2018_07_05 Milano Arte Musica Eszter Szedmàk, clavicembalo

Associazione Culturale La Cappella Musicale
Milano Arte Musica
XII edizione 2018
Direzione Artistica Maurizio Salerno
Per informazioni:
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Milano Arte Musica programma XII edizione 2018





Giovedì 5 luglio 2018, ore 18.30 e ore 20.30
Chiesa di San Bernardino alle Monache
Via Lanzone 13
Bach contro Marchand: una finale mai giocata
II Premio I Concorso Internazionale di Clavicembalo – Città di Milano

PROGRAMMA
Louis Marchand(1669-1732)
Preludio e Ciaccona (Primo libro di pezzi per clavicembalo)

Johann Sebastian Bach(1685-1750)
Preludio e fuga in mi bemolle minore BWV 853
Concerto in re maggiore BWV 972 - Larghetto - Allegro
Preludio e fuga in mi maggiore BWV 878
Toccata in do minore BWV 911

In mancanza dell’Italia dai Mondiali di Calcio 2018, Milano Arte Musica propone un’altra “sfida” mancata: quella tra J. S. Bach e L. Marchand. In un invito a sfidarsi a suon di tastiera nel 1717, infatti, Marchand non si presentò alla gara, pare proprio dopo aver ascoltato di nascosto il virtuoso Bach. Giovedì 5 luglio, dunque, in un doppio appuntamento alle ore 18.30 e alle ore 20.30, Eszter Szedmák, II premio al I Concorso Internazionale di Clavicembalo della città di Milano 2017, proporrà la finale mai giocata tra i due virtuosi.

Il programma di questo concerto nasce da un punto preciso nella storia, da un evento: anzi da un non evento. Nel 1717 – l’anno che segnò la conclusione del servizio di Bach alla Corte di Weimar e il suo tumultuoso trasferimento a quella di Cöthen, passando per le prigioni ducali della prima città – la notorietà del virtuoso della tastiera produsse un invito inaspettato in una sede ben più in vista che non quelle appartate (Arnstadt, Mühlhausen, Cöthen, ma anche la stessa Weimar, che non aveva ancora conosciuto Goethe, Schiller, né il Franz Liszt cui è intitolata l’istituzione da cui proviene l’interprete di questa sera) frequentate fino ad allora.
Dalla Corte reale ed elettorale di Dresda, sede del principe elettore di Sassonia Federico Augusto I il Forte, re di Polonia come Augusto II, provenne l’invito a cimentarsi con un campione della scuola francese, Louis Marchand. Non è stato finora possibile chiarire con certezza i termini dell’invito. L’episodio è però inoppugnabile, tanto più che da subito si ammantò di un’aura di leggenda che, diffusa già in vita di Bach (nel 1739, da Johann Abraham Birnbaum, il quale avrà potuto attingere le notizie direttamente dal compositore), si propagò allo stesso Necrologio di Bach.
L’invito dovette provenire dal Konzertmeister della Corte reale, il fiammingo Jean-Baptiste Volumier (Woulmyer), e la sede della contesa la dimora del conte Joachim Friedrich Flemming, un decennio più tardi governatore della città di Lipsia, importante mecenate di Bach e per tre lustri dedicatario di tre (forse cinque) grandi lavori celebrativi, tutti ahinoi perduti. La disfida di Dresda veniva dunque a offrire a Bach un palcoscenico inedito e prestigioso in un contesto cosmopolita mai sperimentato fino ad allora nella provincia tedesca. Il ricorso al «celebre organista di Weimar», come quell’anno stesso il compositore era stato qualificato nella prima apparizione del suo nome in un libro a stampa (Das beschütze Orchester di Johann Mattheson), aveva peraltro una valenza, sul piano creativo quanto su quello interpretativo, di intrigante contrapposizione tra stili e scuole nazionali.
Se cosmopolita fu il contesto della disfida di Dresda, felicemente “misto” è il programma di questa sera, che accanto all’arte di gusto francese di Marchand, propone un’ampia gamma della produzione che Bach avrebbe potuto sottoporre all’illustre rivale e all’uditorio di intenditori. Avrebbe potuto, perché la sfida non ci fu. Infatti, dopo aver corrisposto col collega, Bach aveva raggiunto la capitale sassone, le tastiere erano pronte, il re e lo scelto pubblico in sala, l’attesa spasmodica; Marchand tuttavia non si presentò, essendosi dileguato in carrozza alle prime luci dell’alba, all’oscuro di tutti. Dell’organista e clavicembalista francese si potranno ascoltare due delle rare pièce per cembalo (appena 17) affidate alla stampa, da quella Suite in re minore che costituisce l’Op. I, uscita nel 1702 (se non già nel 1699), all’epoca dell’adolescenza di Bach, con dedica al Re Sole. Introdotta dalla consueta libertà metrica del Prélude, la Chaconne, dal profilo severo, si anima della varietà di quattro variazioni culminanti in virtuosismo brillante. Bach “risponde” con una selezione che bene testimonia la varietà del repertorio del virtuoso tedesco: un’antologia delle sue predilezioni, tra forme libere, contrappunto e assimilazione del modello italiano. Quest’ultimo si esprime nello studio/ricreazione di un modello vivaldiano, il Concerto n. 7 in re maggiore dell’Estro armonico, pubblicato nel 1711, di cui il clavicembalo restituisce – pur nella rinuncia al medium originario degli archi – la geometrica chiarezza delle forme, la nuda, pudica cantabilità del Larghetto intermedio, il gioco brillante e francamente virtuosistico dell’Allegro conclusivo. Tre dittici imponenti sviluppano invece in altrettante declinazioni la contrapposizione – tanto centrale nel catalogo bachiano – tra libera scrittura toccatistica e contrappunto severo: la Toccata in do minore, dominata da una delle fughe più ambiziose del giovane Bach, in cui un unico tema dà vita, in un serrato gioco di contrasti, prima a un Adagio, poi a una fuga in due parti, la seconda delle quali doppia, dissolta in una conclusione libera, simmetrica all’avvio; il Preludio e fuga in mi bemolle maggiore dal I libro del Clavicembalo ben temperato, che prepara la fuga vera e propria, a tre voci e bipartita, con un’ampia pagina arcaicizzante che trascorre da præambulum a ricercare a quattro voci, a doppia fuga; per contrasto, è una danza, un’allemanda dal tema incisivo (non priva nella seconda parte di un’incursione in modo minore) ad accompagnare la fuga severa, dal profilo tematico discreto, del Preludio e fuga in mi maggiore dal II libro del Clavicembalo ben temperato.

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