2019_01_14 INNER_SPACES 2018-2019 – identità sonore elettroniche

#05 – Lunedì 14 gennaio 2019 ore 21
Auditorium San Fedele (Via Ulrico Hoepli, 3/b)  – Milano
INNER_SPACES 2018-2019 – identità sonore elettroniche
PHILIP JECK (UK)
OZMOTIC (I)
Regia acusmatica: Giovanni Cospito
Regia tecnica: Filippo Berbenni

Auditorium San Fedele Milano, Via Hoepli 3 /b
Ingressi:  € 6 studenti / € 8 fino al giorno prima del evento * / €  12 il giorno del concerto
Abbonamenti: Spot Acusmonium - 6 spettacoli a scelta € 36
Spot Acusmonium Tarkovskij - 6 spettacoli a scelta + 2 Cin’Acusmonium € 44
*in biglietteria e on line + prevendita
info e prevendite: Biglietteria Auditorium
lun-ven 10 / 12.30 – 14 / 18 - tel.0286352231 
Acquisto on line: CLICCA QUI – Evento Facebook
www.centrosanfedele.net

Il primo appuntamento dell’anno per la rassegna di INNER_SPACES vede rinnovarsi la formula della doppia esibizione live che vede impegnati il sound artist inglese Philip Jeck, veterano dello scenario elettronico contemporaneo e il duo torinese degli OZMOTIC, entrambi artisti che incidono per Touch.
Jeck è una conoscenza molto apprezzata a Milano. Il precursore della turntable music è però per la prima volta chiamato alla prova dell’Acusmonium Sator di San Fedele che affronterà con la sua strumentazione di impronta analogica caratterizzata dalla presenza di due nostalgici giradischi per il vinile. Aprono la serata le sonorità raffinate degli OZMOTIC primo progetto italiano ad entrare nel catalogo della storica etichetta inglese.

Per il primo appuntamento del 2019 con la rassegna INNER_SPACES torna a Milano il sound artist inglese Philip Jeck, classe 1952, precursore della turntable music in ambito sperimentale e nome storico dell’etichetta inglese Touch. La sua poetica si basa sull’utilizzo di vecchi dischi in vinile, mixati tra loro per creare originali composizioni dal tono malinconico ed elegiaco. Alle prese con l’Acusmonium Sator, il sistema audio spazializzato di San Fedele, il veterano inglese proporrà una performance, come di consueto nella sua carriera, trasversale e adatta a numerose chiavi di lettura, da quella squisitamente sonora ad altre che intersecano percorsi tecnici, storici e filosofici. L’equipaggiamento strumentale quasi interamente analogico di Philip Jeck si compone di due piccoli giradischi anni Sessanta, una tastiera Casio SK1 a bassa frequenza di campionamento, un lettore minidisc, un mixer e due pedali di effetti Sony di prima generazione.
Musicista visionario, video-artista innamoratosi del suono, sperimentatore imprevedibile in grado di cercare e trovare musica in qualsiasi fonte sonora, Philip Jeck è uno degli storici pionieri dell’arte del suono. Dopo anni trascorsi a esplorare registratori audio e congegni elettronici, la prima fase della sua carriera è in gran parte dedicata al dialogo tra musica e arti visive, sotto forma di colonne sonore, library music e, soprattutto composizioni per il teatro sperimentale, per compagnie quali Anatomy Performance Co., Yolande Snaith Theatre-dance, Movie’n’Opera. Risale al 1993 la sua performance più nota, “Vinyl Requiem”, elaborata al fianco di Lol Sargent e capofila dei suoi celebri lavori per turntables, che gli permette di vincere il Time Out Performance Award per la migliore performance dell’anno, primo di una lunga serie di premi che gli saranno riconosciuti negli anni a venire. Qui si apre la seconda fase della sua carriera, in gran parte legata al marchio discografico Touch, per il quale firma una serie di album dai gusti stilistici variegati ed imprevedibili: “Surf” (1999), “Stoke” (2002), “Sand” (2008) e “An Arc For The Listener” (2010), tutti usciti per l’etichetta di Jon Wozencroft, sono le più efficaci dimostrazioni della sua ricerca specificamente musicale, alla quale appartengono anche le collaborazioni con sound artist come Jakob Kirkegaard e Janek Schaefer. Parallelamente, Jeck ha proseguito ad incrementare la propria fama di performer, grazie soprattutto alla serie “Vinyl Coda”, evoluzione di “Vinyl Requiem” con cui oggi è pronto ad affascinare nuovamente il pubblico italiano. In diverse interviste, Philip Jeck ha affermato l’importanza che il film Solaris di Tarkovskij ha avuto nell’elaborazione del proprio universo sonoro.
In apertura il duo Ozmotic (Simone Bosco e Riccardo Giovinetto), primo progetto italiano a far parte del catalogo principale di Touch. Il recente album “Elusive Balance” esplora possibili contaminazioni tra glitch, minimal-techno e jazz contemporaneo, compendiati in un raffinato e onirico design sonoro dal fragile equilibrio. Il tentativo dei due sound artist è quello di conciliare gli opposti – tipicamente, sorgenti acustiche ed elettroniche –, quasi forzarli entro una struttura compositiva per essi studiata e approntata. Ma laddove taluni cercherebbero un contrasto violento e scientemente insanabile, Ozmotic opera una giustapposizione cauta e interstiziale, basata su un campionario limitato di elementi posti alternamente in dialogo tra loro. Fra morbide tessiture elettroniche, echi di polifonie rinascimentali e new age, pervasive pulsazioni digitali e frammenti di jazz cameristico memori del marchio ECM, il duo dà forma e sostanza a un “universo elegante” dove micro e macro sono idealmente ricondotti alla medesima essenza materica, scoprendosi complementari e indissolubili contro ogni aspettativa.

BIOGRAFIE
OZMOTIC è un duo di musica elettronica e strumentale, ispirato ai suoni contemporanei provenienti dalla musica classica e ambient; paesaggi sonori e suoni concreti si mescolano a musica glitch, IDM e noise.
Profondamente affascinato dalle dinamiche della società contemporanea, dall'architettura, dalle città e da vasti spazi incontaminati, OZMOTIC crea suoni caratterizzati da un'intensa varietà tonale e una raffinata ricerca ritmica.
L'interazione tra musica elettronica e arte visiva digitale in tempo reale è un tratto essenziale dell'estetica del progetto; il legame tra il materiale sonoro e la dimensione visuale-spaziale che emerge consente la creazione di forme espressive sia spettacolari che sperimentali.
OZMOTIC collabora con artisti di fama internazionale come Christian Fennesz (“AirEffect” e “Liquid Times”), Murcof (“U235”) e Senking (“Liquid Times”).

PHILIP JECK ha studiato arti visive al Dartington College of Arts negli anni '70 e ha iniziato a elaborare un suo specifico sound fin dai primi anni '80. Ha pubblicato 11 album da solista, tra cui il più recente "Cardinal", una doppia uscita in vinile su Touch e il suo disco del 2008 "Sand", che è stato il secondo dei 50 album più venduti dell'anno da The Wire.
Philip lavora ancora come artista visivo, di solito incorpora il suono e ha mostrato installazioni presso The Bluecoat, Liverpool, Hayward Gallery, Londra, Hamburger Bahnhof Gallery, Berlino, ZKM a Karlsruhe e The Shanghai e Liverpool Bienalles. Ha vinto il Paul Hamlyn Foundation Award per Composers 2009.
"... L'impatto che Jeck fa con i suoi mezzi limitati è enormemente commovente ... evoca un senso simultaneo di persistenza e decadimento, sia una profonda tristezza che un senso di gioia." - The Wire

L’Auditorium San Fedele è l’unica sala in Italia dotata di acusmonium, un’orchestra di 50 altoparlanti che consente la spazializzazione del suono. Ideato su disegno di Eraldo Bocca, il sistema SATOR è costituito da diverse tipologie di diffusori distribuiti lungo tre corone concentriche e una sezione di effetti che, attivato da due mixer, consente la diffusione di musica acusmatica, elettroacustica e mista. Questa particolare strumentazione viene impiegata anche per valorizzare, attraverso un’interpretazione live, di quei capolavori della storia del cinema che presentano materiale sonoro di  particolare interesse ed elaborazione. L’ acusmonium rende la sala uno spazio acustico tridimensionale, nel quale il suono costruisce effetti di profondità e lontananza inimmaginabili con un semplice impianto provvisto di surround, offrendo dunque allo spettatore un’esperienza unica e coinvolgente.
INNER_SPACES 2018-2019

Una produzione
San Fedele Musica

Guest curator
Plunge

Con il contributo di
Fondazione Cariplo

Con il patrocinio di
Comune di Milano

Media Partner
Digicult, Noisey, Lifegate, Poliradio, URSSS, Zero

In collaborazione con
Archivio Storico Ricordi, Conservatorio di Milano, Fondazione Isabella Scelsi, , Forum Austriaco di Cultura, Milano Musica, Università degli sudi di Milano – Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, Consolato Generale di Repubblica di Polonia in Milano

Un’iniziativa di
Fondazione Culturale San Fedele

Soggetto di rilevanza regionale
Regione Lombardia

Nessun commento:

Posta un commento

Contatore visite e album degli ospiti (se volete lasciare un commento, grazie)