TEATRO DELLA COOPERATIVA
STAGIONE 2021|2022
CONTROVENTI
ORARI SPETTACOLI
(salvo diverse indicazioni)
venerdì e sabato ore 20:00
domenica ore 17:00
EVENTI SPECIALI
9 gennaio 2022_01_09 ore 20:00
6 febbraio 2022_02_06 ore 20:00
6 marzo 2022_03_06 ore 20:00
CABARET
l’arte ribelle
di e con Flavio Oreglio
in collaborazione con Archivio Storico Cabaret Italiano
Basata sui documenti dell’Archivio Storico del Cabaret Italiano e sulle ricerche del Centro Studi Musicomedians, quella che emerge è un’avventura artistica incredibile e meravigliosa.
Il Cabaret è scomparso. Uno strano insieme di generi, come varietà, avanspettacolo, animazione da villaggio e burlesque, ne ha usurpato il nome. Flavio Oreglio ha indagato per ritrovarlo, intraprendendo un lungo viaggio nel passato alla ricerca di indizi illuminanti per dare vita a una vera e propria Restaurazione. E così una storia nascosta sta tornando alla luce e Oreglio ce la racconta.
È una storia sorprendente e curiosa, che attraversa l’Europa dalla fine dell’Ottocento a oggi e che gioca a ping pong con gli Stati Uniti e il resto del mondo. Un continuum - che unisce grandi personaggi a illustri sconosciuti - fatto di satira, controcultura, anticonformismo, avanguardie, e sberleffo al potere. È storia di parole, poesia, musica, disegni e canzoni, creati da artisti che hanno avuto il coraggio di portare la propria visione del mondo sui palchi di locali e teatri.
È la storia del Cabaret dalla sua nascita a Parigi nel 1881 fino all’esplosione del fenomeno in Italia negli anni Sessanta. Lo storytelling prevede anche momenti performativi (letture e canzoni) dedicati alle tappe basilari dello sviluppo della storia del cabaret.
12 | 23 gennaio 2022_01_23
MEMORIE DI UNA CICIONA
prima milanese
con Simonetta Guarino
regia Marco Taddei
produzione Compagnia NIM
Il body shaming sta alla Ciciona come l’orso al miele.
“Non sono io che voglio la panza... è la panza che vuole me: il mio tessssoro!”
In scena una Ciciona in Persona e le sue memorie (una “C” sola perché le doppie sono faticose e le Cicione oltre che ciccione sono anche pigre, va da sé).
Cosa si aspetterà il pubblico? Beh, intanto iniziamo con una considerazione di genere: le donne sono definite dal loro aspetto molto dai maschietti. Una Ciciona, insomma, è molto più interessante di un generico ciccione per chi si dedica all’arte del body shaming.
Cosa ci svelerà la Ciciona in persona sul palco? Fantasie imbarazzanti? Aneddoti buffi di rotolini ribelli? Esilaranti brutte figure di un’imbranata over-size?
Cosa altro deve raccontare se non le sue mestizie? Forse raccontare di Noi. Di cosa scatena in tutti noi la Ciciona.
Quale occasione più ghiotta di questa per portare il peggio di noi sotto un palco?
La ciccia è il pifferaio di questo spettacolo. La protagonista, Ciciona in Persona, invita a teatro il pubblico per parlare di sé come Ciciona ad honorem, Ciciona di lunga data, Ciciona DOC, ma finisce per parlare del pubblico, di tutti noi. Degli stereotipi esilaranti che circondano le Cicione, della paura che fanno le Cicione, della pace che infondono le Cicione, dell’incantesimo collettivo che trasforma la Ciciona in una strega vogliosa di salamini. E come una strega- ciciona inviterà il pubblico ad entrare in un bosco oscuro di racconti e vicende che solo un curriculum cinquantennale di Ciciona in persona potrebbero annoverare e svelerà al pubblico stesso che in fondo, tutti tutti tutti, anche i più secchi, vorrebbero nella propria vita poter essere “cicioni” perlomeno un giorno, almeno per un minuto.
EVENTI SPECIALI
28 | 30 gennaio 2022_01_28
MIO PADRE
appunti sulla guerra civile
un racconto di e con Andrea Pennacchi
produzione Teatro Boxer
Quando è morto mio padre mi sono svegliato di colpo, come ci si sveglia dopo una festa in cui non ti divertivi e hai bevuto anche il profumo in bagno. È mattina, ti svegli e stai male, ma il peggio è che non ti ricordi niente e c'è un casino da mettere a posto.
E tuo papà, che era bravo a mettere a posto, non c'è più.
Così sono finiti i miei favolosi anni Novanta.
La fine di una festa, la nascita di una nuova consapevolezza.
Come Telemaco, ma più vecchio e sovrappeso, mi sono messo alla ricerca di mio padre e della sua storia di partigiano, e prigioniero, ma più ancora della sua Odissea di ritorno in un’Italia devastata dalla guerra. Sperando di trovare un insegnamento su come si mettono a posto le cose.
TEATRO BOXER
Fondata nel 2004 la compagnia Teatro Boxer è guidata da Andrea Pennacchi. Dottore di ricerca in linguistica, filologia e letterature anglo–germaniche, è attore, drammaturgo e regista teatrale italiano, volto noto del piccolo e del grande schermo.
Inizia con il Teatro Popolare di Ricerca di Padova e si è formato come attore seguendo maestri come Eimuntas Nekrosius, Carlos Alsina, Cesar Brie, Gigi Dall’Aglio.
In oltre dieci anni di attività ha portato in scena molti spettacoli, tra i quali: Trincee: risveglio di primavera,
Eroi – finalista al Premio off del Teatro Stabile del Veneto – Raixe storte, Quel veneto di Shakespeare,
Lacrime d’amianto e Imprenditori. Numerose le sue lezioni spettacolo per i ragazzi delle superiori: Una
feroce primavera, Viva Verdi!, Galileo - Le montagne della luna e altri miracoli, Capitan Salgari alla
riscossa, Il Tao di Bruce Lee (un drago in giardino).
Ha curato la direzione artistica di Terrevolute – Festival della bonifica a San Donà di Piave e la rassegna
Odeo days di Padova; ha collaborato con l’Accademia Teatrale Veneta di Venezia e la Fondazione Teatro
Civico di Schio. Organizza e segue laboratori di teatro per adulti, adolescenti e bambini.
Per il cinema ha lavorato, tra gli altri, con Carlo Mazzacurati ne La sedia della felicità, con Silvio Soldini in Leoni, Suburra e Il colore nascosto delle cose. Per la televisione ha preso parte, tra le diverse collaborazioni, a Il paradiso delle Signore, Non uccidere 2, Don Matteo, A un passo dal cielo. Ha lavorato con Paola Cortellesi in Petra, serie Sky andata in onda nel settembre 2020. È ospite fisso di Propaganda Live su La7 nel ruolo de Il Poiana.
Teatro Boxer produce spettacoli di prosa e lezioni–spettacolo per ragazzi delle superiori, distribuite grazie alla collaborazione con il circuito Arteven.
Ultime produzioni: The merry wives of Windsor e A midsummer night’s dream di William Shakespeare, spettacoli in lingua inglese creati per gli studenti delle scuole superiori e la lezione-spettacolo Shakespeare at work, per le scuole medie.
Nuovo di debutto: Gulliver's travels, attualmente in tournèe.
ANNULLIAMO "OLTRE IL LAGER" previsto per l'1 e il 2 febbraio.
EVENTI SPECIALI
6 febbraio 2022_02_06
CABARET: L’ARTE RIBELLE
Tre appuntamenti al Teatro della Cooperativa sulla Storia del Cabaret
ITALIA 1890-1945
secondo appuntamento
IL CABARET CHE NON CI FU
di e con Flavio Oreglio
in collaborazione con Archivio Storico Cabaret Italiano
Basata sui documenti dell’Archivio Storico del Cabaret Italiano e sulle ricerche del Centro Studi Musicomedians, quella che emerge è un’avventura artistica incredibile e meravigliosa.
Secondo appuntamento domenica 6 febbraio con Flavio Oreglio al Teatro della Cooperativa per ascoltare una storia poco conosciuta: la storia del cabaret. Dopo aver illustrato, nel primo incontro, la genesi francese e l’esodo europeo del genere, la storia diventa italiana. Nella performance del 6 febbraio Oreglio racconterà quello che è avvenuto in Italia dalla fine dell’Ottocento alla Seconda Guerra Mondiale e, com’è già avvenuto durante il primo appuntamento, anche questa volta si sveleranno collegamenti insoliti tra episodi artistici ed eventi pressoché sconosciuti, che non mancheranno di sorprendere lo spettatore. Futurismo, riviste satiriche, avanguardie artistiche sperimentali, esperienze romane che non hanno avuto seguito, artisti non identificati, connessioni non pervenute… cosa avrebbe potuto esserci e non c’è stato? Cosa si è diffuso in Italia e cosa è stato impedito e/o favorito dal fascismo? Questi sono solo alcuni dei temi che verranno trattati nella narrazione di una storia misteriosa, sulla quale l’Archivio Storico del Cabaret sta facendo sempre più luce. Al termine della performance spazio al teaforum per dibattere e approfondire – con chi lo vorrà – gli argomenti trattati nello storytelling.
Per chi volesse approfondire la storia e seguire le evoluzioni delle ricerche in tal senso segnaliamo il libro L’Arte Ribelle edito da Sagoma Editore e gli aggiornamenti web curati da Sandro Paté sul sito www.archiviocabaret.it e sui profili Facebook Archivio Storico del Cabaret Italiano e instagram archiviocabaret.
8 | 13 febbraio 2022_02_08
NON È FRANCESCA
storie di ordinaria contraddizione
prima milanese
di e con Francesca Puglisi
collaborazione drammaturgica Laura Pozone e Riccardo Piferi
supervisione alla scrittura Lucia Vasini
regia Francesca Puglisi e Laura Pozone
disegno luci Alessandro Bigatti
locandina Elisabetta Fusari
produzione Francesca Puglisi e BUSTER
Premio ANIMA MUNDI 2020 – La drammaturgia femminile X edizione
Finalista al Premio Silvano Ambrogi 2020 per la drammaturgia brillante
Quante contraddizioni vivono in ognuno di noi? Le conosciamo? Le accettiamo? Sappiamo gestirle? Francesca, donna contemporanea, femminista del nuovo millennio, può cucinare, pulire e stirare le camicie del proprio uomo senza sentirsi immediatamente catapultata nel Medioevo? Può insegnare a una figlia come conquistare il mondo, mentre abbina i calzini spaiati di tutta la famiglia? Può sentirsi una persona per bene, anche se non ha ancora capito dove va smaltito il Tetra Pak?
Ma soprattutto può dirsi realmente appagata e fiera di sé, sebbene da una settimana non pubblichi nulla sui social? Questi e altri dilemmi assillano la protagonista che prova a rispondere, confessandoci le sue contraddizioni, anche le più intime, dolorose e comiche allo stesso tempo. Incongruenze che sono un’occasione continua per scontrarsi con questa nostra “Società Instagram” che ci vuole eternamente connessi, sempre perfetti e mascherati; ne usciremo vivi? Forse sì, con l’autenticità, il disordine e la sciatteria.
Non è la bellezza che salverà il mondo, no, è il caos, la diversità. Lo spettacolo, un monologo che vede per la prima volta sulle scene l’ausilio di un assistente vocale come spalla comica, è un inno alla consapevolezza di sé, alla libertà della donna, all’amore per le sfumature, proprie e quelle degli altri. È come se Francesca si affacciasse al balcone e gridasse: “Voglio essere me stessa! Non quello che gli altri si aspettano da me! Valgo per quello che sono! Non per la mia immagine!” - Aspe’ però, prima di affacciarsi, meglio darsi una ripassata di rossetto, non si sa mai…”
L’evoluzione delle nostre idee non va sempre di pari passo con la storia genetica e culturale impresse in ognuno di noi.
22 | 27 febbraio 2022_02_22
UORA VO CUNTO
ovvero il Re topo fa alla guerra
testo Mico Pugliares
regia Renato Sarti
con Mico Pugliares
musiche Enzo Di Caro
produzione Teatro della Cooperativa
Per la rassegna Controventi, che celebra i 20 anni del Teatro della Cooperativa, torna dal 22 al 27 febbraio Uora vo cunto-ovvero il re topo fa alla guerra, diretto da Renato Sarti, scritto e interpretato da Mico Pugliares.
Il Re topo fa alla guerra è una storia fantastica, un’invenzione, una visione, una immaginazione dove gli animali di un’aia vivono un’avventura attuale, ma eterna nella storia dell’umanità: la guerra. È una metafora sulla stupidità dell’uomo traslata nell’irrealtà degli animali.
Topi, capre, pecore e maiali si trovano ad affrontare una terribile guerra contro i dinosauri. Chi vince alla fine? La saggezza, qualità che noi uomini spesso abbandoniamo a sé stessa.
Ma Il Re topo fa alla guerra è soprattutto tentativo e ricerca personale: tentativo di mescolare elementi della tradizione siciliana (i cunti e i canti) con elementi della Commedia dell’Arte, con particolare riferimento a Beppe Nappa, unico zanni di origine siciliana; è tentativo di trasformare la cadenza delle filastrocche in ritmo recitativo. È ricerca di giochi di parole e di suoni, di armonie e disarmonie del dire nello sforzo di trovare un linguaggio personale che parte dall’amore per la propria terra.
“Questa è la storia di un topo… e uora vo cunto come fu.”
6 marzo 2022_03_06
CABARET: L’ARTE RIBELLE
Tre appuntamenti al Teatro della Cooperativa sulla Storia del Cabaret
terzo appuntamento
IL CABARET A MILANO
Dal secondo dopoguerra a oggi
di e con Flavio Oreglio
in collaborazione con Archivio Storico Cabaret Italiano
Basata sui documenti dell’Archivio Storico del Cabaret Italiano e sulle ricerche del Centro Studi Musicomedians, quella che emerge è un’avventura artistica incredibile e meravigliosa.
Terzo e ultimo appuntamento domenica 6 marzo con Flavio Oreglio al Teatro della Cooperativa per ascoltare ancora una volta una storia poco conosciuta: la storia del cabaret. Dopo la genesi francese e l’esodo europeo e gli avvenimenti in Italia dal 1890 alla seconda guerra mondiale, la storia si conclude con il racconto dei fatti dal secondo dopoguerra a oggi. Titolo della performance Il cabaret a Milano, perché Milano è stata l’epicentro dell’affermazione del cabaret in Italia. Cabaret a Milano e non Cabaret milanese, perché come vedremo, artefici del successo del fenomeno furono artisti provenienti da tutte le parti della penisola. Com’è già avvenuto durante i primi due appuntamenti, anche questa volta ci saranno sorprese e molti luoghi comuni saranno sfatati. Chi furono i protagonisti? Qual è la vera storia del mitico Derby? Con quali altri importantissimi locali condivise l’impresa? Ma non solo: qual è stato il ruolo dei teatri off degli anni ’70? Che influenza ha avuto il ’68? Quando è nato l’errore cabaret = comicità? Che cosa si nasconde dietro la presunta innovazione stand up? In altre parole: chi ha ucciso il cabaret? Finale con teaforum per dibattere e approfondire – con chi lo vorrà – gli argomenti trattati nello storytelling. Per saperne di più segnaliamo il libro L’Arte Ribelle edito da Sagoma Editore e gli aggiornamenti web curati da Sandro Paté sul sito www.archiviocabaret.it e sui profili Facebook Archivio Storico del Cabaret Italiano e instagram archiviocabaret.
9 | 20 marzo 2022_03_09
LA MOLTO TRAGICA STORIA DI PIRAMO E TISBE
CHE MUOIONO PER AMORE
liberamente tratto dalla scena dei comici del Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare
adattamento e regia Renato Sarti
con Federica Fabiani, Milvys Lopez Homen, Marta Marangoni, Rossana Mola, Elena Novoselova e
Rufin Doh Zéyénouin
scene Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
canzoni originali Cochi Ponzoni e Flavio Pirini
produzione Teatro della Cooperativa
Durata 80 minuti
Prosegue, dal 9 al 20 marzo, la rassegna Controventi per festeggiare i 20 anni del Teatro della Cooperativa con La molto tragica storia di Piramo e Tisbe che muoiono per amore, liberamente tratto dalla scena dei comici di Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, adattato e diretto da Renato Sarti, con la collaborazione musicale di Carlo Boccadoro e le canzoni originali di Cochi Ponzoni e Flavio Pirini.
Quando si parla di comicità, spesso ci si dimentica del contributo fondamentale − per intelligenza e ironia − apportato da attrici del calibro di Franca Valeri, Franca Rame, Ave Ninchi e Tina Pica.
Le tre scene degli artigiani che rappresentano la Tragedia di Piramo e Tisbe durante le nozze dei signori nel Sogno di una notte di mezza estate sono un appuntamento costante del teatro comico, e tanto più i maldestri interpreti della sgangherata compagnia amatoriale cercano di essere tragici e di commuovere il pubblico, quanto più esilarante è il risultato ottenuto.
Alcuni anni fa misi in scena una personale versione del capolavoro di Shakespeare, in cui anche le scene dei comici furono reinventate. La sgangherata compagnia amatoriale non era composta da artigiani che facevano i mestieri tipici del tempo, come nel testo originale, ma dalle dipendenti di una moderna impresa di pulizie, tre delle quali straniere.
Il desiderio di rivedere sul palco quello straordinario gruppo di attrici, affiancate dall’ivoriano Rufin Doh Zéyénouin nei panni del loro datore di lavoro, e il successo a dir poco travolgente di quelle scene, mi hanno convinto a presentarle, ampliate e rivedute, in uno spettacolo a sé stante.
Nel momento in cui ho deciso di adattare questo testo, ero conscio del rischio in cui potevo incorrere, ossia quello di attirarmi le più feroci critiche da parte degli addetti ai lavori e di quegli spettatori legati al testo originale da una sorta di rispetto reverenziale, e direi quasi devozionale. A sostenermi, però, c’era la convinzione che Shakespeare riusciva a coinvolgere il pubblico, perché nelle sue opere non affrontava solo i grandi temi universali della vita e dell’uomo, ma anche perché parlava, in modo diretto e vivo, dei problemi legati al quotidiano. Quando questo non avviene, nel migliore dei casi si rischia di fare un teatro museale.
Renato Sarti
ANNULLAMENTO sabato 26 marzo per "Muri prima e dopo Basaglia", con il ritorno in scena di Giulia Lazzarini, testo e regia di Renato Sarti. Lo spettacolo sarà quindi in scena soltanto venerdì 25, ore 20, e domenica, ore 17, al Teatro della Cooperativa.
25 e 27 marzo 2022_03_25
MURI
prima e dopo Basaglia
testo e regia Renato Sarti
con Giulia Lazzarini
scene Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
disegno luci Claudio De Pace
produzione Teatro della Cooperativa
in coproduzione con Mittelfest
con il sostegno di Regione Lombardia - progetto Next 2010
con il sostegno della Provincia di Trieste
Finalista Premio Riccione per il Teatro 2009
Premio Anima 2012
Premio Le Maschere del Teatro Italiano a Giulia Lazzarini come miglior interprete di monologo 2015
Durata 60 minuti
Prosegue Controventi, la rassegna che celebra i vent’anni del Teatro della Cooperativa, con Muri-prima e dopo Basaglia, interpretato da una delle più grandi Signore del Teatro Italiano, Giulia Lazzarini.
Scritto da Renato Sarti, anche regista dello spettacolo, in base alle testimonianze di alcune infermiere, soprattutto su quella di Mariuccia Giacomini, racconta la vita in manicomio prima e dopo la rivoluzione voluta da Franco Basaglia.
Lo spettacolo, pluripremiato, è stato insignito tra gli altri del Premio Le Maschere del Teatro Italiano a Giulia Lazzarini come miglior interprete di monologo 2015.
Trieste, 1972. Avevo cominciato da poco a fare l’attore in un piccolo gruppo teatrale quando la direzione dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale ci concesse l’uso del teatrino situato nel comprensorio manicomiale. La condizione era che alle prove e agli spettacoli potessero avere libero accesso gli utenti. Tra questi c’era Brunetta, una ragazza lobotomizzata, che aveva marchiata sul volto tutta la violenza di cui le istituzioni sono capaci: pochi denti, occhi infossati, cicatrici sulla testa. Insieme a una parte del cervello le avevano tolto anche la capacità di camminare diritta e l’uso della parola. Ciondolava in avanti, tenendo le braccia a penzoloni e si esprimeva a mugugni. Spesso si sedeva con noi alla ricerca di una sola cosa: l’affetto, che per anni le era stato negato, e ricambiava ogni nostra attenzione aprendosi in un sorriso che, nonostante fosse sdentato, era meraviglioso. Nel 1974 mi sono trasferito a Milano. Brunetta non c’è più da parecchi anni, ma i suoi sguardi e la sua storia fanno indelebilmente parte della mia.
Camicie di forza, sporcizia, ricorso massiccio (a volte letale) a docce fredde, psicofarmaci, pestaggi, elettroshock. Lobotomia. Questo era il manicomio prima dell’arrivo di Franco Basaglia: una sorta di lager, in cui veniva perpetrata ogni tipo di coercizione. Con il suo intervento, il dialogo e il rispetto presero il posto della violenza, rendendo labilissima la precaria distinzione tra la “normalità” del personale preposto alla cura e la “follia” dei ricoverati; fra curanti e pazienti scattava una complicità all’insegna della comprensione e della condivisione della umana sofferenza.
La protagonista riflette sulla sua esperienza trentennale di infermiera e lo fa con una nostalgia particolare, quela del poeta, quela che te sa tropo ben che non pol tornar, ma soprattutto con la lucidità di chi si rende conto che la straordinaria spinta di mutamento di quegli anni col tempo si è affievolita e rischia di finire inghiottita dall’indifferenza generale. La legge Basaglia rappresenta uno dei punti più alti della storia della nostra democrazia. È stata una delle grandi conquiste di carattere sociale, umano e civile del nostro Paese. Dobbiamo conoscerla, difenderla, perché bisogna sempre riaffermare con forza che le lancette della storia non si possono e non si devono riportare indietro. Renato Sarti
1 | 10 aprile 2022_04_01
MAI MORTI
testo e regia Renato Sarti
con Bebo Storti
luci Nando Frigerio
video Mirko Locatelli
produzione Teatro della Cooperativa
in collaborazione con Teatro dell’Elfo, Teatro 90 Progetti / Maratona di Milano
Durata 60 minuti
Mai Morti è una “affabulazione nera”, che fa discutere, arrabbiare, divide, emoziona e commuove.
Con una scrittura evocativa, Renato Sarti ripercorre la nostra storia recente attraverso i racconti di un fascista mai pentito. È affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare voce a questo nostalgico delle “belle imprese” del Ventennio fascista, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados, extracomunitari, zingari e drogati.
“Mai Morti” era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima Mas. A questa formazione, che operò a fianco dei nazisti nella repressione anti-partigiana, e al magma inquietante del pianeta fascista il personaggio guarda con delirante nostalgia.
Durante una notte milanese dei nostri giorni, il protagonista si abbandona a ricordi sacri, lontani, cari. Evoca le gloriose azioni della Ettore Muti, come le torture praticate nelle stanze di quello che diventerà il Piccolo Teatro di Milano. Ricorda le stragi compiute dall’Esercito Italiano in Africa e l’uso indiscriminato e massiccio dei gas contro le popolazioni civili. Ad animare i suoi sogni a occhi aperti sono anche alcune vicende del passato più prossimo e del nostro presente: dalla strage di piazza Fontana nella Milano incandescente del 1969, fino al G8 di Genova.
Un monologo che cerca di rammentare, a chi se lo fosse dimenticato o non l’avesse mai appreso che la parola antifascismo ha ancora un fondamentale e profondo motivo di esistere, e per riflettere su quanto, in Italia, il razzismo, il nazionalismo e la xenofobia siano difficili da estirpare.
Nel 2003 la Mondadori ha pubblicato un cofanetto con testo e videocassetta dello spettacolo.
TEATRO DELLA COOPERATIVA
via privata Hermada 8 – Milano
info e prenotazioni - Tel. 02 6420761
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