AGORALIRICA 2011-2012
Giovedì 23 febbraio 2012 ore 20.30
Gaetano Donizetti
Le convenienze e inconvenienze teatrali
Teatro Nuovo di Napoli il 21 novembre 1827
Jessica Pratt, soprano | Corilla Scortichini, prima donna |
Simon Bailey, baritono | Procolo Cornacchia, marito di Corilla |
Christian Senn, baritono | Biscroma Strappaviscere, compositore |
Vincenzo Taormina, baritono | Mamma Agata, madre di Luigia |
Aurora Tirotta | Luigia Scannagalli, seconda donna |
Leonardo Cortellazzi, tenore | Guglielmo Antolstoinoloff, tenore tedesco |
Asude Karayavuz | Pipetto Dorotea Frescopane, primo musico |
Chae Jun Lim | Prospero Salsapariglia, impresario e droghiere |
| L'ispettore del teatro |
Jong Min Park | Attore Uomini addetti al teatro |
Eugeniy Stanimorov | Attore Uomini addetti al teatro |
Riccardo Massi | Attore Uomini addetti al teatro |
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Orchestra, Solisti e Coro dell'Accademia del Teatro alla Scala
Direttore d'orchestra Marco Guidarini
Scene Leila Fteita
Costumi Elizabetta Gabbioneta
Maestro del coro Alfonso Caiani
Regia Antonio Albanese
Che mestiere difficile fare l'impresario!!!
Le convenienze ed inconvenienze teatrali è un'opera su libretto di Domenico Gilardoni. L'opera, denominata "farsa in un atto", debuttò al Teatro Nuovo di Napoli il 21 novembre 1827, ottenendo un buon successo, anche se oggi è rappresentata raramente. È stata riproposta ai giorni nostri anche col titolo "Viva la mamma": nella versione con questo titolo si ricordano soprattutto le interpretazioni di Montserrat Caballé (Corilla) e Juan Pons (Mamma Agata). La simpatia dell'opera è dovuta alle frequenti parti in dialetto napoletano, (poi italianizzato dallo stesso Donizetti in una versione successiva) e al singolare personaggio di Mamma Agata, cantante maschile (baritono) che recita un ruolo en travesti.
Ci troviamo di fronte ad un bellissimo divertissment, un gala della lirica all'interno della esile trame dell'opera che permette a Donizetti di fare ascoltare citazioni, ironiche variazioni e arie vere e proprie tratte da propri lavori o di altri grandi compositori.
Ascolteremo così la versione "buffa" di "Assisa al piè di un salice" aria di Desdemona dall'Otello di G.Rossini che diventa "Assisa al piè di un sacco"; l'aria del principe Tamino da "Il flauto magico" di W.A.Mozart cantata ovviamente dal tenore "tedesco"; un'aria da "Aureliano in Palmira" di G.Rossini (l'opera che ha la stessa sinfonia del famoso Barbiere); un'altra dalla Fausta di G.Donizetti.
E ancora marce funebri e una altrettanto ironica marcia trionfale.
Atto primo
La scena si apre in un teatrino d'opera, dove sia stanno organizzando le prove di un'opera seria. "Ma che si prova ?? La sortita dell'Ersilia che smarrita, sbigottita, poveretta, fa pietà" cavatina di Corilla. La prima donna, Corilla, prova la sua aria, assistita dal marito Procolo, mentre gli altri si lamentano tra di loro perché ognuno pensa di non avere avuto abbastanza rilevanza., l'uno vuole l'aria con la "trompette", l'altro il "rondò". Il compositore Biscroma pensa alla bellezza delle note che comporrà "Alle note mie soavi tutti in estasi andranno" mentre il poeta Prospero Salsapariglia pensa ai suoi versi "Alle care mie parole tutti estatici saranno", mentre di tutt'altro parere sono i cantanti che pensano che musica e parole saranno "da far noia e sbadigliar". Il solito contrasto tra musiche e parole e anche una ventata di "spirito mitteleuropeo" che Donizetti sottolinea nelle parole della "primadonna" la quale esalta la musica d'oltralpe "Ed è vero, perché sono avvezzata al canto degli autori oltramontani, i quali dell'effetto e della novità, non mai satolli, in chiave mi ponean venti bemolli...". Il tenore tedesco Guglielmo, di cui nessuno capisce come si scriva il cognome, prova la sua cavatina "Ah! tu mi vuoihi? che brahami?" Le divergenze tra la prima donna che esige che il dramma s'intitoli anziché Romolo ed Ersilia, Ersilia e Mommolo, attirando le proteste di Pipetto Frescopane, il musico, e le ire della "seconda donna", Luigia, vengono interrotte dall'arrivo della mamma di Luigia, Agata, la quale pretende che la figlia e la prima donna facciano un duetto, per stabilire chi delle due reciterà. "Giusto a te voglio parlà! Hai pensato per Luigia? L'hai già scritto il rondò? Statte attento che se manchi la città rivolterò." Mamma Agata da ordini a tutti ed al maestro insegna come organizzare l'accompagnamento dell'orchestra "Il violino col zicchete, zicchete, accompagni il clarino e l'oboe col piripi, piripi, il violone coi frunchete, frunchete; poi va in terza col corno tutu .. " Quando ci si mette a leggere il cartellone non va bene nulla, l'ordine del titolo, la citazione dei personaggi. Le cantanti litigano sempre, Mamma Agata rivela che Corilla vendeva dolcetti prima di affrontare il teatro al che il marito Procolo rimane sconvolto e canta una bellissima aria "Noi pasticceri, noi?... Povera gente, si vede ben che non sapete niente."
Dopo le sfuriate di mamma Agata scappa mezza compagnia, ma l'ispettore, per non annullare l'opera, decide di far cantare Agata nella parte di Ersilia, "All'uso degli antichi: di quel che non avevan facevan senza!" ma Agata ha qualche problema tecnico nella lettura dello spartito "AGATA Dite, che son queste barchette? BISCROMA Son crome e semicrome."
Segue un terzetto "Per me non trovo calma" Guglielmo, Agata e Biscroma.
Arriva una lettera "Livorno 10 aprile, Luigia mia carissima al foglio tuo gentile risponde l'impresario .." nella quale si dice che la scrittura è confermata a Luigia purché si liberi della mamma. L'atto termina con un grande concertato "Se perdo la pazienza qui male finirà!" con tal baccano da richiamare i Soldati che prendono Agata e la mettono a forza in portantina; il Poeta dà il braccio a Corilla, il Maestro lo dà a Luigia e tutti escono.
Atto secondo
Un palcoscenico al momento della prova: sono presenti l'Impresario e mamm'Agata "io che fui sulla Scala?" che vuol sapere quale sarà il compenso per la sua interpretazione "Se per sorte tu vai male, stammi attenta ad ascoltar: come cosa naturale, tel confido francamente da me niente puoi sperar", anzi ci sarà pure la prigione se si ritira, visto che ha fatto fuggire la "prima donna".
Mamma Agata che la vuole sostituire canta (qui si colloca l'esilarante parodia della "canzone del salice" dell'Otello rossiniano) "Assisa a' piè d'un sacco in mezzo del furore gemeano fritti i sardi nel più crudel rumore. L'acqua tra i rami trepidi ne percuoteva il suon, i broccoletti limpidi a' freddi suoi sospiri ed i cancelli soffiano nei lor tremendi giri, l'acqua tra i rami trepidi ne percuoteva il suon.". Nella scena del trionfo, Procolo è costretto a sostituire il tenore nella parte di Romolo, e stona tutte le parti, il coro lo prende in giro "Viva il gran Procolo (anzichè Romolo) di dolci a fette buone polpette fabbricherà!" visto che si è scoperto che faceva il pasticciere. Ognuno sfoggia vezzi e difetti che ancora oggi troviamo nel mondo dell'opera e che Donizetti e Gilardoni mettono alla berlina "ho il fa acuto oscuro", "la mia voce è cristallina l'orchestra non mi deve soverchiare", "è il suggeritore che sbagliare mi fa", "più attitudin romantica... espressiva...", "non senti che sei indietro? Eppoi cali!..." "Domani verrò coi tacchi così crescerò un dito." e altre ancora.
Si prova la scena di Romolo ed è un disastro, durante la scena del sacrificio di Ersilia, Agata non fa che parlare quando non deve, e Corilla pretende di cantare alla fine dell'opera, per poter riposarsi vuole che si inserisca qualcosa per rimandare la sua aria "Ma che coda, ma che coda?... Qui non siam fra cani e gatti, se ci prendono per matti si va tutti all'ospedal." , "una corona chiedo sol, che dia respiro ..." "Né corona, né coda si può far. Esegua la sua parte, rispetti quel che è scritto, il maestro io son qua."
Ma arriva l'ispettore che, a causa della fuga del tenore e del musico, comunica la decisione del podestà e del consiglio di annullare l'opera "ha sospeso all'impresario ogni aiuto finanziario..". Per evitare di pagare i costi di produzione, tutti se ne vanno, lasciando l'Impresario in preda alla disperazione "Come pago il caffettiere, come saldo il locandiere?...Queste sono le più fiere inconvenienze del mestiere!..."
Il compositore Biscroma Strappaviscere ha una idea geniale "La notte aiuta... Facciam fagotto e col cappotto tentiam scappar. Via di galoppo senza indugiar. La scena è comica in verità! Oh, quanto ridere se ne farà!... ...per la città!" Tutti cautamente se ne vanno. Lasciando solo l'Impresario accasciato sopra una sedia "Sono perduto... Son rovinato!..."
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