Giovedì 9 maggio 2019_05_09, ore 20.30
Venerdì 10 maggio 2019_05_10, ore 20.00
Domenica 12 aprile 2019_05_12, ore 16.00
Auditorium di Milano, largo Mahler
laVerdi Stagione Sinfonica 2018-2019
Dialogo tra capolavori
Claus Peter Flor dirige Brahms e Mendelssohn
con Filippo Gorini al pianoforte
Johannes Brahms Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in Si bemolle maggiore op. 83
Felix Mendelssohn Sinfonia n. 4 in La maggiore op. 90 Italiana
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Pianoforte Filippo Gorini
Direttore Claus Peter Flor
Nel 1833, quando Felix Mendelssohn eseguiva per la prima volta a Londra la sua celebre Sinfonia n. 4 Italiana, capolavoro del romanticismo sinfonico, ad Amburgo nasceva Johannes Brahms che proprio da quel romanticismo sarebbe partito per il suo percorso musicale fino alle soglie del novecento e che 48 anni dopo, a Budapest, eseguiva il suo secondo concerto per pianoforte e orchestra.
Giovedì 9 maggio (ore 20.30), venerdì 10 maggio (ore 20.00) e domenica 12 aprile (ore 16.00) all’Auditorium di largo Mahler l’Orchestra Verdi eseguirà il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in Si bemolle maggiore op. 83 di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 4 in La maggiore op. 90 Italiana di Felix Mendelssohn. A far dialogare questi due capolavori dell’Ottocento tedesco valorizzandone al contempo l’unicità e le inaspettate similitudini è il direttore musicale dell’Orchestra Verdi, Claus Peter Flor. Sul palco ci sarà anche lo straordinario talento del pianista italiano Filippo Gorini classe 1995, primo italiano a vincere il Concorso Beethoven di Bonn, che laVerdi è lieta di ospitare per la prima volta sul palco dell’Auditorium.
Giovedì 9 maggio in occasione della Giornata dell’Europa 2019 promossa dall’Ufficio del Parlamento europeo a Milano, in apertura del concerto, il Maestro Flor dirigerà l’Orchestra Verdi nell’Inno alla Gioia di Beethoven. Sarà l’occasione per sottolineare l’importanza del processo di unificazione europea lanciata il 9 maggio 1950 con la Dichiarazione di Robert Schumann. Una celebrazione di particolare importanza alla vigilia delle elezioni del Parlamento europeo del 26 maggio.
Conferenza introduttiva
Giovedì 9 maggio 2019, ore 18.00 - Ingresso libero
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo - Largo Mahler – foyer primo piano
Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org www.vivaticket.it.
Programma
Johannes Brahms (1833-1897) Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in Si bemolle maggiore op. 83
Nel periodo in cui videro la luce le quattro Sinfonie, apparse a coppie nel 1877-78 e nel 1884-86, e piú precisamente negli anni che separano le prime due dalle altre, Brahms compose alcune opere per orchestra destinate ad occupare, nella sua produzione, un posto di grande rilievo: tra queste c’è sicuramente il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra. “Sto scrivendo un piccolo concerto per pianoforte con un piccolo scherzo molto grazioso. È in si bemolle; e benché questa sia un'ottima tonalità, temo di averla utilizzata troppo spesso.”
Così scriveva Brahms il 7 luglio 1881 al suo amico Herzogenberg riferendosi a una delle sue opere più ampie e imponenti. Dedicato al “caro amico e maestro Eduard Marxsen”, l'istruttore degli studi giovanili ad Amburgo, venne eseguito per la prima volta a Budapest il 9 novembre 1881 sotto la direzione d'orchestra di Sandor Erkel e con lo stesso Brahms al pianoforte. Il Secondo concerto op. 83 appare fin da un primo sguardo più vicino per la sua grandiosità a una Sinfonia che al modello del Concerto classico-romantico: il peso specifico della presenza del pianoforte, come portatore di autonome e compiute proposte espressive, costruttive o timbriche, insieme con l'alto virtuosismo e la varietà della scrittura pianistica, è tale da emergere nettamente anche su un impianto sinfonico cosí complesso e possente.
Attraverso il pianoforte, a lui così familiare fin dalla giovinezza, Brahms aveva imparato di volta in volta a risolvere i problemi pratici della tecnica strumentale e quelli di gran lunga piú complessi della forma di ampio respiro, fino al raggiungimento della completa padronanza di tutti i mezzi espressivi, che gli permisero di affrontare il mondo della sinfonia soltanto nella piena maturità. Beethoven, era stato su questo terreno la sua guida, non soltanto dal punto di vista dell'apparato tecnico e formale, ma nello stesso modo di concepire la musica ed è con il Concerto per pianoforte che l'anelito a toccare i vertici delle altezze a cui era giunto Beethoven rivive dall'interno delle ricchezze del proprio individuale mondo poetico e sentimentale.
Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847) Sinfonia n. 4 in la maggiore "Italiana" op. 90
Come tanti artisti tedeschi, anche Mendelssohn subì il fascino dell’Italia dove si recò tra il 1830-31, fermandosi a Roma e a Napoli. Proprio a questo periodo risalgono i primi abbozzi della Sinfonia in la maggiore che Mendelssohn non si risolse mai a pubblicare, nonostante le numerosi revisioni cui la sottopose successivamente, e che pertanto venne pubblicata postuma, come Quarta, mentre si trattava in realtà della sua terza sinfonia. Sebbene l'"Italiana" (1833) preceda di una decina d'anni la "Scozzese" (1843), le due composizioni furono abbozzate durante il soggiorno italiano. Senonché, una volta a contatto con la natura, le canzoni popolari e le caratteristiche dell'ambiente italiano, Mendelssohn si tuffò esclusivamente nel lavoro dei quattro tempi della Quarta Sinfonia, tanto che in una lettera del 21 febbraio del 1831, scritta da Roma, il musicista così si esprimeva: “Essa procede alacremente; è il lavoro più gaio che io abbia mai finora composto, specialmente nel finale. Niente ancora ho deciso per il tempo lento; forse dovrò aspettare di essere a Napoli per compierlo.”
La sinfonia fu eseguita per la prima volta il 13 Maggio 1833 dalla Filarmonica di Londra diretta dallo stesso autore e fu accolta in modo molto lusinghiero. La cornice formale è quella classica, in quattro movimenti con ordinati ritornelli e riprese, che nella snellezza delle proporzioni sembrano guardare soprattutto ai modelli haydniani e mozartiani, anche se è avvertibile qua e là l'influsso della grande lezione beethoveniana. Ma in molti punti traspare anche il grande amore che Mendelssohn nutriva per Bach.
Espressione di un felicissimo equilibrio spirituale, in cui i termini di classico e di romantico si fondono e si integrano magnificamente, qui il “romanticismo felice”, come fu ben definito quello di Mendelssohn, trova una delle sue più perfette espressioni.
Nella più celebre sinfonia di Mendelssohn il carattere 'italiano', più che a temi popolari di chiara individuazione, si ritrova nella sua spumeggiante freschezza, nella cantabilità mediterranea di molti temi, nella luminosità della magistrale strumentazione.
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