2018_01_10 L'intelligenza è una malattia, ma per fortuna esiste una cura_Come sono diventato stupido

Da mercoledì 10 a martedì 23 gennaio 2018
TEATRO LIBERO - Via Savona,10 Milano
COME SONO DIVENTATO STUPIDO
*Prima nazionale
L’intelligenza è una malattia, ma per fortuna esiste una cura
dal romanzo di Martin Page
con Corrado Accordino, Chiara Tomei, Daniele Vagnozzi, Alessia Vicardi
scene e costumi Maria Chiara Vitali
aiuto regia Valentina Paiano
drammaturgia e regia Corrado Accordino
produzione Compagnia Teatro Binario 7
Spettacolo sostenuto nell'ambito del progetto Next 2017

TEATRO LIBERO
STAGIONE DI PROSA 2017/18
ORARI SPETTACOLI
Salvo diverse indicazioni, gli spettacoli vanno in scena
dal lunedì al sabato alle ore 21.00 e domenica alle ore 16.00.
Da maggio 2018 invece tutti i giorni alle ore 21.00.
«Conosco un sacco di idioti, incoscienti, gente piena di certezze e di pregiudizi, dei perfetti imbecilli, e come sono felici!»

Da mercoledì 10 a martedì 23 gennaio debutterà al Teatro Libero di Milano in prima nazionale lo spettacolo Come sono diventato stupido, ultimo lavoro del regista e drammaturgo Corrado Accordino.
Lo spettacolo è tratto dal romanzo rivelazione dello scrittore francese Martin Page e racconta la storia di un giovane che, accortosi di quanto la sua intelligenza sopra la media rappresenti un ostacolo al suo quieto vivere, prende la definitiva decisione di diventare stupido.
Antoine ha una grave malattia: l’intelligenza. È una persona particolarmente dotata, fisiologicamente più sensibile e acuta della media, e ha capito che il suo spirito inquieto e la sua curiosità intellettuale lo condannano al mal di vivere. Tenta quindi varie strade per risolvere la sua difficoltà a partecipare alla vita fino a quando prenderà la decisione definitiva: diventare stupido. Ma non è così facile, il percorso è più accidentato di quanto sembri. Vorrebbe dimenticare di capire, appassionarsi alla quotidianità, credere nella politica, comprare bei vestiti, seguire gli avvenimenti sportivi, fantasticare sull’ultimo modello di automobile, guardare con interesse e partecipazione emotiva i programmi televisivi. Vorrebbe tutto questo. E soprattutto vorrebbe stare bene con gli altri, non capirli, ma essere come loro, fra di loro, uno di loro, e come loro condividere le stesse cose.
Alcolismo, gruppi di educazione al suicidio, abuso di farmaci, ipotesi di lobotomia, lunghe serate trascorse a giocare a Monopoli, queste sono solo alcune delle strategie che il nostro protagonista perseguirà per raggiunge il suo fine: la stupidità. Un testo ironico, caustico, amaro e provocatorio.
NOTE DI REGIA
 «Io ho la maledizione della ragione. Sono mesi che rifletto sulla mia malattia, e ho stabilito con certezza la correlazione fra la mia infelicità e l'incontinenza della mia ragione».
Come sono diventato stupido è un viaggio di formazione di un giovane venticinquenne alla ricerca della felicità… Per lui però il viaggio consiste nella ricerca di una vita banale e conformista: “essere una formica tra le formiche”.
L’idea drammaturgica si fonda principalmente sull’analisi psicologica del personaggio principale. I vari personaggi del libro, appaiono intorno a lui e con lui, come figure specchio del suo percorso di involuzione. Le scene seguono l’andamento strutturale del libro, con alcune variazioni necessarie all’adattamento teatrale, al fine di sottolineare le inclinazioni del protagonista Antoine: le sue attitudini comportamentali, le insofferenze, i disagi relazionali, prima e dopo l’assunzione delle pillole che aiuteranno Antoine nel suo percorso verso la stupidità.
Quattro gli attori sulla scena: il protagonista, che seguiremo in tutte le sue fasi di trasformazione, e gli altri tre attori, che interpreteranno più ruoli: la pediatra, l’esperta di tecniche per il suicidio, l’uomo di successo, i vicini di casa e via di seguito tutta la giostra di personaggi che Antoine incontra nel suo percorso.
La scena è essenziale: uno stand di abiti e piccoli oggetti, come una bottiglia d’alcool o una scatola del Monopoli, troveranno spazio come simulacri simbolici della singola situazione che staremo raccontando. In scena avverrà anche la preparazione degli attori ai diversi ruoli, al fine di rendere evidenti le varie situazioni d’incontro e soprattutto la costante presenza degli Altri nella vita del protagonista, ovvero quell’umanità di cui vorrebbe far parte.
Lo spettacolo vorremmo mantenesse nel suo adattamento per il pubblico teatrale tutta la sua forza ironica e provocatoria. Il taglio registico vuole evidenziare la forza dei dialoghi caustici e i paradossi che il personaggio va ad incontrare. Le riflessioni intime, i pensieri che lo inducono ad agire in un modo piuttosto che in un altro - che nel romanzo sono così ben esplicitati e cadenzati in tutta la vicenda - verranno rielaborati in forma di confessioni monologanti al pubblico. L’idea è quella di mettere a nudo un corpo, una forma di pensiero, un’anima sensibile, e accompagnare il pubblico nella sua trasformazione. Il tentativo di soffocare la propria intelligenza per edificare un’illusoria felicità evidenzierà molte delle assurdità di cui siamo vittime nel nostro tempo.
L’obbiettivo è che la storia, attraverso un ritmo avvincente e un montaggio di scene rapido e incalzante possa assumere un taglio comico e drammatico allo stesso tempo.

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