2010_05_12 Il barbiere di Rossini a Robecco sul grande schermo

AGORALIRICA 2009-2010
Mercoledì 12 maggio 2010
ore 20.30
Gioachino Rossini
Il barbiere di Siviglia
Su libretto di Cesare Sterbini
Interpreti e ruoli
Francesco Meli - Il Conte d’Almaviva
Bruno De Simone - Bartolo
Rinat Shaham - Rosina
Roberto Frontali - Figaro
Giovanni Furlanetto - Don Basilio
Luca Dall’Amico - Fiorello
Giovanna Donadini - Berta
Costumi: Lauro Crisman
Scene: Lauro Crisman
Luci: Vilmo Furian
Orchestra e coro Teatro La Fenice di Venezia
Direttore d’orchestra: Antonino Fogliani
Regia, scene e costumi: Bepi Morassi
Il Barbiere di Siviglia

Melodramma buffo in due atti su libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais. Il titolo originale è Almaviva, o sia l'inutile precauzione. Il libretto era stato già musicato l'anno prima da Francesco Morlacchi e ancora prima da Giovanni Paisiello nel 1782. La prima rappresentazione ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina, a Roma, e terminò in un fiasco fra i fischi del pubblico. A provocarli, secondo i pettegolezzi dell'epoca, sarebbero stati gli impresari di un teatro concorrente, il Teatro Valle; secondo altri, la colpa fu di alcuni seguaci di Paisiello e della sua versione dell'opera. Il solo annuncio che Rossini stava preparando una nuova versione del Barbiere di Siviglia aveva suscitato non poche polemiche, anche in considerazione del fatto che all'epoca Paisiello era ancora vivo. Il fiasco della prima fu però riscattato immediatamente dal successo delle repliche, e l'opera di Rossini finì presto per oscurare la precedente versione di Paisiello. Il contralto Geltrude Righetti Giorgi fu la prima Rosina della storia mentre il ruolo di Almaviva fu affidato al grande tenore spagnolo Manuel García.

Atto I

Scena I: Una strada di Siviglia Il Conte di Almaviva è innamorato della bella Rosina, che abita nella casa del suo anziano tutore, don Bartolo, a sua volta segretamente intenzionato a sposarla. Invano canta serenate sotto le sue finestre “Ecco ridente in cielo”; quando inaspettato giunge Figaro, barbiere in Siviglia e suo ex servitore, "Largo al factotum della città", al quale chiede di aiutarlo a conquistare il cuore della ragazza. Figaro gli suggerisce un modo più semplice di presentarsi dicendo apertamente cosa voglia sotto falso nome “Io sono Lindoro che fido t’adora”.

La serenata funziona e Rosina cerca di affacciarsi invitandolo a proseguire ma le finestre vengono bruscamente chiuse dal tutore. Al solo pensiero di ricevere delle monete d’oro la mente di Figaro diventa un vulcano di idee “Delle monete il suon già sento” consigliando al Conte di fingersi un giovane soldato, per giunta ubriaco, e penetrare in casa del dottor Bartolo con il biglietto di alloggio per i militari.

Scena II: La casa di Don Bartolo Rosina sola pensa al ragazzo che gli ha fatto la serenata “Un voce poco fa qui nel cuore mi risuonò”. La casa è in subbuglio, Figaro barbiere e speziale ha “fatto un ospedale di tutta la famiglia”. Don Bartolo, preoccupato dalla presenza dello spasimante di Rosina in Siviglia chiede aiuto a Don Basilio, maestro di musica della ragazza, che gli suggerisce di calunniarlo “La calunnia è un venticello” per sminuirne la figura. Figaro ha sentito tutto e si darà da fare per aiutare Rosina. La prega di volere scrivere un altro biglietto a Lindoro rivelandole che lei è l’oggetto del suo amore “Dunque io sono tu non m’inganni”, la ragazza prima fa la schizzinosa poi invece mostra un biglietto che già aveva scritto “Va che bestia il maestro faccio a lei”.

Quando Don Bartolo si accorge che manca un foglio dalla sua scrivania mette sotto torchio Rosina che inventa mille scuse e la minaccia di rinchiuderla in casa “A un dottore della mia sorte queste scuse signorina”.

Il Conte di Almaviva irrompe nella casa di Don Bartolo fingendosi un soldato ubriaco “Ehi di casa! buona gente!“. Sfida Bartolo a duello, quando cerca di leggere un bilgietto che stava di nascosto passando a Rosina subito sostituito “Dalla lista del bucato“. Si crea una tale confusione che arrivano i gendarmi. Quando però il Conte si fa riconoscere di nascosto dall'ufficiale, i soldati si ritirano in buon ordine, lasciando Don Bartolo esterrefatto, concertato “Mi par d'esser con la testa in un'orrida fucina, dove cresce e mai non resta delle incudini sonore l'importuno strepitar.“

Atto II

Scena I: La casa di Don Bartolo. Bartolo comincia a sospettare riguardo alla vera identità del giovane soldato del quale nessuno nel reggimento è a conoscenza. Arriva un giovane maestro di musica Don Alonso (in realtà sempre il Conte travestito) “Pace e gioia sia con voi. Gioia e pace per mill'anni.“ che afferma di essere stato inviato da Don Basilio, rimasto a casa febbricitante, a sostituirlo nella lezione di canto per Rosina “Contro un cor che accende amore“. Non sapendo che fare per guadagnare la fiducia del tutore, il finto Don Alonso gli mostra il biglietto che Rosina gli aveva mandato”in mie mani per caso capitò questo biglietto.” Nel frattempo giunge Figaro con il compito di radere la barba al padrone di casa “M'avete preso per un qualche barbier da contadini?” e qui abbiamo una delle scene più divertenti e ben costruite dell’opera. Arriva Basilio che sta benissimo, ma tutto lo convincono di avere addirittura “Cospetton! Che tremarella! Questa e' febbre scarlattina!” e viene rimandato a casa con un borsa di monete che gli passa di nascosto il Conte “Buona sera, mio signore, presto, andate via di qua.”. Nonostante Figaro faccia il possibile per coprire la conversazione che segue tra i due giovani, Bartolo capta le loro parole e caccia tutti “Su, fuori, furfanti, vi voglio accoppar. Di rabbia, di sdegno mi sento crepar.”. Rimane in scena solo Berta, la serva, a commiserare il vecchio padrone e la vecchiaia in genere con l’aria “del sorbetto” che serviva al pubblico per un attimo di intervallo “Il vecchiotto cerca moglie, vuol marito la ragazza”. Bartolo vuole affrettare le sue nozze fissandole la sera stessa in casa sua e fa credere a Rosina, mostrandole il biglietto consegnatogli da Don Alonso, che Lindoro e Figaro si vogliano prendere gioco di lei, per consegnarla alle voglie del Conte di Almaviva. Quest'ultima amareggiata acconsente alle nozze con il suo tutore, e rivela anche che Figaro e Lindoro hanno la chiave del balcone ed arriveranno a prenderla per fuggire insieme. Scoppia un furioso temporale che è descritto brillantemente in musica da Rossini.

Scena II: La camera di Rosina. Con una scala Figaro e il Conte entrano in casa dalla finestra e raggiungono Rosina che li attende su tutte le furie ma quando finalmente Lindoro rivela di essere lui il Conte la fanciulla si convince della sincerità del suo amore. Bartolo, che era uscito per andare a chiamare i gendarmi, però ha tolto la scala dal balcone e così i tre complici si trovano senza via di fuga.

In quel mentre sopraggiunge il notaio chiamato a stendere il contratto di nozze tra Bartolo e Rosina. Ma Figaro approfitta della situazione dicendo che le nozze saranno fra il Conte e sua nipote. Il Conte convince Don Basilio a far da testimonio “Ehi, quest'anello e' per voi (cavando una pistola) Per voi vi son ancor due palle nel cervello se v'opponete.” Bartolo ritorna troppo tardi, e gli resta solo la magra consolazione di aver risparmiato la dote per Rosina, che il Conte di Almaviva rifiuta. Gli amanti coronano dunque il loro sogno e Figaro fa scendere la tela con il concertato finale “Di si' felice innesto serbiam memoria eterna; io smorzo la lanterna; qui piu' non ho che far.

PER INFORMAZIONI:

cineteatro Agorà

Piazza XXI Luglio, 29
Robecco S/N (MI)

tel. 02 – 94975021 // 338 5939861

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