, Organizer di Opera Futura Lukas Franceschini


Lo scorso venerdì 11 ottobre il Teatro Antonio Cagnoni è stato gremito di pubblico per il settimo en plein in sette anni che testimonia senza ombra di dubbio l'interesse del pubblico vigevanese per la lirica, opera o concerto che sia, in occasione de "Un ballo in maschera" di G.Verdi opera che lo aveva inaugurato 140 anni anni or sono e che è tornata in scena grazie alla Fondazione di Piacenza e Vigevano e alla Amm.Comunale.  
Quanto poi siano state ripagate le attese, invece non è certo, lo spettacolo prometteva  molto ma le promesse non si può dire che siano state mantenute. Ppurtroppo è rimasto molto nelle aspettative e poco nella realizzazione. Non è giustificabile il blocco delle scene a Cipro, dove avevano fatto "Elisir" e non dunque Ballo, per giustificare la messa in scene del regista Carlo Saletti che non è riuscito (nonostante i giorni di prova) a mettere in piedi uno spettacolo funzionale Il "coro greco" dei primi due atti o il "coinvolgimento del coro" nell'ultimo che aveva annunciato non hanno funzionato, la staticità non era statuaria, e la "pseudo discoteca" del finale non corrispondevano certo alle idee che aveva esposto in preparazione dell'opera.  Il troppo tempo dedicato alla regia e tolto alle prove musicali si è fatto sentire. Il cast metteva vicini Ignacio Encinas, che da artista collaudato quale è, si è mosso come ben sa fare, cercando di risolvere le molte difficoltà che vi sono nel suo ruolo, mentre i suoi colleghi si sono distinti nettamente tra chi ha dato una resa, se non ottima, addirittura eccelsa come lo splendido Oscar di Paola Santucci o la sontuosa Ulrica di Maria Zaccaria; mentre l'Amelia di France Dariz ha condotto in modo egregio la sua voce nella zona acuta, ma nei piani veniva purtroppo coperta dalla fragorosa orchestra condotta da Massimo Alessio Taddia. Acerbo sia vocalmente che scenicamente il Renato di Valdis Jansons, un personaggio che deve essere affrontato quando il cantante ha già maturato una buona esperienza che invece non aveva. Ora archiviata la "lirica" si partirà con la tradizionale stagione di prosa, danza e comici  in novembre (5/6) con Diego Abatantuono e il suo "Vengo a prenderti stasera". (mm)

COMMENTI e RECENSIONI by Zeckis

Centoquaranta sono gli anni che separano la rappresentazione del Ballo in maschera, che inaugurò il nuovo Teatro Municipale di Vigevano l'11 ottobre 1873, e quella dell'anniversario celebrato nel medesimo teatro, oggi Teatro Cagnoni, l'11 ottobre 2013.
Sono trascorsi centoquarant'anni nei quali si sono evolute (ma forse no) le scuole di canto, i gusti musicali del pubblico, l'approccio alla musica, la regia e l'arte scenografica. Di queste artistiche evoluzioni sono stati testimoni circa 500 persone che attendevano di assistere a quello che credevano dovesse essere un evento.
Ma occorre spiegare atto per atto, momento per momento quello che abbiamo visto e sentito venerdì 11 scorso. Atto primo: dopo i ringraziamenti del sindaco Andrea Sala e del vicepresidente della Fondazione Renzo De Candia, il sipario si è alzato sul vuoto. Ci sono solo due (2) rialzi laterali, nemmeno “truccati” da barocca scalinata, e sorreggevano il coro in vestiti moderni (intendo dire: i loro vestiti di tutti i giorni, acquistati all'OVS o al mercato che sia). Tutti in scuro. Scuro il vestito, scuro il supporto, rossa solo la luce proiettata sul fondale. Mi sembrava che il primo atto si dovesse aprire sul di un bel mattino di sole della Boston di fine '600, ma che il sole all'alba fosse rosso come quello al tramonto deve essere un effetto tutto americano. Ci frega le sei ore di differenza del fuso orario...
Chi legge il libretto si accorge che, col coro del popolo e della corte, cantano anche i due congiurati Tom e Samuel, ossia il Gatto e la Volpe della vicenda.
Ma qui non vi è traccia di loro: credo siano andati a fare colazione al bar del teatro: è mattino dopotutto...
Oscar (Paola Santucci, molto brava) è in costume del tardo XVII secolo... allora: o il coro si è dimenticato di vestirsi, oppure al mercato vendono in anticipo i costumi del carnevale 2014... (e qui devo aprire una parentesi: i costumi indossati dai cantanti principali si trovano DAVVERO con facilità sui siti di vendita di costumi di carnevale americani: vedasi – ad esempio – http://www.tuttocostumi.it/index.php?route=product/category&path=183_60_300, ma anche in molti negozi virtuali americani. Una vera sciccheria. Provare per credere).
Entra Riccardo. Parte dal fondo, come se dovesse attraversare un vero salone del '600. Solo che il salone non c'è... C'è solo una sedia in scena, e mi pare di averla vista nella sala del ridotto sopra il foyer, qualche anno fa... Dalla prima emissione si capisce che Riccardo ha appena finito di fare jogging attorno al suo palazzo (era trafelato!) oppure era ancora addormentato e, con respiro affaticato, cerca di farsi inutilmente capire dagli astanti. Entra il fido Renato (costume di carnevale anche lui, anzi, sembra un cameriere preso dalle Nozze di Figaro di Mozart. Il cantante Valdis Jansons non è niente male, peccato che con la vocalità di Verdi non c'entra nulla. Sarebbe però un mozartiano straordinario!) e trae da una cartelletta nera - che tanto ci ricorda il buon Mike Bongiorno: “Vuole la busta uno, due o la treeeeeee?” - un foglio A4 e leggendo il foglio bianco spiega che alcuni congiurati attentano alla sua vita. Io sospetto che siano i vicini di casa di Riccardo, sfiniti dal sentirlo cantare sotto la doccia dopo lo jogging.
Ecco che, sempre tra le carte formato A4 questa volta in mano ad un giudice (un corista) salta fuori il bando ad una nera maga. Lungi l'idea di mettere alla gogna una donna, Riccardo chiede al giudice di desistere. Oscar tenta, nella sua ballata "Volta la terrea fronte" di difendere alla fattucchiera. Ma il pubblico non sa che il pezzo è diviso in due parti ed applaude alla fine della prima. Poco male: è successo anche a Salisburgo nel 1992 con la direzione di Solti (basta vedere il DVD). Vigevano = Salisburgo: eccezionale!
Accidenti... intanto di Tom e di Samuel si sono davvero perse le tracce!!!
Siamo al finale del primo atto, quello dove viene decisa la “burla” alla maga e loro sono ancora attaccati al cappuccio e brioche!... E quello che dovrebbe essere uno dei pezzi più trascinanti dell'opera si svolge in un immobilismo mortale. Tutti rigorosamente impalati...
Nell'atto secondo (sipario calato, con una tetra luce blu che dal basso illumina il profilo di Ulrica, la maga appunto) le cose non cambiano. Dal proscenio esce Maria Zaccaria che fa di tutto per sembrare cattiva, tirando fuori forse il peggio che una voce di contralto possa fare. Qui si rasenta la caricatura: il costume (addio dorato XVII secolo anglo-americano: ora siamo quasi nella belle-epoque!) è decisamente adatto ad una entreneuse parigina... Il coro non si è praticamente spostato da dov'era prima (d'altro canto i due quadri scenici sono attaccati, che si sposta a fare?). Riccardo, per assomigliare ad un pescatore (un arguto travestimento) si è appena messo un mantello, un indumento tipico dei pescatori del Peloponneso, togliendosi SOLO la giacca nobiliare
Era davvero irriconoscibile! Una mascherata perfetta.
Il buon Silvano (corista) si lamenta con Ulrica della sua paga ed ecco che in modo DEL TUTTO INVISIBILE Riccardo gli piazza in mano un sacchetto di soldi! Urca che trucco perfetto! Silvan non sapeva fare di meglio. Nessuno lo ha cuccato!!!
Finalemente compaiono Tom e Samuel (era ora! Ma dove eravate finiti?) ma SORPRESA!! Sono già vestiti da carnevale per la festa del giorno dopo! Non avendo (forse) casa ove svestirsi (a uno – se non sbaglio – hanno sequestrato addirittura il castello, un esempio tipico degli effetti di Equitalia già nel '600...) si sono presentati lì vestiti di già col costume per la festa...
Entra per un pertugio segreto il servo di Amelia (un corista dalla voce così piccola che io non sono riuscito a sentire nulla) ed ecco che il sipario cala e lascia i tre (Ulrica, Amelia e Riccardo) sul proscenio a cantare. Riccardo, in verità, dovrebbe essere nascosto...
Qui succede una delle cose più comiche che io abbia mai visto. A Riccardo basta coprirsi il mento col mantello per essere invisibile: “Mi vedi? Mi vedi?” si giocava da bambini col nonno coprendosi la testa col tovagliolo... LA STESSA COSA!
Torna su il sipario: il coro è lì dove lo avevano messo fin dall'inizio. Ora è il momento di leggere la mano di Riccardo e fare la profezia: sappiamo tutto. Solo che Ulrica ridacchia durante la barcarola di Riccardo: ma che senso ha? Sì, davvero qui Ulrica è una Maîtresse senza donnine...sguaiata, sfrontata, supponente. E' incredibile...
Ma anche Riccardo ci mette del suo: dopo l'accordo terribile che Verdi prevede all'annuncio di morte per mano di un amico (sulle note profonde delle parole “Quale orror”) con un effetto davvero illuminante Mr. Richard ridacchia pure lui... Evidentemente ha cantato così tante volte 'sta musica da non rendersi nemmeno più conto che il pubblico DEVE sentire lo smorzarsi di quella nota del destino che si compie sotto le parole “Quale orrore”.
Sì: l'orrore è aver ammazzato uno degli effetti più belli e teatrali di Verdi in quest'opera.
Tutto finisce a tarallucci e vino, e festeggia anche Ulrica-l'entreneuse-maitresse che passeggia (un verbo davvero indicativo del suo lavoro) su è giù per la scena. Applausi. Subito subito si attacca col secondo quadro... cambio di scena. No, mi sono sbagliato ancora: la scena non c'è...
Ecco l'orrido campo. Lumini cimiteriali accesi per il palcoscenico, in semicerchio (così almeno appare dalla platea). Festa del Cimitero a Boston. In attesa della processione tra le tombe col parroco, la luce rossa degli atti precedenti si colora di verde acqua, una curiosa interpretazione della luna americana: l'alba è rossa e la luna è verde! Dovrebbe essere il campo dove l'illuminato Riccardo manda a morte gli oppositori politici. Lì – secondo l'entreneuse di prima – nasce un'erba (e che erba!!!) che dovrebbe dare l'oblio dalle pene d'amore. La narcotici USA indaga. E indaghi pure il nostro sindaco: non è che dopo il furto del rame al nostro cimitero, ora si induce anche la furto dei lumini? Sappiamo in questo caso chi è stato il mandante...
Dopo una buona prova del soprano France Dariz (che nel cercare per terra un'erba – che non c'è – si dà da fare per pulire un po' il palcoscenico con la mano nuda) ecco che appare Riccardo. È notte e lui voleva andare a letto: la voce è ancora più stanca di quando si era alzato la mattina. Scattante come un gatto di marmo, il duetto (bellissimo in Verdi, sfinito in questa serata) si conclude all'arrivo di Renato che ha saputo dell'insonnia del suo capo.
Urca urca! Chi è 'sta donna così straordinariamente mimetizzata da non riconoscerne nemmeno la voce? A viso scoperto (il velo rimane ben saldo sopra la cofana dei capelli) Amelia si intrattiene coi due, confidando – per farla franca – solo sugli effetti di luce della luna verde. Andato via Riccardo, ecco i congiurati Tom e Samuel ancora vestiti da maschera. “Chi sei?” - “Sono Renato!” - “Ma il Conte?” - “Non è qui!” - “E chi è questa dama?” – “Non la toccate!” – “Uèla! Dài, Non fare il pistola... “ - “No!”...
Ed ecco che Amelia si toglie il velo-cappello e tutto si scopre. Furia, nervosismo, corna a go-go. E mentre tutto ironizzano sui gusti erotici di Renato e Amelia, il lacché del capo dà appuntamento al Gatto e alla Volpe per il giorno dopo a casa sua per un tè con biscotti col morto.
Finalmente la pausa.
Atto terzo primo quadro:Ma che meraviglia la casa di Renato! Molto, ma molto più bella del Palazzo di Riccardo!!!
Qui l'unica sedia di prima diventa un divanetto due-posti sempre preso dalla saletta del ridotto del Teatro! E che fiori stupendi un scena! Sei o sette rami secchi arricciati, piantati dentro un portaombrelli rettangolare dell'Ikea!
Ah, caro Verdi!... L'Ikea...
Battibecco familiare tra i due, con chiare minacce di morte per la donna: qui urge la legge femminicidio! Ma poi Renato si pente: lei non c'entra nulla, è “lui” il porco, l'ex-amico! Facciamolo fuori... Ma occorre un buon complice, meglio se due. Ed ecco i due becchini mascherati, Samuel e Tom: “Lo ammazzi tu o io?” - “No io...” - “No io...” - “No io...”.
E dopo un po' di capricci si decide di strappare un foglio dall'agendina Smemoranda [il giornale che Renato aveva buttato a terra poco prima quando si era accorto che era vecchio] che Renato si ritrova tra le mani, di farne di questo tre pezzetti, di scrivere con una penna - che è saltata fuori dal nulla – i tre nomi e di metterli i tre in una ciotola (“urna” chiede Verdi): solo che la ciotola NON C'E'. Non ci resta che usare l'ombrelliera Ikea. Io sono sicuro (o forse no...) di averci buttato, tempo fa, un chewing gum prima di un appuntamento con Tina: uno prima fa il controllo alito, si accorge che la fiatella polverizzerebbe anche lo Space Shuttle e si dà da fare con la cicca alla menta. Poi, ovviamente, poiché mi hanno insegnato che non si parla con questa roba in bocca, oplà, dentro il portaombrelli...
Sì, mi pare fosse proprio quello...
Sul più bello dell'estrazione del Lotto, entra Amelia che annuncia l'arrivo di Oscar. “Mo' stai qui (dice Renato alla moglie) e pesca un foglietto”. Amelia pesca [con una certa difficoltà, visto la profondità dell'urna] la cicca attaccata ad un foglietto ed ecco il nome: “Renato”. Mannaggia porca!
Entra Oscar e racconta della festa, alla quale tutti sono inviati!
Tutti ci andranno, anche per farla pagare al Conte...
Atto terzo seconda parte: Il Conte si è appena alzato (ma quanto dorme?) e già pensa a divertirsi. Ma il sipario non si alza... Sta lì, ben chiuso a preparare la sorpresa per il pubblico. Riccardo pensa alla festa, al fatto che ritroverà lì Amelia, che le darà il congedo, con tutta la sua famiglia... solo che lo deve firmare 'sto benedettissimo congedo... Ora: qui non si trova una sedia, non si trova un tavolo, non si trova un accidente di niente (a parte la mia cicca), ed ecco che il conte, sempre con l'agendina Smemoranda di prima – che evidentemente se la passano tutti, come Ulrica – strappa un altro foglio e lo firma sulla parete del proscenio!!!
Nemmeno in Miseria e nobiltà, celebre film di Mario Mattioli, con uno straordinario Totò e una giovanissima Sophia Loren, si è rasentato il ridicolo in questo modo!
Almeno là si rideva, qui si inizia a piangere dalla rabbia...
Ecco la festa: palchetto per il coro dell'Atto I, solo che stavolta i coristi hanno una veletta in testa (cribbio, che mascherata!) e si muovono come dei tarantolati: chi balla il fox-trot, chi il geghegè, chi il twist, chi invece pare vicino al sospirato cambio del catetere...
Gente che si struscia uno contro l'altro, e più che suggerire eccitazione, suggerisce il tipico grattarsi degli orsi contro gli alberi di Yellowstone (tipo Yoghi e Bubu, insomma...).
Renato ha addosso uno straccetto passatogli dalla moglie (e del quale pare si vergogni) e incontra i due mascherati fin dall'inizio dell'opera. Oscar racconta poi che il Conte è lì alla festa (ma come, non era a letto a dormire come fa sempre?). Il Conte è irriconoscibile, esattamente come quando era vestito da pescatore. Infatti quasi tutti lo salutano: “Ma come sta? Riposato bene? Bella festa...”.
Amelia lo riconosce subito e gli dice di scappare. Lui dice che non scappa, perché ha troppo sonno.
Ne approfitta Renato che lo pugnala, in compagnia del Gatto e della Volpe. Sangue a litri sulla camicia di Riccardo. Parla parla, ma quanto parla da moribondo 'sto Conte? Finalmente trapassa, invocando il perdono su tutti.... Basta: ho riso fin troppo. Anzi sono inferocitissimo! E' ora di indignarsi.
Io non fischio mai agli spettacoli indegni come questo, al massimo non applaudo!

Jansons, Dariz e Santucci sono stati gli unici degni del mio applauso, l'orchestra pure, il M° Taddia alla fine ha fatto meglio di Schettino, almeno la nave non è affondata (nel senso che la recita è stata portata a termine) il resto è da recita parrocchiale...
No. Le parrocchie fanno di meglio, di molto meglio.
Possibile che Vigevano abbia dovuto subire questo scempio orrendo?
Possibile che noi dobbiamo accettare queste cose senza nulla eccepire?
Possibile che l'organizzazione abbia MASSACRATO in modo irreparabile la serata del 140° anniversario del Cagnoni? Ma non è possibile protestare questo miserrimo esito? Chiedo quindi al sindaco e alla Fondazione di prendere nota di questo autentico inconcepibile affronto alla città e all'intelligenza dei Vigevanesi, siano essi appassionati o meno di musica, e di porre rimedio per l'anno venturo!
[Commento ricevuto da un esperto di musica vigevanese dopo la visione del Ballo in Maschera]

COMMENTI e RECENSIONI by Mari Sa.
Mi piacerebbe sapere come è stata giudicata l'opera di venerdì se sono solo io a cui non è piaciuta o se è opinione generale.La lap-dance del coro poi era veramente una chicca .Mi chiedo se c'era bisogno di andarli a prendere così lontano questi .Al bisogno c'era il mio cagnolino cantava e recitava meglio e costava decisamente meno. Abbracci Mari Sa.

COMMENTI e RECENSIONI by G. Bi.
Sono rimasta scioccata dalla serata, dalla regia, dal pessimo canto. Dio ce ne scampi di perdere altro sonno!!! Non ho parole!!!

COMMENTI e RECENSIONI by CONCERTODAUTUNNO
Anche i 140 anni dalla inaugurazione del nostro Teatro Antonio Cagnoni sono passati alla storia, ora ci si può concedere di rientrare nella routine in attesa del 150esimo del 2023. Lo scorso venerdì 11 ottobre 2013 il teatro è stato gremito di pubblico per il settimo en plein in sette anni che testimonia senza ombra di dubbio l'interesse del pubblico vigevanese per la lirica, opera o concerto che sia, ricordiamo che anche le "verdiadi" del 3 ottobre hanno riscosso analogo successo di pubblico (di pubblico!!).
L'unica pecca è la gratuità della iniziativa che purtroppo fa si che gli invitati, blocchino dei posti e poi non si presentino allo spettacolo sottraendo a chi avrebbe voluto la possibilità di assistervi e creando dei buchi in platea, cosa che si poteva evitare riportando in biglietteria qui biglietti che non si intendevano usare. 
Quanto poi siano state ripagate le attese, invece non è certo, lo spettacolo prometteva  molto ma le promesse non sono state mantenute. Questo "Ballo in maschera" di Giuseppe Verdi purtroppo è rimasto tutto nelle aspettative e un nulla nella realizzazione. 
Non è giustificabile il blocco delle scene a Cipro, dove avevano per altro fatto "Elisir" e non dunque Ballo, per giustificare la messa in scene del regista Carlo Saletti che non è riuscito (nonostante i giorni di prova) a mettere in piedi uno spettacolo funzionale ed ha messo sul palcoscenico del nostro teatro gli stessi arredi del ridotto che abbiamo più volte utilizzato quando gli spettacoli si allestivano in un ... solo pomeriggio.
L'annunciato "coro greco" dei primi due atti o il "coinvolgimento del coro" nell'ultimo che aveva annunciato il regista non hanno funzionato. (Non so quanti abbiano notato il cambio d'abito, dalla camicia nera alla camicia bianca). La staticità non era statuaria, e la "pseudo discoteca da festa per la terza età" del finale non corrispondevano certo alle idee che il regista, subentrato alla americana prevista in prima istanza,  aveva esposto in preparazione dell'opera. 

Troppo tempo dedicato alla regia e poco alle prove musicali si è fatto sentire. 
Il cast metteva vicini Ignacio Encinas, che da artista collaudato quale è, si è mosso come ben sa fare, visto la sua abituale frequentazione di questo ruolo, cercando di risolvere anche le molte difficoltà che vi sono nel suo ruolo, mentre i suoi colleghi si sono distinti nettamente tra chi ha dato una resa, se non ottima, addirittura eccelsa come lo splendido Oscar di Paola Santucci o la sontuosa Ulrica di Maria Zaccaria; mentre l'Amelia di France Dariz ha condotto in modo egregio la sua voce nella zona acuta, senza una minima incrinatura, ma nei piani veniva purtroppo coperta dalla orchestra condotta da Massimo Alessio Taddia. Acerbo sia vocalmente che scenicamente il Renato di Valdis Jansons, un personaggio che deve essere affrontato quando il cantante ha già maturato una buona esperienza che invece il giovane artista non possiede ancora, oltre tutto il poveretto ha sofferto anche di un costume che lo ha reso particolarmente ridicolo ed impacciato.
Molti applausi, anche fuori luogo, ma anche molte critiche dagli appassionati che, anche se "a caval donato non si guarda in bocca", si aspettavano molto di più, visto il livello dei gala delle precedenti edizioni ed anche la buona Butterfly dello scorso anno.
Tra l'altro lo spettacolo "acquistato" dalla nostra Amministrazione non è stato quello che era stato concordato, nessun cast preventivo, doppio cambio della regia, abbandono della rappresentazione scenica, aumento dei costi con la richiesta apertura della buca per "soli" trenta orchestrali. [Ricordiamo che 33 orchestrali erano presenti per Cavalleria rusticana del 2010 e ci sono stati benissimo in platea senza dover aprire la buca].
Certo che per proseguire su questa strada l'Amministrazione Comunale e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, che sostiene economicamente l'iniziativa, devono decidere come agire nel futuro, o proseguire passando ad un livello professionale, e l'unico possibile sarebbe la collaborazione con As.Li.Co. Circuito Lirico Lombardo o Pocket Opera, oppure tornare al risparmio e auto produrre gli allestimenti che in passato sono stati dignitosi ed hanno portato sul nostro palcoscenico grandi cantanti di solida carriera o giovani che hanno già confermato la loro capacità calcando poi i più importanti palcoscenici italiani.


1 commento:

  1. Brutto allestimento in generale,si vede che c'erano pochi soldi e sono stati spesi male..Encinas é un grande tenore...ma comincia ad avere i suoi anni, la Dariz (ottima voce) ha commesso un paio di errori su certi attacchi che sono sintomi di uno scarso studio...mentre ho rovato impresemtabili i 2 samuel e tom, sia vocalmente che scneicamente, si ..davvero impresentabili anche solo come coristi.
    Sopra il livello generale sottolinerei l'ottima Ulrica, una voce davvero importante con tante possibilitâ di carriera molto piu ambiziose rispetto ad una produzione del genere.
    Buona voce nonostante la giovane etá anche per il corista che ha ricoperto il ruolo di Silvano che cono una discreta presenza scenica ha dimostrato di essere l'unico vero baritono adatto al ruolo sul palcoscenico, aDifferenza del sig. Jansons che non può assolutamente reputarsi un baritono verdiano vista la pochezza vocle da lui mostrata nonostante una buona tecnica.
    Deludente nel complesso ma credo che la colpa minore sia del regista che si è dovuto aggiustare a lavorare col poco materiale ( in particolare scenografico) che aveva..certo..forse era meglio risparmiare sulle pedane e dare un vestito dignitoso a tutti.

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