2019_03_15 Opera al cinema dieci anni dopo, successo o fallimento?

Opera lirica ... ... sul grande schermo 2008/09-2018/19

Si ormai sono passati DIECI anni dall'inizio della programmazione nei cinematografi d'Italia dei collegamenti in diretta dai più grandi teatri del mondo. Come possiamo valutare questa iniziativa? Sicuramente ad esempio a Vigevano, una piazza dove i successo è stato immediatamente enorme, sino a toccare per due volte il vertice di SALA CON IL MAGGIOR NUMERO DI PUBBLICO in tutta Italia, l'iniziativa si è dimostrata reggere solo grazie al coinvolgimento del pubblico dovuto al carisma ed all'impegno personale del curatore artistico della rassegna Mario Mainino.
Mancando il suo apporto, dovuto al non accoglienza delle successive scelte da parte della Parrocchia e della Associazione che gestiva la sala si sono avvicendati altri relatori, molto meno coinvolti dalla passione per l'Opera Lirica e quindi non in grado di trasmetterla al grande pubblico, sino ad arrivare dell'annullamento degli spettacoli programmati nel corso delle stagioni successive.
Contrariamente a Vigevano, la Sala della Comunità di Robecco sul Naviglio, CineTeatro Agorà, ha accettato la collaborazione di Mario Mainino che dall'autunno del 2009 sino all'ultima stagione 2018-2019 è stato il curatore artistico di tutte le stagioni di Opera al Cinema, e non solo curando anche un Cineforum e l'inserimento del segmento La Grande Arte. sempre con la scelta e la calendarizzazione degli eventi, la preparazione dei programmi di sale, e l'introduzione alla serata dal vivo.

PRIMA RAPPRESENTAZIONE DI QUESTA INIZIATIVA

Mercoledì 15 ottobre 2008 h. 20:15
Cinema Teatro Odeon - Vigevano - Pavia
Dal Teatro Lirico di Cagliari Live!
Vincenzo Bellini
La sonnambula
dramma semiserio in due atti
Libretto di Felice Romani
Personaggi e interpreti
Il Conte Rodolfo Simone Alaimo
Amina Eglise Gutierrez
Elvino Antonino Siragusa
Lisa Sandra Pastrana
Teresa Gabriella Colecchia
Alessio Gabriele Nani
Un notaro Max Rene' Cosotti
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Maestro concertatore e direttore Maurizio Benini
Maestro del coro Fulvio Fogliazza
Regia, scene e costumi Hugo De Ana
Luci Paolo Mazzon
allestimento dell’Arena di Verona
Il bacino di pubblico non ha mai raggiunto i grandi numeri se si escludono i tradizionali collegamenti del 7 dicembre per la Prima dalla Scala, o alcuni casi sporadici, mantenendosi però saldo su di un piccolo numero di appassionati, e vedendo crescere anche dei giovani che si sono avvicinati all'Opera e se ne sono innamorati.
Nel 2018 la Casa distributrice dei Collegamenti con il Metropolitan di New York ha cessato di distribuirli in Italia, numeri troppo bassi non garantivano un introito commercialmente giustificabile della impresa. 

Alla ricerca di nuove programmazioni sostitutive del collegamento con il MET, ci siamo orientati sull'Operà di Parigi ed abbiamo programmato come evento speciale il Simon Boccanegra di G.Verdi andato in scena nel dicembre 2018. Ci siamo trovati di fronte ad un lavoro musicalmente di altissimo livello, ma sotto l'aspetto scenico, costumi e regia (ammesso che si possa parlare di regia) veramente orrendo che ha disgustato TUTTI i presenti pur ammirando la valentia dei cantanti.
Di fronte a queste assurdità per le prossime scelte sto meditando di non programmare MAI PIU' regie di questo tipo se non rispettano i dettami dell'autore, e le trasposizioni solo se prima viste preventivamente, quindi di attivare una CENSURA su gli orrendi deliri della generazione attuale di devastatori della Lirica. Basta soprusi in nome di un falso avvicinamento dei giovani alla Lirica, cosa che se avviene non è certo per queste schifose nefandezze, ma per il valore delle opere dei geni che le hanno scritte.
E' veramente deprimente vedere come il valore degli interpreti venga oltraggiato dalle messe in scena.

Amelia e Adorno
Simon Boccanegra
Jacopo Fiesco
Adorno e Fiesco
Paolo dal secchiello con l'acqua avvelenata
Il Doge Simon Boccanegra

Riportiamo qui un interessante articolo di LIRICAMENTE.it che è disponibile in questa pagina internet: http://www.liricamente.it/showdocument.asp?iddocumento=742

OPERA AL CINEMA: SOLO BUSINESS O ANCHE CULTURA?
Redazione Liricamente, 15/11/2011

Desideriamo sottoporre all'attenzione dei nostri lettori un fenomeno che si sta diffondendo da alcuni anni e che sta portando al cinema e poi a teatro un numero elevato di appassionati dell'opera lirica, ma non solo: l'opera lirica al cinema.

Opera al cinema: business o cultura ad alta qualità? Desideriamo sottoporre all'attenzione dei nostri lettori un fenomeno che si sta diffondendo da alcuni anni e che sta portando al cinema e poi a teatro un numero elevato di appassionati dell'opera lirica, ma non solo: l'opera lirica al cinema.
Fino a qualche anno fa poteva considerarsi un'operazione “dissacrante” per i cultori dell'opera secondo i quali quest'arte è apprezzabile solo in teatro. Oggi si sta rivelando invece un'opportunità e un'occasione unica per poter assistere anche a spettacoli straordinari in scena in alcuni templi mondiali della lirica che per molti, seppur appassionati, sarebbe difficile poter apprezzare dal vivo.
Si pensi, per esempio, allo straordinario esperimento sbarcato quest'anno in Italia realizzato da Nexo Digital: la programmazione del Metropolitan Opera di New York in HD in diverse sale cinematografiche del nostro Paese.
L'idea è quella di fare uscire, attraverso l'utilizzo della tecnologia, la musica colta dai suoi recinti naturali (il teatro), per farla sbarcare ovunque possibile, cogliendo tutte le opportunità che essa può offrire per valorizzare al meglio la nuova forma di spettacolo che si va a proporre.
Ciò che si vede sul grande schermo non è una ripresa fissa e immobile, un'unica inquadratura immutabile: la regia è mossa, fatta di primi piani e movimenti di macchina. Diverse telecamere sono puntate sul palco, sull'orchestra e sulla platea. Tutto questo vivacizza la visione, e crea un ibrido fra una produzione per il teatro e una pensata per il cinema. La qualità del suono e dell'immagine sono curate al massimo per valorizzare la messa in scena e per soddisfare l'orecchio fine del melomane e l'occhio del pubblico cinematografico. Gli intermezzi fra i vari atti sono riempiti da interviste nel “dietro le quinte” per vivere l'emozione del foyer come a teatro.
Tra gli appassionati della grande musica, chi sceglie di andare al cinema ha quindi l'occasione di assistere ad uno spettacolo lirico-cinematografico da un teatro a chilometri e chilometri di distanza che è tra i primi al mondo per l'alta qualità e il numero di produzioni realizzate. Inoltre, un nuovo pubblico può venirsi a creare grazie ai bassi prezzi dei biglietti, al valore culturale della proposta e al mezzo utilizzato (le sale cinematografiche)… e tutto questo senza finanziamenti pubblici!
Sappiamo bene, però, che se si vuole godere un momento culturale più aderente allo spirito del teatro e cioè partecipazione emotiva con gli artisti e coinvolgimento dello spettatore con la rappresentazione, questo al cinema non può esserci perché manca l'”effetto presenza” e non lo può conoscere chi non l'abbia provato e goduto almeno una volta.
Se amiamo la lirica siamo felici di poterla seguire dovunque si possa, anche perché i collegamenti con i grandi teatri danno agli appassionati l'opportunità di vedere quasi dal vivo i più grandi interpreti del momento che nei teatri di provincia non si ha l'opportunità ascoltare. Il cinema in questo senso rende maggiormente fruibile nello spazio e a costi decisamente più economici, un'arte che diversamente sarebbe difficile da avvicinare.
I vantaggi monetari però non sono solo per il pubblico, ma anche per il teatro, perché il Met incamera una percentuale sugli incassi di ogni cinema, quindi costituisce una fonte di entrate importante per le casse delle fondazioni liriche che sono in perenne deficit.
Come dimostrano i dati e le considerazioni di Filippo Cavazzoni esposte nell'articolo pubblicato su www.chicago-blog.it.
Innanzitutto il fatto stesso di trovare una rendicontazione così puntuale sull'attività di un teatro è da noi cosa assai rara (provate a cercare i bilanci delle nostre Fondazioni lirico-sinfoniche). 

  • Nel 2009 le entrate derivanti dall'attività del Met sono state pari a 153,8 milioni di dollari. 
  • Di questa cifra, 98 milioni provengono dal box office 
  • e 22 dagli accordi stipulati con i vari media (sale cinematografiche incluse). 
Sempre nell'anno fiscale 2009, i contributi ricevuti sono stati pari a 127 milioni di dollari. 

  • Di questi, 108 milioni riguardano contributi individuali di persone, 
  • 15 milioni da fondazioni e imprese private. 
Sapete invece quanti sono stati i contributi pubblici totali? 

  • 3 milioni, ovvero il 2,36% del totale dei contributi. 
Se sommiamo entrate “operative” e contributi (totale entrate: 280,8 milioni) i contributi pubblici pesano solamente per l'1,06%."

Proviamo a fare velocemente un raffronto con la nostra principale istituzione in tale ambito: il Teatro alla Scala di Milano. Prendiamo i dati dalla Relazione sull'utilizzo del FUS (Fondo unico per lo spettacolo) del 2009.

  • Totale contributi: 50 milioni di euro. 
  • Totale contributi privati: 1,8 milioni. 
  • 48 milioni circa riguardano quindi l'intervento di Stato, regione, provincia e comune. 

Rispetto al Met il rapporto è completamente sbilanciato, se da una parte il peso del contributo pubblico, sul totale dei contributi, è davvero minimo, nel caso della Scala è l'opposto: sul totale dei contributi, quelli pubblici rappresentano la quasi totalità.
Un altro dato mi sembra molto interessante: quello delle alzate di sipario.

  • Il Met ne ha totalizzate 216 (anno 2009), 
  • mentre la Scala 117 (anno 2008). 

Se il primo male di cui soffre la lirica in Italia è la mancanza di contributi privati (si tratta di un settore ampiamente sussidiato), il secondo è rappresentato dalla scarsa produttività: il costo del lavoro rispetto alle alzate di sipario è troppo elevato.

La lezione che si può imparare da questa rapida e sommaria comparazione è, a mio modo di vedere, evidente. Da una parte (Met) abbiamo un teatro dinamico che inventa nuove forme per commercializzare e divulgare le proprie produzioni; dall'altra (Scala) un teatro prestigioso e conosciuto a livello internazionale che riposa sugli allori.
Se è vero che i costi di produzione di un'opera lirica sono elevati, è anche vero che esistono gli strumenti per aumentare i ricavi e ridurre il costo del lavoro. Sul primo punto, il Met è la dimostrazione che la tecnologia può aiutare. Sul secondo punto, le strade da percorrere sono diverse: se pensiamo alle nostre Fondazioni liriche la ricetta potrebbe essere: più alzate di sipario, meno personale “stabile” e un diverso contratto collettivo nazionale. I costi di produzione possono inoltre essere mitigati da un incremento della domanda (a sua volta determinato, come nel caso del Met, da una diversificazione dell'offerta).”
All'opera a teatro o al cinema? 
Ovunque essa sia, auspicando anche che ce ne fosse di più anche alla televisione e nelle scuole!
Questi i risultati del sondaggio di allora:


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