Dall’1 al 3 dicembre 2017
TEATRO VERDI MILANO, via Pastrengo 16
Shi Yang Shi in
“ArleChino: traduttore e traditore di due padroni”
(Tong Men – G)
di Cristina Pezzoli e Shi Yang Shi
regia Cristina Pezzoli
assistente alla regia Luca Orsini
scene e costumi Rosanna Monti
clown coach Rosa Masciopinto
riallestimento messa in scena Andrea Lisco
assistente al riallestimento scenico Ludovico D’Agostino
assistente comunicazione cinese Serena Lin
organizzazione Sara Novarese
produzione Compost in collaborazione con C.M.C / Nido di ragno
da martedì a venerdì dalle 15.00 alle 18.30 e solo nei giorni di spettacolo dalle 18.30 alle 20.30
sabato dalle 17.00 alle 20.30 (solo nei giorni di spettacolo)
domenica dalle 14.00 alle 16.30 (solo nei giorni di spettacolo)
Prezzi: da 20€ a 10€
Lo spettacolo, vincitore del Premio Teatro Nudo Noh’ma Teresa Pomodoro, sarà in scena al Teatro Verdi di Milano 1/2 dicembre (ore 20.30) e 3 dicembre (ore 16.30).
A distanza di 4 anni dalla tragedia del 1° dicembre 2013, in cui sette operai cinesi persero la vita in un pronto moda di Prato, Shi Yang Shi torna in scena con “ArleChino: traduttore e traditore di due padroni” per la regia di Cristina Pezzoli.
Lo spettacolo racconta la storia di Yang, nato a Jinan, nel Nord della Cina, nel 1979.
A 11 anni è arrivato in Italia insieme alla madre: è stato lavapiatti, venditore ambulante di erbe e unguenti cinesi sulle spiagge, studente bocconiano, traduttore simultaneo per ministri, imprenditori e registi internazionali di cinema; attore di teatro, tv e cinema, inviato speciale de “Le Iene”.
Yang è un cinese alto 189 cm, Yang è un cinese bello, Yang non sa chi è.
Come molti ragazzi di seconda generazione conosce poco sia la storia della sua ‘vecchia patria’ che della nuova; è abitato da brandelli e macerie di identità e culture, ma obbligato a trovare nuovi equilibri e sintesi tra la cultura del luogo in cui è nato e quella di dove è cresciuto. “Sono cinese perché nato in Cina o Italiano perché cresciuto in Italia?”
Attraverso le vite dei suoi antenati, Yang ha fatto un viaggio alla ricerca delle sue origini e ha avuto modo di conoscere da vicino alcuni momenti della grande storia del suo paese di origine. Grazie alle memorie raccolte dai parenti che vivono ancora in Cina, registrate e tradotte, ha preso corpo il “libro degli antenati”: la trisavola materna, i bisnonni paterni, il nonno materno e il padre. Le loro vite attraverso la guerra civile in Cina tra nazionalisti e comunisti, l’invasione giapponese, la rivoluzione culturale di Mao fino ad arrivare agli anni Ottanta con la morte di Zhang Cheng – “Sincerità” – lo zio materno down che chiude la prima parte della storia.
Nella seconda parte lo spettacolo racconta la “riprogrammazione culturale” di Yang avvenuta a partire dal 1990, quando a 11 anni arriva in Italia insieme alla madre, mostrando le contraddizioni, le possibilità, il precario equilibrio della condizione di uomo orientale/occidentale che vive in Italia da oltre 20 anni e che dal 2006 è cittadino italiano.
L’ultimo capitolo dello spettacolo prende inizio da un video e da una data: 1 dicembre 2013, giorno in cui a Prato scoppia un incendio in una fabbrica cinese e sette operai che ci dormivano dentro, muoiono carbonizzati. Un terribile episodio che si è purtroppo ripetuto il 26 agosto 2017 quando altri due operai cinesi muoiono nel rogo di una mansarda – laboratorio.
Questo è il primo spettacolo prodotto in Italia con un protagonista di origine cinese; è in doppia lingua e rivolto ad un pubblico misto.
Oltre alle repliche al Teatro Verdi lo spettacolo sarà il 15 dicembre a Savigliano (CN).
In questi giorni è uscito il libro di Yang intitolato “CUORE DI SETA - la mia storia italiana made in China”, edito da Mondadori. Sabato 2 dicembre alle ore l8 il libro verrà presentato nel foyer del Teatro Verdi (segue bicchierata).
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