Lunedì 28 novembre 2011_11_28 alle ore 21.00
Teatro Fraschini - Pavia
Per non morire di mafia
primo appuntamento della rassegna
ALTRI PERCORSI
Monologo con Sebastiano Lo Monaco
Adattamento di Nicola Fano
Regia Alessio Pizzech
Al via la rassegna teatrale che vede in scena i testi di nuova drammaturgia, gli attori della nuova generazione, l'impegno civile.
La testimonianza di Pietro Grasso, procuratore dell' antimafia, è un atto importante di un uomo che si è messo in gioco per difendere lo Stato dal continuo, inesausto e capillare attacco criminale.
Il Maxiprocesso di Palermo (10 febbraio 1986) segna l'inizio di una guerra dichiarata tra l'uomo delle istituzioni e "cosa nostra": il processo si conclude dopo dieci mesi con diciannove ergastoli e oltre duemila anni di reclusione. Grasso era giudice a latere, contribuì a stendere, al fianco del presidente Alfonso Giordano, la sentenza di ottomila pagine, avvenimento epocale nonostante la latitanza di alcuni imputati di spicco.
Il libro nasce dall'esperienza personale e quotidiana di Grasso, un'autobiografia dalla quale affiorano i ricordi tormentati di una vita familiare condizionata per quarant'anni da un'aspra lotta senza tregua, dove le paure inaspettate nascono e si fondono a quelle familiari.
Un'analisi tecnica della cupola siciliana, senza risparmiarci l'elenco delle vittime, puntualizzando sui processi. Un resoconto lucido sui rapporti che intercorrono tra mafia e politica, ma anche una disamina all'interno della magistratura, registrando con puntualità anche le carenze di mezzi. Lo sguardo si apre anche alle altre mafie (ndrangheta e camorra) e mafie attuali (cinese, russa, albanese ecc.) mettendo in luce nuove strategie e inedite reti di contatto di una criminalità trasformata, che si destreggia con la tecnologia e si muove nei consigli di amministrazione.
Il regista Alessio Pizzech ha voluto costruire un ritratto che delinea una figura umana che assurge a modello. Al contempo le domande che ne scaturiscono rendono lo spettatore più consapevole. Nicola Fano, giornalista e drammaturgo, ha fatto del libro una sintesi teatrale efficace.
Sebastiano Lo Monaco, dopo trent'anni di carriera dedicata al teatro classico, ha scelto questo testo per parlare del nostro tempo. Dopo una iniziale reticenza del Procuratore, l'attore siciliano è riuscito a convincerlo e coinvolgerlo a pieno nel progetto teatrale.
Lo Monaco diventa sul palcoscenico lo stesso Grasso. La voce dell'attore, inizialmente pacata, si fa fervente e tesa. Schivo, si racconta come davanti ad uno specchio, via via si trasforma in lucido ed intenso testimone amplificando con forza espressiva le parole del testo, che si legano all'interno di un linguaggio alto e insieme rozzo, voci di un'umanità per bene che si mescolano a quelle crudeli dei mafiosi. L'azione trova svolgimento all'interno di una scena essenziale dominata da una grande lavagna, sulla quale Lo Monaco scrive le parole chiave, in forma di riepilogo.
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