2009 05 12 Mariotti al pianoforte sul palcoscenico del Fraschini

LA STAGIONE DI MUSICA AL TEATRO FRASCHINI DI PAVIA

 

Martedì 12 maggio 2009, ore 21.00 la Stagione musicale del Fraschini prosegue con il concerto di GIUSEPPE MARIOTTI.

 

Programma:

 

Johann  Sebastian Bach (Revisione Busoni)
Tre Preludi e Fuge dal 1. Libro del Clavicembalo ben Temperato:
- Preludio e Fuga in do diesis minore BWV 849
- Preludio e Fuga in re maggiore BWV 850
- Preludio e Fuga in re minore BWV 851

Johann  Sebastian Bach - Ferruccio Busoni
Preludio al Corale " Wachet auf, ruft uns die Stimme" BWV 645

Ferruccio Busoni
Due Elegie:
- All'Italia! In modo Napolitano
- Turandots Frauengemach (il Gineceo di Turandot)

Ferruccio Busoni, Fantasia da Camera sulla "Carmen" di Bizet

Franz Schubert, Sonata in Si bemolle maggiore D960

 

 

L'esplorazione di ampi spazi musicali di origini e sorgenti diverse è da sempre la forza trainante della vita professionale di Giuseppe Mariotti. La riscoperta di opere trascurate o ardue, e la nuova luce gettata su opere conosciute attraverso l'esegesi e la rilettura dei contesti storici, musicali e culturali hanno caratterizzato la sua carriera, che si è sviluppata con tempi e scelte non convenzionali.

 

Giuseppe Mariotti è riconosciuto interprete dei classici viennesi anche su strumenti antichi, e di autori particolarmente impegnativi sia romantici sia contemporanei. In questo contesto, la sua incisione delle opere originali di Ferruccio Busoni per la casa discografica fonè di Giulio Cesare Ricci è diventata un punto di riferimento del repertorio discografico.

 

Nato nel 1963, il suo talento fu subito riconosciuto e incoraggiato da eminenti musicisti. Allievo di Francesco Beccalli a Pavia, studiò Pianoforte, Organo e Composizione al Conservatorio di Piacenza, e dal 1982 al 1989 Pianoforte nella classe concertistica del Prof. Hans Graf alla Hochschule für Musik di Vienna. Nel 1987, il suo debutto al Musikverein di Vienna fu salutato dalla stampa con ammirazione e meraviglia.

 

Da allora prende parte come solista e musicista da camera a stagioni concertistiche e festival in tutto il mondo. Harold Schoenberg, Piero Rattalino, Piero Buscaroli e molti altri illustri critici hanno recensito con entusiasmo i suoi recital e le sue incisioni discografiche.

 

Dal 1995 al 2003 è stato Generalmusikdirektor della Minoritenkirche di Vienna, divenendo così successore indiretto di Antonio Salieri. Nel suo nome ha fondato l'"Ensemble Salieri Wien", dedicandosi alla rivalutazione di capolavori sconosciuti del repertorio barocco.

 

Su incarico dell'Universität für Musik und darstellende Kunst di Vienna è dal 2003 professore di Pianoforte principale presso la Facoltà di Musica della Tokushima Bunri University (Giappone). Dal 2007 è anche Decano della Facoltà, onore raramente accordato ad un occidentale. Dal 2008 è Direttore dell'Osaka International Music Competition e tiene corsi di perfezionamento a Nagano e Osaka.

 

Giuseppe Mariotti, Bösendorfer Artist, vive tra Kobe e Vienna.

 

 

 

 

 

Note a cura di  Mariateresa Dellaborra

Il binomio Bach-Busoni rappresenta pressoché una costante nell'ambito del repertorio per pianoforte. Come pianista infatti Busoni fu riconosciuto unanimemente e assai presto «come esecutore di Bach per grazia di dio» (Ein Bach-Spieler von Gottes Gnaden) e le sue interpretazioni bachiane fecero epoca in anni in cui Bach non era ancora considerato un autore da concerto. Ne curò l'edizione delle opere sia sotto forma di revisione (ad esempio quella Clavicembalo ben temperato) sia come  rielaborazione e trascrizione (come il caso del Preludio al Corale " Wachet auf, ruft uns die Stimme" BWV 645) poiché era convinto che l'arte di Bach occupasse «una posizione centrale tra la preistoria e l'epoca presente». Considerando Bach il punto di partenza del moderno pianismo, reputava che solo i mezzi del pianoforte moderno si addicessero pienamente alla musica bachiana e potessero renderle giustizia.

Das wohltemperirte Klavier (ossia il clavicembalo temperato), come è noto, rappresenta il settore più importante della produzione cembalistica bachiana e si pone quasi come opera sperimentale e d'avanguardia sfruttando la possibilità, ancora nuova per i tempi (1722-1744), di suonare in tutte le tonalità con l'aiuto del temperamento equabile, come era stato descritto da Andreas Werckmeister. Sulla base di altre raccolte dell'epoca, Bach negli ultimi anni di attività a Köthen, compose preludi e fughe con caratteristiche tecniche ed espressive ben differenziate e le dedicò alla gioventù studiosa ancorché dotata.

Il ciclo di sette Elegie (Kind. 249) composto da Busoni tra il 1907 e il 1908 e pubblicato nel 1909, rappresenta, come ebbe a dire il compositore stesso, un'opera di svolta nel percorso creativo, quasi il fulcro fra passato e futuro. Ognuna delle sette composizioni è dedicata ad un pianista e in particolare la seconda, All'Italia (in modo napoletano), è destinata a Egon Petri e la quarta, Turandots Frauengemach (il Gineceo di Turandot), sottotitolata Intermezzo, a Michael von Zadora. Ogni pezzo rielabora parte del materiale di opere precedenti o anticipa spunti che saranno poi utilizzati in lavori successivi. Ad esempio la seconda si rifà al concerto op. 49 riprendendo da esso la canzone Fenesta ca lucive, collocata nella sezione Andante barcarolo, e lo spunto ritmico di tarantella inserito nel mirabolante Allegro finale. La quarta è un libero adattamento dell'omonimo quinto pezzo della musica per la Turandot. La rielaborazione del materiale è originale: non si tratta di semplice trasposizione, ma di trascrizione con ampliamenti, riduzioni, adattamenti al linguaggio peculiare del pianoforte. Melodie dall'ampio respiro, non semplici temi – come è stato sottolineato - ma guide interne del divenire musicale e anima della polifonia. Busoni non rinuncia alla tonalità come punto di riferimento, ma amplia la funzione strutturale dei gradi tonali cercando centri di attrazione sempre nuovi e talvolta sovrapposti. Questo conduce a sfumature e chiaroscuri secondo quel «gusto dello smorzamento e della elisione modale» riconosciuto da Vlad.

Di tutt'altro genere è invece la Kammer-Fantasie über Bizets Carmen (Fantasia da camera sulla "Carmen" di Bizet Kind 284) dedicata a Leonard Tauber nel 1920, sesta e ultima sonatina per pianoforte. Modello dichiarato è la Fantasia su temi d'opera ideata da Liszt. Nel 1917, tre anni prima della realizzazione, Busoni aveva infatti lungamente esaminato carattere e articolazione formale delle parafrasi lisztiane e in particolare quella su Don Giovanni di Mozart per poterne riprodurre non solo la struttura, ma anche i caratteri peculiari. Sono presi in considerazione la scena del mercato dall'atto quarto; la romanza del fiore, cui seguono le variazioni sull'Habanera; il tema di Carmen, che appare soltanto alla fine dopo una musica da circo e come epilogo. Non mancano elementi di virtuosismo e di brillantezza e una scrittura strumentale incisiva, ricca di sfumature armoniche e di contrasti appresi alla scuola di Liszt.

Nel settembre 1828, due mesi prima della morte, Franz Schubert, compone la sonata per pianoforte in si bemolle maggiore D960, ultima di un ciclo di tre. L'autore sembra trasferirvi l'immagine del sogno, del ricordo magico; ogni elemento mondano appare superato in una creazione che rinuncia ad ogni orpello, a ogni traccia di decorativismo e soprattutto accentua il carattere interiore e spirituale. Il primo tema del tempo iniziale Molto moderato, calmo e discreto, introduce subito in questo mondo interiore grazie a un tema dolcissimo e sognante, non sottoposto a sviluppo, ma soltanto riproposto più volte con piccole variazioni. Il secondo tema conserva del primo il carattere discreto, la leggerezza e delicatezza melodica. Il clima diventa più teso durante lo sviluppo, uno dei più rigorosi e geniali, grazie al forte cromatismo. La conclusione in pianissimo conferma invece e semmai accentua il carattere sognante del brano.

L'Andante sostenuto presenta una stretta affinità con l'Andantino della Sonata D. 959. Analoga ne è la concezione, con una melodia affidata alla mano destra su un accompagnamento ostinato della sinistra, mentre l'effetto ottenuto è vagamente allucinatorio anche se la melodia ha inflessioni più malinconiche che tragiche. Alla fissità del primo episodio si contrappone il grande momento centrale in cui il canto si distende. La ripresa avviene con significative variazioni e la conclusione porta una nota di appagamento e tranquillità a tutto il brano. Lo Scherzo, Allegro vivace si svolge in un clima delicato che ben si contrappone al Trio un po' rude e popolaresco. Come ebbe a dire Alfred Einstein è una pagina di estrema leggerezza, piena di slancio, quasi una libera fantasticheria che si muove «in un spazio irreale, di una irrealtà che la relativa asprezza del trio non fa che accentuare»  Il Finale Allegro ma non troppo presenta qualche affinità con lo Scherzo. Il carattere è essenzialmente sereno, in forma di Rondò. Particolare rilevanza vi assume una sezione in cui Schubert ripropone quasi testualmente il motivo della tarantella del Finale della sonata D 958, come a voler sottolineare la sostanziale unità di questo ciclo di sonate. 

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