SABATO 29 OTTOBRE 2016, ore 20.30
Auditorium di Milano
25° Festival di Milano Musica
GÉRARD GRISEY
INTONARE LA LUCE
Percorsi di Musica d’oggi 2016
CICLO: INTERROGARE IL CIELO
mdi ensemble
Ensemble da camera de laVerdi
Emilio Pomarico, direttore
Donatienne Michel-Dansac, soprano
Luca Ieracitano, pianoforte
Programma:
Tristan Murail (1947)
Le Lac (2001, 23’ ) per ensemble strumentale
Hugues Dufourt (1943)
L’Origine du monde (2004, 16’ ) per pianoforte ed ensemble strumentale
Gérard Grisey (1946-1998)
Quatre chants pour franchir le seuil (1998, 40’ ) per soprano e quindici musicisti
Prélude D’après
Les heures à la nuit de Guez-Ricord
Interlude D’après
Les sarcophages égyptiens du moyen empire
Interlude D’après
Erinna
Faux interlude D’après
L’épopée de Gilgamesh
In collaborazione con RAI-RadioTre (Trasmissione in
differita)
In coproduzione con Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro
Sinfonico G. Verdi di Milano
Nell’ambito della residenza 2015/2017 di mdi ensemble a
Milano Musica
Con il sostegno di Intesa Sanpaolo
Sonia Formenti,
flauto
mdi ensemble
Enrico Giacomin,
flauto laVerdi
Paolo Casiraghi,
clarinetto
mdi ensemble
Fausto Saredi,
clarinetto
laVerdi
Luca Stocco, oboe
laVerdi
Paolo Dutto,
fagotto mdi
ensemble
Isabella Fabbri, sassofono
mdi
ensemble
Roberto Genova,
sassofono mdi ensemble
Giuseppe Amatulli,
corno
laVerdi
Alessandro Ghidotti,
tromba laVerdi
Raffaela Chieli,
tromba
laVerdi
Alessio Brontesi,
trombone
mdi ensemble
Riccardo Armari,
tuba
mdi
ensemble
Davide Viada,
tuba
laVerdi
Lorenzo Gentili-Tedeschi,
violino mdi ensemble
Luca Santaniello,
violino
laVerdi
Gianfranco Ricci,
violino
laVerdi
Paolo Fumagalli, viola
mdi ensemble
Giorgio Casati,
violoncello
mdi ensemble
Tobia Scarpolini,
violoncello
laVerdi
Antonello Labanca,
contrabbasso mdi ensemble
Elena Piva,
arpa
laVerdi
Luca Ieracitano,
pianoforte
mdi ensemble
Simone Beneventi,
percussioni mdi ensemble
Bastian Hadrian Pfefferli, percussioni mdi ensemble
Lorenzo D’Erasmo,
percussioni
mdi ensemble
Biglietti in vendita durante tutto il Festival, tutti i
giorni, da lunedì a sabato (ore 12-18), alla Biglietteria di Milano Musica
presso la Biglietteria del Teatro alla Scala, piazza del Duomo, Galleria del
Sagrato (MM 1, 3 – DUOMO). Nei giorni dei concerti la Biglietteria è aperta
presso le rispettive sale un’ora prima dell’inizio del concerto. Per i concerti
al Teatro alla Scala è possibile acquistare i biglietti anche il giorno stesso,
dalle ore 18 fino all’inizio del concerto, presso la Biglietteria serale di Via
Filodrammatici.
Info Biglietteria 02 861147 biglietteria@milanomusica.org
L’elenco delle Convenzioni è disponibile presso la Biglietteria di Milano
Musica e sul sito www.milanomusica.org Biglietteria online:www.ticketone.it
Fino al 7 novembre è possibile acquistare
Abbonamento a 4 concerti/spettacoli a scelta: € 60
Biglietti € 10
Ufficio Stampa: Ufficio Stampa Teatro alla Scala Tel. 02
88792412
Tre francesi, tra informatica e natura
Il nono appuntamento di Milano Musica – sabato 29 ottobre,
all’Auditorium di Milano (ore 20.30) – è uno sguardo concentrato su tre
compositori pressoché coetanei, allievi di Messiaen, che hanno fatto lievitare
fermenti nuovi nella realtà musicale francese successiva, e alternativa, a
quella dominata dal serialismo e dalla figura di Pierre Boulez. È significativo
che nell’estetica, anzi nella poetica di
Hugues Dufourt (1943), di Tristan Murail (1947), e soprattutto di Gérard
Grisey (1946-1998) - nome-guida del festival 2016 - ricorrano riferimenti alla
natura, all’arte figurativa, a culture e mitologie extraeuropee. Tutti e tre
gli autori che, con maggiore o minore convinzione, per più o meno lunghi
periodi, sono riferiti alla corrente spettralista, sostituirono se non
contrapposero all’astrazione pura dell’analisi postserialista, una ricerca
“nel” suono non meno rigorosa, ma accompagnata a uno sguardo aperto verso
realtà extramusicali e a un pensiero
“umanistico”.
«Le Lac per diciannove strumenti (2001) – scrive Luigi
Manfrin - appartiene al periodo in cui Tristan Murail è docente alla Columbia
University di New York. Nella prefazione alla partitura, Murail accenna a
fenomeni naturali di luce e di movimento generati in un lago situato presso la
sua abitazione e a cui allude il titolo del suo brano. Vi è sotteso anche il
riferimento a un altro lago, il Walden Pond nel Massachusetts, famoso rifugio
del filosofo e scrittore trascendentalista Thoreau. Con questa composizione,
Murail riafferma la sua fascinazione per le risonanze immaginative della
natura, quasi sempre presente nei titoli delle sue opere. Murail concepisce un
intreccio singolare tra informatica e natura. Le Lac è un brano interamente
composto al computer e di cui i suoni di partenza, naturali e non, sono stati
analizzati, ri-sintetizzati e ricomposti in notazione strumentale».
In Hugues Dufourt , mettersi in rapporto con opere e autori
dell’arte figurativa «si fonda su un gesto creativo di apertura di spazi
percettivi, in cui le immagini sonore e visive si richiamano tra loro in uno
scambio di relazioni. Gli accostamenti di Dufourt focalizzano i punti
problematici del linguaggio musicale odierno, con riferimento agli studi
scientifici dell’onda sonora. Dufourt è stato il teorizzatore della “musica
spettrale” fondata sulla valenza metaforica del timbro. […] Per Dufourt, però,
la metafora va oltre, confrontandosi con le tecniche e le espressioni materiali
appartenenti alla storia della fotografia e a pittori come Giorgione, Tiepolo, Rembrandt,
Pollock e Hayter. L'Origine du monde, per pianoforte e ensemble (2004), deriva
il suo titolo dalla controversa tela di Gustave Courbet del 1866. Questo
dipinto, appartenuto a Jacques Lacan e ora esposto al Musée d’Orsay, inquadra
il sesso di una donna dal volto assente, come se fuoriuscisse dalla scena.
Realizzata con una scrupolosità analitica quasi fotografica, l’immagine attiva
nell’osservatore un movimento percettivo paradossale, oscillante tra desiderio,
presenza e detrazione». In risposta, «il brano di Dufourt è un concerto in cui
il pianoforte è integrato nelle sonorità dell’ensemble, alternandovi solo delle
lievi emergenze, e le cui risonanze sono prolungate dalle percussioni. […]
Anche Il tempo è trattato in modo
paradossale, svolgendosi ora lentamente, ora rapidamente o, come dice lo stesso
Dufourt, “spezzandosi e riallacciandosi senza interrompere il proprio
progredire, ora oscillante e ora orientato, capace di distendersi e di
ripiegarsi su se stesso”.»
«I Quatre chants puor franchir le seuil (1996-98) sono
l’ultima opera di Gérard Grisey, e rappresentano un’intensa meditazione sulla
morte. Essi attestano l’interesse del compositore per la voce nelle sue ultime
opere. Ampio risalto è dato all’aspetto semantico dei testi, scelti da quattro
civiltà diverse – cristiana, egiziana, greca e mesopotamica.»
La composizione,
perciò, consiste in quattro movimenti separati da brevi interludi. I sedici
esecutori, un soprano e quindici strumentisti, sono a loro volta ripartiti in
quattro gruppi di quattro esecutori. Il primo canto, da Les heures à la nuit, è
l’unico composto sulla poesia di un contemporaneo, Christian Guez-Ricord, morto
prematuramente nel 1988. È una breve epigrafe sulla morte dell’angelo, “la più
orrenda” – commenta Grisey – perché comporta “la rinuncia ai nostri sogni”. Una
raffigurazione musicale della caducità. Con La Mort de la civilisation, il
secondo brano, Grisey ritorna alla rievocazione dell’antico Egitto, già
presente in composizioni come Sortie vers la lumière du jour (1978) e Jour,
contre-jour (1978/79). Le fonti sono Les Testes des sarcophages égyptiens du
Moyen Empire dell’egittologo Paul Barguet, contenente delle formule per
accompagnare il trapasso dei defunti. Il soprano canta alcuni frammenti con i
loro numeri di catalogo, alternando melodia e declamazione sugli arpeggi
isolati dell’arpa e sulle note prolungate degli altri strumenti. Nel terzo
canto, La mort de la voix, su due versi dell’antica poetessa greca Erinna, le
immagini del vuoto e dell’eco si riflettono nello smistamento del materiale
sonoro su due piani: una sovrapposizione di melodie imitanti la voce e due
gruppi strumentali che ne rappresentano l’ombra o la risonanza. Le percussioni
introducono il quarto movimento, La Mort de l’humanité, dall’Epopea di
Gilgamesh. Utnapishtim racconta la furia del diluvio universale, la
trasformazione degli uomini in argilla, seguita dal suo sguardo piangente sul
mondo ma illuminato dalla speranza. La musica segue il racconto. La
conclusione, come une berceuse, dall’andamento altalenante tra tempi binari e
ternari, non è – scrive Grisey – “per addormentare ma per destare o per dare
speranza”.
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