2010_04_17 L'urlo di un uomo disperato nella notte prima della foresta

Martedì 27 aprile 2010 alle ore 21
Teatro Fraschini di Pavia
Rassegna Altri Percorsi - Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
La notte poco prima della foresta
messa in scena del testo di Bernard Maria Koltès
interpretato da Claudio Santamaria

traduzione di Luca Scarlini
musica originale Giuliano Sangiorgi
sassofono Raffaele Casarano
scene Carmine Guarino
opera installativa Loredana Longo
costumi Caterina Nardi
installazione sonora Giuliano Lombardo
assistente alla regia Daniela Perticarà
regia Juan Diego Puerta Lopez

Per i biglietti: Biglietteria del Teatro Fraschini (orari 11-13/17-19)
acquisto on-line www.teatrofraschini.it
Costi: da euro 14,00 a euro 6,00

Claudio Santamaria, attore
Ha iniziato da adolescente con l’attività di doppiaggio, per dedicarsi poi prevalentemente alla pellicola cinematografica e alla televisone (da Paz di De Maria a Baciami ancora di Muccino e la fiction su Rino Gaetano), già coinvolto sei anni fa nel Sogno di Shakespeare, per la regia di Stefano Molinari, si confronta oggi con un personaggio smarrito, una figura contro, per dare corpo e voce all’invettiva di un uomo isolato, straniero in terra ostile.
Il regista e coreografo colombiano Juan Diego Puerta Lopez ha immaginato, invece del più consueto angolo di strada, una sorta di istallazione, un cantiere metaforico e disordinato con scrosci di musica composta da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, dove il linguaggio del corpo disegna la partitura fisica del personaggio, rannicchiato per gran parte del tempo e ricurvo su se stesso, da risultare tenebroso e fatale nella sua foresta notturna popolata solo da fantasmi.

Bernard Marie Koltès, autore
Scrisse storie di uomini maledetti, caricati di colpe ed esistenze disadattate, inesorabilmente senza redenzione. La notte poco prima della foresta fu interpretato per la prima volta dallo stesso autore nel 1977 all’interno della sezione off del Festival di Avignone.
E’ l’urlo disperato di un uomo solo che, catapultato in terra straniera cerca disperatamente amore, abborda sconosciuti, ricerca un po’ di conforto dalle prostitute. La rabbia che ne scaturisce è anche politica, quella di chi combatte, praticamente a vuoto, contro i pochi che detengono il potere.
Un monologo costruito anche sulla forma, estrema a sua volta, perché costituita da un’unica frase che si protrae all’infinito senza un punto fermo, un flusso di coscienza, un delirio doloroso e pieno di risentimento.

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