Venerdì 13 Ottobre 2017_10_13
Domenica 15 Ottobre 2017_10_15
Auditorium di Milano - largo Mahler
Stagione Sinfonica 2017/18
I 100 anni della Rivoluzione d’Ottobre
Oleg Caetani torna alla guida de laVerdi nello speciale appuntamento celebrativo, tra Ĉajkovskij
e Prokof’ev, con una prima nazionale
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Filarmonica Paganelli ‘79
Maestro del Coro Erina Gambarini
Direttore Filarmonica Donatella Azzarelli
Direttore Oleg Caetani
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Dopo l’acclamato concerto dell’Orchestra Sinfonica di Milano lo scorso giugno a San Pietroburgo, in occasione della chiusura del Forum Economico Internazionale, torna alla guida de laVerdi Oleg Caetani, specialista e studioso del repertorio russo e sovietico, per il primo di due appuntamenti in stagione. La locandina, che si apre con la Sinfonia n. 6 di Ĉajkovskij, universalmente conosciuta come Patetica, propone nella seconda parte la “Cantata per il XX anniversario della Rivoluzione d’Ottobre” di Prokof’ev (prima esecuzione italiana) a 100 anni dagli accadimenti che portarono alla nascita dell’Unione Sovietica.
Doppio appuntamento venerdì 13 (ore 20.00) e domenica 15 ottobre (ore 16.00), all’Auditorium di Milano. Sul palco di largo Mahler, anche il Coro Sinfonico de laVerdi, diretto da Erina Gambarini, e la Filarmonica Paganelli ’79, diretta da Donatella Azzarelli.
Marx, Feuerbach, Lenin e Stalin: Prokof’ev celebra il Ventesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre riunendo passato e presente del mondo comunista. Nasce così nel 1937 l’affascinante quanto controversa Cantata per doppio coro e orchestra: seppur rifiutata dalla censura sovietica, quest’opera non poté fare a meno di entrare nella storia della musica.
Venerdì 13 ottobre 2017, sempre in Auditorium (Foyer della balconata, ore 18.00, ingresso libero), la tradizionale conferenza di introduzione all’ascolto, in collaborazione con Associazione Italia Russia, dal titolo: “Prokof’ev alla prova della Rivoluzione”, relatori Gianni Cervetti e Fausto Malcovati. Nel 1937, anno in URSS funesto di processi ai massimi esponenti del partito, arresti di massa, condanne di artisti e letterati, si celebra il XX anniversario della Rivoluzione. Prokof’ev, da poco rientrato dopo un lungo esilio, accettò di comporre una Cantata, che includeva nel finale alcune frasi di Stalin sulla nuova Costituzione. La Cantata, sottoposta al Comitato per le arti, non piacque e venne tolta dal calendario delle celebrazioni. Solo tredici anni dopo la sua morte (e di Stalin, scomparso nello stesso giorno di Prokof'ev) ebbe la prima esecuzione pubblica.
(Biglietti: euro 42,00/16,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar/dom, ore 10.00/19.00, tel. 02.83389401/2/3; on line: www.laverdi.org o www.vivaticket.it ).
Programma
In questa data particolare laVerdi propone, per la prima volta a Milano, la Cantata di Ottobre di Prokof’ev, composta per il ventennale dalla Rivoluzione russa. Il realismo di quest’opera è tale che i vertici dell’URSS preferirono non farla eseguire quando fu presentata dall’autore, non riuscendo realmente a stabilire se fosse una testimonianza di devozione oppure una velata parodia. L’impetuosa Cantata di Ottobre di Prokof’ev è un lavoro che senza dubbio trascende dall’ideologia politica pur nella sua evidente consacrazione, incontrando lo stesso verismo delle famose colonne sonore Alexander Nevsky e Ivan il Terribile. La differenza in questa singolare composizione è però l’organico immenso: un’orchestra moderna che include varie percussioni, celesta, una banda militare, due cori misti e addirittura una tipica orchestrina di fisarmoniche russe, oltre a effetti come sirene, spari e piedi marcianti. L’orchestra in questa cantata pare esplodere, incendiarsi, sin da subito il cielo si squarcia, le percussioni si fanno cannoni, i cori si fanno grida, gli ottoni esplosioni e tumulti, una scenografia musicale senza paragoni che vi lascerà senza fiato.
In apertura di programma, l’esecuzione dell’ultima sinfonia di Čajkovskij - la n. 6, suo testamento artistico – che rappresenta l’abbandono dell’epoca degli Zar.
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