2011_02_12 Bohéme in scena a Bresso

Sabato 12 febbraio 2011_02_12 ore 20.30
Domenica 13 febbraio 2011_02_13 ore 15.00
Teatro San Carlo di Bresso (Milano)
Giacomo Puccini
LA BOHEME
libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Mimì - Giovanna Gomiero,soprano
Rodolfo - Shin Young-Hoon, tenore
Musetta - Mara Bezzi, soprano
Marcello - Alessandro Civili, baritono
Colline - Giampaolo Vessella, basso
Coro lirico Calauce di Calolziocorte (LC)
Maestro del coro Giampaolo Vessella
Pianoforte M.Parolini
Regia A.Zaniboni
informazioni  info@isgtheater.com
 
Da poco reduce del successo nel ruolo di Dante Alighieri in un'opera contemporanea a Caronno Pertusella (VA) con un gran riscontro del pubblico, su componimento del M°A.Arnaboldi e che potremo riascoltare prossimamente, il M°Giampaolo Vessella  interpreta "Colline - narra Vessella - è un personaggio che amo molto (mi riporta alla mente gli anni dei miei studi filosofici, oltre che musicali): è il filosofo,quasi staccato dai problemi concreti della quotidianità. Il suo carattere emerge quando si reca presso la bottega di una rappezzatrice, che gli ha cucito la falda dello zimarrone ("E' un poco usato… ma è serio e a buon mercato…"). Dopo aver pagato, lui distribuisce i libri nelle molte tasche dello zimarrone e agita una copia della "grammatica runica" che ha scovato, esultante, su una bancarella! Lo zimarrone infatti è l' "amico" di cui si libererà alla fine per poter soccorrere Mimì in fin di vita. Musetta sacrificherà i suoi gioielli, Colline impegnerà la sua zimarra al monte di Pietà. Con la sua calda voce di basso, dialoga con la sua "Vecchia Zimarra" e dice: "Senti, io resto al pian, tu ascendere il sacro monte devi"(è il monte di Pietà). Al soprabito ricorda di non aver "mai curvato il logoro dorso ai ricchi ed ai potenti". Colline, in realtà, proietta la propria essenza di nobile "bohèmien", nonché quella dell'intellettuale libero nella sua povertà…. In quelle tasche, come in antri tranquilli, sono passati numerosi testi di filosofi e poeti, fra cui Orazio (al Caffè Momus dirà: "Odio il profano volgo al par d'Orazio"). Nel dire "Addio" al suo zimarrone, Colline mette in atto il suo sentimento di pietà, che per lui è un sentimento di dolorosa simpatia per il dolore altrui. E' un sentimento d'amore che il filosofo sembra aver ereditato dai latini, la "pietas" divinizzata, vissuta come carità, gesto d'intesa per chi soffre. Colline la incarna, è l'unico dei quattro amici che non fa richiamo al bisogno di donne. Ama gli amici, i libri; rende animate le cose. Rimpiangendo i giorni lieti, è allo zimarrone, prima di disfarsene, che dice: "Addio, fedele amico mio, addio!" Con l'addio al suo vecchio pastrano, Colline annuncia che -con l'imminente fine di Mimì- anche la stagione della sua gioventù spensierata giunge alla fine. E, in effetti, anche musicalmente le caratteristiche dell'aria "Vecchia zimarra" rappresentano ciò che stiamo dicendo: la romanza oscilla lentamente (come una ninnananna) in tempo binario, è una specie di "allegretto moderato e triste" nella tonalità di Do diesis minore.e la partitura indica che il brano va interpretato "con commozione crescente". 

Giampaolo Vessella, basso

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