2019_01_11 Alexandre Tharaud nel segno di Haydn e Mozart a laVerdi

Venerdì 11 gennaio 2019_01_11, ore 20.00
Domenica 13 gennaio 2019_01_13, ore 16.00
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler
Stagione Sinfonica 2018/19
Classicismo austriaco
Alexandre Tharaud nel segno di Haydn e Mozart
e alla riscoperta di Schmidt con Flor
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Pianoforte Alexandre Tharaud
Direttore Claus Peter Flor 
Programma:
Franz Joseph Haydn 
Concerto per pianoforte n. 11 in Re maggiore Hob. XVIII
Wolfgang Amadeus Mozart 
Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 in Do maggiore K 467
Franz Schmidt 
Sinfonia n. 4 in Do maggiore 
Alexandre Tharaud torna a laVerdi nel segno di Haydn e Mozart per eseguire due concerti per pianoforte e orchestra tanto celebri quanto amati per la loro freschezza, luminosità e misura. Si comincia con Franz Joseph Haydn (1732 - 1809) e l’ultimo dei concerti per tastiera e orchestra da lui composto, che è anche il più conosciuto ed eseguito: il Concerto per pianoforte e orchestra n.11 in Re magg. HobXVIII, cui farà seguito un altro capolavoro della classicità asburgica, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 in Do maggiore K 467 del suo grande amico Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791), composto in un periodo di in cui godeva di grande popolarità e prestigio presso la corte austriaca. Un forte legame di reciproca ammirazione vissuta senza ostilità ed invidia univa infatti i due compositori nonostante la differenza di età (Haydn aveva 28 anni quando nacque Mozart).
A interpretare questi due capolavori assoluti è stato chiamato un nome di grande prestigio internazionale, il pianista francese Alexandre Tharaud, che è già stato ospite de laVerdi nel concerto di apertura della stagione 2017 al Teatro alla Scala, con Ravel.
Ma non è tutto. L’Orchestra Verdi, diretta dal suo direttore musicale, il Maestro Claus Peter Flor, proporrà al pubblico dell’Auditorium anche la Sinfonia n.4 in Do maggiore di un altro austriaco, Franz Schmidt (1874 -1939). Sarà l’occasione non solo per riscoprire uno dei più significativi compositori austriaci tra Ottocento e Novecento, a lungo dimenticato dalla storia, ma anche di ascoltare la sua ultima sinfonia, che egli stesso definì “la più vera e la più profonda” tra le sue composizioni. 

Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org  www.vivaticket.it. 

Programma
Franz Joseph Haydn (1732 – 1809) Concerto per pianoforte n. 11 in Re maggiore Hob. XVIII
Il Concerto per fortepiano o clavicembalo e orchestra n.11 in Re magg. HobXVIII, composto nel 1782, fu l'ultimo dei concerti composti da Haydn per strumento a tastiera ed è certamente il più conosciuto ed eseguito tra i suoi Concerti. Concepito presumibilmente pensando al mercato degli ottimi dilettanti dell'epoca piuttosto che a quello dei pianisti professionisti, il Concerto in re maggiore, che gode da sempre di una meritata popolarità, si presenta molto più semplice, sia a livello strutturale sia a livello squisitamente tecnico, rispetto ai  contemporanei lavori di Mozart. Nella prima metà del Settecento la musica strumentale era cresciuta progressivamente di importanza dando più rilievo a generi come la sinfonia, il concerto e il quartetto per archi legati anche all’aumento di musicisti dilettanti e all’avvio dei concerti pubblici a pagamento. La seconda metà del Settecento, durante la quale si svolgono la vita e l'attività creativa di Franz Joseph Haydn e di Wolfgang Amadeus Mozart, vede anche la graduale ma inesorabile affermazione del forte-piano sul clavicembalo. Haydn, non solo non era un virtuoso della tastiera, ma molte delle sue composizioni nascevano fondamentalmente per il clavicembalo. Quello nei confronti del fortepiano fu per il compositore austriaco un tardivo ma sincero interesse. Haydn acquistò il suo primo fortepiano, costruito da Johann Wenzel Schanz, solamente alla fine del 1788, ed è solo da questo momento (quando ormai aveva licenziato il suo ultimo Concerto da circa sei anni) che lo strumento inizierà a influenzare in modo davvero evidente la sua scrittura tastieristica che in alcuni casi presenterà nuove e interessanti soluzioni, soprattutto nell'uso del pedale di risonanza. In ogni caso, pur essendo un eccellente strumentista, Haydn, a differenza di Mozart, che incarna alla perfezione il ruolo di compositore-virtuoso della tastiera, non ha mai praticato un'attività pubblica di clavicembalista  o di pianista.  Anche nella produzione di concerti per pianoforte e orchestra la produzione di Mozart è stata nettamente superiore a quella di Haydn.

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Concerto per pianoforte n.21 in do magg. K 467 
Nel 1785, anno in cui fu composto ed eseguito a Vienna il Concerto in do maggiore K. 467, Mozart viveva un momento di grande popolarità dopo il successo del Ratto al Serraglio ed era intimo dell'ambiente di corte e in relazioni di fraterna amicizia con il grande Joseph Haydn - cui aveva in quel periodo dedicato anche una serie di Quartetti. Una strada che lo aveva portato al centro della vita musicale viennese facendolo diventare - anche se per poco tempo - un musicista alla moda. E' in questo contesto che egli decise allora di organizzare di propria iniziativa una serie di concerti per sottoscrizione che avrebbero dovuto insieme rafforzare la sua fama ed il suo benessere.  Il padre Leopoldo, recatosi a Vienna proprio in occasione della prima esecuzione di questo Concerto in do maggiore scrive alla figlia Nannerl “Tuo fratello ha incassato 559 fiorini e cioè assai di più di quanto immaginassimo poiché ha ancora 150 abbonati - ognuno dei quali paga una sterlina - per altri sei concerti alla «Mehlgrube… Ha poi suonato moltissime altre volte in teatro per pura cortesia. Finissero soltanto questi concerti! Non posso descriverti le seccature, le agitazioni…” Pur essendo riservata al virtuosismo del pianista una parte preminente, in questo concerto un ruolo predominante lo ha anche l'orchestra, che si muove con indipendenza. Se infatti nella parti pianistiche Mozart fa sfoggio della sua originalissima tecnica, si è preoccupato di dare all'orchestra lo stesso grado di interesse timbrico e musicale. 
Franz Schmidt (1874 -1939)  Sinfonia n.4 in Do maggiore
Il compositore austro-ungarico Franz Schmidt, nato a Pressburg (l’attuale Bratislava) nel 1874 e morto nel febbraio del 1939 a Perchtoldsdorf, nei pressi di Vienna era caduto nel dimenticatoio della storia dopo la fine della Seconda guerra mondiale.  La sua quarta sinfonia (che fu anche l’ultima da lui composta, tra il 1932 e il 1933), fu eseguita per la prima volta a Vienna l’anno successivo dal dedicatario della composizione, il leggendario direttore austriaco Oswald Kabasta, sommo interprete bruckneriano e fraterno sodale dello stesso compositore austro-ungarico. Kabasta fu anche vittima di un tragico destino; dopo la fine della guerra, fu sottoposto a processo, con l’obbligo di non fare più musica e di deporre per sempre la bacchetta direttoriale, in quanto tacciato di collaborazionismo con il regime hitleriano. Sopraffatto dagli eventi e in preda allo sconforto, il 6 febbraio 1946 Kabasta e la moglie si tolsero la vita all’interno di una chiesa di Kufstein, in Austria. Lo stesso Schmidt è stato tacciato di collaborazionismo con il regime di Hitler da alcuni addetti ai lavori dell’epoca, i quali affermarono che il compositore osservò compiaciuto l’annessione dell’Austria al Terzo Reich nel 1936, fino al punto di accettare, poco prima della sua morte, il progetto di composizione di una cantata dichiaratamente nazista, “Deutsche Auferstehung” (“Resurrezione germanica”). Schmidt  considerò fin da subito la quarta sinfonia come una delle sue opere fondamentali, al punto che, dopo la prima, trionfale esecuzione di Kabasta alla Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna, ebbe modo di affermare: «Non so se si tratti della mia più grande opera, ma è in ogni caso la più vera e la più profonda». Profondamente legata alla morte dell’adorata figlia Emma, deceduta nel dare alla luce il suo primogenito, la composizione tenta di dare una forma e un significato alla sua sofferenza. Suddivisa in quattro tempi, che si susseguono senza pausa, dando luogo a un lungo, mesto solipsismo orchestrale, questa sinfonia rappresenta un viaggio, un’esplorazione dei sentimenti di fronte all’inevitabilità della morte. 

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