Coro delle monache, Chiesa di San Maurizio al Monastero maggiore (corso Magenta, 15)
Vespri musicali in San Maurizio
Contatti sanmaurizio@ilcantodiorfeo.it ; 3313027722
Sabato 29 Settembre 2018_09_29
ore 18.30
QUARTETTO DI LIUTI DA MILANO
Vergine bella: il liuto e la pietà mariana rinascimentale
Musiche di J. Desprez, F. Gaffurio, B. Tromboncino
Sabato 06 Ottobre 2018_10_06
ore 18.30
CHIARA ZANISI E STEFANO BARNESCHI violini
Viaggio in Duetto
Musica per due violini da Vivaldi a Sollima
Sabato 13 Ottobre 2018_10_13
ore 18.30
SIMONE VEBBER organo Antegnati
Musiche di S.A. Scherer, J.J. Froberger, G. Frescobaldi
Sabato 27 Ottobre 2018_10_27
ore 18.30
FLORA PAPADOPOULOS arpa barocca
Dal violino all'arpa
Musiche di J.S. Bach, H.I.F. Biber, G.Tartini, B. Marini
Sabato 06 Aprile 2019_04_06
ore 18.30
FRANCESCO CORTI organo Antegnati e clavicembalo
Musiche di J.P. Sweelinck, J. Bull, J. Dowland
Sabato 20 Aprile 2019_04_20
ore 18.30
DAVIDE POZZI clavicembalo
Musiche di J.S. Bach, L. Marchand
Sabato 04 Maggio 2019_05_04
ore 18.30
LUCA FRANZETTI violoncello
Le Suites per violoncello BWV1007-1009 di J.S. Bach
Sabato 25 Maggio 2019_05_25
ore 18.30
OLGA PAPYKINA organo Antegnati
Musiche di C. Merulo, F.C. deArauxo, G. Frescobaldi
Sabato 01 Giugno 2019_06_01
ore 18.30
LORENZO GHIELMI organo Antegnati
ROBERTO RILIEVI tenore
Musiche di G. Frescobaldi, C. Monteverdi
CORO DELLE MONACHE DI SAN MAURIZIO
CORSO MAGENTA 15, MILANO
VIVATICKET Posto riservato Per gli abbonati (capienza max 100 posti) | Organizzazione Ass. Il canto di Orfeo - Ass. Culturale La Cappella Musicale
Direzione artistica Gianluca Capuano | Contatti 331-3027722 • sanmaurizio@ilcantodiorfeo.it
Biglietti e abbonamenti on-line sul circuito VIVATICKET.it (con diritto di prevendita) oppure presso la Chiesa di San Maurizio 20 minuti prima di ogni concerto.
2018_09_16 Mercatino del Ri-Uso Nuova Vita alle Cose
Data :16/09/2018
Mercatino del Ri-Uso Nuova Vita alle Cose
Sede Viale Bligny (zona Naviglio)- Borgo Calvenzano, Piazzetta Morosi
Città: Pavia
Sezione #concertodautunnonews: altro
Descrizione: L'estate sta finendo… cambio armadi imminente:
16 Settembre, torna il Mercatino del Ri-Uso-Nuova Vita alle Cose
Primo appuntamento post – vacanziero per l'iniziativa anti-spreco per dare una seconda vita agli oggetti che non ci servono più
Mercatino del Ri-Uso Nuova Vita alle Cose
Baratto – Vendita solo tra cittadini
16 Settembre 2018
Dalle 10 alle 18
Viale Bligny (zona Naviglio)- Borgo Calvenzano, Piazzetta Morosi - Pavia
Per info: Agenzia Reclam 347 7264448; www.agenziareclam.it
Pavia, Settembre 2018 – L'autunno è alle porte e anche il consueto appuntamento con il cambio degli armadi. Una scocciatura che può trasformarsi in occasione di guadagno, dando una seconda vita alle cose che non ci servono o non ci piacciono più.
A Pavia domenica 16 Settembre torna il Mercatino del Ri-Uso-Nuova Vita alle Cose: appuntamento post –vacanziero ed itinerante per natura che alla vigilia del cambio di stagione toccherà Viale Bligny (zona Naviglio)- Borgo Calvenzano, Piazzetta Morosi.
Un appuntamento di successo confermato dalle numerose adesioni: lista d'attesa e quasi 150 iscritti che si posizioneranno con i loro banchi di vendita di fronte al Naviglio Pavese.
La manifestazione nasce dalla collaborazione tra il Comune di Pavia e l'Agenzia Reclam di Pavia che hanno recepito un'esigenza reale dei cittadini; una manifestazione che continua a riscuotere successo e che riceve sempre maggiori adesioni. Patrocinato dalla Provincia di Pavia e dalla ASM, vede la collaborazione con Legambiente, il Centro Servizi Volontariato, la Comunità Casa del Giovane, Amici dell'IC Cavour.
Tutta la zona si animerà di colori e oggetti vintage in vendita che troveranno una second life in altre case e famiglie. Gli iscritti potranno vendere, acquistare o barattare oggetti di seconda mano secondo la cultura del ri-uso e la filosofia anti-spreco delle 3 R: Riduco, Riuso e Riciclo. Un'area del mercatino sarà dedicata ai bambini dai 6 a 14 anni: bambini e bambine, da soli o in gruppo, accompagnati da un adulto, potranno, dalle 14 alle 18, rimettere in circolo giocattoli, libri, fumetti e figurine ma anche vendere e barattare oggetti di propria produzione.
In programma per il pubblico anche la possibilità di imparare l'arte della manutenzione della bicicletta grazie ad "Ampio Raggio - Ciclofficina di Quartiere", finanziato nell'ambito del Bilancio Partecipativo 2016.
Contatti:
Indirizzo e-mail :
Numero di cellulare: 347 7264448
Numero fisso:
Sito Web: http://www.agenziareclam.it
Mercatino del Ri-Uso Nuova Vita alle Cose
Sede Viale Bligny (zona Naviglio)- Borgo Calvenzano, Piazzetta Morosi
Città: Pavia
Sezione #concertodautunnonews: altro
Descrizione: L'estate sta finendo… cambio armadi imminente:
16 Settembre, torna il Mercatino del Ri-Uso-Nuova Vita alle Cose
Primo appuntamento post – vacanziero per l'iniziativa anti-spreco per dare una seconda vita agli oggetti che non ci servono più
Mercatino del Ri-Uso Nuova Vita alle Cose
Baratto – Vendita solo tra cittadini
16 Settembre 2018
Dalle 10 alle 18
Viale Bligny (zona Naviglio)- Borgo Calvenzano, Piazzetta Morosi - Pavia
Per info: Agenzia Reclam 347 7264448; www.agenziareclam.it
Pavia, Settembre 2018 – L'autunno è alle porte e anche il consueto appuntamento con il cambio degli armadi. Una scocciatura che può trasformarsi in occasione di guadagno, dando una seconda vita alle cose che non ci servono o non ci piacciono più.
A Pavia domenica 16 Settembre torna il Mercatino del Ri-Uso-Nuova Vita alle Cose: appuntamento post –vacanziero ed itinerante per natura che alla vigilia del cambio di stagione toccherà Viale Bligny (zona Naviglio)- Borgo Calvenzano, Piazzetta Morosi.
Un appuntamento di successo confermato dalle numerose adesioni: lista d'attesa e quasi 150 iscritti che si posizioneranno con i loro banchi di vendita di fronte al Naviglio Pavese.
La manifestazione nasce dalla collaborazione tra il Comune di Pavia e l'Agenzia Reclam di Pavia che hanno recepito un'esigenza reale dei cittadini; una manifestazione che continua a riscuotere successo e che riceve sempre maggiori adesioni. Patrocinato dalla Provincia di Pavia e dalla ASM, vede la collaborazione con Legambiente, il Centro Servizi Volontariato, la Comunità Casa del Giovane, Amici dell'IC Cavour.
Tutta la zona si animerà di colori e oggetti vintage in vendita che troveranno una second life in altre case e famiglie. Gli iscritti potranno vendere, acquistare o barattare oggetti di seconda mano secondo la cultura del ri-uso e la filosofia anti-spreco delle 3 R: Riduco, Riuso e Riciclo. Un'area del mercatino sarà dedicata ai bambini dai 6 a 14 anni: bambini e bambine, da soli o in gruppo, accompagnati da un adulto, potranno, dalle 14 alle 18, rimettere in circolo giocattoli, libri, fumetti e figurine ma anche vendere e barattare oggetti di propria produzione.
In programma per il pubblico anche la possibilità di imparare l'arte della manutenzione della bicicletta grazie ad "Ampio Raggio - Ciclofficina di Quartiere", finanziato nell'ambito del Bilancio Partecipativo 2016.
Contatti:
Indirizzo e-mail :
Numero di cellulare: 347 7264448
Numero fisso:
Sito Web: http://www.agenziareclam.it
2018_10_13 Parma anticipa Milano con Attila, SognariMusica vi ci porta
Sabato 13 ottobre 2018 ore 17:00
Teatro Regio di Parma
Giuseppe Verdi
ATTILA
Filarmonica Arturo Toscanini
dirige il Maestro Gianluigi Gelmetti
Sognarmusica è un’organizzazione di eventi e viaggi musicali e culturali in varie città europee e italiane.
Nel 2018 ha organizzato oltre 13 viaggi, tra cui la magica esperienza dell’opera Macbeth del maestro Riccardo Muti al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Il prossimo evento sarà un VIAGGIO MUSICALE al Teatro Regio di Parma per assistere all’opera Attila di Giuseppe Verdi eseguita dalla Filarmonica Arturo Toscanini diretta dal Maestro Gianluigi Gelmetti, prevista per sabato 13 ottobre 2018 alle ore 17:00.
Organizzazione:
- ritrovo dei partecipanti in Piazza Duca d'Aosta di fronte alla Mela alle ore 10,00
- partenza con "Freccia Bianca" alle ore 10,35
- arrivo previsto a Parma alle ore 11,45
- pranzo presso la rinomata e tipica Trattoria Corrieri
- inizio Opera ore 17,00 (durata 2h. 20'')
- ritrovo ore 20,00 e rientro a Milano in serata - ore 21,45 circa
QUOTA DI PARTECIPAZIONE 290€
comprensiva di viaggio A/R, pranzo, posti prenotati di platea
per informazioni rivolgersi al 331 2073361 - 338 8287730 - f.oppizzi@sognarmusica.it
2018_09_10 Regi corni a MiTo
MiTo, concerti a Milano Festival edizione 2018
CORNI REGI A CACCIA
Cacce, galoppi, fanfare. L’eco dei Corni del Teatro Regio
evoca danze popolari, battute di caccia e momenti di intimo raccoglimento
Lunedì 10 settembre 2018, ore 21, Teatro Leonardo
Via Ampère 1, Milano
Posto unico numerato, 3 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
CORNI REGI A CACCIA
Cacce, galoppi, fanfare. L’eco dei Corni del Teatro Regio
evoca danze popolari, battute di caccia e momenti di intimo raccoglimento
Lunedì 10 settembre 2018, ore 21, Teatro Leonardo
Via Ampère 1, Milano
Posto unico numerato, 3 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
Anche quest’anno, come per la scorsa edizione, squilli di corni echeggiano a Milano tra galoppi, battute di caccia e fanfare. Per MITO SettembreMusica arrivano i Regi Corni, artisti del Teatro Regio di Torino. Lunedì 10 settembre, alle ore 21, al Teatro Leonardo, in Via Ampère 1, zona Piola, il Festival diffuso porta su tutto il territorio cittadino la sua musica. Per l’occasione una potente orchestra di corni eseguirà un pot-pourri di brani tra danze popolari, cacce, fanfare e celebri composizioni in trascrizione. Dalla Water Music di Haendel, a Bach, Rossini, Wagner e Weber, fino al jazz novecentesco e a colonne sonore dei giorni nostri.
Formato da tutta la sezione corni dell’Orchestra del Teatro Regio, con l’aggiunta di due musicisti, collaboratori abituali dell’orchestra, l’Ensemble I Regi Corni ci guida in un viaggio sonoro affascinante che ripercorre la storia musicale ed evocativa di questo strumento. Dall’uso a cavallo durante le battute di caccia o come segnale di richiamo in guerra, quando lo strumento era dotato di canneggi smontabili e la mano destra inserita nella “campana” consentiva di ottenere le note “artificiali” mancanti della serie armonica. Inserito in orchestra, attirò l’attenzione dei compositori di Sei e Settecento, ideale, per il suo timbro versatile, sia per i grandi lavori orchestrali all’aperto in occasione di feste e cerimonie di corte, come la Water Music HWV 348 di Georg Friedrich Händel (1685-1759), composta nel 1717 per animare una grande festa sulle acque del Tamigi, sia per esercizi virtuosistici come gli adattamenti dall’organo delle fantasie di Johann Sebastian Bach (1685-1750) (dal Preludio e Fuga in la minore BWV 543 al secondo tempo della Suite n. 3 in re maggiore BWV 1068, o “Aria sulla quarta corda”).
L’Ottocento fu il secolo che lo legò alle atmosfere intime e malinconiche tipiche della sensibilità romantica. Grazie anche alle coeve innovazioni tecniche, il corno entrò rapidamente in sintonia con la folla di Naturlaute, di voci della natura che invasero pagine e pagine di canti popolari, specialmente in terra tedesca. Stormir di fronde, scrosciar di ruscelli, alitar di venti: scenari eletti – idilliaci o foschi – della sensibilità romantica, in cui il corno diventa sempre più veicolo di un senso di lontananza.
Ne è perfetto esempio il misterioso brusio timbrico che accompagna l’apparizione dell’elmo magico nel Ring wagneriano. L’apripista di questa tendenza fu Il franco cacciatore (Der Freischütz, 1821) di Carl Maria von Weber (1786-1826), che di quella tradizione poetica costituì il prodotto migliore: nel Coro di cacciatori e nella Preghiera del terzo atto, scritti su una melodia dagli intervalli “naturali”, il corno esplicita la profonda purezza della vita campestre, tra bicchieri che si toccano e grida di giubilo.
Ma non mancarono esempi nostrani ispirati all’esplorazione di regioni della storia e della geografia d’Oltralpe, uno su tutti il Gioachino Rossini (1792-1868) del Guglielmo Tell, con gli arabeschi del corno inglese contrappuntati dal fauto nell’Andante dell’ouverture, e della fanfara per quattro corni da caccia e orchestra Rendez-vous de chasse (1828, conosciuta anche come Grande Fanfare).
Wagner (1813-1883) fu il compositore che più se ne servì nei suoi organici: ideò, per l’uso nel registro basso, la tuba wagneriana (o corno basso), che trovò impiego non solo nelle sezioni “caratteristiche” delle sue opere (il Coro dei pellegrini e i richiami paesaggistici dei dodici corni da caccia dietro le quinte nel primo atto del Tannhäuser), ma anche nei lavori minori di epigoni come il cornista e direttore d’orchestra (del primo ciclo del Ring) Hans Richter (1843-1916), autore di una suite Wagneriana per quattro corni su temi adattati dal repertorio operistico del maestro di Bayreuth.
Infine, con My Heart Will Go On (1997), premio Oscar per il film Titanic, i Regi Corni ci conducono nel Novecento, attraverso le atmosfere jazz di Round Midnight (1944), uno dei più conosciuti standard jazz, e di Autumn Leaves (1945), composta sui versi di Les Feuilles mortes di J. Prévert.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Valentina Crosetto.
PROGRAMMA
Georg Friedrich Händel (1685-1759)
Water Music
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Preludio e Fuga in la minore BWV 543 Arrangiamento di L.E. Shaw
Aria sulla quarta corda
dalla Suite per orchestra n. 3 in re maggiore BWV 1068
(arr. Natalino Ricciardo)
Gioachino Rossini (1792-1868)
Ouverture e Caccia da Guglielmo Tell
Carl Maria von Weber (1786-1826)
Preghiera e Coro dei cacciatori da Il franco cacciatore (arr. Heinz Liebert)
Tradizionale
Selezione di melodie popolari tedesche
(arr. Robert Volkmann e Johannes Prinz)
Richard Wagner (1813-1883)
Caccia e Coro dei pellegrini da Tannhäuser ( arr. Heinz Liebert)
Hans Richter (1843-1916)
Wagneriana Suite
James Horner (1953-2015)
My Heart Will Go On
dalla colonna sonora del film Titanic (arr. Natalino Ricciardo)
Thelonious Monk (1917-1982)
Round Midnight (Riarmonizzazione di Eros Tondella)
Joseph Kosma (1905-1969)
Autumn Leaves (Elaborazione di Eros Tondella)
Gioachino Rossini
Grande Fanfare (arr. Joseph Marx)
I Regi Corni
Artisti del Teatro Regio
Natalino Ricciardo, Ugo Favaro, Fabrizio Dindo,
Pierluigi Filagna, Evandro Merisio, Eros Tondella,
Stefano Fracchia, Vincenzo Ferrante Bannera
In collaborazione con Teatro Regio
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi. it
http://www. mitosettembremusica.it/ biglietti/2018/milano- biglietteria.html
Formato da tutta la sezione corni dell’Orchestra del Teatro Regio, con l’aggiunta di due musicisti, collaboratori abituali dell’orchestra, l’Ensemble I Regi Corni ci guida in un viaggio sonoro affascinante che ripercorre la storia musicale ed evocativa di questo strumento. Dall’uso a cavallo durante le battute di caccia o come segnale di richiamo in guerra, quando lo strumento era dotato di canneggi smontabili e la mano destra inserita nella “campana” consentiva di ottenere le note “artificiali” mancanti della serie armonica. Inserito in orchestra, attirò l’attenzione dei compositori di Sei e Settecento, ideale, per il suo timbro versatile, sia per i grandi lavori orchestrali all’aperto in occasione di feste e cerimonie di corte, come la Water Music HWV 348 di Georg Friedrich Händel (1685-1759), composta nel 1717 per animare una grande festa sulle acque del Tamigi, sia per esercizi virtuosistici come gli adattamenti dall’organo delle fantasie di Johann Sebastian Bach (1685-1750) (dal Preludio e Fuga in la minore BWV 543 al secondo tempo della Suite n. 3 in re maggiore BWV 1068, o “Aria sulla quarta corda”).
L’Ottocento fu il secolo che lo legò alle atmosfere intime e malinconiche tipiche della sensibilità romantica. Grazie anche alle coeve innovazioni tecniche, il corno entrò rapidamente in sintonia con la folla di Naturlaute, di voci della natura che invasero pagine e pagine di canti popolari, specialmente in terra tedesca. Stormir di fronde, scrosciar di ruscelli, alitar di venti: scenari eletti – idilliaci o foschi – della sensibilità romantica, in cui il corno diventa sempre più veicolo di un senso di lontananza.
Ne è perfetto esempio il misterioso brusio timbrico che accompagna l’apparizione dell’elmo magico nel Ring wagneriano. L’apripista di questa tendenza fu Il franco cacciatore (Der Freischütz, 1821) di Carl Maria von Weber (1786-1826), che di quella tradizione poetica costituì il prodotto migliore: nel Coro di cacciatori e nella Preghiera del terzo atto, scritti su una melodia dagli intervalli “naturali”, il corno esplicita la profonda purezza della vita campestre, tra bicchieri che si toccano e grida di giubilo.
Ma non mancarono esempi nostrani ispirati all’esplorazione di regioni della storia e della geografia d’Oltralpe, uno su tutti il Gioachino Rossini (1792-1868) del Guglielmo Tell, con gli arabeschi del corno inglese contrappuntati dal fauto nell’Andante dell’ouverture, e della fanfara per quattro corni da caccia e orchestra Rendez-vous de chasse (1828, conosciuta anche come Grande Fanfare).
Wagner (1813-1883) fu il compositore che più se ne servì nei suoi organici: ideò, per l’uso nel registro basso, la tuba wagneriana (o corno basso), che trovò impiego non solo nelle sezioni “caratteristiche” delle sue opere (il Coro dei pellegrini e i richiami paesaggistici dei dodici corni da caccia dietro le quinte nel primo atto del Tannhäuser), ma anche nei lavori minori di epigoni come il cornista e direttore d’orchestra (del primo ciclo del Ring) Hans Richter (1843-1916), autore di una suite Wagneriana per quattro corni su temi adattati dal repertorio operistico del maestro di Bayreuth.
Infine, con My Heart Will Go On (1997), premio Oscar per il film Titanic, i Regi Corni ci conducono nel Novecento, attraverso le atmosfere jazz di Round Midnight (1944), uno dei più conosciuti standard jazz, e di Autumn Leaves (1945), composta sui versi di Les Feuilles mortes di J. Prévert.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Valentina Crosetto.
PROGRAMMA
Georg Friedrich Händel (1685-1759)
Water Music
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Preludio e Fuga in la minore BWV 543 Arrangiamento di L.E. Shaw
Aria sulla quarta corda
dalla Suite per orchestra n. 3 in re maggiore BWV 1068
(arr. Natalino Ricciardo)
Gioachino Rossini (1792-1868)
Ouverture e Caccia da Guglielmo Tell
Carl Maria von Weber (1786-1826)
Preghiera e Coro dei cacciatori da Il franco cacciatore (arr. Heinz Liebert)
Tradizionale
Selezione di melodie popolari tedesche
(arr. Robert Volkmann e Johannes Prinz)
Richard Wagner (1813-1883)
Caccia e Coro dei pellegrini da Tannhäuser (
Hans Richter (1843-1916)
Wagneriana Suite
James Horner (1953-2015)
My Heart Will Go On
dalla colonna sonora del film Titanic (arr. Natalino Ricciardo)
Thelonious Monk (1917-1982)
Round Midnight (Riarmonizzazione di Eros Tondella)
Joseph Kosma (1905-1969)
Autumn Leaves (Elaborazione di Eros Tondella)
Gioachino Rossini
Grande Fanfare (arr. Joseph Marx)
I Regi Corni
Artisti del Teatro Regio
Natalino Ricciardo, Ugo Favaro, Fabrizio Dindo,
Pierluigi Filagna, Evandro Merisio, Eros Tondella,
Stefano Fracchia, Vincenzo Ferrante Bannera
In collaborazione con Teatro Regio
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi.
http://www.
2018_09_12 MiTo al Dal Verme con la Filarmonica di Torino
MiTo, concerti a Milano Festival edizione 2018
ÉTOILES
La Filarmonica di Torino diretta da Giampaolo Pretto ritorna a MITO, violino solista Chloë Hanslip, In programma Mozart, Schubert, Duparc e una prima esecuzione italiana di Guillaume ConnessonOrchestra Filarmonica di Torino (OFT)
Giampaolo Pretto, direttore
Chloë Hanslip, violino
Mercoledì 12 settembre 2018, ore 21, Teatro Dal Verme
Via S. Giovanni sul Muro, 2, Milano
Posto unico numerato, 20 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
ÉTOILES
La Filarmonica di Torino diretta da Giampaolo Pretto ritorna a MITO, violino solista Chloë Hanslip, In programma Mozart, Schubert, Duparc e una prima esecuzione italiana di Guillaume ConnessonOrchestra Filarmonica di Torino (OFT)
Giampaolo Pretto, direttore
Chloë Hanslip, violino
Mercoledì 12 settembre 2018, ore 21, Teatro Dal Verme
Via S. Giovanni sul Muro, 2, Milano
Posto unico numerato, 20 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
La Filarmonica di Torino ritorna a MITO SettembreMusica diretta da Giampaolo Pretto, mercoledì 12 settembre alle ore 21 al Teatr o Dal Verme. Il concerto s’intitola Étoiles, non in ultimo perché ha il pregio di portare in scena la giovane star del violinismo inglese Chloë Hanslip, che inviterà il suo Guarneri del Gesù del 1737 a danzare – come spesso apprezzato dalla critica internazionale – sulle note del terzo Concerto per violino di Mozart.
Il programma si apre sulle note di Guillaume Connesson (1970), di cui il festival ha già presentato il Concertino pour piano nel 2016, che in Feux d’artifice, in prima esecuzione italiana, soccombe alla magia dei fuochi d’artificio, come già prima di lui Händel, Debussy e Stravinskij. In quest’opera, però, è a due giganti della musica da film come Bernard Herrmann e John Williams, che s’ispira. La scrittura orchestrale, scaltrita, sempre sostenuta da una ricca inventiva melodica e da un felice senso del ritmo, consente a Connesson di coniugare nei suoi fuochi d’artificio le atmosfere cariche di tensione di Herrmann, il musicista caro a Hitchcock, con il sound delle Guerre stellari di Williams.
Nel terzo dei cinque concerti per violino scritti tra i sedici e i diciannove anni, Mozart (1756-1791) era riuscito a creare qualcosa di originale, trasformando un genere salottiero in una sorta di palcoscenico dell’anima. In essi maturano il senso del gioco, l’ironia e lo humor che rimarranno per sempre tratti distintivi della sua personalità, mentre si affinano strumenti espressivi destinati a confluire nella sua drammaturgia musicale. Tutta teatrale è, per esempio, l’eloquenza con cui il violino solista dialoga con l’orchestra nell’Allegro iniziale. La voce del violino nell’Adagio successivo è improntata a una cantabilità umana – quasi un’aria di reminiscenza – mentre il Rondeau – l’atto conclusivo – racconta della conquista di spazio e autonomia nei confronti dell’orchestra da parte del solista, metafora illuminista dell’uomo libero che propone la propria visione del mondo.
Scritto nel 1874 e sottoposto a revisione nel 1911, Aux étoiles di Henri Duparc (1848-1933) è un frammento di stella, che raramente riappare, come è il caso qui, a MITO SettembreMusica, ma che splende di luce propria nel cielo musicale. Allievo di César Franck, creatore di armonie raffinate che ispirarono Fauré e Debussy, Duparc distrusse larga parte dei suoi manoscritti, in vista della morte, seguita ai lunghi anni di una malattia degenerativa, nel 1933. Tra i pochi lavori che si salvarono, il breve, intenso e sereno Aux étoiles, che è ciò che resta di un più vasto Poème nocturne in tre parti, inizialmente concepito come momento sinfonico all’interno dell’opera Roussalka (da Puškin), mai realizzata.
Il programma conclude sulle note dell’Incompiuta di Schubert ( 1797-1828), compositore il cui nome è recentemente diventato quello di una stella. Con il consolidarsi del repertorio sinfonico, si è affermata l’idea secondo cui questa sinfonia in si minore sarebbe in realtà un’opera perfetta e conclusa. Ma, come si è visto, si tratta di un luogo comune privo di riscontri attendibili. Il perché la sinfonia ci dia, nonostante tutto, questa percezione di compiutezza risiede probabilmente nel fatto che i suoi due movimenti siano il chiaroscuro l’uno dell’altro. Il primo movimento, in si minore, è nella tonalità che in molti Lieder di Schubert si collega a sentimenti di introspezione e di lutto. La breve frase di apertura dell’Allegro moderato nasce cupa e misteriosa dalla regione grave degli archi; segue una melodia più definita, affidata all’oboe e al clarinetto. Poi un secondo tema di grande lirismo che sgorga dai violoncelli e si espande a poco a poco. Ma sopraggiungono ogni volta, inevitabilmente, le incursioni del tutti orchestrale a smorzare ogni slancio lirico. I romantici tedeschi avevano una parola precisa per questo stato d’animo, che permea l’intera apertura dell’opera: Weltschmerz, alla lettera “dolore del mondo”. Per contrasto, il secondo movimento, Andante con moto, ci porta, con il suo luminoso mi maggiore e i suoi bellissimi temi, in un’atmosfera rasserenata, appena venata dal ricordo di una tempesta che si è da poco allontanata. Lo “sdoppiamento tra un destino terreno di Weltschmerz e una visione ultraterrena di pace cosmica”, afferma il musicologo Serigio Sablich, si è alla fine ricomposto e l’Incompiuta ha raggiunto la sua identità, la sua compiutezza.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Nicola Pedone.
PROGRAMMA
Guillaume Connesson (1970)
Feux d’artifice
PRIMA ESECUZIONE IN ITALIA
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Concerto n. 3 in sol maggiore per violino e orchestra KV 216
Allegro Adagio Rondeau: Allegro
Henri Duparc (1848-1933)
Aux étoiles
Franz Schubert (1797-1828)
Sinfonia n. 8 in si minore D. 759 “Incompiuta”
Allegro moderato Andante con moto
Orchestra Filarmonica di Torino
Giampaolo Pretto direttore
Chloë Hanslip violino
In collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino
BIGLIETTERIA
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi. it
http://www. mitosettembremusica.it/ biglietti/2018/milano- biglietteria.html
Il programma si apre sulle note di Guillaume Connesson (1970), di cui il festival ha già presentato il Concertino pour piano nel 2016, che in Feux d’artifice, in prima esecuzione italiana, soccombe alla magia dei fuochi d’artificio, come già prima di lui Händel, Debussy e Stravinskij. In quest’opera, però, è a due giganti della musica da film come Bernard Herrmann e John Williams, che s’ispira. La scrittura orchestrale, scaltrita, sempre sostenuta da una ricca inventiva melodica e da un felice senso del ritmo, consente a Connesson di coniugare nei suoi fuochi d’artificio le atmosfere cariche di tensione di Herrmann, il musicista caro a Hitchcock, con il sound delle Guerre stellari di Williams.
Nel terzo dei cinque concerti per violino scritti tra i sedici e i diciannove anni, Mozart (1756-1791) era riuscito a creare qualcosa di originale, trasformando un genere salottiero in una sorta di palcoscenico dell’anima. In essi maturano il senso del gioco, l’ironia e lo humor che rimarranno per sempre tratti distintivi della sua personalità, mentre si affinano strumenti espressivi destinati a confluire nella sua drammaturgia musicale. Tutta teatrale è, per esempio, l’eloquenza con cui il violino solista dialoga con l’orchestra nell’Allegro iniziale. La voce del violino nell’Adagio successivo è improntata a una cantabilità umana – quasi un’aria di reminiscenza – mentre il Rondeau – l’atto conclusivo – racconta della conquista di spazio e autonomia nei confronti dell’orchestra da parte del solista, metafora illuminista dell’uomo libero che propone la propria visione del mondo.
Scritto nel 1874 e sottoposto a revisione nel 1911, Aux étoiles di Henri Duparc (1848-1933) è un frammento di stella, che raramente riappare, come è il caso qui, a MITO SettembreMusica, ma che splende di luce propria nel cielo musicale. Allievo di César Franck, creatore di armonie raffinate che ispirarono Fauré e Debussy, Duparc distrusse larga parte dei suoi manoscritti, in vista della morte, seguita ai lunghi anni di una malattia degenerativa, nel 1933. Tra i pochi lavori che si salvarono, il breve, intenso e sereno Aux étoiles, che è ciò che resta di un più vasto Poème nocturne in tre parti, inizialmente concepito come momento sinfonico all’interno dell’opera Roussalka (da Puškin), mai realizzata.
Il programma conclude sulle note dell’Incompiuta di Schubert (
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Nicola Pedone.
PROGRAMMA
Guillaume Connesson (1970)
Feux d’artifice
PRIMA ESECUZIONE IN ITALIA
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Concerto n. 3 in sol maggiore per violino e orchestra KV 216
Allegro Adagio Rondeau: Allegro
Henri Duparc (1848-1933)
Aux étoiles
Franz Schubert (1797-1828)
Sinfonia n. 8 in si minore D. 759 “Incompiuta”
Allegro moderato Andante con moto
Orchestra Filarmonica di Torino
Giampaolo Pretto direttore
Chloë Hanslip violino
In collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino
BIGLIETTERIA
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi.
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2018_09_12 MiTo Folletti per solo pianoforte
MiTo, concerti a Milano Festival edizione 2018
FOLLETTI
La magia di mondi fiabeschi e creature fantastiche si materializza nei suoni incantati del pian Musiche di Janáček, Debussy, Medtner, Rzewski, Schumann e Moszkowski.Severin von Eckardstein, pianoforte
Mercoledì 12 settembre 2018, ore 17, Teatro Filodrammatici
Via Filodrammatici 1, Milano
Posto unico numerato, 5 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
FOLLETTI
La magia di mondi fiabeschi e creature fantastiche si materializza nei suoni incantati del pian Musiche di Janáček, Debussy, Medtner, Rzewski, Schumann e Moszkowski.Severin von Eckardstein, pianoforte
Mercoledì 12 settembre 2018, ore 17, Teatro Filodrammatici
Via Filodrammatici 1, Milano
Posto unico numerato, 5 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
Mercoledì 12 settembre le danze di MITO SettembreMusica si fanno magiche e ci guidano tra atmosfere fatate. Nel pomeriggio, ore 17, al Teatro Filodrammatici, il pianoforte di Severin von Eckardstein, artista tedesco ormai affermato come solida presenza sui palcoscenici delle più prestigiose sale da concerto del mondo e nuovo volto di MITO, ci sussurra, accarezzando i tasti neri e bianchi, un mondo di creature fantastiche, notti immaginarie e piccole magie da ascoltare in punta d’orecchie.
Il programma si apre con alcuni Estratti dai 15 pezzi che compongono Sul sentiero di rovi (Po zarostlém chodníčku) di Leóš Janáček (1854-1928). I brani si ispirano alla natura, al suo respiro che sembra fondersi con le angosce del mondo. Composti tra il 1900 e il 1908, hanno origini diverse: alcuni furono pensati come arrangiamenti per harmonium di canti popolari moravi, altri nacquero come schizzi musicali a margine dell’opera Jenůfa, altri sono ricordi dei periodi trascorsi da Janáček con la famiglia a Hukvaldy, suo paese natale. I dieci pezzi della prima serie sono tra le musiche più profonde e ispirate di Janáček, di grande intensità espressiva, carichi di nostalgie, di atmosfere trasognate, di memorie di eventi tragici. La scrittura pianistica è laconica, fatta di brevi accenni, emozioni trattenute, con un fraseggio spigoloso, frammentario, in cui si alternano motivi violenti, squarci lirici, linee nodose, con progressioni, ritmi ossessivi, slittamenti armonici, e una metrica sempre irregolare. Gli ultimi tre pezzi si riferiscono al ricordo tragico della morte della figlia del compositore.
Segue una pagina intimamente romantica, con atmosfere di natura e echi di canti popolari: il Nocturne diClaude Debussy (1862-1918). Il Nocturne (del 1890) mostra uno stile ibrido con elementi che rimandano a Liszt e a Fauré. Il pezzo si sviluppa in ampie arcate, di intenso lirismo, costruite su un nucleo intervallare che ritorna nei vari episodi: dopo un’introduzione esitante, con le misteriose ottave della mano sinistra, emerge il tema principale, dolce, carico di pathos, che, nella sezione centrale, dà spazio a un episodio contrastante, dal «carattere di una canzone popolare».
Si apre dunque l’atmosfera incantata del mondo delle fiabe che affascinava Schumann e che ha ispirato anche molti autori che hanno vissuto la fase di transizione tra il tardo Romanticismo e il Novecento. Tra questi c’è Nikolaj Medtner (1880-1951), riscoperto in tempi recenti come uno degli autori russi più importanti soprattutto nel repertorio pianistico. Il suo linguaggio musicale, pur legato ai modelli tedeschi di Brahms e Schumann, mostra tratti espressivi tipicamente russi e un uso originale dell’armonia. La sua produzione pianistica comprende gli Skazki (leggende o fiabe), piccoli pezzi concepiti come racconti fantastici, intimamente legati al mondo delle fiabe e del folklore russo. I due Skazki op. 14 videro la luce tra il 1906 e il 1907: il Canto di Ofelia e Il Corteo dei cavalieri.
Natura e fascino per il fiabesco caratterizzano anche i Phantasiestücke op. 12 (del 1837) di Robert Schumann (1810-1856). Pezzi intimamente romantici, di grande carica evocativa, ispirati dalla natura, ad antiche leggende, a un mondo onirico e carico di inquietudini, che si muovono con libertà seguendo il principio del “phantasieren”, che appariva come pura poesia musicale. Ispirati al mondo fantastico di E.T.A. Hoffmann, sono otto pezzi basati su forme semplici e su ritmi di danza, ciascuno con un carattere poetico ben definito. Seguono i nove brani delle Waldszenen op. 82, che prendevano spunto dal Breviario di caccia (Jagdbrevier) scritto nel 1841 da Heinrich Laube, e dalla sua passione per i dipinti e le incisioni di foreste e scene venatorie. I titoli descrittivi di ciascun pezzo suggeriscono una sorta di viaggio fantastico nella foresta, luogo incantato, topos poetico del Romanticismo, dove echeggiano voci di natura e appaiono ombre, fantasmi, anfratti maledetti. Ma anche un viaggio psicologico, introspettivo, nei recessi più oscuri dell’animo umano.
Chiudono il programma due compositori che, come Medtner, appartengono alla specie musicale del pianista-compositore: Moritz Moszkowski (1854-1925), musicista tedesco di origini polacche, e l’americano Frederic Rzewski. Due figure di mondi assai lontani, ma che hanno usato il pianoforte per trascrivere e rielaborare musiche celebri nei rispettivi periodi. Di Moszkowski, von Eckardstein propone la trascrizione della celebre Morte di Isotta wagneriana. L’elaborazione pianistica di Moszkowski appare riusictissima per la finezza con cui fa emergere i temi secondari intorno al Leitmotiv, che accompagnano le ondate di crescendo, alimentando con calcolata precisione l’intensità drammatica dell’intera scena.
Di Frederic Rzewski (1938), compositore che si è spesso ispirato nelle sue composizioni a celebri canzoni di protesta, di forte rilevanza politica, verrè eseguito il n.4 dei Four Piano Pieces che richiamano gli Impromptus op. 142 di Schubert, con l’idea di far coesistere stili diversi all’interno di una struttura unitaria, tenuta insieme da continui rimandi tematici, con echi di canzoni rivoluzionarie, come il canto popolare delle Ande con cui si apre il n. 1 e che ritorna nel n. 4.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Gianluigi Mattietti.
PROGRAMMA
Leóš Janáček (1854-1928)
Estratti da Po zarostlém chodníčku (Sul sentiero di rovi), I serie
n. 1 Naše večery (Le nostre sere)
n. 2 Lístek odvanutý (Una foglia nel vento)
n. 8 Tak neskonale úzko (Angoscia indicibile)
n. 9 V pláči (In lacrime)
n. 10 Sýček neodletěl (La civetta continua a gridare)
Claude Debussy (1862-1918)
Nocturne
Nikolaj Medtner (1880-1951)
Zwei Märchen (Due racconti fantastici) op. 14
Opheliens Gesang (Canto di Ofelia). Andantino con moto
Ritterzug (Corteo di cavalieri). Allegro marziale
Frederic Rzewski (1938)
n. 4 da Four Piano Pieces
Robert Schumann (1810-1856)
Da Phantasiestücke op. 12:
n. 5 In der Nacht (Nella notte)
n. 6 Fabel (Favola)
n. 7 Traumeswirren (Sogni inquieti)
Da Waldszenen op. 82:
n. 1 Eintritt (Entrata)
n. 2 Jäger auf der Lauer (Cacciatore in agguato)
n. 3 Einsame Blumen (Fiori solitari)
n. 7 Vogel als Prophet (Uccello profeta)
Moritz Moszkowski (1854-1925)
Richard Wagner Isoldes Tod
Elaborazione per pianoforte de La morte di Isotta di Richard Wagner
Severin von Eckardstein pianoforte
BIGLIETTERIA
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi. it
http://www. mitosettembremusica.it/ biglietti/2018/milano- biglietteria.html
Il programma si apre con alcuni Estratti dai 15 pezzi che compongono Sul sentiero di rovi (Po zarostlém chodníčku) di Leóš Janáček (1854-1928). I brani si ispirano alla natura, al suo respiro che sembra fondersi con le angosce del mondo. Composti tra il 1900 e il 1908, hanno origini diverse: alcuni furono pensati come arrangiamenti per harmonium di canti popolari moravi, altri nacquero come schizzi musicali a margine dell’opera Jenůfa, altri sono ricordi dei periodi trascorsi da Janáček con la famiglia a Hukvaldy, suo paese natale. I dieci pezzi della prima serie sono tra le musiche più profonde e ispirate di Janáček, di grande intensità espressiva, carichi di nostalgie, di atmosfere trasognate, di memorie di eventi tragici. La scrittura pianistica è laconica, fatta di brevi accenni, emozioni trattenute, con un fraseggio spigoloso, frammentario, in cui si alternano motivi violenti, squarci lirici, linee nodose, con progressioni, ritmi ossessivi, slittamenti armonici, e una metrica sempre irregolare. Gli ultimi tre pezzi si riferiscono al ricordo tragico della morte della figlia del compositore.
Segue una pagina intimamente romantica, con atmosfere di natura e echi di canti popolari: il Nocturne diClaude Debussy (1862-1918). Il Nocturne (del 1890) mostra uno stile ibrido con elementi che rimandano a Liszt e a Fauré. Il pezzo si sviluppa in ampie arcate, di intenso lirismo, costruite su un nucleo intervallare che ritorna nei vari episodi: dopo un’introduzione esitante, con le misteriose ottave della mano sinistra, emerge il tema principale, dolce, carico di pathos, che, nella sezione centrale, dà spazio a un episodio contrastante, dal «carattere di una canzone popolare».
Si apre dunque l’atmosfera incantata del mondo delle fiabe che affascinava Schumann e che ha ispirato anche molti autori che hanno vissuto la fase di transizione tra il tardo Romanticismo e il Novecento. Tra questi c’è Nikolaj Medtner (1880-1951), riscoperto in tempi recenti come uno degli autori russi più importanti soprattutto nel repertorio pianistico. Il suo linguaggio musicale, pur legato ai modelli tedeschi di Brahms e Schumann, mostra tratti espressivi tipicamente russi e un uso originale dell’armonia. La sua produzione pianistica comprende gli Skazki (leggende o fiabe), piccoli pezzi concepiti come racconti fantastici, intimamente legati al mondo delle fiabe e del folklore russo. I due Skazki op. 14 videro la luce tra il 1906 e il 1907: il Canto di Ofelia e Il Corteo dei cavalieri.
Natura e fascino per il fiabesco caratterizzano anche i Phantasiestücke op. 12 (del 1837) di Robert Schumann (1810-1856). Pezzi intimamente romantici, di grande carica evocativa, ispirati dalla natura, ad antiche leggende, a un mondo onirico e carico di inquietudini, che si muovono con libertà seguendo il principio del “phantasieren”, che appariva come pura poesia musicale. Ispirati al mondo fantastico di E.T.A. Hoffmann, sono otto pezzi basati su forme semplici e su ritmi di danza, ciascuno con un carattere poetico ben definito. Seguono i nove brani delle Waldszenen op. 82, che prendevano spunto dal Breviario di caccia (Jagdbrevier) scritto nel 1841 da Heinrich Laube, e dalla sua passione per i dipinti e le incisioni di foreste e scene venatorie. I titoli descrittivi di ciascun pezzo suggeriscono una sorta di viaggio fantastico nella foresta, luogo incantato, topos poetico del Romanticismo, dove echeggiano voci di natura e appaiono ombre, fantasmi, anfratti maledetti. Ma anche un viaggio psicologico, introspettivo, nei recessi più oscuri dell’animo umano.
Chiudono il programma due compositori che, come Medtner, appartengono alla specie musicale del pianista-compositore: Moritz Moszkowski (1854-1925), musicista tedesco di origini polacche, e l’americano Frederic Rzewski. Due figure di mondi assai lontani, ma che hanno usato il pianoforte per trascrivere e rielaborare musiche celebri nei rispettivi periodi. Di Moszkowski, von Eckardstein propone la trascrizione della celebre Morte di Isotta wagneriana. L’elaborazione pianistica di Moszkowski appare riusictissima per la finezza con cui fa emergere i temi secondari intorno al Leitmotiv, che accompagnano le ondate di crescendo, alimentando con calcolata precisione l’intensità drammatica dell’intera scena.
Di Frederic Rzewski (1938), compositore che si è spesso ispirato nelle sue composizioni a celebri canzoni di protesta, di forte rilevanza politica, verrè eseguito il n.4 dei Four Piano Pieces che richiamano gli Impromptus op. 142 di Schubert, con l’idea di far coesistere stili diversi all’interno di una struttura unitaria, tenuta insieme da continui rimandi tematici, con echi di canzoni rivoluzionarie, come il canto popolare delle Ande con cui si apre il n. 1 e che ritorna nel n. 4.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Gianluigi Mattietti.
PROGRAMMA
Leóš Janáček (1854-1928)
Estratti da Po zarostlém chodníčku (Sul sentiero di rovi), I serie
n. 1 Naše večery (Le nostre sere)
n. 2 Lístek odvanutý (Una foglia nel vento)
n. 8 Tak neskonale úzko (Angoscia indicibile)
n. 9 V pláči (In lacrime)
n. 10 Sýček neodletěl (La civetta continua a gridare)
Claude Debussy (1862-1918)
Nocturne
Nikolaj Medtner (1880-1951)
Zwei Märchen (Due racconti fantastici) op. 14
Opheliens Gesang (Canto di Ofelia). Andantino con moto
Ritterzug (Corteo di cavalieri). Allegro marziale
Frederic Rzewski (1938)
n. 4 da Four Piano Pieces
Robert Schumann (1810-1856)
Da Phantasiestücke op. 12:
n. 5 In der Nacht (Nella notte)
n. 6 Fabel (Favola)
n. 7 Traumeswirren (Sogni inquieti)
Da Waldszenen op. 82:
n. 1 Eintritt (Entrata)
n. 2 Jäger auf der Lauer (Cacciatore in agguato)
n. 3 Einsame Blumen (Fiori solitari)
n. 7 Vogel als Prophet (Uccello profeta)
Moritz Moszkowski (1854-1925)
Richard Wagner Isoldes Tod
Elaborazione per pianoforte de La morte di Isotta di Richard Wagner
Severin von Eckardstein pianoforte
BIGLIETTERIA
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi.
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2018_09_12 MiTo NOVECENTO per violino, clarinetto e pianoforte
MiTo, concerti a Milano Festival edizione 2018
NOVECENTO
Quattro compositori nati a cavallo del Novecento si confrontano con forme di danza,
echi popolari armeni, girotondi, polke e ragtime russi.
Sul palco: violino, clarinetto e pianoforte
Marina Gallo al violino, Andrea Albano al clarinetto, Matteo Catalano al pianoforte.
Mercoledì 12 settembre 2018, ore 21, Teatro Franco Parenti
Sala AcomeA, Via Pier Lombardo 14
Posto unico numerato, 3 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
NOVECENTO
Quattro compositori nati a cavallo del Novecento si confrontano con forme di danza,
echi popolari armeni, girotondi, polke e ragtime russi.
Sul palco: violino, clarinetto e pianoforte
Marina Gallo al violino, Andrea Albano al clarinetto, Matteo Catalano al pianoforte.
Mercoledì 12 settembre 2018, ore 21, Teatro Franco Parenti
Sala AcomeA, Via Pier Lombardo 14
Posto unico numerato, 3 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
La danza continua ad essere protagonista degli appuntamenti di questa edizione di MITO SettembreMusica. Mercoledì 12 settembre, alle ore 21, nella Sala AcomeA del Teatro Franco Parenti, sarà la volta di danze vivaci, travolgenti girotondi, echi popolari e ragtime, affidati al trio formato da Marina Gallo al violino, Andrea Albano al clarinetto e Matteo Catalano al pianoforte.
Il programma si muove tra le musiche di quattro compositori, nati a cavallo del Novecento: da Stravinsky, di cui verrà proposta la Suite da Histoire di soldat, a Milhaub, con i suoi Suite op. 157b, dai Cinque pezzidi Šostakovič al Trio di Khačaturjan.
Il concerto si apre con l’Histoire du soldat, suite per violino, clarinetto e pianoforte di Igor Stravinskij(1882-1971), dove il potere magico del violino (quello, sottratto al Diavolo, di un soldato senza arte né parte che, giunto alla corte di un re, la cui figlia e principessa giace a letto malata, promessa in sposa a chi saprà guarirla, la fa danzare e la guarisce) si esprime attraverso tre danze (Tango, Valzer e Ragtime), vere e proprie novità per il 1918. Il Tango argentino aveva da poco contagiato l’Europa; il Valzerrappresentava la Belle époque, spazzata via dalla guerra; il Ragtime preannunciava il jazz nordamericano, che di lì a poco avrebbe conquistato Parigi. La scrittura scarna e spigolosa, i ritmi asimmetrici, le sonorità stridenti, conferiscono un’aura demoniaca a queste danze. Ma a un livello più profondo Stravinskij esalta il potere taumaturgico della danza, la sua capacità di esorcizzare gli orrori della guerra.
La stessa scrittura spigolosa dell’Histoire ricompare in Jeu della Suite (1936) di Darius Milhaud (1892-1974), in cui violino e clarinetto soli intrecciano i loro melismi. Milhaud era stato in Brasile, dove aveva scoperto le danze sudamericane. Memorabile il primo movimento, un tango scattante, e l’ultimo, con un motivetto swing dall’andatura leggera.
I Cinque pezzi per violino, clarinetto e pianoforte di Dmitrij Šostakovič (1906-1975), tratti da musiche di scena e per film, giocano col Kitsch: sono danze stereotipate, musica d’intrattenimento dal fascino ambiguo.
Aram Khačaturjan (1903-1978) riprende nel suo Trio per violino, clarinetto e pianoforte, composto nel 1932 quando era ancora allievo di Mjaskovskij al Conservatorio di Mosca, i canti del Caucaso che avevano accompagnato la sua giovinezza (era nato nel 1903 a Tbilisi). L’Andante con dolore intreccia un canto nostalgico con esuberanti melismi arabeggianti, che danno un sapore orientale anche all’Allegro. Nel movimento finale Khačaturjan costruisce una serie di variazioni su un canto popolare dell’Uzbekistan, facendo scaturire dal tema, lento e meditativo, momenti di danza sfrenata.
Il concerto, in collaborazione con De Sono Associazione per la musica è preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Carlo Lo Presti.
PROGRAMMA
Igor Stravinskij (1882-1971)
L’histoire du soldat, suite per violino, clarinetto e pianoforte
La marcia del soldato
Il violino del soldato
Piccolo concerto
Tre danze: Tango, Valzer, Ragtime
Danza del diavolo
Darius Milhaud (1892-1974)
Suite op. 157b
Ouverture Divertissement
Jeu
Introduction et Final
Dmitrij Šostakovič (1906-1975)
Cinque pezzi per violino, clarinetto e pianoforte
Moderato
Gavotte
Elegie
Walzer
Polka
Aram Khačaturjan (1903-1978)
Trio per violino, clarinetto e pianoforte
Andante con dolore
Allegro
Moderato
Martina Gallo violino
Andrea Albano clarinetto
Matteo Catalano pianoforte
In collaborazione con De Sono Associazione per la Musica
BIGLIETTERIA
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi. it
http://www. mitosettembremusica.it/ biglietti/2018/milano- biglietteria.html
Il programma si muove tra le musiche di quattro compositori, nati a cavallo del Novecento: da Stravinsky, di cui verrà proposta la Suite da Histoire di soldat, a Milhaub, con i suoi Suite op. 157b, dai Cinque pezzidi Šostakovič al Trio di Khačaturjan.
Il concerto si apre con l’Histoire du soldat, suite per violino, clarinetto e pianoforte di Igor Stravinskij(1882-1971), dove il potere magico del violino (quello, sottratto al Diavolo, di un soldato senza arte né parte che, giunto alla corte di un re, la cui figlia e principessa giace a letto malata, promessa in sposa a chi saprà guarirla, la fa danzare e la guarisce) si esprime attraverso tre danze (Tango, Valzer e Ragtime), vere e proprie novità per il 1918. Il Tango argentino aveva da poco contagiato l’Europa; il Valzerrappresentava la Belle époque, spazzata via dalla guerra; il Ragtime preannunciava il jazz nordamericano, che di lì a poco avrebbe conquistato Parigi. La scrittura scarna e spigolosa, i ritmi asimmetrici, le sonorità stridenti, conferiscono un’aura demoniaca a queste danze. Ma a un livello più profondo Stravinskij esalta il potere taumaturgico della danza, la sua capacità di esorcizzare gli orrori della guerra.
La stessa scrittura spigolosa dell’Histoire ricompare in Jeu della Suite (1936) di Darius Milhaud (1892-1974), in cui violino e clarinetto soli intrecciano i loro melismi. Milhaud era stato in Brasile, dove aveva scoperto le danze sudamericane. Memorabile il primo movimento, un tango scattante, e l’ultimo, con un motivetto swing dall’andatura leggera.
I Cinque pezzi per violino, clarinetto e pianoforte di Dmitrij Šostakovič (1906-1975), tratti da musiche di scena e per film, giocano col Kitsch: sono danze stereotipate, musica d’intrattenimento dal fascino ambiguo.
Aram Khačaturjan (1903-1978) riprende nel suo Trio per violino, clarinetto e pianoforte, composto nel 1932 quando era ancora allievo di Mjaskovskij al Conservatorio di Mosca, i canti del Caucaso che avevano accompagnato la sua giovinezza (era nato nel 1903 a Tbilisi). L’Andante con dolore intreccia un canto nostalgico con esuberanti melismi arabeggianti, che danno un sapore orientale anche all’Allegro. Nel movimento finale Khačaturjan costruisce una serie di variazioni su un canto popolare dell’Uzbekistan, facendo scaturire dal tema, lento e meditativo, momenti di danza sfrenata.
Il concerto, in collaborazione con De Sono Associazione per la musica è preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Carlo Lo Presti.
PROGRAMMA
Igor Stravinskij (1882-1971)
L’histoire du soldat, suite per violino, clarinetto e pianoforte
La marcia del soldato
Il violino del soldato
Piccolo concerto
Tre danze: Tango, Valzer, Ragtime
Danza del diavolo
Darius Milhaud (1892-1974)
Suite op. 157b
Ouverture Divertissement
Jeu
Introduction et Final
Dmitrij Šostakovič (1906-1975)
Cinque pezzi per violino, clarinetto e pianoforte
Moderato
Gavotte
Elegie
Walzer
Polka
Aram Khačaturjan (1903-1978)
Trio per violino, clarinetto e pianoforte
Andante con dolore
Allegro
Moderato
Martina Gallo violino
Andrea Albano clarinetto
Matteo Catalano pianoforte
In collaborazione con De Sono Associazione per la Musica
BIGLIETTERIA
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19. I tagliandi d’ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo. Ogni spettatore avrà diritto ad un solo tagliando.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi.
http://www.
2018_09_13 MiTo SUONARE LO SPAZIO
Evelyn Glennie percussioni
Philip Smith pianoforte
Ritmi e timbri di percussioni danzati nello spazio, nella performance della percussionista super star Evelyn Glennie
Musiche di Keiko Abe, Evelyn Glennie/Philipp Sheppard, James Keane, James Tenney, Nebojša Jovan Živković
Giovedì 13 settembre 2018, ore 21, Teatro Fontana
Via G. A. Boltraffio, 21, Milano
Posto unico numerato, 15 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
PROGRAMMA
Keiko Abe (1937)
Prism Rhapsody
Evelyn Glennie / Philip Sheppard (1965/1969)
Orologeria Aureola
James Keane
Piece for Dance
James Tenney (1934-2006)
Having Never Written a Note for Percussion
Nebojša Jovan Živković (1962)
Quasi una Sonata
Philip Smith pianoforte
Ritmi e timbri di percussioni danzati nello spazio, nella performance della percussionista super star Evelyn Glennie
Musiche di Keiko Abe, Evelyn Glennie/Philipp Sheppard, James Keane, James Tenney, Nebojša Jovan Živković
Giovedì 13 settembre 2018, ore 21, Teatro Fontana
Via G. A. Boltraffio, 21, Milano
Posto unico numerato, 15 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
Keiko Abe (1937)
Prism Rhapsody
Evelyn Glennie / Philip Sheppard (1965/1969)
Orologeria Aureola
James Keane
Piece for Dance
James Tenney (1934-2006)
Having Never Written a Note for Percussion
Nebojša Jovan Živković (1962)
Quasi una Sonata
Il concerto in programma a MITO SettembreMusica, giovedì 13 settembre alle 21 vede il palcoscenico del Teatro Fontana animarsi della “danza musicale” della percussionista Evelyn Glennie che, percependo ed esprimendo ciò che non può più sentire attraverso il movimento, disegna i contorni del ritmo nello spazio. Vederla, oltre che ascoltarla, è dunque un’esperienza davvero speciale.
Superando ogni possibile pregiudizio e aspettativa la Glennie, divenuta sorda durante la sua infanzia, è oggi una delle maggiori virtuose di una famiglia di strumenti variegata e complessa qual è quella delle percussioni. L’artista scozzese ha imparato, con intelligenza e determinazione, ad ascoltare la musica in modo diverso, lasciando che il ritmo fluisse attraverso il corpo e penetrasse in ogni fibra come in una danza infinita.
Il suo concerto in duo con il pianista Philip Smith si apre con un lavoro di un’altra eccezionale pioniera delle percussioni, sua grande fonte d’ispirazione, Keiko Abe, virtuosa della marimba di sbalorditiva abilità e incredibile forza espressiva, oltre che compositrice dotata d’infinita creatività. La Glennie le rende omaggio eseguendo uno dei suoi lavori più conosciuti, Prism Rhapsody (1955) per marimba e orchestra di fiati, e pubblicata subito dopo anche in una versione con pianoforte. L’improvvisazione riveste un ruolo importante nel lavoro, così come l’ebbrezza del virtuosismo, che significa giostrare a velocità supersonica con le bacchette, impugnate a due per mano, cadendo sui listelli con precisione chirurgica. Di natura concertante, Prism Rhapsody presenta uno spiccato carattere dialettico con un pianoforte che si ricorda d’essere anch’esso strumento a percussione.
Compositrice anch’essa, nel 2011 la Glennie scrive Orologeria Aureola, in collaborazione con il compositore Philip Sheppard. Il titolo richiama l’idea di un congegno meccanico, in cui il disegno ritmico intrecciato di pianoforte e halo, uno strumento di latta a forma di coperchio con ammaccature prodotte ad arte per intonare il suono, si propaga con una specie di moto perpetuo. Sullo sfondo, una melodia al violoncello, registrata su nastro.
La musica del londinese James Keane, sempre straripante di energia, è molto spesso incanalata in forme coreografiche, come nel caso di Piece of Dance, scritto nel 2016 per lo spettacolo Desappearing Actsdella compagnia Flexer & Sandiland. Nella performance coreografica, il lavoro era eseguito dal vivo da Evelyn Glennie, che poi ha deciso di mantenerlo in repertorio anche in forma di concerto.
La partitura di Having Never Written a Note for Percussion (1971) del compositore americano James Tenney, esponente di spicco del Fluxus, riflette una concezione di virtuosismo che ha a che fare con la capacità di dominare con la forza della concentrazione ogni singolo muscolo del proprio corpo, quasi un “virtuosismo dell’autocontrollo”. La partitura è interamente contenuta in una cartolina postale spedita al dedicatario, il percussionista John Bergamo, che si vide arrivare un semplice rigo con una nota ribattuta, da eseguirsi con una forcella – molto lunga - di crescendo dal nulla al “ffff” per poi tornare al silenzio di partenza.
Il rapporto tra percussioni e pianoforte suscita altre riflessioni nel lavoro di Nebojša Jovan Živković, percussionista e compositore tedesco di origine serba. Quasi una Sonata op. 29 (2001) commissionato da Evelyn Glennie alludendo sin dal titolo a una celebre Sonata di Beethoven, mette in luce il rapporto problematico della scrittura per due strumenti, percussioni e pianoforte, per molti aspetti affini, ma con una storia completamente diversa alle spalle. È facile, dunque, che le percussioni siano istintivamente relegate a un lavoro puramente ritmico, appena il pianoforte inizia a suonare, oppure, viceversa, che il pianoforte accentui in maniera enfatica il suo lato percussivo, dimenticando i colori che si possono sprigionare dalla sua tastiera. L’autore si concentra sulle sfumature dei timbri, sul variopinto paesaggio ritmico, sull’affresco dei contrastanti caratteri dipinti dalla scrittura musicale, lasciando l’interrogativo – se tutto questo abbia o no alla fine la dignità di una sonata – aperto.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Oreste Bossini.
Superando ogni possibile pregiudizio e aspettativa la Glennie, divenuta sorda durante la sua infanzia, è oggi una delle maggiori virtuose di una famiglia di strumenti variegata e complessa qual è quella delle percussioni. L’artista scozzese ha imparato, con intelligenza e determinazione, ad ascoltare la musica in modo diverso, lasciando che il ritmo fluisse attraverso il corpo e penetrasse in ogni fibra come in una danza infinita.
Il suo concerto in duo con il pianista Philip Smith si apre con un lavoro di un’altra eccezionale pioniera delle percussioni, sua grande fonte d’ispirazione, Keiko Abe, virtuosa della marimba di sbalorditiva abilità e incredibile forza espressiva, oltre che compositrice dotata d’infinita creatività. La Glennie le rende omaggio eseguendo uno dei suoi lavori più conosciuti, Prism Rhapsody (1955) per marimba e orchestra di fiati, e pubblicata subito dopo anche in una versione con pianoforte. L’improvvisazione riveste un ruolo importante nel lavoro, così come l’ebbrezza del virtuosismo, che significa giostrare a velocità supersonica con le bacchette, impugnate a due per mano, cadendo sui listelli con precisione chirurgica. Di natura concertante, Prism Rhapsody presenta uno spiccato carattere dialettico con un pianoforte che si ricorda d’essere anch’esso strumento a percussione.
Compositrice anch’essa, nel 2011 la Glennie scrive Orologeria Aureola, in collaborazione con il compositore Philip Sheppard. Il titolo richiama l’idea di un congegno meccanico, in cui il disegno ritmico intrecciato di pianoforte e halo, uno strumento di latta a forma di coperchio con ammaccature prodotte ad arte per intonare il suono, si propaga con una specie di moto perpetuo. Sullo sfondo, una melodia al violoncello, registrata su nastro.
La musica del londinese James Keane, sempre straripante di energia, è molto spesso incanalata in forme coreografiche, come nel caso di Piece of Dance, scritto nel 2016 per lo spettacolo Desappearing Actsdella compagnia Flexer & Sandiland. Nella performance coreografica, il lavoro era eseguito dal vivo da Evelyn Glennie, che poi ha deciso di mantenerlo in repertorio anche in forma di concerto.
La partitura di Having Never Written a Note for Percussion (1971) del compositore americano James Tenney, esponente di spicco del Fluxus, riflette una concezione di virtuosismo che ha a che fare con la capacità di dominare con la forza della concentrazione ogni singolo muscolo del proprio corpo, quasi un “virtuosismo dell’autocontrollo”. La partitura è interamente contenuta in una cartolina postale spedita al dedicatario, il percussionista John Bergamo, che si vide arrivare un semplice rigo con una nota ribattuta, da eseguirsi con una forcella – molto lunga - di crescendo dal nulla al “ffff” per poi tornare al silenzio di partenza.
Il rapporto tra percussioni e pianoforte suscita altre riflessioni nel lavoro di Nebojša Jovan Živković, percussionista e compositore tedesco di origine serba. Quasi una Sonata op. 29 (2001) commissionato da Evelyn Glennie alludendo sin dal titolo a una celebre Sonata di Beethoven, mette in luce il rapporto problematico della scrittura per due strumenti, percussioni e pianoforte, per molti aspetti affini, ma con una storia completamente diversa alle spalle. È facile, dunque, che le percussioni siano istintivamente relegate a un lavoro puramente ritmico, appena il pianoforte inizia a suonare, oppure, viceversa, che il pianoforte accentui in maniera enfatica il suo lato percussivo, dimenticando i colori che si possono sprigionare dalla sua tastiera. L’autore si concentra sulle sfumature dei timbri, sul variopinto paesaggio ritmico, sull’affresco dei contrastanti caratteri dipinti dalla scrittura musicale, lasciando l’interrogativo – se tutto questo abbia o no alla fine la dignità di una sonata – aperto.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Oreste Bossini.
2018_09_13 MiTo FLIRT AMERICANI
MiTo, concerti a Milano Festival edizione 2018
FLIRT AMERICANI
Una serata dedicata ai ritmi jazz dagli Stati Uniti alla Francia.
L’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Alessandro Cadario e Zee Zee, pianista rivelazione di MITO 2017 in un concentrato di luce, vitalità e “blue note”. Con una prima esecuzione italiana.
Giovedì 13 settembre 2018, ore 17, Teatro Dal Verme
Via S. Giovanni sul Muro, Milano
Posto unico numerato, 5 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
PROGRAMMA
Michael Daugherty (1954)
Sunset strip (1999)
7 PM Nocturne
7 AM
Maurice Ravel (1875-1937)
Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra
Allegramente Adagio assai Presto
Francis Poulenc (1899-1963)
Sinfonietta
Allegro con fuoco
Molto vivace
Andante cantabile
Prestissimo et très gai
George Gershwin (1898-1937)
Variations on I got Rhythm
trascrizione per orchestra da camera di Iain Farrington
Prima Esecuzione in Italia
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Alessandro Cadario, direttore
Zee Zee, pianoforte
In collaborazione con I Pomeriggi Musicali
FLIRT AMERICANI
Una serata dedicata ai ritmi jazz dagli Stati Uniti alla Francia.
L’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Alessandro Cadario e Zee Zee, pianista rivelazione di MITO 2017 in un concentrato di luce, vitalità e “blue note”. Con una prima esecuzione italiana.
Giovedì 13 settembre 2018, ore 17, Teatro Dal Verme
Via S. Giovanni sul Muro, Milano
Posto unico numerato, 5 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
Il jazz è protagonista giovedì 13 settembre, alle ore 17, al Teatro dal Verme. Sul palco la pianista cinese rivelazione della passata stagione, Zee Zee, che con la sua meravigliosa abilità nel far vibrare i tasti bianchi e neri, ha incantato i teatri di tutto il mondo e riscosso successo anche a MITO SettembreMusica 2017. Quest’anno fa il bis, affiancata dall’Orchestra I Pomeriggi Musicali, diretta daAlessandro Cadario, in un programma dal sapore jazzistico.
Una serata che testimonia ancora una volta la capacità di MITO SettembreMusica di scoprire, catalizzare e valorizzare le giovani “rising” stars della scena mondiale, affiancandole, al tempo stesso, alle realtà produttive cittadine, in una sinergia vitale con il tessuto artistico delle città in cui si muove e di cui si alimenta, nutrendole a sua volta.
Partita dalla Germania, dove ha iniziato la propria formazione musicale a cinque anni, al suo ritorno nella natia Cina Zee Zee è diventata uno dei giovani artisti più ricercati della nazione. A Milano dialogherà con una delle realtà più emblematiche, storiche e apprezzate del mondo milanese: I Pomeriggi Musicali, che con la loro storia di attenzione per la tradizione e l’innovazione hanno dato un rilevante contributo, anche sul piano della coerenza tecnica e narrativa, al Festival.
In programma quattro compositori: Gershwin e Daugerthy, statunitensi; Ravel e Poulenc, francesi. Per i primi il jazz è di casa. Per gli altri è un potente motore da sfruttare. Il programma è dunque un concentrato di luce, vitalità e blue note.
Maurice Ravel (1875-1937) pensò di comporre un concerto per pianoforte e orchestra tardi nella sua carriera, nel 1927, in vista di una tournée negli Stati Uniti. Il Concerto in sol fu eseguito per la prima volta il 14 gennaio 1932 alla Salle Pleyel di Parigi, con la dedicataria Marguerite Long come solista e il compositore sul podio dell’Orchestra Lamoureux. Molto diverso dall’altro a lui quasi contemporaneo – il Concerto in re per la mano sinistra del 1929, drammatico, cupo, caratterizzato da una netta contrapposizione tra solista e orchestra – il Concerto in sol è leggero, spumeggiante, basato su un gioco complementare e tutto timbrico tra solista e orchestra. Questo concerto rispetta l’articolazione classica in tre movimenti, ma grazie alla grande duttilità della scrittura orchestrale e armonica, assembla un materiale tematico molto eterogeneo, con echi di jazz (che dominano nei movimenti estremi) e di musica da circo, temi popolari, motivi iberici, in particolare baschi e venature blues.
In programma anche una prima esecuzione in Italia, trascrizione per orchestra da camera di Iain Farrington delle Variazioni su I Got Rhythm di George Gershwin (1898-1937). Le Variazioni per pianoforte e orchestra furono composte da Gershwin alla fine del 1933, per una tournée concertistica eseguite da Gershwin stesso per la prima volta a Boston il 14 gennaio 1934. Il celebre tema, costruito su una scala pentatonica, è introdotto gradualmente attraverso vari strumenti e seguito da cinque variazioni che giocano su sofisticati intrecci ritmici, su repentine modulazioni, espansioni e contrazioni del materiale tematico, su stili diversi che vanno dal valzer alla musica cinese al puro stile jazz. Il pianista e compositore inglese Iain Farrington (nato nel 1977) oltre ad aver creato un proprio personale arrangiamento pianistico di I Got Rhythm, ha trascritto le Variazioni di Gershwin per un organico ridotto, simile a quello delle orchestrine di Broadway e con un’orchestrazione più leggera e trasparente.
Una grande varietà di stili caratterizza anche la Sinfonietta di Francis Poulenc (1899-1963), la sua unica composizione strettamente sinfonica (escludendo i concerti e le suite tratte dai balletti), che iniziò a scrivere nell’estate del 1947 su commissione della BBC (per la riapertura, dopo la Guerra, del Third Programme) e che fu eseguita a Londra, il 24 ottobre 1948, sotto la direzione di Roger Désormière. Opera della maturità, la Sinfonietta è caratterizzata da un grande equilibrio formale e da una scrittura elegante, a tratti caustica, traboccante di inflessioni popolareggianti, ritmi di danza, passaggi modali, armonie lussureggianti. Qui emerge il lato spensierato e ironico del compositore, tanto che la struttura neoclassica del brano può apparire come una parodia dei modelli mozartiani e haydniani (anche il titolo Sinfonietta non si riferisce alla sua durata ma alla sua leggerezza) nel puro spirito del Gruppo dei Sei, cui Poulenc aveva aderito negli anni Venti.
Dietro il graffiante polistilismo della musica di Michael Daugherty (nato nel 1954) c’è spesso la storia americana, l’universo sonoro delle metropoli, i miti e le icone popolari statunitensi: la musica dei rapper Elvis Presley Superman, Barbie, per dirne alcune. Ci sono poi composizioni ispirate a luoghi tipicamente americani, come Motown Metal (1994), Niagara Falls (1997), Route 66 (1998), Sunset Strip (1999). Quest’ultima, per orchestra da camera, prende il nome dal celebre Sunset Boulevard (la strada che dal centro di Los Angeles, passando attraverso quartieri chic come Beverly Hills e Bel Air, arriva alla spiaggia sull’Oceano Pacifico), e in particolare dal tratto che attraversa West Hollywood, il Sunset Strip appunto, popolato dal jet set hollywoodiano già negli anni Trenta, divenuto negli anni Sessanta un importante luogo di ritrovo hippie.
In Sunset Strip, eseguito per la prima volta il 7 gennaio 2000, Daugherty crea un paesaggio musicale in movimento, un gioco caleidoscopico e frammentario fatto di piccoli squarci musicali che compaiono e si dissolvono, come se fossero osservati da una macchina in transito su quella strada. Un viaggio immaginario (in tre movimenti, dal tramonto al mattino) che ci porta tra ristoranti, nightclub e discoteche, con un abile gioco contrappuntistico e poliritmico, un’orchestrazione brillante, dominata dalle trombe e dagli interventi delle percussioni.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Gianluigi Mattietti.
Una serata che testimonia ancora una volta la capacità di MITO SettembreMusica di scoprire, catalizzare e valorizzare le giovani “rising” stars della scena mondiale, affiancandole, al tempo stesso, alle realtà produttive cittadine, in una sinergia vitale con il tessuto artistico delle città in cui si muove e di cui si alimenta, nutrendole a sua volta.
Partita dalla Germania, dove ha iniziato la propria formazione musicale a cinque anni, al suo ritorno nella natia Cina Zee Zee è diventata uno dei giovani artisti più ricercati della nazione. A Milano dialogherà con una delle realtà più emblematiche, storiche e apprezzate del mondo milanese: I Pomeriggi Musicali, che con la loro storia di attenzione per la tradizione e l’innovazione hanno dato un rilevante contributo, anche sul piano della coerenza tecnica e narrativa, al Festival.
In programma quattro compositori: Gershwin e Daugerthy, statunitensi; Ravel e Poulenc, francesi. Per i primi il jazz è di casa. Per gli altri è un potente motore da sfruttare. Il programma è dunque un concentrato di luce, vitalità e blue note.
Maurice Ravel (1875-1937) pensò di comporre un concerto per pianoforte e orchestra tardi nella sua carriera, nel 1927, in vista di una tournée negli Stati Uniti. Il Concerto in sol fu eseguito per la prima volta il 14 gennaio 1932 alla Salle Pleyel di Parigi, con la dedicataria Marguerite Long come solista e il compositore sul podio dell’Orchestra Lamoureux. Molto diverso dall’altro a lui quasi contemporaneo – il Concerto in re per la mano sinistra del 1929, drammatico, cupo, caratterizzato da una netta contrapposizione tra solista e orchestra – il Concerto in sol è leggero, spumeggiante, basato su un gioco complementare e tutto timbrico tra solista e orchestra. Questo concerto rispetta l’articolazione classica in tre movimenti, ma grazie alla grande duttilità della scrittura orchestrale e armonica, assembla un materiale tematico molto eterogeneo, con echi di jazz (che dominano nei movimenti estremi) e di musica da circo, temi popolari, motivi iberici, in particolare baschi e venature blues.
In programma anche una prima esecuzione in Italia, trascrizione per orchestra da camera di Iain Farrington delle Variazioni su I Got Rhythm di George Gershwin (1898-1937). Le Variazioni per pianoforte e orchestra furono composte da Gershwin alla fine del 1933, per una tournée concertistica eseguite da Gershwin stesso per la prima volta a Boston il 14 gennaio 1934. Il celebre tema, costruito su una scala pentatonica, è introdotto gradualmente attraverso vari strumenti e seguito da cinque variazioni che giocano su sofisticati intrecci ritmici, su repentine modulazioni, espansioni e contrazioni del materiale tematico, su stili diversi che vanno dal valzer alla musica cinese al puro stile jazz. Il pianista e compositore inglese Iain Farrington (nato nel 1977) oltre ad aver creato un proprio personale arrangiamento pianistico di I Got Rhythm, ha trascritto le Variazioni di Gershwin per un organico ridotto, simile a quello delle orchestrine di Broadway e con un’orchestrazione più leggera e trasparente.
Una grande varietà di stili caratterizza anche la Sinfonietta di Francis Poulenc (1899-1963), la sua unica composizione strettamente sinfonica (escludendo i concerti e le suite tratte dai balletti), che iniziò a scrivere nell’estate del 1947 su commissione della BBC (per la riapertura, dopo la Guerra, del Third Programme) e che fu eseguita a Londra, il 24 ottobre 1948, sotto la direzione di Roger Désormière. Opera della maturità, la Sinfonietta è caratterizzata da un grande equilibrio formale e da una scrittura elegante, a tratti caustica, traboccante di inflessioni popolareggianti, ritmi di danza, passaggi modali, armonie lussureggianti. Qui emerge il lato spensierato e ironico del compositore, tanto che la struttura neoclassica del brano può apparire come una parodia dei modelli mozartiani e haydniani (anche il titolo Sinfonietta non si riferisce alla sua durata ma alla sua leggerezza) nel puro spirito del Gruppo dei Sei, cui Poulenc aveva aderito negli anni Venti.
Dietro il graffiante polistilismo della musica di Michael Daugherty (nato nel 1954) c’è spesso la storia americana, l’universo sonoro delle metropoli, i miti e le icone popolari statunitensi: la musica dei rapper Elvis Presley Superman, Barbie, per dirne alcune. Ci sono poi composizioni ispirate a luoghi tipicamente americani, come Motown Metal (1994), Niagara Falls (1997), Route 66 (1998), Sunset Strip (1999). Quest’ultima, per orchestra da camera, prende il nome dal celebre Sunset Boulevard (la strada che dal centro di Los Angeles, passando attraverso quartieri chic come Beverly Hills e Bel Air, arriva alla spiaggia sull’Oceano Pacifico), e in particolare dal tratto che attraversa West Hollywood, il Sunset Strip appunto, popolato dal jet set hollywoodiano già negli anni Trenta, divenuto negli anni Sessanta un importante luogo di ritrovo hippie.
In Sunset Strip, eseguito per la prima volta il 7 gennaio 2000, Daugherty crea un paesaggio musicale in movimento, un gioco caleidoscopico e frammentario fatto di piccoli squarci musicali che compaiono e si dissolvono, come se fossero osservati da una macchina in transito su quella strada. Un viaggio immaginario (in tre movimenti, dal tramonto al mattino) che ci porta tra ristoranti, nightclub e discoteche, con un abile gioco contrappuntistico e poliritmico, un’orchestrazione brillante, dominata dalle trombe e dagli interventi delle percussioni.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Gianluigi Mattietti.
2018_09_12 Torre d'isola, l'opera lirica di quest'anno sarà Cavalleria
Villa Botta Adorno, Piazza della Libertà,3 27020 Torre d'Isola
Sotto le stelle XXIV edizione
Pietro Mascagni
Cavalleria Rusticana
Libretto di Giovanni Targioni - Tozzetti e Guido Menasci
Libretto di Giovanni Targioni - Tozzetti e Guido Menasci
Biglietto € 15,00 Unico, Seduto - PLATEA
I posti sono tutti a sedere, non assegnati e in platea
IN CASO DI MALTEMPO la serata sarà rinviata a giovedì 13 settembre con stessi orari e modalità.
Parte prima
Giacomo Puccini - Manon Lescaut,Intermezzo
Ruggero Leoncavallo - Pagliacci, Intermezzo
Parte seconda
Pietro Mascagni
Cavalleria Rusticana
Personaggi e interpreti:
Turiddu / Alberto Profeta, tenore
Santuzza / Renata Campanella, soprano
Alfio / Marzio Giossi, baritono
Lola / Moon Jin Kim, mezzosoprano
Mamma Lucia / Antonella Di Giacinto, mezzosoprano
Coro ORP, Oper@lirica e Franco Vittadini
Orchestra InCanto in Musica
Direttore Gianluca Fasano
Regia di Fabio Buonocore
Service Audio Luci Fuori Scena
Produzione InCanto in Musica Spettacoli
Direzione artistica Malva Bogliotti
Edizione 2017 G.Verdi Rigoletto Edizione 2015 G.Verdi Traviata
L'opera di settembre questo anno sarà Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni in programma per mercoledì 12 settembre. Siamo arrivati alla 24° edizione e dopo Tosca, Traviata, Il Barbiere di Siviglia e Rigoletto questo anno arriva Cavalleria Rusticana ed è con estremo piacere che Vi invitiamo a mettervi in agenda questo evento unico nella bellissima Villa Botta Adorno a Torre d'Isola. Una serata all'insegna della lirica, sotto le stelle del Parco del Ticino.
Un evento per noi molto speciale con la nota corale Vittadini e l'orchestra InCanto in Musica di Pavia con un totale di oltre 30 elementi ... e, ovviamente, una serie d'interpreti di altissimo livello dai principali teatri italiani.
Prevendita biglietti presso Libreria Clu (via San Fermo, ang. Corso Carlo Alberto), Locanda della Contea (Torre d'Isola), uffici del Comune di Torre d'Isola. La prevendita dà diritto all'acquisto di un abbonamento a costo ridotto per la stagione inCanto in Musica. In caso di maltempo il biglietto non sarà rimborsato ma è prevista una replica giovedì 13 settembre. Costo del biglietto: 15€.
L'EVENTO HA OTTENUTO IL CONTRIBUTO DEI SEGUENTI SPONSOR:
Centro Medico Lombardo – Studio De Angelis – Pavia
Studio Fisioterapico Spairani – Torre d'Isola
Ristorante Vita – Pavia
BCC – Banca Credito Cooperativo – Pavia / Marcignago
Annabella – Pavia
Plata Y Oro Gioielli – Pavia
Hotel Riz – San Genesio
Tresoldi e Associati – Consulenza aziendale e del lavoro – Pavia
Ibis Edizioni – Pavia
Enoteca Bolis Vini – Pavia
Bremi Assicurazioni – Pavia
Le Stanze del Cardinale – B&B – Pavia
Nasser Tappeti – Pavia
Parte prima
Giacomo Puccini - Manon Lescaut,Intermezzo
Ruggero Leoncavallo - Pagliacci, Intermezzo
Parte seconda
Pietro Mascagni
Cavalleria Rusticana
Personaggi e interpreti:
Turiddu / Alberto Profeta, tenore
Santuzza / Renata Campanella, soprano
Alfio / Marzio Giossi, baritono
Lola / Moon Jin Kim, mezzosoprano
Mamma Lucia / Antonella Di Giacinto, mezzosoprano
Coro ORP, Oper@lirica e Franco Vittadini
Orchestra InCanto in Musica
Direttore Gianluca Fasano
Regia di Fabio Buonocore
Service Audio Luci Fuori Scena
Produzione InCanto in Musica Spettacoli
Direzione artistica Malva Bogliotti
Edizione 2017 G.Verdi Rigoletto Edizione 2015 G.Verdi Traviata
L'opera di settembre questo anno sarà Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni in programma per mercoledì 12 settembre. Siamo arrivati alla 24° edizione e dopo Tosca, Traviata, Il Barbiere di Siviglia e Rigoletto questo anno arriva Cavalleria Rusticana ed è con estremo piacere che Vi invitiamo a mettervi in agenda questo evento unico nella bellissima Villa Botta Adorno a Torre d'Isola. Una serata all'insegna della lirica, sotto le stelle del Parco del Ticino.
Un evento per noi molto speciale con la nota corale Vittadini e l'orchestra InCanto in Musica di Pavia con un totale di oltre 30 elementi ... e, ovviamente, una serie d'interpreti di altissimo livello dai principali teatri italiani.
Prevendita biglietti presso Libreria Clu (via San Fermo, ang. Corso Carlo Alberto), Locanda della Contea (Torre d'Isola), uffici del Comune di Torre d'Isola. La prevendita dà diritto all'acquisto di un abbonamento a costo ridotto per la stagione inCanto in Musica. In caso di maltempo il biglietto non sarà rimborsato ma è prevista una replica giovedì 13 settembre. Costo del biglietto: 15€.
L'EVENTO HA OTTENUTO IL CONTRIBUTO DEI SEGUENTI SPONSOR:
Centro Medico Lombardo – Studio De Angelis – Pavia
Studio Fisioterapico Spairani – Torre d'Isola
Ristorante Vita – Pavia
BCC – Banca Credito Cooperativo – Pavia / Marcignago
Annabella – Pavia
Plata Y Oro Gioielli – Pavia
Hotel Riz – San Genesio
Tresoldi e Associati – Consulenza aziendale e del lavoro – Pavia
Ibis Edizioni – Pavia
Enoteca Bolis Vini – Pavia
Bremi Assicurazioni – Pavia
Le Stanze del Cardinale – B&B – Pavia
Nasser Tappeti – Pavia
2018_09_10 MITO alle 17.00 DANZE UNGHERESI al Piccolo Teatro Studio Melato
MITO SettembreMusica 2018 presenta
DANZE UNGHERESI
La “viola” è la protagonista assoluta di una serata dedicata a Brahms e ai suoi amati ritmi ungheresi, tra Sonate, Scherzi e Danze
Lunedì 10 settembre 2018, ore 17, Piccolo Teatro Studio Melato
Via Rivoli 6, Milano
Posto unico numerato, 5 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
PROGRAMMA
DANZE UNGHERESI
La “viola” è la protagonista assoluta di una serata dedicata a Brahms e ai suoi amati ritmi ungheresi, tra Sonate, Scherzi e Danze
Lunedì 10 settembre 2018, ore 17, Piccolo Teatro Studio Melato
Via Rivoli 6, Milano
Posto unico numerato, 5 euro
Biglietti in vendita su www.ticketone.it
Nils Mönkemeyer, viola
William Youn, pianoforte
Johannes Brahms (1833-1897)
Sonata in fa minore op. 120 n. 1
Allegro appassionato
Andante un poco adagio
Allegretto grazioso
Vivace
Danza ungherese n. 16 in fa minore
trascrizione di Nils Mönkemeyer e William Youn
PRIMA ESECUZIONE IN ITALIA
Danza ungherese n. 1 in sol minore
trascrizione di Nils Mönkemeyer e William Youn
PRIMA ESECUZIONE IN ITALIA
Scherzo in do minore
per la Sonata F.A.E.
Sonata in mi bemolle maggiore op. 120 n. 2
Allegro amabile
Allegro appassionato
Andante con moto. Allegro
Nils Mönkemeyer viola
William Youn pianoforte
Sonata in fa minore op. 120 n. 1
Allegro appassionato
Andante un poco adagio
Allegretto grazioso
Vivace
Danza ungherese n. 16 in fa minore
trascrizione di Nils Mönkemeyer e William Youn
PRIMA ESECUZIONE IN ITALIA
Danza ungherese n. 1 in sol minore
trascrizione di Nils Mönkemeyer e William Youn
PRIMA ESECUZIONE IN ITALIA
Scherzo in do minore
per la Sonata F.A.E.
Sonata in mi bemolle maggiore op. 120 n. 2
Allegro amabile
Allegro appassionato
Andante con moto. Allegro
Nils Mönkemeyer viola
William Youn pianoforte
Non capita spesso di ascoltare un recital con una viola come protagonista. Per MITO SettembreMusica,lunedì 10 settembre, alle ore 17, al Piccolo Teatro Studio Melato, arriva la viola di Nils Mönkemeyer, l’artista di Brema assurto a fama internazionale, capace di accendere gli animi e i riflettori su questo strumento. Una serata interamente dedicata a Johannes Brahms (1833-1897). Mönkemeyer e il pianista coreano William Youn ci guidano tra i ritmi e i temi ungheresi tanto cari al compositore di Amburgo.
Il programma propone i due capolavori composti da Brahms per viola, la Sonata in fa minore op. 120 n. 1e la Sonata in mi bemolle maggiore op. 120 n. 2 per poi inoltrarsi nell’esplorazione di temi e movenze ungheresi che il compositore tedesco ha accolto, con rapinoso affetto, nelle proprie Danze, proposte in prima esecuzione italiana nelle trascrizioni per viola e pianoforte di Mönkemeyer e Youn. Completa il programma lo Scherzo in do minore per la Sonata F.A.E.
Per clarinetto nascono le due Sonate op. 120 che, come indica l’alto numero d’opera, appartengono all’ultima fase del suo lavoro. Fu lo stesso Brahms, che le scrisse nell’estate del 1894, ad affermare che entrambe le Sonate potevano, però, essere tranquillamente adattate alla viola, entrambi strumenti da lui molto amati, strumenti che in orchestra occupano registri mediani, e che spesso suonano “nascosti” rispetto a quelli di maggior visibilità (un altro tassello della sua poetica). Come spesso avveniva per le sue ultime composizioni, anche qui il materiale musicale è ridotto al minimo, idee brevi una melodia che si afferra, ma è come se scomparisse subito dalle mani, astratta, lasciando la ribalta a una serie di elementi “atmosferici”: il ritmo, l’espressività, l’armonia, il colore strumentale.
Quindi le Danze ungheresi, proposte in trascrizione per viola e pianoforte ed eseguite in prima italiana. Fu Massimo Mila a capirne tra i primi l’importanza, quali punto di riferimento che non avrebbe mai smesso di far luce alla ricerca estetica brahmsiana. Mila ci trovava il germoglio di una sintesi perfetta fra tono popolare e arte, vitalità e lavoro sulla forma, semplicità dell’ascolto e densità dell’opera compositiva. Era impossibile restare indifferenti, secondo Mila, di fronte a un’esuberanza così sincera e al tempo stesso così finemente elaborata. Un paragone poteva essere fatto forse con le stoffe dei costumi popolari ungheresi, il cui effetto sgargiante si deve spesso alla combinazione di motivi floreali cuciti a mano con cura minuziosissima. Le idee melodiche e i ritmi di danza si ripetevano, in una stessa composizione, così come avveniva con gli elementi decorativi sui vestiti. Molto diversa era l’arte combinatoria della variazione che Brahms avrebbe sviluppato in seguito ispirandosi all’esempio del Barocco. Brahms lavorò a lungo entro queste due polarità, la variazione e la ripetizione, alla ricerca di equilibri provvisori che non si sarebbero mai tradotti in una formula o, se si preferisce, in un’ideologia.
La Sonata F.A.E., infine, fu un gioco musicale che Robert Schumann ideò in onore di Joseph Joachim, il violinista che era stato a lungo partner di Brahms in duo. Schumann propose a due amici compositori, Brahms e Albert Dietrich, di comporre una sonata per violino e pianoforte a più mani, lasciando a Joachim il compito di indovinare chi fosse l’autore dei singoli movimenti. Lo Scherzo in do minore rappresentava il contributo di Brahms. Le tre lettere che compaiono nel titolo della Sonata indicano una successione di note (fa, la, mi) usate come base delle idee tematiche di ciascun movimento, ma vengono viste anche come acronimo di un motto − Frei aber einsam, cioè “libero ma solo” − riferito al celibato di Joachim. Per lo Scherzo Brahms lavorò sul motivo che apre il terzo movimento della Sinfonia n. 5 di Beethoven, trasformandolo sempre più in un motivo di danza che dalla Vienna classica sembra spostarsi verso le praterie della musica popolare ungherese.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Stefano Cantucci.
Il programma propone i due capolavori composti da Brahms per viola, la Sonata in fa minore op. 120 n. 1e la Sonata in mi bemolle maggiore op. 120 n. 2 per poi inoltrarsi nell’esplorazione di temi e movenze ungheresi che il compositore tedesco ha accolto, con rapinoso affetto, nelle proprie Danze, proposte in prima esecuzione italiana nelle trascrizioni per viola e pianoforte di Mönkemeyer e Youn. Completa il programma lo Scherzo in do minore per la Sonata F.A.E.
Per clarinetto nascono le due Sonate op. 120 che, come indica l’alto numero d’opera, appartengono all’ultima fase del suo lavoro. Fu lo stesso Brahms, che le scrisse nell’estate del 1894, ad affermare che entrambe le Sonate potevano, però, essere tranquillamente adattate alla viola, entrambi strumenti da lui molto amati, strumenti che in orchestra occupano registri mediani, e che spesso suonano “nascosti” rispetto a quelli di maggior visibilità (un altro tassello della sua poetica). Come spesso avveniva per le sue ultime composizioni, anche qui il materiale musicale è ridotto al minimo, idee brevi una melodia che si afferra, ma è come se scomparisse subito dalle mani, astratta, lasciando la ribalta a una serie di elementi “atmosferici”: il ritmo, l’espressività, l’armonia, il colore strumentale.
Quindi le Danze ungheresi, proposte in trascrizione per viola e pianoforte ed eseguite in prima italiana. Fu Massimo Mila a capirne tra i primi l’importanza, quali punto di riferimento che non avrebbe mai smesso di far luce alla ricerca estetica brahmsiana. Mila ci trovava il germoglio di una sintesi perfetta fra tono popolare e arte, vitalità e lavoro sulla forma, semplicità dell’ascolto e densità dell’opera compositiva. Era impossibile restare indifferenti, secondo Mila, di fronte a un’esuberanza così sincera e al tempo stesso così finemente elaborata. Un paragone poteva essere fatto forse con le stoffe dei costumi popolari ungheresi, il cui effetto sgargiante si deve spesso alla combinazione di motivi floreali cuciti a mano con cura minuziosissima. Le idee melodiche e i ritmi di danza si ripetevano, in una stessa composizione, così come avveniva con gli elementi decorativi sui vestiti. Molto diversa era l’arte combinatoria della variazione che Brahms avrebbe sviluppato in seguito ispirandosi all’esempio del Barocco. Brahms lavorò a lungo entro queste due polarità, la variazione e la ripetizione, alla ricerca di equilibri provvisori che non si sarebbero mai tradotti in una formula o, se si preferisce, in un’ideologia.
La Sonata F.A.E., infine, fu un gioco musicale che Robert Schumann ideò in onore di Joseph Joachim, il violinista che era stato a lungo partner di Brahms in duo. Schumann propose a due amici compositori, Brahms e Albert Dietrich, di comporre una sonata per violino e pianoforte a più mani, lasciando a Joachim il compito di indovinare chi fosse l’autore dei singoli movimenti. Lo Scherzo in do minore rappresentava il contributo di Brahms. Le tre lettere che compaiono nel titolo della Sonata indicano una successione di note (fa, la, mi) usate come base delle idee tematiche di ciascun movimento, ma vengono viste anche come acronimo di un motto − Frei aber einsam, cioè “libero ma solo” − riferito al celibato di Joachim. Per lo Scherzo Brahms lavorò sul motivo che apre il terzo movimento della Sinfonia n. 5 di Beethoven, trasformandolo sempre più in un motivo di danza che dalla Vienna classica sembra spostarsi verso le praterie della musica popolare ungherese.
Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Luigi Marzola.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Stefano Cantucci.
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