2010_03_28 Concerto di Pasqua con I Solisti di Pavia

Domenica 28 marzo 2010, alle ore 21.00
Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro
CONCERTO DI PASQUA
DEDICATO A VIVALDI
I SOLISTI di PAVIA
Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Tradizionale concerto di Pasqua che, come ogni anno, la Fondazione Teatro Fraschini offre alla città, sarà un omaggio dei Solisti ad Antonio Vivaldi, con il concerto per violoncello ed archi.
Programma:
Antonio Vivaldi
Concerto in Do minore RV 401, F. III n ° 1
Concerto in Re Maggiore RV 404, F. III n ° 20
Concerto in Fa maggiore RV 412, F.III n°11
Concerto in Sol Maggiore RV 413, F. III n ° 12
Concerto in Sol minore RV 416, F. III n ° 26
Concerto in Si minore RV 424, F. III ° 9
 
Formazione  I SOLISTI di PAVIA
violini Marco Rogliano, Roberto Righetti, Ilaria Cusano, Fatjon Hoxolli, Jacopo Bigi, Filippo Maligno, Francesco Lovato, Donatella Colombo, Lucia Ronchino, Luca Torciani, Fabio Ravasi, Pietro Bernardin
viole Filippo Dilani, Adriana Tataru, Eugenio Silvestri, Fabio Merlini
violoncelli Jacopo Di Tonno, Luca Magariello
contrabbasso Amerigo Bernardi
clavicembalo Davide Pozzi
direttore e solista Endico Dindo
 
FONDAZIONE TEATRO FRASCHINI
www.isolistidipavia.com
www.enricodindo.com
 
Note a cura di Mariateresa Dellaborra
La ricca produzione violoncellistica di Antonio Vivaldi dimostra lo spiccato interesse e la predisposizione per uno strumento che già dalla fine del XVII secolo stava affermandosi grazie a virtuosi riconosciuti come Petronio Franceschini (morto nel 1680) e Domenico Gabrielli, morto nel 1690 e ricordato come «Menghin del violonzel». L'attrazione per questo cordofono dal registro grave, ma più chiaro e incisivo del contrabbasso, che all'epoca era per lo più impiegato come esecutore di basso continuo, si accentuò ancor più nel primo ventennio del secolo successivo. Lo dimostra la raccolta di Concerti da camera a 3 e 4 strumenti con violoncello obbligato op. 4 uscita a Bologna nel 1701 sotto il nome di Giuseppe Maria Jacchini (post 1670-1727ca), già allievo del Gabrielli e apprezzato improvvisatore, che godette di ampia circolazione. La diffusione editoriale, oltre alla frequentazione diretta con questo strumento e la conseguente necessità di creargli un repertorio su misura, fu probabilmente determinante per accrescere l'attenzione del "prete rosso" verso questo timbro e a dedicargli un'ampia fetta di catalogo. Ben 36 concerti con violoncello solista, oltre a un cospicuo numero di opere in cui compare con la dicitura "obbligato", composte in un arco di tempo imprecisato, imprimono un grande progresso nella tecnica e nella letteratura violoncellistica.
Probabilmente il più antico concerto è il Do minore RV 401, che appare un unicum per alcune stranezze di scrittura e per uno stile piuttosto arcaico. Il preludio orchestrale, a differenza della prassi vivaldiana consueta, è impostato sullo stile della sonata a tre, denso di ritardi. Le parti solistiche sono accompagnate quasi esclusivamente dal continuo e in una soltanto si incontra un episodio a due voci affidato al solista e alle "violette". La natura del motivo principale, che coinvolge per un breve tratto anche il basso, ricorda i tratti caratteristici dell'antica canzone veneziana; la scrittura fugata, che informa il primo tempo, si ripete anche nel terzo; il movimento Adagio centrale, costruito su un'alternanza di ritornelli e episodi solistici, ha condotte quasi sperimentali; da un punto di vista tecnico, la scrittura diventa ardita portando l'esecutore su posizioni acute. Quest'ultima pratica è documentata da ulteriori esempi quali il concerto in si minore RV 424 e il la minore RV 418 che, oltre a spingersi su posizioni alte, introduce passaggi di agilità molto complessi e difficili da realizzare senza la tecnica del capotasto, che pare sia stata recepita dal compositore veneziano direttamente dal suo creatore Francischiello, (soprannome del napoletano Francesco Alborea), applaudito con ammirazione da moltissimi compositori dell'epoca. Vivaldi, attivo nell'Ospedale della Pietà, probabilmente poteva contare su colleghi virtuosi quali Lotavio Vandini e Bernardo Aliprandi e dunque imprimere una decisa trasformazione verso la complessità e le sperimentazioni. Altro elemento di decisa novità è il superamento della tradizionale concezione a terrazze e del contrasto forte/piano, che sopravvive soltanto in concomitanza con gli effetti di eco, a favore di una più vasta gamma di gradazioni dinamiche che si stabilisce tra il solo e il tutti e che è enfatizzata dalla consistenza stessa dei temi principali di ogni movimento: si pensi a quello del primo tempo del concerto in re maggiore RV 404 o del concerto in sol maggiore RV 413. Le partiture esplorano ritmi inediti, scansioni insolite, ambientazioni armoniche affascinanti come quelle contenute nel concerto in sol minore RV 416 o estremamente patetiche come nell'Affettuoso del concerto RV 404.
Se la successione dei movimenti di tutti i concerti si uniforma allo schema tripartito all'italiana (Allegro-Adagio-Allegro), riproducendo dunque il modello più ricorrente nel catalogo vivaldiano, il trattamento orchestrale differisce per una scrittura melodicamente più ricca e più piena che valorizza ulteriormente la calda voce del violoncello. 
 
 

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