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nella foto Alex Esposito (Selim) con Mario Mainino |
Teatro alla Scala – Milano
STAGIONE LIRICA 2019-2020
Sabato 22 febbraio 2020 ore 20.00
Gioachino Rossini
Il Turco in Italia
libretto di Felice Romani
opera buffa in due atti
Prima rappresentazione
Personaggi ed interpreti:
Selim il Principe Turco -
Alex Esposito
Donna Fiorilla, la ninfomane -
Rosa Feola
Don Geronio il marito disperato - Giulio Mastrototaro
Don Narciso, l’amante cicisbeo - Edgardo Rocha
Prosdocimo, il poeta - Mattia Olivieri
Zaida, la schiava turca - Laura Verrecchia
Albazar, il fido servitore - Manuel Amati
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore
Diego Fasolis
Regia
Roberto Andò
Collaboratore del Regista Emmanuelle Bastet
Scene e luci Gianni Carluccio
Costumi Nanà Cecchi
Video Luca Scarzella
Nuova Produzione Teatro alla Scala
Durata spettacolo: 3 ore e 05 minuti
incluso intervallo
Sarà possibile prepararsi all'ascolto dell'opera, un'ora prima dell'inizio di ciascuna recita, con una conferenza introduttiva, tenuta dal Prof. Cesare Fertonani, aperta a tutti gli spettatori muniti di biglietto presso il Ridotto delle gallerie.
Le recite:
Sabato 22 Febbraio 2020_02_22
ore 20:00
Martedì 25 Febbraio 2020_02_25
ore 20:00
Venerdì 28 Febbraio 2020_02_28
ore 20:00
Mercoledì 04 Marzo 2020_03_04
ore 20:00
Venerdì 13 Marzo 2020_03_13
ore 20:00
Domenica 15 Marzo 2020_03_15
ore 14.30
Martedì 17 Marzo 2020_03_17
ore 20:00 ScalAperta 50%
Giovedì 19 Marzo 2020_03_19
ore 20:00
Cronista
o il grande fratello…
Il Turco
in Italia è un’opera buffa in due atti di Gioacchino Rossini, su
libretto di Felice Romani un lavoro che non ebbe molta fortuna,
niente da paragonare alla splendida “L’Italiana in Algeri”
della quale sono famosissime diverse pagine. Del Turco invece poco è
passato alla storia e nulla nei recital di canto. Rossini ha l’idea
straordinaria di mettere in scena l’autore del dramma alla ricerca
di un soggetto quasi come un moderno “grande fratello” dove i
protagonisti ignari (sic!) sono sotto i fari dei riflettori. La prima
assoluta ebbe luogo al Teatro alla Scala a Milano, il 14 agosto 1814.
Nell’occasione l’opera fu accolta freddamente, soffrendo il
paragone con L’Italiana in Algeri, con la quale condivideva il
gusto della “turcheria”. Ma l’opera fu riabilitata nello stesso
teatro sette anni più tardi, nel 1821. La fortuna moderna del Turco
in Italia nasce negli anni ‘50 del ‘900, a partire
dall’allestimento della Scala del 1954, con Maria Callas nel ruolo
di Fiorilla e la direzione di Gianandrea Gavazzeni.
[note di
Mario Mainino]
Atto I
Nei
pressi di Napoli, il poeta Prosdocimo è pensieroso “Ho da
far un dramma buffo, E non trovo l'argomento! Questo ha troppo
sentimento, Quello insipido mi par. “ difficile la
vita per gli autori, occorre guardarsi in giro e trovare ispirazione
dalla vita reale, da un po’ di folklore, magari un gruppo di
zingari. Il povero Don Geronio (uomo debole e pauroso) ha dei grossi
problemi con la moglie, Donna Fiorilla (donna capricciosa ma onesta);
cerca “Se col tempo e la pazienza, Il cervello di mia moglie
Potrò giungere a sanar.” e chiede alla zingara Zaida (un
tempo schiava e promessa sposa di Selim) di leggergli la mano ma
viene preso in giro. Il poeta avvicina Zaida e viene a sapere del suo
amore per un principe Turco dal quale fu allontanata per invidia
delle rivali. Proprio quella sera è annunciato l’arrivo di un
Principe Turco ed una grande festa, il poeta aiuterà Zaida ad
andarci e ad avvicinarlo. Donna Fiorilla passeggia con delle amiche e
si descrive “Non si dà follia maggiore Dell'amare un solo
oggetto: Noia arreca, e non diletto.” Arriva la nave di
Selim “Bella Italia, alfin ti miro, Vi saluto amiche sponde;
L'aria, il suolo, i fiori, e l'onde Tutto ride e parla al cor. Ah!
del cielo, e della terra, Cara Italia sei l'amor.” Fiorilla
viene subito attratta “Anche i Turchi non mi spiacciono.”
ricambiata da Selim “L'Italiane son pur belle”.
E
cominciano i guai. Prosdocimo incontra Narciso, cavalier servente di
Fiorilla “Un vago sembiante, Di gioia m'accende”
(cavatina del tenore). Ai due si aggiunge Don Geronio, disperato
perché la moglie ha invitato a casa per un caffè il Principe turco
“Un marito scimunito” (terzetto).
In casa
di Fiorilla, la donna civetta con Selim, dove viene a stento
sopportato da Geronio, che in segno d’omaggio deve baciargli la
veste, e da Narciso (quartetto). Invano Geronio cerca di richiamare
la moglie. Invece, Prosdocimo si rallegra, perché può trovare nuovi
spunti per la sua opera. Selim attende sulla spiaggia Fiorilla, ma
incontra Zaida, e i due si riabbracciano, riconoscendosi. Fiorilla
giunge con Geronio e Narciso, e si scaglia sulla povera Zaida l’atto
si chiude con “Quando il vento improvviso sbuffando”
l’immancabile concertato finale.
Atto II
In una
locanda Selim fa la proposta a Geronio di vendergli Fiorilla, usanza
di Turchia, ma Geronio “buona o cattiva” la moglie se la vuole
tenere “Ci vedremo in altro loco” (duetto).
Fiorilla
e coro “Se il zefiro si posa” promette guerra a
Zaida per portargli via Selim. Succede un parapiglia nel quale la
povera Zaida si sente umiliata e fugge. Selim è indeciso e Fiorilla
si arrabbia “Credete a quest'uomini”
(duetto).
Narciso
ascolta Prosdocimo narrare a Geronio del progetto di incontrasi ad
una festa in maschera e di Selim che vuole rapire Fiorilla “Intesi:
ah! tutto intesi” (aria). Durante la festa Narciso è
vestito da Selim, Zaida è vestita da Fiorilla e quindi è ovvio che
Geronio non capisca più nulla “Oh! guardate che accidente:
Non conosco più mia moglie! Egual Turco, eguali spoglie, Tutto egual
... che farò?”
La vera
Fiorilla scappa con Narciso e Zaida con Selim mentre Geronio viene
preso per pazzo da tutti.
Fiorilla
vede che alla fine occorre mettere la testa a posto “Squallida
veste, e bruna d'affano e pentimenti” visto che il marito
finge di voler divorziare, e che Selim e Zaida sono tornati insieme e
stanno per ripartire per la Turchia.
Il poeta
esulta “Che dramma! son contento: Un migliore argomento
trovar non si potea Né in miglior modo Avviluppar si cercherebbe un
nodo. Pianti, strida, rimorsi da Tragedia. Il final non può
sbagliar.” e tutto finisce tra la gioia generale ed
il saluto di Selim “Cara Italia io t'abbandono, Ma per sempre
in cor t'avrò.” e tutti insieme traggono la morale finale
“Restate contenti: Felici vivete, E a tutti apprendete
Che lieve è l'error, Se sorge da quello Più bello l'amor.”