Teatro Fraschini di Pavia
STAGIONE TEATRALE 2009/2010
Giovedì 18 febbraio 2010 ore 21
I SOLISTI DI PAVIA
Enrico Dindo, direttore
musiche di Frank Bridge e Roberto Molinelli
Giovedì 18 febbraio 2010 ore 21
I SOLISTI DI PAVIA
Enrico Dindo, direttore
musiche di Frank Bridge e Roberto Molinelli
Suite per archi di Frank Bridge e Once upon a memory di Roberto Molinelli, musicisti solisti: Danilo Rossi (viola) , Stefano Bezziccheri (piano), Giuseppe Cacciola (batteria).
Note dal programma di sala a cura di Maria Teresa Dellaborra
L'opera di Franck Bridge (1879-1941), compositore e direttore d'orchestra inglese, ebbe grandissima diffusione fino agli anni '30 del 1900, poi scomparve dai cartelloni e soltanto dopo gli anni '70 è tornata nelle sale da concerto soprattutto grazie all'impegno di compositori inglesi quali Benjamin Britten, che fu suo allievo, e Anthony Payne e dell'editore Paul Hindmarsh. Molto stimato come esecutore di musica da camera, membro del Quartetto Grimson, del Quartetto Joachim e, per quasi venti anni, dell'English String Quartet, che nel 1904 eseguì in prima assoluta il Quartetto di Debussy, Bridge ha svolto un'intensissima attività direttoriale sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, dove dal 1923 ha proposto anche sue composizioni nelle programmazioni di Boston, Cleveland, Detroit e New York.
Soprattutto nella prima decade del secolo Bridge si è dedicato in modo quasi esclusivo alla musica da camera, sviluppando una tecnica magistrale e una precisione quasi "sartoriale" nell'individuare temi e nel tagliarli su specifici timbri strumentali. È il caso della Phantasie Quartet in fa minore o del Primo quartetto o della Phantasie Piano Quartet (1910) che incontrarono sia il favore del pubblico che degli esecutori. Benché la sua forte individualità dovesse ancora svilupparsi, questi lavori sono espansivi nella forma e caldi nell'espressione, e palesano un linguaggio personale che da alcuni musicologici è stato definito "Brahms-Stanford" (suo maestro privato a Londra), ma illuminato da una chiarezza inglese derivata probabilmente da Fauré. Ciascuno dei brani di questo periodo intende creare una commistione tra la varietà di umore e di atmosfere e la texture di una tradizionale struttura in quattro movimenti.
In questo stesso periodo iniziale di attività, Bridge ha però avvicinato anche forme più ampie o orchestrali, quali il Dance Poem (un grande valzer sinfonico) e la Dance Rapsody, brillante ed energica. Il vertice artistico del primo stile è stato raggiunto tuttavia con la Suite per archi (1908) e con The sea (1910-11), uno dei pochi lavori orchestrali entrato in repertorio. Con la Suite per archi si palesa l'assoluta padronanza di mezzi e di mestiere. Il linguaggio musicale attraverso un'oculata ricerca armonica assume toni espressionistici abbastanza inconsueti nel repertorio inglese del tempo, ma tuttavia mai sperimentali e fini a se stessi. L'attenzione per l'aspetto poetico è sempre dominante e una consumata tecnica compositiva consente il totale controllo della forma e dei contenuti.
Once upon a memory è stato commissionato nel 2007 dal violista Danilo Rossi a Roberto Molinelli, (1963) compositore, direttore d'orchestra e violista anconetano. Alternando l'attività esecutiva a quella compositiva, Molinelli ha potuto allineare una cospicua serie di brani che abbracciano i generi musicali più svariati (classico sinfonico o da camera, jazz, pop, colonna sonora) e proporli al pubblico internazionale grazie a interpreti molto conosciuti. Once upon a memory è nato nel 2003 nella versione per armonica a bocca, bandoneon, "pianoforte narratore" e orchestra sinfonica, e quattro anni dopo, su espressa commissione, adattato per viola, pianoforte, batteria ed orchestra d'archi. Lo stile dominante all'interno della composizione scaturisce dalla commistione tra sonorità rock, jazz, stilemi del Novecento "colto" e episodi dal sapore più arcaico ricreati principalmente dalla viola. Elemento di coesione tra questi aspetti eterogenei è il costante fluire della melodia che aiuta a creare suggestioni emotive filtrate dal ricordo, come dichiarato nel titolo.
FONDAZIONE TEATRO FRASCHINI
www.isolistidipavia.com www.enricodindo.com
Note dal programma di sala a cura di Maria Teresa Dellaborra
L'opera di Franck Bridge (1879-1941), compositore e direttore d'orchestra inglese, ebbe grandissima diffusione fino agli anni '30 del 1900, poi scomparve dai cartelloni e soltanto dopo gli anni '70 è tornata nelle sale da concerto soprattutto grazie all'impegno di compositori inglesi quali Benjamin Britten, che fu suo allievo, e Anthony Payne e dell'editore Paul Hindmarsh. Molto stimato come esecutore di musica da camera, membro del Quartetto Grimson, del Quartetto Joachim e, per quasi venti anni, dell'English String Quartet, che nel 1904 eseguì in prima assoluta il Quartetto di Debussy, Bridge ha svolto un'intensissima attività direttoriale sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, dove dal 1923 ha proposto anche sue composizioni nelle programmazioni di Boston, Cleveland, Detroit e New York.
Soprattutto nella prima decade del secolo Bridge si è dedicato in modo quasi esclusivo alla musica da camera, sviluppando una tecnica magistrale e una precisione quasi "sartoriale" nell'individuare temi e nel tagliarli su specifici timbri strumentali. È il caso della Phantasie Quartet in fa minore o del Primo quartetto o della Phantasie Piano Quartet (1910) che incontrarono sia il favore del pubblico che degli esecutori. Benché la sua forte individualità dovesse ancora svilupparsi, questi lavori sono espansivi nella forma e caldi nell'espressione, e palesano un linguaggio personale che da alcuni musicologici è stato definito "Brahms-Stanford" (suo maestro privato a Londra), ma illuminato da una chiarezza inglese derivata probabilmente da Fauré. Ciascuno dei brani di questo periodo intende creare una commistione tra la varietà di umore e di atmosfere e la texture di una tradizionale struttura in quattro movimenti.
In questo stesso periodo iniziale di attività, Bridge ha però avvicinato anche forme più ampie o orchestrali, quali il Dance Poem (un grande valzer sinfonico) e la Dance Rapsody, brillante ed energica. Il vertice artistico del primo stile è stato raggiunto tuttavia con la Suite per archi (1908) e con The sea (1910-11), uno dei pochi lavori orchestrali entrato in repertorio. Con la Suite per archi si palesa l'assoluta padronanza di mezzi e di mestiere. Il linguaggio musicale attraverso un'oculata ricerca armonica assume toni espressionistici abbastanza inconsueti nel repertorio inglese del tempo, ma tuttavia mai sperimentali e fini a se stessi. L'attenzione per l'aspetto poetico è sempre dominante e una consumata tecnica compositiva consente il totale controllo della forma e dei contenuti.
Once upon a memory è stato commissionato nel 2007 dal violista Danilo Rossi a Roberto Molinelli, (1963) compositore, direttore d'orchestra e violista anconetano. Alternando l'attività esecutiva a quella compositiva, Molinelli ha potuto allineare una cospicua serie di brani che abbracciano i generi musicali più svariati (classico sinfonico o da camera, jazz, pop, colonna sonora) e proporli al pubblico internazionale grazie a interpreti molto conosciuti. Once upon a memory è nato nel 2003 nella versione per armonica a bocca, bandoneon, "pianoforte narratore" e orchestra sinfonica, e quattro anni dopo, su espressa commissione, adattato per viola, pianoforte, batteria ed orchestra d'archi. Lo stile dominante all'interno della composizione scaturisce dalla commistione tra sonorità rock, jazz, stilemi del Novecento "colto" e episodi dal sapore più arcaico ricreati principalmente dalla viola. Elemento di coesione tra questi aspetti eterogenei è il costante fluire della melodia che aiuta a creare suggestioni emotive filtrate dal ricordo, come dichiarato nel titolo.
FONDAZIONE TEATRO FRASCHINI
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