Il Signor Bruschino di Gioacchino Rossini

LUNEDI' 22 GIUGNO 2009 ore 21.00
Sala Verdi Conservatorio di Milano
Prova generale aperta: domenica 21 giugno, ore 21.00
GIOACHINO ROSSINI
Il Signor Bruschino
Farsa giocosa per musica in un atto
Libretto di Giuseppe Foppa
Nuovo allestimento a cura del LABORATORIO OPERASTUDIO del Conservatorio di Musica "G. Verdi" di Milano
Docenti: Daniele Agiman, Demetrio Colaci, Laura Cosso, Umberto Finazzi
Personaggi ed interpreti (in ordine alfabetico)
Gaudenzio, tutore di Sofia Kim JooTaek/ Yun Hyuck Jin
Sofia Ira Iosebidze/Yuko Sakaguchi
Bruschino padre Juan José Micheletti/Andrea Tabili
Florville Matteo Falcier
Filiberto, locandiere Daniele Piscopo
Marianna, cameriera Mayuko Sakurai/Rosy Svazlian
Un commissario di polizia Luca Lee Deun
Bruschino figlio Luca Lee Deun
Altri partecipanti al Laboratorio e alla produzione Dorela Cela, Irene Ripa, Bianca Tognocchi, Martina Zambelli
Direttore d'orchestra Damiano Carissoni/Margherita Colombo
Regia Laura Cosso
Supervisione musicale Daniele Agiman, Demetrio Colaci, Umberto Finazzi
Scene, costumi, disegno luci Claudio Cinelli
Maestro collaboratore Marco Borroni
ORCHESTRA UECO
Costumi gentilmente offerti in prestito dal Teatro Regio di Torino
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili
Puoi vedere le foto della generale a questo indirizzo.
Il Signor Bruschino di Gioacchino Rossini, è considerato il capolavoro delle cinque farse scritte da Gioachino Rossini per il teatro San Moisè di Venezia. Celeberrima è la Sinfonia che destò molto scalpore all'epoca per il battito degli archetti sui leggii da parte degli orchestrali.

La trama. Florville apprende che il tutore dell'amata Sofia, Gaudenzio, la vuole sposare a un certo Bruschino, il quale è però prigioniero nella locanda di Filiberto perché debitore di una grossa somma. Non esita allora a presentarsi a Gaudenzio nei panni di Bruschino. La comparsa di Bruschino padre, complica non poco le cose, ma infine tutto si risolve per il meglio: Gaudenzio perdona la burla, Sofia sposa Florville.

L'opera, che il librettista Giuseppe Foppa trasse dalla commedia Le Fils par hasard ou Ruse et folie(1809) di Alisan de Chazet e E. T. M. Ourry, presenta una gestazione e una storia di scena dpiuttosto singolare: rappresentata il 27 gennaio 1813, in uno spettacolo che comprendeva anche un'altra farsa di Giuseppe Foppa, "Matilde", con musiche di Carlo Coccia, l'opera fu un fiasco la prima sera, così da costringere l'impresario Antonio Cera a sostituire sin dal 30 gennaio le repliche previste del Bruschino con il Ser Marcantonio di Anelli e Pavesi, che continuava a ottenere un discreto successo.
Attorno alla prima rappresentazione del
Signor Bruschino è pertanto nata forse la più incredibile congerie di aneddoti e mistificazioni dell'intera biografia rossiniana. Non è facile ricostruire per via documentaria l'intera vicenda: del resto solo negli ultimi anni si è potuti risalire alla data esatta di quella prima e unica rappresentazione; tanto che sono aperte varie congetture sui motivi di un esito apparentemente così disastroso.

Antonio Zanolini, biografo rossiniano fra i più accreditati, racconta: "Chiamato di nuovo a Venezia dall'impresario Cera, Rossini, mentre stava attendendo il libretto di un'opera buffa, venne a trattato coll'impresario della Fenice [per la composizione di Tancredi: Cera il seppe e forte se ne sdegnò, né riuscendogli disfare quella pratica, pensò una strana vendetta per involvere in una rovina l'opera e la riputazione del compositore: fece arrivare un libretto tanto esecrabile da non potersi mettere in musica, ne dagli spettatori tollerare. Ma Cera aveva a fare con Rossini, il quale, esaminato il libretto denominato Il Signor Bruschino, ossia Il figlio per azzardo e conosciuta l'intenzione dell'impresario, gli disse che collo spartito acconcerebbe il libretto per modo che a petto della musica sembrerebbe oro".
Da qui, altri studiosi come Azevedo sono arrivati alla
conclusione che la partitura realizzata fosse la risposta all'offesa ricevuta; ma gli oltraggi al senso estetico corrente di cui Rossini avrebbe infarcito la sua musica possono al massimo ravvisarsi in due punti, con esiti bizzarri ma tutt'altro che insoliti in una farsa giocosa: i famosi colpi di archetto indirizzati sui coperchi di latta dai violini secondi durante la Sinfonia, e la buffonesca ripetizione delle sillabe richiesta a Bruschino figlio: "Padre mio! sono pentito, -tito-tito, -tito-tito...".
Ciò che tanto diverte il pubblico odierno doveva dunque risultare così scandaloso per quello dell'epoca? Sembrerebbe di sì a leggere quanto ne scriveva il cronista del 'Giornale dipartimentale dell'Adriatico': «Diremo soltanto ch'è incomprensibile come un Maestro s'immagini in una sterilissima Sinfonia (...) d'innestar la battuta delle pianelle de' lumi dell'orchestra, basso avvilimento, cui rifiutaronsi la prima sera i valentissimi Professori che la compongono».
Va detto che l'opera, proprio in virtù delle sue qualità suscitò l'ammirazione di Offenbach, tanto da impegnarlo nella rielaborazione di testo e musica per un allestimento parigino. A dispetto della sua pessima fortuna, infatti, proprio la musica rivela una fattura estremamente accurata: funziona come una perfetta macchina teatrale. La condotta vocale e la strumentazione di arie e insiemi è di grande maestria compositiva: si pensi alla cavatina di Gaudenzio ("Nel teatro del gran mondo"), o al terzetto ("Per un figlio già pentito"), o al finale, con il gioco onomatopeico della ripetizione delle ultime sillabe «son pentito, -tito, -tito», o ancora all'aria di Sofia ("Ah donate il caro sposo"), impreziosita dall'uso del corno inglese in funzione concertante.

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