dal 21 al 26 febbraio 2017
Teatro Elfo Puccini Milano
Nina, storia di un concerto
La nuova piece di Nicola Russo sulla grande Nina Simone
Uno spettacolo che vuole dare uno sguardo diverso sul jazz, ma anche su di una grande artista in una delle sue performance migliori.
NovaraJazz è felice di sostenere il nuovo spettacolo di Nicola Russo intitolato "Nina (Monteaux 1976)" che andrà in scena al Teatro Elfo Puccini (Sala Bausch) di Milano dal 21 al 26 febbraio (dal martedì al sabato ore 19:30; domenica 15:30). È di nuovo una donna, un'artista della scena a ispirare il lavoro di Nicola, ma questa volta il suo sguardo originale indaga la performance straordinaria di una musicista di fama mondiale. Lo spettacolo ripercorre il concerto di Nina Simone al Montreux Jazz Festival del 1976. In scena il punto di vista della grande pianista e cantante nei cinquanta minuti della sua esibizione che ha segnato il suo ritorno alle scene, dopo alcuni anni passati in Africa lontano dallo show business. Il monologo, interpretato da una straordinaria Sara Borsarelli, è un flusso di pensiero che racconta in prima persona un momento della carriera della grande cantante e pianista, ma è anche una riflessione sul teatro, sullo stare in scena, su quel nucleo di necessità che permette a un artista di raggiungere la qualità nel proprio lavoro. La partitura scenica, davvero innovativa, fa sì che le immagini originali realizzate dal videoartista Lorenzo Lupano si intreccino al corpo e alla voce di Sara Borsarelli secondo un lavoro di missaggio in diretta.
«Abbiamo ripercorso il concerto del 1976 attraverso un lavoro sul pensiero di Nina Simone - dice Nicola Russo -. In scena Sara Borsarelli che, seguendo la scaletta originale del concerto, mette in scena i pensieri di Nina intrecciati con le parole pronunciate al pubblico, con le canzoni interpretate, con quello che lei vede dal suo punto di vista, con quello che percepisce durante il suo spettacolo. Vorremmo portare fuori quello che di solito è dentro e, lavorando sulla sua esibizione, mettere sotto una lente ciò che normalmente non è visibile: i moti del pensiero, le riflessioni, la soggettiva di uno sguardo, spostando il fuoco dall’esteriorità di una performance a quel nucleo di necessità che permette ad un’artista di raggiungere la qualità nel proprio lavoro».
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