Domenica 9 febbraio 2025 ore 17.00
Casa delle Arti di Cernusco sul Naviglio
Via Alcide de Gasperi, 5, 20063 Cernusco sul Naviglio MI
Anteprima del concerto
Martedì 11 febbraio 2025 ore 20.00
Conservatorio di Milano - Sala Verdi
Concerto della
YOUTH Orchestra
del Conservatorio di Milano
in collaborazione con la stagione IL FILO DI ARIANNA
Programma musicale:
Maria Teresa Agnesi (1720-1795)
Introduzione a L’Insubria consolata
-[Allegro]
-Andante
-Presto
(revisione a cura di Mariateresa Dellaborra e Fabrizio Dorsi)
Prima esecuzione in tempi moderni
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Concerto in do maggiore per oboe e orchestra KV314
-Allegro aperto
-Adagio non troppo
-Rondò: Allegretto
Silvia Piras oboe
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21
-Adagio molto – Allegro con brio
-Andante cantabile con moto
-Menuetto: Allegro molto e vivace
-Finale: Adagio – Allegro molto e vivace
YOUTH Orchestra del Conservatorio di Milano
Fabrizio Dorsi direttore
Ingresso libero con prenotazione
YOUTH Orchestra del Conservatorio di Milano:
Flauti: Elisa Fleres (prima parte), Emma Froro
Oboi: Marco Sirena (prima parte), Vittoria Pedron
Clarinetti: Arianna Bellingeri (prima parte), Luca Frizzele
Fagotti: Stefano Ottomaniello (prima parte), Amelia Brzozowska
Corni: Antonio Caruso (prima parte), Thomas Claisen
Trombe: Leonardo Galimberti (prima parte), Mattia Cristino
Timpani: Mirko Secomandi
Clavicembalo: Alessandro Agugliari
Violini I: Tiziano Giudice (spalla), Anna Prodi (concertino), Enrico M. Guidi,
Edoardo Iabichella, Sofia Patanè, Valentina Wilhelm, Elizabeth Zaniboni
Violini II: Pietro Bonomi (prima parte), Amos Bono (concertino),
Ambra Loriga, Anna Marcheselli, Davide Akito Norgia, Lucia Panetta
Viole: Francesco Agnusdei (prima parte), Laura D’Oriente,
Tommaso Malacalza, Giovanni Ravasio
Violoncelli: Niccolò Basile (prima parte), Diao Zichen, Emma Brunati,
Filippo Ravasio, Gabriele Tai
Contrabbassi: Matteo Mirri (prima parte), Stefano Lavorini, Piofrancesco Zecca
Dalle note di sala:
«Chi si reca a Montevecchia, sulle prime alture della Brianza, oltre a visitare il Santuario
della Beata Vergine del Carmelo e a gustare vini, formaggini e salumi locali, può notare
una villa nobiliare, che fu degli Agnesi, e una lapide che ricorda la più illustre tra coloro
che abitarono quella casa, Maria Gaetana, che a quanto pare fu la prima donna italiana
a insegnare matematica all’università. Nessuna menzione vi si fa di Maria Teresa Agnesi,
maritata Pinottini, compositrice.
Perché per Maria Teresa, alla sfortuna di nascere donna
in un periodo in cui non si parlava di parità, si aggiunse quella di venire offuscata dalla
più illustre sorella.
Eppure la sua abilità era riconosciuta, tanto che il 26 dicembre 1753 il
Teatro Ducale di Milano aprì la stagione con un Ciro in Armenia la cui musica è attribuita
a lei. In questo programma si esegue l’introduzione a L’Insubria consolata, componimento drammatico scritto nel 1766 per il fidanzamento di Maria Ricciarda Beatrice d’Este con Ferdinando d’Austria, una ouverture in tre tempi. Il primo di essi si caratterizza
per l’adozione di una embrionale forma “di sonata”. Il secondo è un Andante in tonalità
minore dalla delicata cantabilità, impreziosita dagli effetti di eco tra primi e secondi violini. Conclude l’ouverture un Presto, dove i richiami da caccia dei corni vorrebbero probabilmente rimandare alle attività venatorie che si praticavano nelle “ville di delizia” della
Brianza, come quella che fu della famiglia Agnesi.
Per molto tempo si ritenne che il Concerto in do maggiore per oboe e orchestra
composto da Mozart per il virtuoso di origine bergamasca Giuseppe Ferlendis fosse andato perduto. Poi si scoprì che si trattava della versione originale del Concerto in re maggiore per flauto. Questa scoperta ha comportato la retrodatazione al 1777 e l’attribuzione di un nuovo numero di catalogo, il K 285d invece del K 314, che comunque continua
a venire correntemente impiegato. Il concerto si articola nei tradizionali tre movimenti,
un Allegro aperto, un Adagio non troppo e un Rondò finale in tempo Allegretto, tuttavia
supera i limiti del lavoro di routine, scritto su commissione, grazie alla creatività e all’inventiva melodica del maestro di Salisburgo, come dimostra il movimento centrale, dove
il rallentamento del tempo (un Adagio non troppo anziché un Andante, più frequentemente impiegato da Mozart nei tempi centrali dei concerti solisti) consente il completo
dispiegamento delle doti di cantabilità dell’oboe.
Nella seconda metà del Settecento la sinfonia si impone come genere principe
della musica orchestrale. Il musicista al quale si deve maggiormente questa affermazione è Franz Joseph Haydn, ma anche da Mozart proviene un contributo significativo.
Dopo alcune false partenze giovanili non andate a buon fine, Beethoven si affaccia
sull’agone sinfonico alle soglie dei trent’anni. Il suo primo lavoro guarda a entrambi i
maestri. Da Haydn, e particolarmente dalle “Londinesi”, eredita diverse caratteristiche,
tra le quali l’organico orchestrale (legni a due, corni, trombe, timpani e archi) e l’introduzione lenta che precede l’Allegro iniziale in forma sonata. Mozartiano è invece l’Andante
cantabile con moto, il cui tema richiama chiaramente quello dell’Andante dalla grande
Sinfonia in sol minore.
Ma la personalità beethoveniana si manifesta appieno nel terzo
movimento, che, nonostante la denominazione di Menuetto, è già uno Scherzo, per il
tempo “Allegro molto e vivace”, per l’indicazione metronomica (minima col punto=108),
per lo slancio ascendente della melodia iniziale, per i repentini contrasti dinamici.
Si torna a Haydn con il finale, anch’esso preceduto da un corto e bizzarro Adagio e pervaso da
una incessante pulsazione ritmica che si arresta umoristicamente prima della coda su
due brevi corone per poi riprendere la sua corsa verso la festosa conclusione.»
(note del maestro Fabrizio Dorsi)
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