Milano Arte Musica V edizione
a Milano, dal 20 luglio al 29 agosto 2011
Mercoledì 10 agosto 2011_08_10 ore 20.30
Chiesa di San Pietro in Gessate
Piazza San Pietro in Gessate, Milano
Orlando di Lasso: Le Lagrime di San Pietro
Il Canto di Orfeo
http://concertodautunno-cur.blogspot.com/2011/07/il-canto-di-orfeo-ensemble-vocale-e.html
Gianluca Capuano, direttore
http://concertodautunno-cur.blogspot.com/2011/07/gianluca-capuano-organo-clavicembalo.html
a Milano, dal 20 luglio al 29 agosto 2011
Mercoledì 10 agosto 2011_08_10 ore 20.30
Chiesa di San Pietro in Gessate
Piazza San Pietro in Gessate, Milano
Orlando di Lasso: Le Lagrime di San Pietro
Il Canto di Orfeo
http://concertodautunno-cur.blogspot.com/2011/07/il-canto-di-orfeo-ensemble-vocale-e.html
Gianluca Capuano, direttore
http://concertodautunno-cur.blogspot.com/2011/07/gianluca-capuano-organo-clavicembalo.html
PROGRAMMA
Orlando di Lasso(1532-1594)
Lagrime di S. Pietro
descritte dal signor Luigi Tansillo,
e nuovamente poste in musica
da Orlando di Lasso Mastro di cappella
del serenissimo signor Duca di Baviera,
con un mottetto nel fine a sette voci
1595
1. Il magnanimo Pietro, che giurato
2. Ma gli archi, che nel petto gli aventaro
3. Tre volte haveva a l'importuna, e audace
4. Qual a l'incontro di quegli occhi santi
5. Giovane donna il suo bel volto in specchio
6. Così talhor (benché profane cose
7. Ogni occhio del signor lingua veloce
8. Nessun fedel trovai, nessun cortese
9. Chi ad una ad una raccontar potesse
10. Come falda di neve, che agghiacciata
11. E non fu il pianto suo rivo, o torrente,
12. Quel volto, ch'era poco inanzi stato
13. Veduto il miser quanto differente
14. E vago d'incontrar chi giusta pena
15. Vattene vita va, dicea piangendo,
16. O vita troppo rea, troppo fallace,
17. A quanti già felici in giovanezza
18. Non trovava mia fé sì duro intoppo
19. Queste opre e più, che 'l mondo, et io sapea,
20. Negando il mio signor, negai quel ch'era
Vide homo, quae pro te patior
descritte dal signor Luigi Tansillo,
e nuovamente poste in musica
da Orlando di Lasso Mastro di cappella
del serenissimo signor Duca di Baviera,
con un mottetto nel fine a sette voci
1595
1. Il magnanimo Pietro, che giurato
2. Ma gli archi, che nel petto gli aventaro
3. Tre volte haveva a l'importuna, e audace
4. Qual a l'incontro di quegli occhi santi
5. Giovane donna il suo bel volto in specchio
6. Così talhor (benché profane cose
7. Ogni occhio del signor lingua veloce
8. Nessun fedel trovai, nessun cortese
9. Chi ad una ad una raccontar potesse
10. Come falda di neve, che agghiacciata
11. E non fu il pianto suo rivo, o torrente,
12. Quel volto, ch'era poco inanzi stato
13. Veduto il miser quanto differente
14. E vago d'incontrar chi giusta pena
15. Vattene vita va, dicea piangendo,
16. O vita troppo rea, troppo fallace,
17. A quanti già felici in giovanezza
18. Non trovava mia fé sì duro intoppo
19. Queste opre e più, che 'l mondo, et io sapea,
20. Negando il mio signor, negai quel ch'era
Vide homo, quae pro te patior
Mercoledì 10 agosto alle ore 20.30, presso la chiesa di San Pietro in Gessate (piazza San Pietro in Gessate) sarà eseguito a cura di il Canto di Orfeo, diretto da Gianluca Capuano l'oratorio Le Lagrime di San Pietro, di Orlando di Lasso, un ciclo di venti madrigali concluso dal mottetto Vide homo, su testi in italiano del poeta Luigi Tansillo che descrivono vividamente gli stati d'animo dell'apostolo Pietro dopo il rinnegamento e la morte di Cristo.
Lasso nacque nel 1532 a Mons nella regione franco-fiamminga dello Hainaut. A dodici anni entrò al servizio di Ferrante Gonzaga, al seguito del quale venne in Italia, a Mantova prima, poi in Sicilia e quindi a Milano (nel 1547-49). Quindi si trasferì a Napoli e poi a Roma, dove nel 1553 divenne maestro di cappella a San Giovanni in Laterano (ufficio nel quale precedette di due anni Palestrina). Dopo la morte dei genitori tornò nelle Fiandre, un periodo della sua vita di cui rimangono poche e lacunose tracce. Nel 1556, seguito da molti altri cantori fiamminghi, si recò a Monaco presso la corte del duca cattolico Alberto V in qualità di "tenor secundus" fino a quando, nel 1563, assunse la direzione della cappella, coprendo tale ruolo per circa 30 anni. Presto la sua fama, supportata dal gran numero di pubblicazioni, si sparse esponenzialmente in tutta Europa (veniva soprannominato "princeps musicorum"); vi furono continui scambi con l'Italia, Andrea Gabrieli e poi Giovanni vennero in Germania per soggiornare presso la cappella ducale, e Lasso fece più di un viaggio al di là delle Alpi, come anche in Francia, per raffinare ulteriormente la sua già finissima arte. Nel 1584 Lasso cedette il suo impiego al figlio Ferdinand, pur continuando ad alimentare il suo impressionante corpus musicale sino all'ultimo dei suoi giorni, nel 1594. Lasso scrisse circa 58 messe, 4 passioni, 101 Magnificat, 546 mottetti, 187 madrigali, più altre composizioni.
Lagrime di san Pietro È l'ultima opera del compositore, dedicata al Papa Clemente VIII, licenziata tre settimane prima di morire e pubblicata postuma nel 1595 da Adam Berg a Monaco. Si tratta di un ciclo di 20 madrigali spirituali a sette voci su ottave rime di Luigi Tansillo (1510-1568), più il mottetto latino Vide homo, quae pro te patior. Tansillo era stato collocato all'interno del primo Index dei libri proibiti in seguito alla pubblicazione del poema erotico Il vendemmiatore, e volle dunque chieder venia a Papa Paolo IV per l'"error giovenile" annunciando la pubblicazione delle Lagrime quale offerta di espiazione. Il soggetto non è nuovo per il tardo Rinascimento, basti pensare alle Lagrime di Maria Vergine del Tasso, alle Lagrime del penitente di Angelo Grillo, o alle Lagrime della Maddalena di Erasmo da Valvasone, e al corrispondente tema iconografico di molta pittura dell'epoca. L'arte di Lasso ha raggiunto ormai una sottilissima perizia allorché si accinge a "vestire d'armonia" le stanze di Tansillo "per mia particolare devotione, in questa mia hormai grave età". Il precedente musicale immediato sono le Lagrime del peccatore (1586) del compositore romano Lodovico Agostini. Il ciclo-capolavoro di Lasso, quasi un'enciclopedia del mondo sonoro tardocinquecentesco, è strutturato secondo una precisa geometria a blocchi che esplora tutte le possibilità concesse dalla modalità applicata alla polifonia (madr. 1-4, dorico; 5-8, dorico trasportato; 9-12, frigio; 13-15, lidio in chiavette; 16-18, lidio; 19-20, misolidio). Innumerevoli sono i virtuosismi retorici che portano a una precisa corrispondenza tra il colorito testo di Tansillo e la musica, stupefacente è la cura del particolare che non lascia inutilizzata alcuna risorsa dell'arte dei suoni. La dialettica tra l'intrico contrappuntistico e la chiarezza dei passaggi omoritmici si insinua nelle pieghe del testo fornendo elementi di senso aggiunto. Il centro tematico del testo sono gli occhi di Cristo, è il suo sguardo a scatenare l'amaro pianto di Pietro; nell'oscuro oblio del rinnegamento irrompe improvvisa la luce sferzante di quello sguardo (lo troviamo solo in Luca: «Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro»). E Gesù prende infine direttamente la parola nel testo del mottetto, scelto da Lasso a suggello della sua parabola artistica e umana; i cantanti intoneranno queste frasi da lontano, assecondando la scrittura fredda e arcaizzante del compositore, come per esprimere un dolore pietrificato, già iscritto fin dall'origine nella vicenda umana del Cristo. [Gianluca Capuano]
Lasso nacque nel 1532 a Mons nella regione franco-fiamminga dello Hainaut. A dodici anni entrò al servizio di Ferrante Gonzaga, al seguito del quale venne in Italia, a Mantova prima, poi in Sicilia e quindi a Milano (nel 1547-49). Quindi si trasferì a Napoli e poi a Roma, dove nel 1553 divenne maestro di cappella a San Giovanni in Laterano (ufficio nel quale precedette di due anni Palestrina). Dopo la morte dei genitori tornò nelle Fiandre, un periodo della sua vita di cui rimangono poche e lacunose tracce. Nel 1556, seguito da molti altri cantori fiamminghi, si recò a Monaco presso la corte del duca cattolico Alberto V in qualità di "tenor secundus" fino a quando, nel 1563, assunse la direzione della cappella, coprendo tale ruolo per circa 30 anni. Presto la sua fama, supportata dal gran numero di pubblicazioni, si sparse esponenzialmente in tutta Europa (veniva soprannominato "princeps musicorum"); vi furono continui scambi con l'Italia, Andrea Gabrieli e poi Giovanni vennero in Germania per soggiornare presso la cappella ducale, e Lasso fece più di un viaggio al di là delle Alpi, come anche in Francia, per raffinare ulteriormente la sua già finissima arte. Nel 1584 Lasso cedette il suo impiego al figlio Ferdinand, pur continuando ad alimentare il suo impressionante corpus musicale sino all'ultimo dei suoi giorni, nel 1594. Lasso scrisse circa 58 messe, 4 passioni, 101 Magnificat, 546 mottetti, 187 madrigali, più altre composizioni.
Lagrime di san Pietro È l'ultima opera del compositore, dedicata al Papa Clemente VIII, licenziata tre settimane prima di morire e pubblicata postuma nel 1595 da Adam Berg a Monaco. Si tratta di un ciclo di 20 madrigali spirituali a sette voci su ottave rime di Luigi Tansillo (1510-1568), più il mottetto latino Vide homo, quae pro te patior. Tansillo era stato collocato all'interno del primo Index dei libri proibiti in seguito alla pubblicazione del poema erotico Il vendemmiatore, e volle dunque chieder venia a Papa Paolo IV per l'"error giovenile" annunciando la pubblicazione delle Lagrime quale offerta di espiazione. Il soggetto non è nuovo per il tardo Rinascimento, basti pensare alle Lagrime di Maria Vergine del Tasso, alle Lagrime del penitente di Angelo Grillo, o alle Lagrime della Maddalena di Erasmo da Valvasone, e al corrispondente tema iconografico di molta pittura dell'epoca. L'arte di Lasso ha raggiunto ormai una sottilissima perizia allorché si accinge a "vestire d'armonia" le stanze di Tansillo "per mia particolare devotione, in questa mia hormai grave età". Il precedente musicale immediato sono le Lagrime del peccatore (1586) del compositore romano Lodovico Agostini. Il ciclo-capolavoro di Lasso, quasi un'enciclopedia del mondo sonoro tardocinquecentesco, è strutturato secondo una precisa geometria a blocchi che esplora tutte le possibilità concesse dalla modalità applicata alla polifonia (madr. 1-4, dorico; 5-8, dorico trasportato; 9-12, frigio; 13-15, lidio in chiavette; 16-18, lidio; 19-20, misolidio). Innumerevoli sono i virtuosismi retorici che portano a una precisa corrispondenza tra il colorito testo di Tansillo e la musica, stupefacente è la cura del particolare che non lascia inutilizzata alcuna risorsa dell'arte dei suoni. La dialettica tra l'intrico contrappuntistico e la chiarezza dei passaggi omoritmici si insinua nelle pieghe del testo fornendo elementi di senso aggiunto. Il centro tematico del testo sono gli occhi di Cristo, è il suo sguardo a scatenare l'amaro pianto di Pietro; nell'oscuro oblio del rinnegamento irrompe improvvisa la luce sferzante di quello sguardo (lo troviamo solo in Luca: «Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro»). E Gesù prende infine direttamente la parola nel testo del mottetto, scelto da Lasso a suggello della sua parabola artistica e umana; i cantanti intoneranno queste frasi da lontano, assecondando la scrittura fredda e arcaizzante del compositore, come per esprimere un dolore pietrificato, già iscritto fin dall'origine nella vicenda umana del Cristo. [Gianluca Capuano]
Per informazioni: Associazione Culturale La Cappella Musicale
Via Vincenzo Bellini 2, 20122 Milano - Tel / fax 02.76317176
e-mail lacappellamusicale@libero.it - sito www.lacappellamusicale.com e www.lacappellamusicale.it
Nessun commento:
Posta un commento