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CineTeatroAgorà P.zza XXI luglio Robecco sul Naviglio
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Martedì 26 Marzo 2019 ore 21:00
La Grande Arte:
GAUGUIN A TAHITI-ALLA RICERCA
DEL PARADISO PERDUTO
DEL PARADISO PERDUTO
Da Tahiti alle Isole Marchesi: un viaggio alla ricerca del paradiso perduto, tra i luoghi che Paul Gauguin scelse come sua patria d’elezione e attraverso i grandi musei americani dove sono custoditi i suoi più grandi capolavori: Il Metropolitan di New York, il Chicago Art Institute, la National Gallery di Washington e il Museum of Fine Arts di Boston. Sulle tracce di una storia che appartiene ormai al mito e sulle tracce di una vita e una pittura primordiali.
È il primo aprile del 1891
quando, a bordo della nave Océanien, Paul Gauguin (1848-1903)
lascia Marsiglia diretto a Tahiti, in Polinesia.
Ai Tropici, Paul Gauguin resterà
quasi senza intervalli fino alla morte: dodici anni di disperata e
febbrile ricerca di autenticità, di immersioni sempre più profonde
nella natura lussureggiante, di sensazioni, visioni e colori ogni
volta più puri e accesi; l'approdo definitivo in un Eden talvolta
crudele che farà di lui uno dei pittori più grandi di sempre tra
quelli che si ispirarono alle Muse d'Oltremare. A volte la natura che
circonda l’uomo diventa il vero catalizzatore della sua arte. Sin
quando Paul abitò in Europa le sue opere pittoriche furono quasi un
lungo percorso accademico alla ricerca di uno stile veramente
personale, ricerca che ogni artista compie nella sua vita, seriamente
preparandosi con scuole e maestri diversi ma poi assommando le
conoscenze tecniche e le personali aspirazioni trova quel “quid”
del tutto personale che lo trasforma in una artista immortale. Come
nel campo della musica esistono tanti ottimi artigiani, e poi ci sono
i geni che ci stupiscono con le loro creazioni.
Ecco che il contatto con il nuovo
mondo primitivo nel quale andrà a vivere diventa co-creatore delle
opere veramente originali che rendono un quadro di Gaugin
inconfondibile. Se per un certo periodo si “prostituì”
artisticamente cercando di adattare il suo stile alle richieste del
compagno Vincent van Gogh e solo per avene un rendiconto economico,
non appena si chiuse questo rapporto angoscioso con il ricovero di
Vincent la via del mare gli apri nuovi orizzonti.
Il fascino dell’oriente era uno
dei motivi conduttori per gli artisti di quell’epoca, ad Amsterdam
nel museo dedicato a Vincent van Gogh si ammira ancora la sua
raccolta di stampe giapponesi, ma nel caso di Gauguin non fu l’arte
pittorica polinesiana ma la vita stessa e in particolare le sue
donne. Che rappresentò con i seni e i fianchi prosperosi,
nell’abitat lussureggiante, con i frutti della loro terra.
“Un primo luogo dove vivere
un assaggio della Tahiti di Gauguin lo si può trovare comodamente a
Papeete, capitale della Polinesia Francese. Quando sbarcò in questa
cittadina, il 28 giugno 1891, l’artista francese venne investito
dai profumi e dai colori dell’isola. Questo per Gauguin fu un
benefico shock: il pittore negli anni precedenti aveva scelto di
abbandonare l’arte impressionista per cercare il suo posto in altre
avanguardie. Le correnti del Sintetismo e del Simbolismo avevano
avuto un ascendente su Gauguin, affascinato soprattutto dalle teorie
dell’uso del colore. E dopo aver visto i colori di Tahiti, i quadri
di Gauguin non saranno più gli stessi.Gauguin fu profondamente
interessato alla cultura del Pacifico, agli idoli e alle religioni
tradizionali dei popoli dell’oceano. Tutto il fascino e
l’ascendente che ebbero su Gauguin i tiki e la religione
polinesiana si ritrovano in molte delle sue tele, dove il pittore
sovrappone in maniera sincretica i culti locali con elementi del
cristianesimo. Bellissimo esempio di questa commistione è il quadro
del 1896 chiamato Te Tamari no Atua, ovvero La nascita di Cristo, ma
sicuramente il quadro più famoso di questo sincretismo è la Orana
Maria, o La Santa Maria.”
Nel
1903, mentre si trovava in prigione per la sua attività
anticolonialista contro i francesi sull’isola, Paul Gauguin morì
nel carcere di Hiva Oa. Venne sepolto in una tomba senza nome, che
solo alcuni anni dopo venne riconosciuta e opportunamente sistemata.
Programma di sala e introduzione a cura di Mario Mainino
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