2018_06_27 Milano Arte Musica Trois Leçons de Ténèbres

Associazione Culturale La Cappella Musicale
Milano Arte Musica
XII edizione 2018
Direzione Artistica Maurizio Salerno
Per informazioni:
Associazione Culturale La Cappella Musicale
Via Vincenzo Bellini 2, 20122 Milano
Tel / fax 02.76317176
e-mail lacappellamusicale@libero.it
sito www.lacappellamusicale.com
Milano Arte Musica programma XII edizione 2018
Mercoledì 27 giugno 2018, ore 20.30
Chiesa di Santa Maria Segreta
via Mascheroni 10, Milano
F. Couperin: Trois Leçons de Ténèbres
Céline Scheen, soprano
Eugénie Warnier, soprano
Kaori Uemura, viola da gamba
Christophe Rousset, organo, clavicembalo e direzione

PROGRAMMA
Marc-Antoine Charpentier(1643-1704)
Seconde Leçon du Jeudi Saint H103
«Lamed. Matribus suis dixerunt» per due voci e basso continuo

Septième Répons après la première leçon du troisième nocturne H117
«Seniores populi» per voce e basso continuo

Cinquième Répons après la seconde leçon du second nocturne H115
«Eram quasi agnus» per voce e basso continuo

Second Répons après la seconde leçon du premier nocturne H112
«Tristis est anima mea» per due voci e basso continuo

François Couperin (1668-1733)
Trois Leçons de Ténèbres pour le Mercredi Saint
Première Leçon per voce e basso continuo
Troisième Leçon per due voci e basso continuo

La celebrazione del 350° anniversario della nascita di François Couperin continua durante la serata del 27 giugno alle ore 20.30 presso la Chiesa di Santa Maria Segreta. Christophe Rousset, stavolta in veste anche di organista e direttore, i soprani Céline Scheen ed Eugénie Warnier e la violista Kaori Uemura, propongono l’opera più importante che Couperin scrisse nel campo della musica vocale: le Leçons de Ténèbres, composte sul testo delle “Lamentazioni” di Geremia, con vocalizzi di straordinaria intensità espressiva. Durante la serata saranno proposte anche alcune tra le Leçons de Ténèbres di Marc-Antoine Charpentier, in un confronto tra i due massimi esponenti della musica sacra francese.

Tre temi s’intrecciano nel tessere il concerto di questa sera: la scrittura chiesastica per voce sola, la devozione cattolica dell’Ufficio delle tenebre e la tradizione francese di musica da chiesa. Il primo fenomeno da considerare è l’affermazione, nel corso del Seicento, d’una forma di espressione moderna della devozione cattolica che ricorre, sia in ambito liturgico che extraliturgico, alla voce sola, di casa all’opera e nella cantata da camera, per vivificare i tradizionali temi teologici con il linguaggio appassionato degli affetti profani. I testi latini fungeranno da volano per le potenzialità della musica, che ne sfrutterà il repertorio di immagini esaltandolo con efficace pittura sonora. Questa produzione intima, fondata sulla polarità essenziale tra una/due voci e il basso continuo, trova una delle strade più suggestive nell’Ufficio delle tenebre (Officium Tenebrarum), rito composto dal mattutino e dalle lodi del Giovedì, Venerdì e Sabato santo, da celebrarsi la sera precedente ciascuno dei tre giorni. Il rito prevede l’esecuzione delle Lamentationes Jeremiae Prophetae (le Leçons de Ténèbres), dei Responsoria (Répons), di alcuni salmi (tra cui il Miserere) e del cantico di Zaccaria (il Benedictus), a formare una meditazione severa sul tema della Passione di Cristo. La voce assume in questo contesto il timbro del lamento, carissimo a tutta la cultura musicale del barocco europeo, giungendo a sfruttare a fini espressivi persino le lettere ebraiche con cui esordiscono i versetti del compianto sulla distruzione di Gerusalemme attribuito al profeta Geremia, fioriti in elaboratissimi melismi che si piegano a inflessioni dolorose potenzialmente infinite. Il programma di questa sera declina questa produzione liturgica in una tradizione specifica, quella del tardo barocco francese, di cui accosta due degli autori sommi, tra i massimi esponenti del genere.
Marc-Antoine Charpentier, allievo a Roma di Carissimi, figura chiave del mondo musicale francese dell’età del Re Sole, rivale di Lully ma noto ai più per il preludio del Te Deum che funge da sigla dell’Eurovisione, oltre che operista di vaglia fu autore fecondissimo di musica da chiesa. Maestro della Chiesa di Saint-Louis e della Sainte-Chapelle, aveva l’onere di provvedere alle messe solenni cui assisteva a Parigi il re. Ne scrisse dodici, così come oltre 400 tra mottetti e salmi. L’Ufficio delle tenebre, che proprio con la sua generazione si iniziò a intonare in toto, cioè non più alternatim con versetti in gregoriano, occupa nel suo catalogo un posto singolarissimo. Nell’arco di trent’anni Charpentier realizzò ben 32 Leçons de Ténèbres, 19 responsori, sette salmi e un Benedictus. La Leçon e i tre responsori in programma provengono da due volumi autografi e furono utilizzati dalle monache cistercensi della parigina Abbaye-aux-Bois, com’è attestato da una cronaca del «Mercure de France» del 1680, data in cui la revisione del breviario di Parigi suggerì al compositore l’interruzione della fornitura di serie complete per l’Ufficio delle Tenebre. L’associazione di questo repertorio alla preghiera delle monache, che per i riti della Settimana Santa ospitavano anche cantanti professionisti dell’opera, ritorna anche nell’unica serie pervenutaci di François Couperin, che alla musica da chiesa dedicò meno energie, esclusivamente nell’ultimo scorcio del regno di Luigi XIV. Composta di tre lamentazioni per il Mercoledì Santo e pubblicata a stampa tra l’uscita del I (1713) e quella del II volume di Pièces clavicembalistiche, forse nel 1714, l’opera attendeva un completamento, sempre secondo lo schema di un’unica voce solista per le prime due e due voci per la terza Leçon, che mai ci fu, benché Couperin dichiarasse d’aver già composto e fatto eseguire dalle monache dell'Abbazia di Longchamp, nei sobborghi di Parigi, un’altra serie per il Venerdì Santo. Considerate il capolavoro vocale del compositore, le tre Leçons mettono potenzialità del linguaggio armonico e raffinato cesello melodico al servizio di un’intensità espressiva che scava le anse più recondite del testo per vivificarlo e offrire una lettura vergine e di grande potenza del dramma che rappresenta. Nonostante le patenti differenze di contesto temporale e natura della fruizione, secolare e non devota, con cui oggi delibiamo questa musica, la qualità altissima della sua invenzione, affidata a interpreti in grado di restituirne asprezze e dolcezze, ne assicura intatto il fascino, pur sotto altri cieli e in un mondo profondamente trasformato.

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