Venerdì 22 marzo 2019, ore 20.00
Domenica 24 marzo 2019_03_24, ore 16.00
Auditorium di Milano, largo Mahler
Stagione Sinfonica 2018/2019
Notti d’estate
Gabriel Fauré Suite op. 80 da "Pelléas et Melisande"
Hector Berlioz "Les nuits d'été" (Le notti d'estate)
Albert Roussel Sinfonia n. 3 in Sol minore op. 42
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Mezzosoprano Katarina Van Droogenbroeck
Direttore Patrick Fournillier
Per il suo graditissimo ritorno a Milano, Patrick Fournillier, che dell’Orchestra Verdi è direttore principale ospite, invita il pubblico dell’Auditorium a ripercorrere uno dei momenti più seducenti della storia della musica francese: l’abbandono del mondo ottocentesco e l’ingresso nel nuovo secolo con la musica di tre grandi compositori: Hector Berlioz, (1803-1869) Gabriel Fauré (1845-1924), Albert Roussel (1869-1937).
Venerdì 22 marzo (ore 20.00) e domenica 24 marzo (ore 16.00) all’Auditorium di largo Mahler risuoneranno le note della Suite d’etè, il più celebre ciclo di liriche per soprano e orchestra composto da Hector Berlioz su poesie di Theophile Gautier, affidate alla splendida voce del mezzosoprano belga Katarina Van Droogenbroeck. Un gioiello musicale incastonato tra due composizioni che testimoniano anch’esse il passaggio musicale tra due secoli: dalla classicità della suite da "Pelléas et Melisande" di Gabriel Fauré alle prime dissonanze novecentesche di Albert Roussel con sua raffinata terza sinfonia, perfetta sintesi di classicismo e impressionismo.
Conferenza introduttiva
Venerdì 22 marzo ore 18.00 - Ingresso libero
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo - Largo Mahler – foyer primo piano
“Una certa idea della Francia"
Relatore Marco Benetti
Nelle memorie di De Gaulle, ragione e sentimento sono le due facce inseparabili della Francia. L’erompere del sentimento romantico si deve in suolo francese all’approccio estroverso di Berlioz. Egli, intessendo vita e arte, trasformò quest’ultima in un mezzo di rappresentazione delle vicende umane. La sublimazione di questi sentimenti si perfezionò nel simbolismo: il caso di Pelleas et Melisande di Maeterlink, che avrà eco fino alla Scuola di Vienna, ne è un esempio lampante. Il rifiuto del romanticismo lascia spazio al razionale, sulla scia dell’esempio stravinskijano che assume la funzione di modello per diverse generazioni di compositori.
Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org www.vivaticket.it.
Programma
Gabriel Fauré Suite op. 80 da "Pelléas et Melisande"
Considerato dalla critica moderna d'oltralpe una delle personalità più singolari della letteratura musicale francese tra Ottocento e Novecento, Fauré, partito dal classicismo razionalista del suo maestro Saint-Saëns, ha sviluppato progressivamente una fisionomia stilistica del tutto personale che indirizzava, senza eccessivo clamore ma con incedere sicuro, la musica francese verso il superamento dei moduli e delle formule del tardo-romanticismo.
A partire dall’anno 1888, l’anno del Requiem, la sua pagina tutt’ora più celebre, Fauré cominciò a misurarsi con il teatro, fino a coronare il suo sogno con Pelléas et Mélisande composto nel 1898 come musica di scena per la rappresentazione del dramma omonimo di Maurice Maeterlinck. Il dramma simbolista, scritto nel 1892, che ha come argomento l'amore proibito e predestinato dei personaggi del titolo è alla base di svariate opere musicali, tra cui la più conosciuta è l'opera di Debussy, che porta lo stesso titolo. Anzi, fu proprio a Debussy che l’attrice inglese Patrick Campbell si rivolse in prima battuta nel 1895 per ottenere una suite di musiche di scena destinata a future riprese londinesi del dramma. Ma Debussy rifiutò, così la Campbell si rivolse a Gabriel Fauré. Questi, benché pressato da altri impegni accettò il lavoro e lo portò a termine, affidandone l’orchestrazione all’allievo Charles Koechlin..Il compositore diresse personalmente la partitura contenente 19 pezzi al “Prince of Wales” Theatre di Piccadilly, il 21 giugno 1898, ottenendo da subito un successo strepitoso e registrando l’entusiasmo dello stesso Maeterlinck. Rispetto alla stesura adottata nell'esecuzione londinese della musica di scena, che prevedeva un organico cameristico, la partitura della Suite richiese a Fauré notevole impegno con varie revisioni, oltre alla trasposizione per grande orchestra, con ampliamento, in particolare, della sezione dei fiati e degli strumentini per accrescerne la tavolozza coloristica. Due anni dopo Faurè ne ricavò la suite op.80 che comprende quattro brani.
Lo stesso Fauré, che aveva le idee chiare su ciò che dovesse essere la musica di scena, spiega: “La grande voce della musica qui non s’innalza, come farebbe in un’opera, per associarsi in modo immediato a ogni momento del dramma, ma solamente per commentare l’azione, per richiamare i sentimenti ed esaltarne l’espressione, per prolungare la magia della scena, per ravvivare intorno ai personaggi le forze della natura che agiscono così prepotentemente sui di loro
Hector Berlioz "Les nuits d'été" (Le notti d'estate)
Les Nuits d’été, è il più celebre ciclo di liriche per soprano e orchestra composto da Berlioz. Le sei melodie per voce e piccola orchestra ( Villanella, Lo spettro della rosa, Sulle lagune, Assenza, Al cimitero, L’isola sconosciuta) composte sulle liriche di Theophile Gautier, fanno parte del gruppo delle “piccole cose” cioè quella trentina circa di romanze sparse, raggruppate e pubblicate spesso sotto titoli occasionali, per le quali egli stesso coniò il nome di mèlodies, insoddisfatto com’era non solo delle implicazioni di matrice italiana (aria, canzone) o tedesca (lied, gesang) ma perfino di quelle storiche e stilistiche connaturate in Francia all’idea di chanson.
Nel 1834 Berlioz, dopo aver scosso la Francia musicale con la Sinfonia fantastica e aver scatenato i suoi talenti di orchestratore, affrontava per la prima volta un campo d'azione che fu sempre ai vertici delle sue aspirazioni, pur riserbandogli le più cocenti sconfitte, almeno sul piano del successo esteriore, il teatro, avviando la composizione del Benvenuto Cellini, che gli avrebbe richiesto quattro anni di lavoro. Contemporaneamente, un'infìammata vocazione alla poesia gli dettava un'altra pagina di sfrenata inventiva fantastica, l'Aroldo in Italia, ispirata a un Romanticismo avventuroso e pittoresco come quello di Byron.
In quello stesso anno, 1834 ecco Berlioz accostarsi a un genere eletto del Romanticismo tedesco, la lirica vocale da camera, già toccata con la serie dei Poèmes irlandais da Thomas Moore, per arrivare al suo capolavoro in tal campo, il ciclo delle Nuits d'été su liriche di Théophile Gautier, capofila del movimento romantico degli anni '30. Qui Berlioz riesce a esaltare ogni singolo elemento verbale della poesia di Gautier svincolandolo dalla totalità precostituita della narrazione poetica e prefigurando una sorta di simbolismo letterario ante litteram che trova la sua realizzazione migliore nell’accompagnamento dell’orchestra. A differenza di quella dei Romantici tedeschi, la lirica vocale di Berlioz infatti non trova la sua realizzazione migliore nella dimensione intima, domestica, o comunque privata, dell'unione fra la voce e il pianoforte perché non sapeva fare a meno delle risorse dell'orchestra e delle sue possibilità timbriche ed espressive; aspetto, quest'ultimo, destinato a garantire per decenni e decenni al compositore un ruolo di avveniristico avanguardista.
Albert Roussel Sinfonia n. 3 in Sol minore op. 42
Musicista raffinato e sensibile, Albert Roussel (1869-1937) fu uno dei più significativi compositori francesi del primo '900 e nella sua scrittura molto raffinata utilizzò spesso elementi della musica orientale che amalgamò con un solido classicismo riuscendo a cogliere i succhi più genuini di ciò che la musica francese era andata maturando a cavallo del secolo.
Attento a quanto avveniva attorno a lui non solo in campo artistico ma anche in quello politico-sociale (non a caso compose un'ouverture per il dramma di Romain Rolland intitolato il 14 luglio a commemorazione della presa della Bastiglia), sebbene non abbia mai appartenuto ad alcuna corrente musicale, fu molto più vicino alla rinascita sinfonica francese per mezzo dell'Impressionismo, del Simbolismo e degli stili nascenti di Gabriel Fauré e Claude Debussy.
Composta su commissione di Kussevitzki per il cinquantesimo anniversario dell'Orchestra sinfonica di Boston, la Sinfonia n.3 in sol minore op.42 è una delle opere migliori di Roussel maturo e risente ancor più di altre composizioni di uno spirito neoclassico. Qui la vena impressionistica sempre presente in lui, si stempera in un desiderio di chiara costruzione formale, soprattutto per la predilezione di certi ritmi secchi e incisivi e di certe armonie di sapore classicheggiante.
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