Fine del ciclo delle nove sinfonie di Beethoven
Tocca alla nona sinfonia
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Claus Peter Flor
Mercoledì
19 luglio 2017, ore 20.30
Auditorium
di Milano - largo Mahler
Beethoven Sinfonia n. 9 in Re minore op. 125
Soprano Ilse Eerens
Contralto Sonia Prina
Tenore Moritz Kallenberg
Baritono Daniele Caputo
Orchestra
Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Coro
Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Maestro
del Coro Erina Gambarini
Direttore
Claus Peter Flor
La
rassegna della Stagione estiva 2017 de laVerdi dedicata
all’esecuzione dell’integrale sinfonico di Ludwig van
Beethoven, si chiude trionfalmente con la Nona sinfonia e
l’universale Inno alla Gioia. Mercoledì 19 luglio (ore
20.30), all’Auditorium di Milano in largo Mahler,
l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta da
Claus Peter Flor, nuovo Direttore musicale de laVerdi,
e il Coro Sinfonico, guidato da Erina Gambarini, danno
appuntamento in data unica al pubblico milanese e agli ospiti
italiani e stranieri, che in questo periodo dell’anno affollano la
Città, con l’ultimo capolavoro sinfonico del Genio di Bonn,
eccezionalmente proposto anche in “versione estiva”, oltre alla
tradizionale esecuzione per Capodanno.
A
completare uno scenario d’impatto inimitabile - con circa 200
persone in scena tra musicisti e orchestrali - un parterre di
solisti di rango internazionale, formato da Ilse Eerens
(soprano), Sonia Prina (contralto), Moritz Kallenberg
(tenore), Daniele Caputo (baritono).
La
Nona sinfonia pone fine alla lotta titanica di Beethoven contro il
destino, per descrivere la meraviglia dell’universo. Lo sguardo,
prima rivolto alla natura umana, si pone ora al di sopra di ogni
realtà, pervenendo così alla rivelazione della verità ultima.
(Biglietti:
euro 25,00/15,00;
info
e prenotazioni:
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari
apertura: mar/dom, ore 10.00/19.00, tel. 02.83389401/2/3; on line:
www.laverdi.org
o www.vivaticket.it
).
La
Nona Sinfonia di Beethoven
Quando
la Nona fu eseguita per la prima volta a Vienna (al Teatro di
Porta Carinzia, il 7 maggio del 1824), la Capitale degli Asburgo
venne piacevolmente coinvolta in un appuntamento di cui si era persa
da tempo la consuetudine. In effetti, Ludwig van Beethoven non
regalava ai viennesi una nuova sinfonia da tempo immemorabile.
L’ultimo lavoro di questo genere uscito dalla sua penna era stato
messo in cartellone ormai una decina d’anni prima - esattamente il
27 febbraio 1814 - quando l’Ottava aveva ottenuto un buon
consenso di pubblico e qualche segno d’incomprensione da parte
della critica.
La
parziale incomprensione dell’Ottava non aveva certo impedito
a Beethoven di progettare nuove sinfonie, anche se il compositore
parve dedicarsi, per gli anni a seguire, con maggiore dedizione alla
cameristica, e in particolare all’amato pianoforte, consegnando
alla storia senza sosta una serie impressionante di capolavori.
Ma
certamente l’estrema sinfonia beethoveniana appare come
apportatrice di un’urgenza espressiva capace di trasferirsi in
musica con una forza inaudita. Attraverso l’uso del coro, infatti,
la partitura può trasmettere con maggiore energia un concetto
filosofico, un “programma” che diviene evidente e definitivamente
riconoscibile nell’Inno alla Gioia, testo amatissimo che il
compositore tedesco aveva progettato di mettere in musica verso per
verso addirittura dal 1793. E così, alla “prima” viennese,
accompagnata da un successo enorme, il pubblico comprese appieno la
portata del messaggio di Beethoven, di quell’uomo burbero e
scontroso che senza arrendersi alle avversità aveva concepito in
musica la rappresentazione di una tensione illuministica finalizzata
al raggiungimento della felicità universale, condizione perseguibile
nell’esaltazione della fratellanza e nel sincero convincimento
della presenza di una Bontà Celeste, di un Essere Supremo che dal
caos primordiale fonda un ordine morale a cui ogni uomo è chiamato a
contribuire, esercitando la virtù. Da quel 7 maggio del 1824 la
Nona, pubblicata nel 1826 da Schott e dedicata A Sua Maestà
il Re di Prussia Federico Guglielmo III, non smetterà più di
circolare, di essere eseguita e di continuare a commuoverci,
simboleggiando con forza il testamento spirituale e la forza morale
di un uomo con pochi termini di paragone nell’intera storia della
nostra cultura.
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