2019_01_16 Canino-Ballista 60 anni di amicizia e di musica da festeggiare con l’Orchestra Verdi all’Auditorium

Mercoledì 16 gennaio 2019, ore 20.30
Auditorium di Milano, largo Mahler
Stagione 2018/19 Concerto Straordinario
Duo pianistico Canino-Ballista
60 anni di amicizia e di musica da festeggiare 
con l’Orchestra Verdi all’Auditorium
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Pianoforte Bruno Canino - Antonio Ballista
Direttore Marcello Bufalini
J.Sebastian Bach
Concerto per due pianoforti e orchestra in Do maggiore BWV 1061
W. Amadeus Mozart
Concerto per due pianoforti e orchestra in Mi bemolle maggiore K 365
Ennio Morricone
"Varianti per Ballista Antonio Canino Bruno" per due pianoforti e orchestra
Francis Poulenc
Concerto per due pianoforti e orchestra in Re minore

Con un concerto straordinario laVerdi omaggia due interpreti tra i più carismatici della scena musicale internazionale; il duo pianistico composto dal napoletano Bruno Canino e dal milanese Antonio Ballista che quest’anno festeggia 60 anni di amicizia e di sodalizio musicale. Per celebrare questo anniversario l’Orchestra Verdi diretta per l’occasione dal Maestro Marcello Bufalini, esegue quattro capolavori concertistici per due pianoforti e orchestra; dai grandi classici di Bach, Mozart e Poulenc fino ad Ennio Morricone. 
Il sodalizio tra Ballista e Canino nacque al Conservatorio di Milano dove i due frequentavano la stessa classe di pianoforte e nel 1956 suonarono per la prima volta insieme in pubblico dando così inizio a una fortunata carriera che si è protratta fino ad oggi senza interruzioni, rivestendo un ruolo di primo piano nell’elevare a dignità concertistica le trascrizioni storiche. Nel loro repertorio figura l’opera completa di Brahms, Debussy, Mozart, Rachmaninov, Schubert, Schumann e Strawinski, ma il duo, che ha lavorato a fianco delle avanguardie,  fu fondamentale anche per la diffusione delle nuove opere dei compositori contemporanei, tra cui  Castaldi, Castiglioni, Corghi, Donatoni, Mosca, Panni, Sciarrino, Sollima. Tanti grandi artisti, da Boulez a Dallapiccola, da Ligeti a Cage suonarono in concerto con il duo e Stockhausen collaborò personalmente alla lunga tournée di “Mantra”. Luciano Berio dedicò loro un Concerto eseguito in prima mondiale a New York con la New York Philarmonic diretta da Boulez, la cui incisione discografica valse al duo un prestigioso Music Critic Award, mentre nel 2017  Ennio Morricone compose  “Varianti per Ballista Antonio e Canino Bruno per due pianoforti e orchestra”. E proprio quest’opera verrà eseguita mercoledì 16 gennaio 2019 alle ore 20.30 nel concerto che laVerdi dedica al 60° anniversario del duo pianistico. Un evento anche per la città di Milano, con un programma decisamente “straordinario”, dato che è rarissimo vedere riunite in un solo concerto ben quattro capolavori concertistici per due pianoforti e orchestra. Verranno infatti eseguiti anche il Concerto in Do magg. BMV 1061 di J.S.Bach, Il Concerto in Mib magg K 365 di  W.A. Mozart e quello in Re minore di Francis Poulenc. Un’occasione da non perdere per festeggiare il duo che, per bocca di Antonio Ballista, afferma: “Siamo veramente felici di partecipare ai festeggiamenti del 25° anno di attività dell’orchestra Verdi di Milano, anniversario che coincide con il nostro 60° anno di collaborazione e di esibirci davanti al pubblico dell’Auditorium insieme all’Orchestra Verdi.“

Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org  www.vivaticket.it. 

"Sessant'anni di amicizia" di Piero Rattalino  
“Tutti i grandi compositori di musica per pianoforte solo a partire da Mozart - ed escluso soltanto Chopin, che pure suonò musiche di altri in coppia con Moscheles, con Hiller, con Liszt - composero anche, qual più, qual meno, per pianoforte a quattro mani, mettendo insieme un corpus considerevole di opere di gran pregio che da un certo momento in poi non ebbe più la sua naturale collocazione nelle esecuzioni private ma che non poteva restare confinato ai margini della vita musicale pubblica. Il concertismo conobbe così il fenomeno dei duo pianistici professionali stabili che svolgevano attività concertistica sia a quattro mani che con due pianoforti. E dopo qualche tempo si cominciò a pensare che anche le versioni a quattro mani della musica sinfonica e della musica da camera avevano dei buoni numeri per essere rimesse all'onor del mondo. Il duo formato da Bruno Canino e da Antonio Ballista fu tra i primi a proporre trascrizioni, sia a quattro mani che per due pianoforti. E io ricordo la sorpresa - con un po' di scandalo - che ci fu quando i due eseguirono la Sinfonia n. 9 di Beethoven trascritta per due pianoforti da Liszt e la Sagra della primavera trascritta a quattro mani da Stravinsky. (…)
Oggi non c'è duo che non abbia una larga fetta di trascrizioni  nel suo repertorio e non c'è pubblico che non si dichiari soddisfatto dopo averle sentite. A questa evoluzione della cultura il duo Canino-Ballista ha dato un notevolissimo, un fondamentale contributo. (…) Con ciò non voglio dire che sia questa la sola ragione per cui, a sessant'anni dalla sua costituzione, possiamo parlare del duo Canino-Ballista come di un complesso di rilevanza storica. Ma una delle ragioni che hanno fatto del Duo un protagonista dell'interpretazione musicale negli anni a cavallo fra Novecento e Duemila è questa. La seconda ragione, come si evince del resto da ciò ho testé detto, è la disponibilità verso la musica contemporanea d'avanguardia. Il numero delle prime esecuzioni assolute e delle prime esecuzioni italiane che ebbero come protagonista il duo Canino-Ballista è molto elevato. Berio, Donatoni, Stockhausen, Boulez, Ligeti, Castaldi, Bussotti.... Si può dire che non c'è pagina importante della seconda metà del Novecento che non lo abbia visti all'opera, il duo Canino-Ballista. 
(…) La terza motivazione di eccellenza del duo Canino-Ballista riguarda il loro approccio al repertorio tradizionale. Il Duo ha percorso con rispetto e amore il repertorio a quattro mani e per due pianoforti da Bach a Bartok, riuscendo a non ghettizzare né l'avanguardia né la storia. E questo è un raro merito: non mettere il presente in guerra col passato, o viceversa, significa concepire la musica come un continuum storico in cui i valori umanistici prevalgono su tutto. E questo è fare della musica una ragione di vita.” (Piero Rattalino)

Programma

J.S.Bach (1685 - 1750)  Concerto in do maggiore per due clavicembali e orchestra, BWV 1061
Al clavicembalo Johann Sebastian Bach dedicò tredici concerti: sette per un solo cembalo, tre per due cembali, due per tre cembali e un concerto per quattro cembali. Risalgono tutti al medesimo periodo, gli anni 1727-36, trascorsi a Lipsia, e si presentano in sostanza come un blocco compatto di composizioni, dal valore davvero storico non solo per l'altissima qualità del contenuto musicale ma anche per avere impresso un nuovo corso alla storia dello strumento a tastiera in precedenza sempre relegato a un ruolo secondario. Nei tredici concerti bachiani il cembalo viene per la prima volta "promosso" al ruolo di solista, aprendo così inesplorati e fertilissimi orizzonti al genere del concerto. Ad eccezione di questo, composto per due cembali, tutti i concerti cembalistici di Bach non sono in realtà opere interamente originali, bensì trascrizioni da preesistenti concerti per strumenti melodici risalenti al periodo di Cöthen. Mentre nei Concerti in do minore i due cembali si contrappongono come un blocco omogeneo al gruppo orchestrale, in BWV 1061 i cembali operano un continuo dialogo fra di loro, che sottrae spazio e importanza all'orchestra. In sostanza, come ha rilevato nel 1802 il primo biografo di Bach, Johann Nikolaus Forkel, «può essere suonato interamente senza l'accompagnamento degli archi, ed è eccellente così». È possibile quindi che l'autore abbia concepito in un primo momento la composizione come una pagina per due cembali soli, e vi abbia aggiunto in un secondo momento l'accompagnamento orchestrale. 
W.A. Mozart (1756 - 1791) Concerto per due pianoforti e orchestra n. 10 in Mi bemolle magg K 365

Intorno alla metà del Diciottesimo secolo i Concerti per due strumenti a tastiera erano frequenti: tuttavia Mozart non prese esempio da quei suoi predecessori, perché, sebbene al momento di comporre il Concerto in mi bemolle maggiore per due pianoforti e orchestra K 365 avesse poco più di vent'anni, aveva già creato un nuovo tipo di Concerto, tagliando i ponti con l'alternanza barocca tra soli e tutti, che era alla base dei Concerti degli altri compositori ma che con lui divenne soltanto uno degli elementi di un'entità musicale molto più articolata, varia e flessibile. La prima esecuzione nota è quella del 23 novembre 1781 in un concerto privato a Vienna. Fu in quell'occasione che Mozart ampliò l'orchestra con l'aggiunta di clarinetti, trombe e timpani. I solisti erano egli stesso e la sua allieva Josepha Auernhammer, che nelle sue lettere Wolfgang definì "una grassa signorina" e "un orrore", riconoscendo però che suonava "in modo incantevole". Questi giudizi non proprio amorevoli sulla sua partner pianistica viennese avvalorano l'ipotesi che Mozart avesse in realtà scritto questo Concerto per la sua amatissima sorella Nannerl, anch'ella acclamata concertista, perché i due pianisti intessono un dialogo che implica una grande complicità: "Dividono ogni loro melodia, variano uno la musica dell'altro, si interrompono vicendevolmente, all'occasione discutono gentilmente; il loro fraterno dialogo non è turbato da nessuna seria divergenza di opinione", come ha scritto Hermann Abert nella sua classica monografia su Mozart.
Ennio Morricone "Varianti per Ballista Antonio Canino Bruno" per due pianoforti e orchestra
Il brano 'Varianti per Ballista Antonio Canino Bruno', scritto da Ennio Morricone per il duo Ballista Canino è stato eseguito la prima volta il 26 gennaio 2017 nell’aula magna dell’Università statale di Milano, in occasione della laurea magistrale in Scienze della musica e dello spettacolo (la sua terza laurea honoris causa dopo quelle ricevute a Cagliari e a Roma) conferita al grande compositore  che in carriera ha ricevuto tanti riconoscimenti tra cui due premi Oscar, tre Grammy Awards, quattro Golden Globes, dieci David di Donatello, undici Nastri d'Argento, due European Film Awards e un Leone d'Oro alla carriera. Dopo l’esecuzione dei due pianisti Antonio Ballista e Bruno Canino accompagnati dall'Orchestra della Statale, lo stesso Morricone ha dichiarato: "Nella musica io amo molto le pause. Non sempre le prime esecuzioni vanno come questa, stavolta non è capitato alcun incidente. La velocità, lo spazio e l'intensità sono le componenti che caratterizzano questo pezzo, 'Varianti per Ballista Antonio Canino Bruno'. Spero che riascoltando il pezzo lo possiate apprezzare di più". 
Francis Poulenc Concerto per due pianoforti e orchestra in Re minore
Il concerto per due pianoforti venne composto nel 1932, quando Poulenc era già un affermato compositore. Il successo gli aveva arriso nel 1924 con Le Biches, uno dei tanti capolavori di cui dobbiamo essere grati ai Ballets russes di Diaghilev. Oramai Poulenc frequentava il prestigioso salotto della Principessa de Polignac, cui lo stesso Proust si ispirò per il salotto di Madame Verdurin nella Recherche. Dalla principessa de Polignac il lavoro fu commissionato e a lei venne dedicato.Il lavoro fu presentato il 5 settembre del 1932 al Teatro La Fenice di Venezia per il Festival di musica contemporanea, ottenendo un notevole successo. Esecutori furono lo stesso Poulenc al secondo pianoforte e Jacques Fevrier al primo, mentre direttore d’orchestra fu Désiré Defauw.  Lo stesso anno era stato fatidico per un altro grande compositore, Maurice Ravel, che aveva da poco completato e inaugurato i suoi due concerti per pianoforte (Concerto per pianoforte e orchestra e Concerto per pianoforte per la mano sinistra) al primo dei quali Poulenc sicuramente si ispirò per la scrittura del suo Concerto. Poulenc ammirava incondizionatamente Ravel e aveva anche cercato anni prima di divenirne allievo; così si spiega la breve citazione del movimento centrale del concerto in Sol del più anziano collega. In una lettera a Paul Collaer Poulenc loda la “grandezza, energia e violenza” del proprio concerto. Non è il primo lavoro di Poulenc che coinvolge due pianisti contemporaneamente: il primo in assoluto fu la Sonata per pianoforte a 4 mani (1918); segue poi la Sonata per due pianoforti (1959). Il successo della prima esecuzione di questo concerto fu così clamoroso che Benjamin Britten, a distanza di più di 10 anni (1945) invitò Poulenc con il suo Concerto a Londra. 

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