2005_04_04 Renato Bruson e Luciana Serra L'amore per il pubblico. E l'intransigenza

A TU PER TU CON I DUE CANTANTI
L'amore per il pubblico. E l'intransigenza


"Quando lo spettatore se ne va a casa con qualcosa qui
(e si tocca il petto all'altezza del cuore) 
allora si che noi abbiamo fatto qualcosa di buono"

ci dice il grande baritono Renato Bruson nei camerini del Cagnoni al termine della serata.

«Continuerò a cantare - aggiunge - 
sino a quanto non mi diventerà pesante farlo 
e soprattutto non sarà un peso per chi mi ascolterà».

In questi prossimi mesi calcherà i palcoscenici europei passando da Scarpia a Guglielmo Tell, a Ezio (in Attila) portando, come ambasciatore dell'Italia nel mondo, l'emozione della grande lirica. 

«Ma non sempre è una cosa facile, a Londra 
dopo ben venti giorni di prove di canto, 
ho visto come sarebbe stata la messa in scena di Attila, 
ed il costume da SS che mi volevano fare indossare. 
Ho lasciato subito la produzione, rimettendoci il contratto,
 ma quando non si rispetta l'opera, 
mi spiace perderci, ma non mi presto». 

Un assoluto rigore e rispetto per i proprio lavoro che merita la ricompensa del premio "Lucean le stelle 2005" anche per il soprano Luciana Serra che è fresca reduce da oltre 30 repliche dell'Impresario della Smirne, dove la sua voce di "usignolo viaggiatore" ha avuto modo di brillare. «Viaggiatore perché tra opere, master class e corsi di canto, sono sempre in giro per l'Italia con moltissimi impegni» e fortunatamente per noi uno di questi è stata la serata vigevanese. 
Nella serata figuravano anche i giovani Maria Luigia Sorsi soprano e Roberto De Biasio tenore, ai quali è stato attribuito il premio di "Giovani promesse". 
Cantanti già in piena attività, ma che purtroppo non sfuggono alla impressione che, ahimè, ci danno tanti giovani cantanti lirici di oggi, che presentano difficoltà di intonazione e vibrato eccessivo sono già dopo pochi anni problemi evidenti. 
Roberto Negri ha guidato l'Ensemble Caffè Italiano, gli eccellenti musicisti che hanno accompagnato le esecuzioni eseguendo anche gli intermezzi da Manon Lescaut di G. Puccini e da Cavalleria di P. Mascagni. 
Grande delusione per la presentazione frammentaria ed impreparata, quando non addirittura assente, del grande Philip Daverio dal quale ci saremmo aspettati ben altra prova, ben lontano da altre sue presenze ben più brillanti ed efficaci in altri campi dell'arte, meglio lasciare parlare di lirica a chi la lirica la conosce.
Articolo di Mario Mainino  tratto da L'informatore Vigevanese aprile 2005

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