Mercoledì 23 gennaio 2013_01_23 alle ore 21.00
Concerto in memoria di Enzo Peserico (1959-2008)
INGRESSO LIBERO
il giuslavorista Enzo Peserico verrà ricordato nel quinto anniversario della sua prematura scomparsa con un concerto a ingresso libero per coro e orchestra patrocinato dalla Fondazione Enzo Peserico con la collaborazione dell’Orchestra Giovanile Antonio Vivaldi e dell’Ensemble Policorale Cæcilia.
Nella prima parte l’Orchestra Giovanile Antonio Vivaldi, diretta dal M° Lorenzo Passerini, eseguirà musiche di Piergiorgio Ratti (Entrada per due corni, due tromboni, timpani e campane, prima esecuzione assoluta) e Wolfgang Amadeus Mozart (Serenata n. 11 per fiati KV375); concluderà il concerto l’esecuzione di due prime milanesi del compositore Antonio Eros Negri, la Missa cum Tympanis e il Salmo 149, quest’ultimo composto proprio in memoriam di Enzo Peserico.
Coro d’eccezione sarà l’Ensemble Policorale Cæcilia, formato per l’occasione dal Gruppo Madrigalistico del Conservatorio di Como, dall’Ensemble Vocale Ænigma, dal Coro Händel di Milano e dai partecipanti al master di formazione corale WeekendArmonico #6 preparate per l’occasione dai M° Antonio Eros Negri e Alessio Raimondi. Le parti solistiche saranno affidate ai soprani Carlotta Colombo e Sarah Tisba. All’organo Stefano Borsatto.
PROGRAMMA
Piergiorgio Ratti
Entrada
per due corni, due tromboni, timpani e campane
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Serenata n. 11 per fiati KV375 in mi bemolle maggiore
per due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni
scritta per la festa di S. Teresa d’Avila
I. Allegro maestoso
II. Menuetto
III. Adagio
IV. Menuetto
V. Allegro
Antonio Eros Negri
Salmo 149
per due cori, timpani, campane, organo e voce solista con assemblea ed altri strumenti ad libitum
a Enzo Peserico, in memoriam
Antonio Eros Negri
Missa cum tympanis
per coro, timpani, campane, arpa e organo, oboe, corno inglese, due fagotti e altri strumenti ad libitum
I. Kyrie
II. Gloria
III. Credo
IV. Sanctus & Benedictus
V. Agnus Dei
ENZO PESERICO: UN CONTEMPLATIVO IN AZIONE
Nato a Monza il 20 ottobre 1959, dopo gli anni difficili dell’adolescenza trascorsi in aridità spirituale e culturale a fine liceo incontra il cristianesimo e il movimento di Alleanza Cattolica, che trasformano la sua vita. Si dedica allora con grande profitto allo studio del diritto, e soprattutto del diritto del lavoro, ma anche della dottrina Sociale della Chiesa, persuaso che la Fede e l’amore a Cristo non possano rimanere un fatto puramente personale ma debbano informare tutte le relazioni umane, familiari associative e la società in tutti suoi assetti strutturali, vale a dire politici, economici, giuridici, culturali.
Approfondisce con particolare attenzione il fenomeno del ’68, esaminandolo sia nel fallimento delle sue derive terroristico militari, che nel suo esito di rivoluzione culturale.
In Enzo l’incontro con Cristo e con la cultura cristiana diventano profonda gratitudine e desiderio di corrispondenza. Presto nella vita capisce che la dottrina sociale della chiesa è soprattutto una dottrina da fare.
Così nell’arco di 20 anni, oltre ad essere padre di quattro figli e affermato professionista, socio fondatore di una complessa realtà professionale nell’ambito del diritto del lavoro, docente di diritto del lavoro e diritto sindacale in due università, fonda una associazione di formazione aziendale, una scuola materna di cui diviene Presidente, dà vita ad una comunità di ragazzi adolescenti che segue personalmente nella formazione umana e spirituale, organizza incontri di formazione e crescita spirituale per famiglie, dà un apporto decisivo per la realizzazione del Family Day del giugno 2006 per manifestare contro l’introduzione dei Dico.
Della dottrina Sociale della Chiesa dirà, in uno dei suoi ultimo scritti:
”(…) Ecco quindi la risposta della dottrina sociale della Chiesa, esperta in umanità:
non il laicismo, la separazione netta tra fede e cultura, tra fede e politica, che spezza l’uomo in due, il cristiano e il cittadino, e non rispetta entrambi;
non il fondamentalismo, la confusione tra fede e politica, una ideologia religiosa che punta a costruire una teocrazia totalitaria, con le conseguenze che vediamo;
ma una “sana laicità”, che esprime il valore di una politica fondata sui diritti fondamentali che porta in sé la persona umana: diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, primato della famiglia fondata sul matrimonio, libertà di educazione, rispetto della libertà religiosa, sviluppo di un’economia al servizio della persona, guidata dai principi di sussidiarietà e di solidarietà. (cfr. Nota dottrinale CDF 24 novembre 2002).
In termini laici, accostarsi all’itinerario della dottrina sociale della Chiesa significa condividere il fondamento oggettivo di una vita buona, cioè del bene comune, e non significa aderire ad una fede religiosa. Perchè se non si converge su questi fondamenti oggettivi di ogni comunità civile organizzata, sono guai: una democrazia senza valori, ci ha insegnato Giovanni Paolo II nell’enciclica Centesimus annus, si converte presto o tardi in totalitarismo, aperto o subdolo”.
Forma, consiglia, sostiene, motiva, giovani e adulti, alla ricostruzione dei legami tra Fede e vita quotidiana. Il suo motto diviene una frase di Péguy: “obbedire ai segni del reale, questa è la prima regola morale”. Come meta della vita Enzo sceglie la santità, la prende come misura per la propria esistenza, ogni giorno, senza compromessi, consapevole, come ricorda Giovanni Paolo II (Redemptioris Missio) “che l’uomo moderno crede più ai testimoni che ai bravi maestri”.
Muore improvvisamente il 1° gennaio 2008. Il suo libro “Gli anni del desiderio e del piombo” edito post mortem nel maggio 2008, si chiude con quello che possiamo considerare il suo testamento spirituale.
“Il nostro mondo è tutto organizzato per dimostrare che la vita contemplativa, che l’itinerario nel castello interiore della propria anima e il progredire nella vita spirituale, è un’impresa impossibile. Ma proprio questa è la lotta che dobbiamo intraprendere, l’unica necessaria.
È esattamente questo che ci viene chiesto, in un mondo costruito per eliminare la possibilità stessa della trascendenza: desiderare la santità, desiderare per sé e per gli uomini tutti la pienezza del vero, del bene e del bello, perché «appunto questa è la lotta che dobbiamo condurre, davvero persuasi – in una questione così decisiva – che l’”impossibile” (o ciò che il mondo ritiene tale) è la sola cosa necessaria»; poiché, come scriveva l’Apostolo delle genti, «Tutto infatti è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3, 22-23).
Per il contemplativo in azione, occorre un grande desiderio a sostegno e come punto di arrivo dell’apostolato culturale: costruire una civiltà naturale e cristiana, la civiltà della verità e dell’amore.
Desiderio che non è fomentato dall’utopia, che non è stravolto dall’ideologia, è radicato nel cuore dell’uomo, è sviluppato dalla Grazia, ha solo bisogno del nostro cuore e delle nostre braccia per diventare realtà, per quanto possibile in «questa valle di lacrime».
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