2017_12_20 laVerdi per il classico Messia di Natale

Mercoledì 20 dicembre 2017, ore 20.30
Auditorium di Milano – largo Mahler 
Il Messiah di Händel,
grande classico di Natale
Ruben Jais dirige l’Ensemble laBarocca
nel capolavoro settecentesco
Deborah York (soprano),
Filippo Mineccia (contralto),
Cyril Auvity  (tenore),
Renato Dolcini (baritono).
Ensemble Vocale, diretto da Gianluca Capuano
laBarocca
Ruben Jais, direttore

Con il Natale, torna all’Auditorium di Milano il Messiah di Händel.   laBarocca, ensemble specialistico de laVerdi fondato e diretto dal milanese Ruben Jais, ritrova l’incontro musicale con quello che è ormai diventato un classico del suo repertorio. Il capolavoro del compositore tedesco naturalizzato inglese, presentato a Dublino nel 1741 (oratorio per soli, coro e orchestra), sarà proposto al pubblico più trasversale – come si addice a un capolavoro senza tempo qual è il Messiah – mercoledì 20 dicembre (ore 20.30), nella tradizionale cornice dell’Auditorium di Milano in largo Mahler: un augurio speciale ed emotivamente carico di significati per i milanesi e non solo.
Protagonista sul palco della “Casa de laVerdi”, insieme agli strumentisti de laBarocca, anche l’Ensemble Vocale, diretto da Gianluca Capuano, e un cast di solisti specialisti del genere: Deborah York (soprano), Filippo Mineccia (contralto), Cyril Auvity  (tenore), Renato Dolcini (baritono).
(Biglietti: euro 25,00/17,50; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org  www.vivaticket.it).

“LaBarocca – spiega il direttore Ruben Jais – ha ormai acquisito uno status che la pone tra gli ensemble specialistici di riferimento nel repertorio della musica sei-settecentesca. Il Messiah è un appuntamento tradizionale: noi lo proponiamo a Natale anche se nell’opera di Händel, strutturata in tre parti, solo la prima è dedicata alla nascita di Gesù; la seconda al periodo quaresimale fino alla Resurrezione e al celeberrimo Alleluja, brano che tutti che conoscono; la terza parte invece è dedicata al giudizio universale.
“È una di quelle partiture che ogni volta danno la capacità al direttore di studiare nuove soluzioni timbriche, nuove soluzioni dinamiche, nuove soluzioni di equilibri e di fraseggi; partiture di una tale ricchezza che, anche cambiando il cast dei solisti, offrono sempre tante possibilità. Insomma: non ci stanca mai di studiarla e di dirigerla”.

Programma
Allorché Händel (Halle, 1685 – Londra, 1759) compose il Messiah (1741), la sua popolarità aveva già raggiunto il vertice di una fama quasi senza confronti. Eppure Händel veniva da un ennesimo momento difficile, dopo la grave paralisi che lo aveva colpito nel 1737, costringendolo a un lungo periodo di riposo forzato. Artisticamente, una svolta altrettanto difficile si era avuta dopo la chiusura della Royal Academy of Music – il centro della vita teatrale londinese – che lo aveva costretto a tralasciare la strada per lui fortunatissima del melodramma e a rivolgersi verso quella meno spedita dell'oratorio. In questo campo, musicalmente assai più prossimo all'altro di quanto non si creda, Händel inquadrò il nuovo corso rappresentato dall'oratorio in lingua inglese, fondendo le diverse tradizioni in magistrale unità d'intenti: sul piano dei contenuti, tese a spiritualizzare e a elevare l'oratorio oltre le barriere e le divisioni di determinate aree religiose nazionali; su quello delle forme, mirò a ottenere una concentrazione musicale più severa ed equilibrata, con un affinamento dei mezzi espressivi che si riverberò sulla struttura e sulle simmetrie della composizione: articolando un processo costruttivo di luminosa evidenza plastica. Anche nel Messiah – l'opera che segnando il primo ritorno all'attività creativa dopo una lunga malattia suggella da par suo l'epoca più splendida di questo genere – Händel rinuncia al narratore e a personaggi individuati, ma dispone l'arco architettonico in modo tale che l'impiego delle quattro voci soliste (soprano, contralto, tenore e basso) conferisca alla composizione
un profondo pathos evocativo e una varietà di accenti considerevole in alternanza o in connessione con l'eloquenza vertiginosa dei cori.
Il Messiah si articola in tre vaste parti che svolgono versetti da Isaia (in larghissima misura), da Aggeo, Malachia e Zaccaria, dal libro dei Salmi, di Giobbe, dalle Lamentazioni, dall'Apocalisse, dalle Epistole di San Paolo (agli Ebrei, ai Romani, ai Corinti: la prima ai Corinti è ampiamente presente nell'ultima parte), e infine dagli evangelisti Matteo, Giovanni e soprattutto Luca.

Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi www.laverdi.org

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